JAZZ AGENDA

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Report: Claudio Santamaria & Jazz All Star chiudono Parioli in Musica

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La scorsa settimana si è concluso il Festival “Parioli in Musica – note di Lunedì” con il concerto di Claudio Santamaria & Jazz All Star. Dunque, un grande successo per la prima edizione di una rassegna che ha visto alternarsi sul palcoscenico del teatro Parioli, da poco tornato ad essere un luogo consacrato alla cultura, tantissimi musicisti di altissimo livello. E per quanto riguarda l’ultimo appuntamento del festival, ecco il nostro report fotografico a cura del nostro fotografo Valentino Lulli.

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Report: Ettore Fioravanti Quartet al teatro Lo Spazio

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Domenica scorsa, nell’ambito della rassegna Spazio Jazz, si è tenuto il concerto di Ettore Fioravantial teatro Lo Spazio. Vi presentiamo, pertanto, il reportage della serata a cura del nostro fotografo Valentino o Lulli. Inoltre cogliamo l’occasione per annunciare ai nostri lettori che Spazio Jazz continuerà nei mesi di marzo e aprile sempre al teatro lo Spazio ma anche al Beba Do Samba. Una rassegna itinerante che comincerà il primo aprile, partendo proprio dal teatro, con il quartetto di Caterina Palazzi. A breve vi daremo tutte le informazioni necessarie per questa serie di eventi targataJazz Agenda, Muzak Off e Beba Do Samba.

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Live report: Nicky Nicolai e Stefano di Battista Jazz Ensemble aprono Parioli in Musica

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Non poteva che cominciare nel migliore dei modi il Festival “Note di Lunedì Parioli in Musica” che lo scorso lunedì ha preso vita al teatro Parioli Peppino de Filippo. Una storica location da tempo consacrata alla televisione che torna a dare spazio alla cultura e soprattutto, per quello che ci riguarda, al grande Jazz. A calcare il palcoscenico in questa splendida serata, che ci ha regalato due ore di spensieratezza in un grigio lunedì di pioggia, ci sono stati due ospiti di eccezione: la vocalist Nicky Nicolai e Stefano di Battista con il suo jazz ensemble. Il concerto comincia con un momento molto intino scandito dalle note di un pianoforte e soprattutto dalla voce profonda di Antonella Lupi, giovane cantante apparsa anche a Sanremo, che per qualche minuto riesce ad incantare una platea gremita ed un teatro che sebbene sia lunedì è già tutto pieno.Poi la parola passa ai protagonisti veri e propri e soprattutto alla voce di Nicki Nicolai e al sassofono di Stefano di Battista. Si comincia con un brano tratto dall’ultimo album della cantante: “Più Sole”, una melodia allegra, spensierata che per uno strano caso del destino, visto che fuori pioveva veramente tanto, ci fa sorridere un po’ facendoci dimenticare il maltempo. 

Si passa poi ad un’atmosfera più intima per poi raggiungere i ritmi incalzanti del brano “Dall’Inizio dei Finali”, forse il migliore di tutta la serata, che ci fa respirare il clima tipico delle big band. Un ritmo incalzante e un groove deciso ci trasportano a suon di note dall’altra parte dell’oceano, magari un’altra epoca o in un’altra città. C’è anche il tempo per un’ospite d’eccezione, Eddy Palermo che salito sul palcoscenico ci offre un altro momento di intimità, accompagnando la voce, in questo caso soffice, di Nicky Nicolai con il brano “E se domani”. E non poteva mancare in una serata come questa un omaggio al grandissimo Lucio Dalla, scomparso da pochi giorni, con il brano che forse rappresenta maggiormente l’universo disegnato dal cantautore. Con le note di Piazza Grande, infatti, Nicky Nicolai canta accompagnata dal pubblico ricordando un amico, un musicista, un genio. Insomma, una serata divisa in vari momenti dove gli unici fili conduttori sono la voce di Nicky Nicolai, sempre grintosa e piena d’energia, e soprattutto il sassofono di uno strepitoso Stefano di Battista che durante questo lunedì di pioggia ci hanno regalato un concerto dedicato al grande jazz, ma anche alla musica d’autore. Decisamente un buon inizio per una rassegna appena nata che ha dalla sua parte un cartellone ricco di musicisti e soprattutto ricco di jazz.

