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Antonella Vitale e il disco Segni Invisibili: "Ho voluto cimentarmi con stili lontani dal jazz tradizionale"

Pubblicato il 6 novembre 2020 dall'etichetta Filibusta Records, Segni Invisibili è l'ultimo disco della vocalist Antonella Vitale. Un progetto crossover ricco di contaminazione stilistiche che, pur mantenendo fede al passato jazzisitico, si discosta per certi versi dall'approccio avuto nei precedenti album. Hanno collaborato in questo progetto Gianluca Massetti, al pianoforte and keyboards, principale arrangiatore dei brani, Andrea Colella al contrabbasso, Francesco De Rubeis alla batteria e percussioni e Danielle Di Majo al sax Soprano/alto sax/flute. Antonella Vitale ci ha raccontato la storia di questo nuovo disco.

Antonella, Segni invisibili è un disco molto diverso dai precedenti, molto contaminato da diversi stili. Per cominciare da dove nasce l’esigenza di dar vita ad un progetto così diverso dagli altri?

Avevo da tempo l’idea di realizzare un progetto di mie composizioni e con Segni Invisibili ho coronato questo desiderio.

Rispetto ai precedenti progetti cosa è cambiato nel tuo modo di fare musica?

Se penso ai precedenti CD in veste di Band Leader, posso dire che oggi è cambiato molto il mio approccio vocale e musicale sia come interprete che come autrice. In passato già con “Random”, “Acoustic Time” o “Hand Luggage” (Ajugada Quartet), registrati con differenti formazioni, ho voluto mettermi alla prova cimentandomi in stili lontani dal jazz tradizionale, partendo dalla canzone d’autore italiana, fino a raggiungere il Pop americano, oppure utilizzando la voce solo come funzione strumentale. Ciò che rende unico il canto è che non puoi fermare il suo cambiamento fisiologico, la voce muta costantemente, è viva, agisce da riverbero alle nostre emozioni e mi piace imparare dal mio suono le strategie per renderla più vera, senza filtri, senza manierismi. Oggi più che mai dopo oltre venticinque anni di attività artistica ho capito che l’aspetto più interessante è la ricerca continua verso una vocalità sincera che riesca ad arrivare agli altri nel modo più diretto e onesto.

Come mai questa scelta di abbandonare una strada per così dire “canonica” per abbracciare un’idea compositiva diciamo più aperte e libera?

Il punto è proprio questo, io non sento di aver abbandonato nulla, credo anzi che nel percorso di un artista i cambiamenti rappresentino un segnale incontrovertibile di crescita e di maturazione indispensabili per chi fa questo mestiere. Oggi oltretutto la musica vive di riflesso il karma di una globalizzazione velocissima in cui le contaminazioni tra culture diverse, linguaggi e tradizioni popolari hanno segnato un cambiamento epocale nel modo di fare musica. Tutto questo è bellissimo.

Segni invisibili è anche un disco in cui esce fuori la tua vena di cantautrice: di cosa parlando principalmente i tuoi testi?

Il disco è un piccolo ritratto di me, ho scritto sia musiche che testi, mi sono messa in gioco senza veli e senza maschere, i brani sono riflessioni, stati d'animo, brevi considerazioni sulla mia vita, e su come io mi ci sento dentro.

E per quanto riguarda la composizione invece: ci vuoi parlare di come nascono le tue canzoni?

Il modo in cui scrivo è empirico, non pianifico mai nulla, attendo che arrivi un’idea, a volte bastano due frasi scritte di getto su un pezzo di carta, a volte mi metto al pianoforte e istintivamente suono frazioni di melodie e poi gli accordi o viceversa. Per esempio Segni Invisibili l’ho composta in una mezz’ora tra accordi melodia e testo, Ci sono periodi in cui la creatività va in letargo, altri in cui è molto accesa e sei una fucina di idee.

Raccontaci in sintesi la storia di questo disco: come sono nati i brani e soprattutto come sei arrivata alla creazione finale di Segni Invisibili?

Il Progetto è stato pensato e realizzato insieme a Gianluca Massetti, musicista e pianista straordinario. Ci siamo dedicati alla costruzione dei brani che io avevo già scritto, alcuni dei quali lasciati da tempo allo stato embrionale. Abbiamo iniziato con molta tranquillità in un lavoro di squadra per mettere a punto idee, soluzioni armoniche, interpretative e cucirci sopra degli arrangiamenti originali che valorizzassero le canzoni a 360 gradi. E’ stato tutto sedimentato nel tempo e alla fine avevamo materiale per entrare in studio. Ho lasciato a Gianluca la scelta dei musicisti perché volevo che la ritmica fosse compatta sia musicalmente che umanamente. La musica ha bisogno di un caldo abbraccio umano che si manifesti soprattutto nel momento della Registrazione e quando avverti l’intesa, la professionalità, l’umiltà e il sostegno di chi collabora con te, allora si manifesta la vera alchimia e io l’ho vissuta grazie a Danielle di Majo, Andrea Coltella, Francesco De Rubeis e Stefano Isola (Arcipelago Studio)

Un disco per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te Segni Invisibili cosa rappresenta?

Segni invisibili rappresenta me, come sono oggi, libera da ogni convenzione stilistica. Non è un punto di arrivo, se mi sentissi arrivata sarebbe la fine, anzi ora più che in passato ho capito che con la mia voce posso sperimentarmi senza paure e condizionamenti, e mi sto divertendo molto.

Parlando di te, invece, visto che è un disco molto diverso dai precedenti che momento artistico stai vivendo?

Il momento artistico certo non è proprio dei migliori, non lo è per lo Spettacolo in senso lato. Io cerco di sfruttare il fermo imposto nel modo più positivo, altrimenti non avrei fatto uscire un CD in tempi di COVID, nel senso che le pause (anche se forzate) possono segnare uno step di crescita importante nel percorso di una artista. Quando siamo costretti a fermarci possiamo avere l’opportunità di entrare in contatto ravvicinato con le nostre debolezze e anche con le nostre immense risorse su cui però il ritmo del tran tran quotidiano non ci permette di attingere. Quando arrivi a toccare il fondo, allora la spinta a voler risalire a ad ogni costo su è più forte e scopri aspetti di te completamente sconosciuti. Io non sto ferma, poi ora devo dedicarmi alla promozione di questo nuovo album che mi impegna non poco.

Ci piace chiudere sempre le nostre interviste con una proiezione verso il futuro: anche se in questo momento storico è abbastanza difficile fare delle previsioni, c’è qualcosa in cantiere di cui ci vuoi parlare?

Di cose in cantiere ce ne saranno sempre! Collaborazioni artistiche a cui sto pensando, video da realizzare nuovi brani in costruzione. Noi musicisti dobbiamo accompagnarci per mano sempre. La musica occupa un’intera vita… diciamo una semibreve in una battuta di 4/4

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Segni Invisibili: il nuovo disco di Antonella Vitale

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Un disco crossover che sintetizza il percorso musicale di una vita, cominciato nel jazz per abbracciare in seguito la musica d’autore, il soul e tanti altri linguaggi. Si presenta così Segni invisibili, ultimo progetto della vocalist Antonella Vitale che esce il 6 novembre per l’etichetta Filibusta Records. Un progetto trasversale che rappresenta per certi versi il punto di stabilità di una artista che dopo 25 anni di intensa attività, si libera da ogni condizionamento, abbandonando ogni concetto legato alle classificazioni. Non a caso hanno partecipato alla realizzazione di questo lavoro musicisti con i quali la vocalist si trova per la prima volta a collaborare: tra questi Gianluca Massetti, al pianoforte and keyboards, principale arrangiatore dei brani che ha dato un supporto determinante alla realizzazione di questo lavoro con un suono moderno, fresco e originale. A lui si aggiungono Andrea Colella al contrabbasso, Francesco De Rubeis alla batteria e percussioni e Danielle Di Majo al sax Soprano/alto sax/flute (artista con la quale ha collaborato nella formazione Ajugada Quartet nel disco Hand Luggage). Segni Invisibili rappresenta un inno alla libertà di comporre, libertà di seguire il proprio gusto musicale, senza regole ben precise, superando le etichette e aprendo la strada ad una contaminazione elegante che non tradisce mai un trascorso jazzistico sempre presente e mai abbandonato del tutto. Da questo punto di partenza Antonella Vitale si muove tra la musica d’autore, omaggiando due brani storici della canzone italiana come Per me è importante (Tiromancino) e Tu non mi basti mai (Lucio Dalla) e spaziando tra la musica funky, il soul e composizioni spesso dai tratti onirici.

Il disco si apre con Eschilo uno dei brani più ritmati, forse il più vicino alla black music, che associa alla vena cantautorale un groove deciso e determinato, ma mai eccessivo. Amara è invece composizione dai suoni mediterranei, caratterizzata da arrangiamenti minimali e un testo introspettivo, carico di significati personali. In Superfice è senza dubbio una delle track più oniriche e melodiche, dove subentra anche un buon utilizzo dell’elettronica sempre elegante e mai invasivo. Incoerenza è un brano malinconico, con un testo evocativo associato ad un ritmo dalle tinte funk che si sposa con una poetica sempre legata al cantautorato. Segni Invisibili è senza dubbio la composizione che sintetizza alla perfezione l’essenza di un album che diventa un crocevia e una confluenza di stili amalgamati alla perfezione: un brano raffinato ricco di interplay in cui oltre al canto di Antonella Vitale, fuoriesce un bel fraseggio di sassofono che a tratti diventa la voce principale. Infine Tra le Nuvole è un bel dialogo tra piano e voce, forse la composizione che rappresenta al meglio il trait d’union tra un passato jazzisitico tradizionale e una nuova curiosità che apre la strada ad altri stili abbracciando perfettamente il concetto di contaminazione.

“I segni invisibili sono soffi di vento, i riflessi dell’acqua, sono ombra e luce, un profumo, il suono del silenzio, l’eco di una voce lontana. I segni invisibili sono piccole tracce che inseguo alla ricerca di una risposta ostinata, su cui mi aggrappo quando sento che sto per cadere. Posso afferrarli attraverso i sensi, posso immaginarli perché la loro forza nascosta è cosi immensa da riuscire a trasportarmi via in mondi lontani, fino ad amplificare al massimo le mie percezioni. Io ho bisogno del mio mondo invisibile perché rende visibile la parte più nascosta di me, di cui ancora non so nulla ma che mi diverto ad esplorare soprattutto attraverso la musica…. e tolgo la maschera (Eschilo)”

Antonella Vitale

 

Line-up
Antonella Vitale, voce

Gianluca Massetti, pianoforte and keyboards - arrangiamenti

Andrea Colella, contrabbasso,

Francesco De Rubeis, batteria e percussioni e

Danielle Di Majo, sax Soprano/alto sax/flute

 

Track-list

Eschilo

In superficie

Tu non mi basti mai (cover/ L. Dalla)

Amara

Incoerenza

Tra le nuvole

Segni invisibili

Per me è importante (Tiromancino)

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Antonella Vitale racconta il progetto Acoustic Time: una delle ultime collaborazioni di Karl Potter

Un progetto acustico, curato nei dettagli dove la musica torna all’essenziale. Queste le caratteristiche di Acoustic Time, trio composto da Antonella Vitale alla voce, Roberto Genovesi alla chitarra acustica e Ruggero Artale alle percussioni. Un progetto interessante e uno degli ultimi dischi che ha visto la partecipazione del noto percussionista statunitense Karl Potter, scomparso nel 2013 e sostituito in un secondo momento proprio da Ruggero Artale. Antonella Vitale racconta a Jazz Agenda la nascita e lo sviluppo di questo trio.

Il progetto Acoustic Time è stato pensato con calma, senza un termine di tempo, costruendo ad ogni incontro qualcosa di nuovo e dopo circa un anno di prove in studio, il repertorio era completo. Diversi anni fa, grazie all'indicazione di un caro musicista in comune, ho contattato Roberto Genovesi, cercavo da tempo un chitarrista con il quale costruire un dialogo musicale con voce e chitarra acustica. Il suo stile mi è piaciuto subito, avevamo gusti comuni e la stessa propensione a scegliere brani che rappresentavano un legame con il nostro passato, un background primi anni 80! Abbiamo quindi messo su un repertorio ispirandoci per lo più a cover pop americane che potessero funzionare con lo stile chitarristico di Roberto che utilizza molto le accordature aperte capaci di generare atmosfere musicali molto morbide, cristalline ed eteree. Io ho seguito il suo mood  lasciando che tutto prendesse forma nella maniera più naturale. Per esempio “Message in a bottle” dei Police, l'abbiamo eseguita e registrata quasi per scherzo senza intenzione alcuna di inserirla nell'album, ma dopo alcuni giorni io al primo ascolto in studio sono rimasta rapita dall'atmosfera cosi malinconica e fluttuante che avevamo creato grazie alla bravura e alla sensibilità di Roberto che con la chitarra Fretless, ha conferito al brano un sapore molto originale.”

Dopo anni di canto jazz, dunque, per Antonella Vitale si apre una parentesi nuova con un approccio differente rispetto ai precedenti progetti. A proposito la vocalist ci spiega cosa ha rappresentato per lei questo progetto:

Credo che in generale “il disco”, rappresenti l'excursus artistico di un musicista, all'interno di un CD troviamo l'artista in relazione a quel momento in cui lo ha realizzato e confezionato. Per quanto mi riguarda Acoustic Time è un CD in cui ho cercato volutamente di sganciarmi dal jazz, sperimentando qualcosa di nuovo e diverso dai miei precedenti lavori. Interpretare canzoni degli Earth wind & Fire, o degli Eagles e poi brani come Barco Abandonado di Ennio Morricone ha rappresentato una ricerca personale da un punto di vista tecnico vocale. Spesso non sai come un progetto possa prendere forma, parti  con un'idea ben precisa, ma in fase di realizzazione  tutto può prendere un'altra direzione, magari per caso. La presenza di Karl Potter poi è stata  preziosa, con la sua ritmica ethno-funk ha acceso ed infiammato i brani con un sound pieno di calore e di energia viva. Fui Molto sorpresa quando Roberto mi riferì che Karl aveva accettato di prendere parte al progetto, è stato un bell'incontro ed oggi posso raccontare con orgoglio di aver avuto la fortuna di collaborare e conoscere un  musicista di grande esperienza artistica e di grande umanità. Acoustic Time è infatti un generoso testamento che Karl ci ha lasciato, come il brano Andeja eseguito in registrazione e mai suonato o provato prima e in cui io ho cantato seguendo le suggestioni che il ritmo di Karl e la chitarra di Roberto mi trasmettevano....piene di Africa e molto evocative. Allo stesso modo Ghirinbaduè, ultima traccia del CD, composta da Ruggero Artale ed ispirata al ritmo sorsonet, mi ha dato la possibilità di sintonizzarmi su immagini africane, al punto che mi sembrava un qualcosa di molto familiare e molto naturale.”

In ultimo Antonella Vitale racconta a Jazz Agenda il percorso di crescita che ha portato dapprima alla nascita del progetto, che ha visto la partecipazione di Karl Potter, ed in secondo luogo lo sviluppo del trio.

La bellezza del fare musica - prosegue - penso consista proprio nel processo creativo che prende forma gradualmente quando riesci ad ascoltarti dall'interno: è come una messa a fuoco automatica che si aziona quando tutto è in sintonia allora nasce la magia del fare musica. Questo è successo tra di noi, e succede sempre nei nostri concerti insieme al percussionista Ruggero Artale, con il quale condividiamo il palco da quando Karl ci ha lasciati. Ogni concerto è infatti un divertimento e una scarica di adrenalina! Ruggero è un musicista fantastico, pieno di entusiasmo, di idee, con il quale mi piace molto lavorare, sia lui che Roberto sono stati molto vicini a Karl artisticamente e nella vita, per cui sia in concerto che in studio tra di noi si crea una bellissima atmosfera ed un grande interplay. Oltretutto adoro il fatto che nel live indossi abiti Africani! Ringrazio come sempre Rocco Patriarca, titolare della Audiorecords, etichetta discografica impegnata da sempre nella produzione di registrazioni di riferimento Audiophile. La resa finale dell'album, ripreso e mixato in modo impeccabile è opera di Stefano Isola, che grazie alla sua professionalità e alla sua abilità di fonico,  ha conferito a tutti i brani un suono naturale e di rara bellezza. Oggi sono felicissima di continuare questo percorso con Acoustic Time Trio perché è un progetto che rappresenta un laboratorio di idee, di confronto, qualcosa di diverso dove c'è da parte di tutti e tre l'entusiasmo di creare sempre qualcosa di nuovo.”

 

 

 

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Acoustic Time in concerto presso le Rane di Testaccio

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Sabato 23 aprile sul palcoscenico delle Rane di Testaccio andrà in scena il Trio Acoustic Time, formazione composta dalla vocalist Antonella Vitale, dal percussionista Ruggero Artale e dal chitarrista Roberto Genovesi. Un progetto acustico, minimalista, che esplora le sonorità della musica pop, partendo dalla canzone americana, passando per la tradizione brasiliana, per giungere a quella italiana. L’omonimo disco, registrato diversi anni fa e uscito da pochi mesi vanta la straordinaria partecipazione di Karl Potter che, venuto a mancare nel 2013, ha impreziosito i brani grazie alle sue percussioni asciutte, dirette e dal tocco pulito. A sostituirlo, dunque, è stato proprio Ruggero Artale, musicista di talento e coautore insieme a Roberto Genovesi della bonus track "Ghirinbaduè", che chiude magistralmente il disco con un ritmo incalzante e deciso. Un omaggio all’Africa e un forte richiamo allo stile Sorsonet che grazie ad un’esecuzione impeccabile e coinvolgente evoca i suoni di una terra lontana, culla della musica e della cultura.

Acoustic Time è un progetto in cui la musica viene riportata all’essenziale, un disco in cui la calda voce di Antonella Vitale, da tempo consacrata al jazz, esplora alcuni dei più grandi successi del pop americano. Ad accompagnarla in questa avventura Roberto Genovesi, che con la sua chitarra minimale dimostra tutte le sue doti di abile arrangiatore, regalando un tocco di eleganza ai brani del repertorio senza che ne venga intaccata la poetica. A fare il resto ci pensano le percussioni di Ruggero Artale che attraverso tutta la sua potenza regala un tocco magico di espressività ed energia.  Attraverso questa rielaborazione raffinata e suggestiva il Trio si cimenta con l’esecuzione di brani che spaziano dalle più famose canzoni di Chaka Khan, dei Simply Red, degli Eagles, Earth Wind & fire e in ultimo Sting, di cui viene proposta la celeberrima Message in a Bottle in una versione elegante, raffinata ed intimista.

In questo viaggio verso la musica pop che si tinge di jazz c’è tempo anche per rendere omaggio al grande compositore italiano Ennio Morricone con il brano "Barco Abandonado" e per un breve tuffo nella tradizione brasiliana con la rielaborazione di Choro pro ze’, composizione che porta la firma di Guinga. Del resto il Trio Acoustic Time costruisce un ponte sonoro che collega la musica degli anni ’70 e degli anni ’80 con quella di oggi: senza dubbio uno degli ultimi progetti a cui ha preso parte il grande Karl Potter che proprio qualche mese dopo la registrazione ha lasciato questo mondo. Il disco, infatti, rappresenta una traccia indelebile del suo talento e della sua dedizione alla musica, all’arte, alla composizione.

Nel live, sul palco, grande finale a sorpresa con l’intervento degli “Artale Afro Percussion Ensemble”. La formazione è composta da Ruggero Artale al djembé, dun dun e da Anna Di Giovanni, Annarita Pizi, Bruno Naglieri, Claudio Ciaccheri, Fabrizio Virgilio, Marcello Di Pasquale, Marco Balla, Ruggero Artale, Vera Petra alle voci.

 

LE RANE DI TESTACCIO

Via Galvani 29/29A, 00153 Rome

apertura 20:00

inizio concerti 22:00

Ingresso con tesseramento Arci

Http//www.lerane.it

Dalle Ore 20.00 cena open buffet

12 euro

 

Audiorecords Presenta

ACOUSTIC TIME TRIO

Karl Potter percussioni

Roberto Genovesi chitarre

Antonella Vitale  voce

Ruggero Artale percussioni

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Al Charity Café, TRIO in concerto

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Venerdì 9 ottobre appuntamento al Charity con la formazione TRIO composta dalla vocalist Antonella Vitale, dal chitarrista Enrico Bracco e dal contrabbassista Stefano Nunzi. Il gruppo si si muove abilmente nell'ambito di un repertorio caratterizzato principalmente da standard della tradizione jazz americana, con incursioni in ambiti musicali differenti quali la bossanova, di Jobim, e musica più moderna, affiancando ai ritmi swing di intensa carica ritmica, le atmosfere più rarefatte delle ballad, nel piu totale interplay.

Antonella Vitale, Stimatissima interprete e compositrice, calca le scene del jazz italiano dagli inizi degli anni '90. La sua versatilità e la sua grande capacità tecnica ed interpretativa sono i punti di forza delle sue performance. Durante il suo percorso artistico, che l'ha vista a fianco di grandi musicisti del firmamento jazzistico italiano, ha realizzato cinque CD come solista, "The Island", per l'Etichetta "Audiorecords", "The Look of Love", per l'etichetta Alfamusic, il "Raindrops", per la "Velut Luna", "Random", per l'etichetta "Audiorecords",una raccolta di brani legati alla tradizione pop italiana, reinterpretati in una chiave più acustica ed essenziale, "Acoustic Time" insieme al percussionista Karl Potter, ed il chitarrista Roberto Genovesi, etichetta "Audiorecords".

Suo ultimo lavoro discografico il CD "Song in my heart" pubblicato dalla la etichetta discografica giapponese, Albore Jazz, uscito nel mese di settembre 2014 e distribuito in Europa ed in Giappone. vede come Feat. il grande fisarmonicista Antonello Salis. Insieme a lei sul palco due eccellenti musicisti con i quali la vocalist ha un grande sodalizio artistico: Francesco Puglisi uno dei contrabbassisti più attivi in Italia e non solo, ed Enrico Bracco, eclettico musicista che ha suonato con Tony Scott, Heddie Henderson, Vince Benedetti...

Via Panisperna, 68 - Rione Monti - 00184 Roma
Tel 06.47825881 - Cell 328.8452915

TRIO

Antonella Vitale, voce

Enrico Bracco, chitarra

Stefano Nunzi, contrabbasso

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Antonella Vitale: saggiamente Random – una recensione

Le note molleggiano acustiche e rigorosamente pulite, voce corposa e plasmabile, suoni che sanno diventare spazio. Il disco di cui vogliamo scrivere questa settimana è  “Random” diAntonella Vitale (prodotto dall’etichettaNewMediaPro), artista caleidoscopica ed interprete poliedrica che ha insegnato, tra le altre cose, canto jazz presso il New Mississipi Jazz School e all’Università della Musica di Roma e che si ripropone come voce femminile dai toni accattivanti ripercorrendo in questa sua nuova avventura vecchi classici italiani in chiave inedita.
Interessante già la scelta del titolo Random, un’apparente scelta casuale nel “calderone” cantautoriale del Bel Paese di brani ironici, significativi e leggeri con una verve interpretativa sorprendente: da Scrivimi di Buonocore, passando attraverso le passionali e indimenticabili Anima e Voglio di Più di Pino Daniele, arrivando all’originale riproposizione di Tienimi Dentro Te di Concato.

Uno sguardo d’insieme al disco: la voce della Vitale si affianca al pianoforte dell’emergente e promettenteDomenico Sanna, al contrabbasso di Francesco Puglisi e alla batteria di Alessandro Marzi. Un quartetto ben fornito a cui si sono uniti, ora in un brano, ora in un altro le delicate chitarre di Enrico Bracco e di Roberto Genovesi, la tromba di Aldo Bassi e l’ indimenticabile ritmica delle percussioni di Bruno Marcozzi. Una voce duttile, così è stata definita quella della Vitale che nel disco modella la sua timbrica su ogni brano in modo diverso plasmandosi sul senso di ognuno di essi. Un’ artista matura dal punto di vista tecnico e decisamente creativa, ‘colorata’ potremmo dire noi.

“Un disco nato in stanze vive” sostiene il fonico Stefano Isola che ha curato l’intero lavoro. Compagno nella vita e ‘terapeuta’ del suono come lo definisce la stessa Vitale, ha inseguito e ottenuto con la sua esperienza un suono davvero originale in maniera originale, elaborato in studio, ma con tecniche di ripresa che mantengono lo spirito della performance live. Le sovraincisioni di voci, di percussioni, di doppie chitarre non turbano affatto la naturale organicità dell’insieme che rimane la tendenza alla base dell’idea che sottende il disco. Tra i nomi che l’hanno accompagnata ricordiamo: Nicola Stilo, Fabrizio Bosso, Andrea Beneventano che si alterna al pianoforte di Sanna nel disco e Jerry Popolo, solo per menzionare qualcuno. Da ricordare anche la formazione in duo “Jazz in Tandem” a fianco del chitarrista e arrangiatore Andrea Memeo.

La Vitale costituisce un modello di riferimento negli ambienti jazzistici più vissuti e inossidabili portando sul palco e nel pubblico un’intramontabile piacevolezza dell’ascolto. La ringraziamo per il suo impegno, imprescindibile punto di partenza, la elogiamo meritatamente per la competenza vocalica raffinatamente e sapientemente gestita, la sosteniamo empaticamente nella sua ricerca di una dimensione musicale leggera attraverso elaborazioni sonore e armoniche sempre nuove ed eccellenti.

Veronica Paniccia

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Antonella Vitale Quintet “Oscar Movie” a Villa Celimontana Circus

Prosegue l’estate romana all’insegna del Jazz con Villa Celimontana Circus. E lo spettacolo previsto per domani, giovedì 18 agosto, è “OSCAR MOVIE”, il progetto all’interno del quale Antonella Vitalesi muove con abilità e disinvoltura mostrando ancora una volta la sua grande versatilità interpretativa che la rende una delle voci più interessanti del jazz italiano. La Playlist comprende alcune tra le tante composizioni americane (divenute successivamente degli standards) vincitrici degli oscar come “miglior canzone” di film, tutte a firma di prestigiosi musicisti americani come Van Heusen, Legrand, Mancini, Burt Bacharach. La rivisitazione dei brani è curata anche questa volta insieme con il Maestro e pianista del gruppo Andrea Beneventano, con il quale la vocalist ha realizzato l’ultimo cd dal titolo “Raindrops”, omaggio a Burt Bacharach, con riletture di altissimo livello dei suoi brani più famosi come, “Alfie” o “Raindrops keep falling on my head”. Uno spettacolo in cui ancora una volta il jazz è perfetta alchimia musicale  in cui la voce di Antonella Vitale si rende protagonista con grande carisma vocale e sofisticata eleganza stilistica.

 

Ingresso Piazza Ss Giovanni e Paolo

Inizio concerto ore 22:00

Ingresso 5 euro

 

Francesco Puglisi, contrabbasso

Andrea Beneventano, pianoforte

Alessandro Marzi, batteria

Gerry Popolo, sax soprano, sax tenore e flauto

Antonella Vitale, voce

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Un’estate in rosa per Villa Celimontana

Parte oggi, con l’esibizione del trio del contrabbassista Ares Tavolazzi, accompagnato da Danilo Rea al piano edEllade Bandini dietro le pelli, la diciassettesima edizione del Villa Celimontana Jazz Festival, che ci terrà compagnia fino al prossimo 4 settembre con un calendario di appuntamenti, al solito, variegato e di qualità. E’ il colore rosa a dominare la locandina del festival, in onore del trombonista Marcello Rosa, che il 20 agosto festeggerà nel migliore dei modi, cioè on stage, i suoi settantacinque anni, e, soprattutto, delle “Donne di Jazz” che animeranno una rassegna a loro dedicata che ospiterà nomi del calibro diStefania Tallini, Rossana Casale e Antonella Vitale. Altre rassegne da non perdere saranno “Piano Players From Usa”, che partirà il 3 agosto con il l’esibizione del trio diAaron Goldberg, e “Django Jazz”, omaggio all’indimenticabile Reinhardt. Anche quest’anno ce n’è davvero per tutti i gusti. Si va da colonne del genere  come Javier Girotto e Roberto Gatto a star internazionali come Toquinho e Mike Stern, dai toni pop della giovane rivelazione Malika Ayane alle sonorità blues di Roberto Ciotti e del quartetto capitanato da Mario Donatone e Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, al quale è affidata la chiusura della manifestazione.

Il programma completo lo potete consultare qua.

Ciccio Russo

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Random, tra passato e presente – intervista ad Antonella Vitale

Dell’ultimo progetto di Antonella Vitale vi avevamo già parlato circa un mese fa, ma vi diciamo la verità, questo Cd ci ha incuriosito molto e abbiamo voluto indagare un po’ più a fondo. Il titolo “Random”, (un Cd prodotto dall’etichetta NewMediaPro) così moderno ed innovativo, ha stuzzicato la nostra curiosità proprio perché in questo progetto sono racchiusi dei brani famosi del passato arrangiati per l’occasione da un gruppo di musicisti più che degni. E inoltre parlando con Antonella, che ben si è prestata a questa nuova sfida, non abbiamo potuto fare a meno di notare un certo entusiasmo che forse capita quando ci si trova di fronte a delle nuove avventure. Dunque, abbiamo chiesto proprio a lei raccontarci più da vicino l’evoluzione di questo lavoro.

‘Random è un titolo suggestivo. Come e perché sceglierlo per il tuo disco?
“Random sintetizza ed esprime perfettamente il progetto. Il termine stesso è ormai nell’uso corrente della nostra lingua pur se “importato”, Random è la casualità inaspettata e riserva quindi delle sorprese. In questo caso la sorpresa è stata proprio il risultato finale di tutto il lavoro”.

Quindi come è nato questo progetto? Avevi in mente un’idea precisa fin dall’inizio o, come spesso accade, è nato tutto per caso o per qualche incontro al momento giusto?
“Tutto nasce dall’idea del produttore Rocco Patriarca NewMediaPro Records, che in passato mi ha coinvolto in altre avventure discografiche; il mio primo CD “The Island”, e “Live alla Palma”, CD live di Massimiliano Coclite con Fabrizio Bosso dove ho preso parte come special guest”.

I brani scelti per questo album sono forse molto eterogenei fra loro, ma a noi sembra che, in contrasto con il titolo, abbiano un filo logico che li accomuna. Ci puoi raccontare come hai lavorato a questo progetto e che ruolo hanno avuto anche le altre persone che vi hanno preso parte?
“Ci siamo incontrati un pomeriggio ed abbiamo parlato del progetto, delle possibili opzioni verso cui orientarci, in poco più di mezz’ora la scelta dei brani era già parzialmente definita. Abbiamo creduto che rendere omaggio ad autori del pop italiano contemporaneo fosse la soluzione giusta, specialmente per una vocalist di estrazione jazzistica che solitamente trascura questo repertorio. Dico questo non per un pregiudizio verso quella musica che non si identifichi come “Jazz” ma solo perché in questi anni la mia ricerca in ambito italiano si è limitata spesso verso grandi autori come Luigi Tenco, Bruno Martino, Umberto Bindi, senz’altro più vicini al mio mood musicale ed interpretativo.
Una volta stabilita la scaletta dei brani , avevo già in mente la formazione dei musicisti con cui lavorare, alcuni ormai stretti collaboratori da tantissimi anni, insieme ai quali ho realizzato i miei precedenti CD “The Island” (AudioRecords) “The look of Love” (Alfamusic) e Raindrops (Velut Luna).
Una sola prova e poi siamo andati in studio a registrare con delle linee guida, ma senza avere la minima idea di come fosse stato il lavoro ultimato. Durante la registrazione dei brani in ogni take c’era un sonorità che pian piano prendeva una sua forma ed una sua direzione ben precisa.
Quasi Tutti i brani hanno in comune la loro identità “Pop”. A parte le tre take di Pino Daniele, come “Sicily”, “Anima” e “Voglio di più” senz’altro più acustiche, le altre composizioni come “Non abbiam bisogno di parole” di Ron, oppure “Scrivimi” di N. Buonocore, rappresentavano la vera sfida su come affrontare una possibile rilettura con una “sintassi” più jazzistica, quindi più essenziale e ricercata, senza stravolgerne la loro natura. 

Abbiamo cercato di dare al progetto una dimensione più intima ed esenziale.

Francesco Puglisi, (che considero un fuoriclasse) insieme ad Alessandro Marzi, Domenico Sanna, Enrico Bracco, (con il quale ho anche registrato in duo la take “Destino” ), hanno saputo creare un alchimia perfetta di arrangiamenti e di suoni, il loro interplay è un prodigio sonoro che rappresenta il filo conduttore di questo progetto. Bruno Marcozzi ha saputo inserirsi su questo tessuto realizzando dei magistrali ricami percussivi mentre Aldo Bassi ha sovrainciso successivamente gli interventi di tromba e filicorno, conferendo ai temi un carattere ancor più evocativo, assolutamente raffinato. Anche questa volta ho voluto coinvolgere il Maestro Andrea Beneventano, ci uniscono più di quindici anni di collaborazione artistica, con lui in questo CD ho registrato “Gli amori diversi” e Spicchio di Luna”. In conclusione una bonus trak con Roberto Genovesi alla chitarra acustica con il quale abbiamo condiviso una versione di “Io che amo solo te” veramente molto originale.

Vorrei anche dire che il merito della resa del progetto, realizzato infatti per una etichetta di “audiofili” per eccellenza (la “New Media Pro”) è del fonico Stefano Isola che ha confezionato il tutto in modo ineccepibile.

Ho cercato vocalmente di non cadere nel luogo comune del …”Facciamolo jazz”, che credo riduttivo e assolutamente decentrato. Se vuoi cantare il jazz, esiste un considerevole patrimonio di standards americani sui quali hai un ampia scelta . Il canto diventa emozione pura quando nell’interpretare una melodia più popolare o rock, devi destrutturarti sia mentalmente che vocalmente, cercando di adottare una forma mobile e più dinamica di percezione e se riesci almeno in parte allora sei solo all’inizio di un percorso interessante.
Ho cantato cercando di non eccedere mai in virtuosismi o scat vocali ma cercando di rispettare le melodie originali, tra l’altro bellissime, e di essere il più “italiana” possibile”.

Insegni piano jazz e canto: quale è la prima qualità o attitudine che secondo te predispone un musicista ad una carriera soddisfacente?
“Non insegno canto ormai da tempo, dopo undici anni di insegnamento ho preso coraggio è ho rispettato l’idea che già maturavo da anni e cioè di concentrarmi su un lavoro più individuale di ricerca e di perfezionamento della tecnica vocale, ho un bambino e questo è un altro modo di dedicarmi all’insegnamento, lui è il mio allievo prediletto!”

Progetti, tour, insomma il prossimo futuro…Dove e quando?

“Per il momento porto avanti i miei progetti con diverse formazioni, ma le date imminenti sono il 27 dicembre 2010 in concerto all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma in sestetto con lo stesso organico del CD, ed il 30 gennaio sempre nello stesso jazz club presenterò ufficialmente “Random”. Sono inoltre voce solista nella Big Band di Gerardo di Lella”.

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Antonella Vitale racconta il suo nuovo progetto Songs in My Heart

Un repertorio che giunge dalla tradizione americana e che rappresenta un retaggio importantissimo per la musica e la cultura. Il progetto di cui stiamo parlando si intitola Songs in My Heart ed è l’ultimo disco che porta la firma di Antonella Vitale pubblicato per la Albore Jazz. Il lavoro nasce dalla passione della vocalist italiana per gli standard d’oltreoceano m non manca una rilettura moderna di alcuni dei più grandi successi di questa ampia tradizione. Antonella in persona ci ha raccontato la genesi e lo sviluppo di un lavoro elegante ed intimista al quale hanno partecipato diversi musicisti di grande livello, tra cui Antonello Salis.

Antonella, per cominciare per cominciare quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad approcciarti a questo repertorio che per la maggior parte comprende brani della tradizione americana?

“Le ragioni non sono mai così pianificate a tavolino, i brani scelti sono parte di un vastissimo  patrimonio musicale che il jazz americano ci ha lasciato in eredità, e dal quale io non riesco mai totalmente mai ad allontanarmi, sia perché li amo e sia perché rappresentano la Bibbia di ogni musicista Jazz. Da sempre canto standard, e credo che mai esaurirò la passione che mi spinge ad ascoltarli ed eseguirli nei miei concerti.”

Per quanto riguarda gli standard jazz e la musica d’oltreoceano, cosa ti ha sempre attratto di questo mondo e di questa tradizione?

“Il jazz è un linguaggio, un modo di pensare, di vedere le cose, uno stile di vita, un additivo naturale e prezioso per la musica, è una forma d’arte come tante ce ne sono state e spero continueranno ad essercene. E’ come parlare di dadaismo, di Futurismo, di qualsiasi altro movimento avanguardistico con una sua personale identità ideologica ed espressiva. Quando da bambina ascoltavo il vinile di Duke Ellington, Benny Goodman, Glenn Miller, Artie Shaw che trafugavo a mia madre, ero rapita  dall’atmosfera che quelle note riuscivano a trasmettermi, la morbidezza dello swing di All the things you are, Chattanooga Choo-Choo. Erano sedute inconsapevoli di  musicoterapia!”

E dopo l’uscita del tuo ultimo disco da leader, Random, forse avevi la necessità dell’approccio ad un repertorio dal sapore internazionale?

“Random è stato concepito a tavolino, il produttore della Audio Records, Rocco Patriarca lanciò  l’idea di un progetto interamente dedicato alla musica italiana, quindi dopo una selezione accurata   tra centinaia di canzoni Pop abbiamo considerato quelle sulle quali era più interessante applicare un restyling più essenziale ed acustico. Per la voce è stata una sfida riuscire ad interpretare delle hit in una versione nuova, personale, senza manierismi ed eccessive incursioni jazzistiche, sarebbe stato facile. Un buon lavoro, senz’altro costruttivo, per il quale ringrazio tutti i fantastici musicisti come Domenico Sanna, Enrico Bracco, Bruno Marcozzi, Aldo Bassi, Francesco Puglisi, Aldo Bassi, Andrea Beneventano che ne hanno preso parte, ma proprio per questo, chiuso il capitolo italiano, avevo desiderio di riaffacciarmi al jazz classico americano e tutto era già pronto.”

Ascoltando i brani che compongono questo tuo disco non ho potuto fatto a meno di notare un’atmosfera intimista. E’ stata una scelta a priori, oppure molti dei brani che avete arrangiato sono venuti di getto?

“I brani da tempo erano in scaletta nei miei concerti, per cui erano arrangiati e rodati, ma quando si lavora in studio, si è proiettati a pensare ad un pezzo come qualcosa che una volta pubblicato rimarrà così per sempre quindi si è senz’altro più attenti ed analitici. In studio, se l’energia che si instaura  tra i musicisti è “buona”, si è più creativi, c’è un grande interplay, spesso le chicche più interessanti non sono mai studiate prima, ma sono decise un minuto prima di registrare. Se in questo nuovo CD l’effetto all’ascolto è quello di un’atmosfera intimista, sono felice in quanto così volevo che fosse e  ringrazio  il fonico Stefano Isola, che ha reso ineccepibile la resa finale del suono, ed il produttore Satoshi Toyoda, della etichetta giapponese Albore Jazz.”

Per quanto riguarda i musicisti che ti hanno accompagnato e che ti accompagnano in questo viaggio, cosa ti ha spinto a sceglierli?

“Andrea Beneventano, (arrangiatore di quasi tutti i brani) Francesco Puglisi, Alessandro Marzi, sono delle eccellenze del jazz italiano e la loro collaborazione per me è preziosa anche in considerazione della stima  reciproca  e dell’amicizia che ci lega da tanti anni. Sono dei pilastri che mi sostengono e ai quali io mi affido totalmente. Insieme abbiamo realizzato altri lavori discografici, come The look of Love  (Alfamusic) the Island (Newmediapro) Raindrops, (Velut luna) e Random.”

E la scelta di collaborare anche con una grande della musica come Antonello Salis? Quali sono le ragioni che ti hanno spinto a volere uno strumento così particolare per questo repertorio

“Avevo in mente di inserire un ospite che suonasse uno strumento un po’ fuori dal consueto cliché, come la fisarmonica. Nei precedenti CD mi ero avvalsa dell’intervento del sassofono, della tromba  per rifinire e cesellare il sound dei brani, questa volta ho pensato che un musicista come Antonello Salis, con il quale mai avevo collaborato e mai conosciuto personalmente, avrebbe conferito al progetto sicuramente  una novità e freschezza! Lui ha uno stile originale, e mentre suona, canta, fischietta, è meraviglioso ed un virtuoso, passionale, istintivo, un artista libero e finisco con una bellissima citazione di  George Gershwin:….” Mi piace pensare alla musica come a una scienza delle emozioni.

Progetti per il futuro, invece; prossimi live e progetti. Dove potremmo avere il piacere di vederti nei prossimi concerti?

“Cerco di non fermarmi mai, anche se ogni tanto sono sopraffatta dalle dinamiche non sempre piacevoli  che in  ambiente artistico si generano, si affermano, ci vuole molta energia…forse troppa, e non è sempre “energia buona”. Oltretutto la musica avrebbe bisogno di silenzio, di tranquillità, di entusiasmo, di condivisione, avrebbe bisogno di essere  eternamente “sostenuta” e protetta come una reliquia. In Italia non è così, i musicisti sono tanti, il jazz italiano è DOC… e di grande levatura, ma poi che fatica chiudere un concerto! Infatti per il momento sono in attesa che vengano confermate nuove date per promuovere il CD, sarò comunque all’Elegance cafè a Roma il 30 gennaio 2015 con Acoustic Time Trio, un progetto nato qualche anno fa insieme al chitarrista  Roberto Genovesi ed al percussionista Karl Potter insieme ai quali ho registrato il CD  omonimo (Acoustic Time) per la etichetta Audiorecords. Purtroppo la perdita prematura di Karl è stata un duro colpo per tutti, ma io e Roberto abbiamo comunque deciso di proseguire proprio per mantenere vivo il suo ricordo, e lo abbiamo fatto coinvolgendo un musicista  a lui molto vicino, ossia  Ruggero Artale, grandissimo percussionista che stimo e con il quale si è instaurata bellissima sintonia artistica. Il 1 Gennaio 2015 ci sarà una mia intervista su radio Vaticana alle ore 21.30 nella trasmissione Jazzscoltando di Giovanni Masobello per parlare del CD “Songs in My Heart” e contemporaneamente canterò nell’Orchestra diretta dal Maestro Gerardo di Lella all’Auditorium Parco della Musica Sala Santa Cecilia alle 18.30.”

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