Carlo Cammarella

Foto di Paolo Soriani

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Report – gli Chat Noir al teatro Lo Spazio

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Nell’ultimo appuntamento del mese di gennaio gli Chat Noir sono saliti sul palcoscenico del teatro Lo Spazio, nell’ambito della rassegna Spazio Jazz, presentando il loro terzo disco Weather Forecasting Stone. La formazione, composta da Michele Cavallari al pianoforte, Luca Fogagnoloal contrabbasso e Giuliano Ferrari, pur essendo un trio, si discosta dai canoni più tradizionali del jazz per dare vita a delle sonorità originali che mescolano il linguaggio del jazz nord europeo con quello del post-rock, in una sintesi elettro acustica davvero sorprendente. Vi presentiamo, pertanto, la rassegna fotografica curata da Valentino Lulli. Spazio Jazz è una rassegna organizzata da Muzak Off, Blue Taste in collaborazione con jazzagenda.com.

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Live Report: i Latin Mood di Bosso e Girotto per l’anteprima dell’ultimo disco “Vamos”

ROMA – La 35° edizione del Roma Jazz Festival chiude la sua seconda settimana di concerti nella sala Goffredo Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica sabato 26 novembre. A pochi minuti dall’inizio del concerto posti liberi non ce ne sono, ad aspettare il sestetto sul palco troviamo gli strumenti già schierati, immobili ancora per poco, in una formazione che vede le percussioni e la batteria sullo sfondo, una linea mediana occupata dal basso elettrico affiancato dal pianoforte a coda e sul proscenio, vicinissimi al pubblico, il sax soprano e baritono per Javier Edgardo Girotto, la tromba e il flicorno per Fabrizio Bosso. Sarà perché in Italia il gioco del calcio è l’argomento di molte discussioni, sarà che in platea c’è il campione del mondo del 1982 Marco Tardelli, ma il fatto certo è che il primo brano riporta alla mente l’appuntamento domenicale davanti alla radio durante la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Il concerto si apre così, con il brano rivisitato già nel 1965 da Herb Alpert, The taste of honey. Il secondo brano è Theorema, di Girotto, che mette in evidenza il pianista, il ritmo è più compassato, il flicorno più dolce, l’atmosfera può far pensare a un signore che canticchia fra sé una canzone di cui non sa le parole.

L’assolo di Bosso si fa più deciso e quelle parole indistinte adesso sono scandite con chiarezza. Applausi del pubblico e lo spartito passa a Girotto che posa il sax soprano per dedicarsi un po’ a quello baritono.Africa Es, di Mangalavite, impone un gran lavoro per il batterista Lorenzo Tucci, è vero che tocca lo strumento solo con le bacchette ma a guardarlo sembra che suoni anche con i gomiti e le spalle. Il busto sale, il collo sparisce, una compulsione che stimola le percussioni. Al pianoforte la testa di Natalio Mangalavite fa così tante volte su e giù che è un miracolo che non si sviti. Il brano finisce con le percussioni di Bruno Marcozzi che insieme al batterista porta il suono a un ritmo incalzante. ConMaragliao di Girotto è il momento di Luca Bulgarelli, al basso elettrico in posa statuaria. I due leader del gruppo restano accucciati per tutta la durata dell’assolo come a voler convogliare l’attenzione alle loro spalle. Girotto si rialza, percorre da solo qualche riga di spartito ed è raggiunto da Bosso, questa volta con il flicorno. Quando il pezzo si chiude gli applausi della platea partono dal maestro Nicola Piovani, seduto proprio accanto a noi. Adesso solo voce e tastiera, gli altri musicisti lasciano il palco. C’è solo Mangalavite che intona Algo Contigo di Chico Novarro, l’atmosfera è misteriosa, all’inizio le parole sono in una lingua sconosciuta poi i riflettori si fanno meno soffusi, il resto dei Latin Mood rientra in scena, le parole ora sono in lingua spagnola, non sappiamo cosa abbia cantato fino a questo momento ma è piaciuto a tutta la sala.

Virtuosismi di Bosso quando esegue El Mastropiero di Girotto, si piega a metà, il busto gli oscilla al punto che la tromba gli arriva alle ginocchia, le dita impazziscono, infilano una serie di accordi che lasciano la Petrassi imbambolata prima di sfruttare quel tacito vuoto che incoraggia l’applauso, ma è già il momento del basso, poi di Girotto, di Bosso e Girotto e di tutti e sei. Mathias di Bosso è un pezzo notevolmente più morbido, quasi fiabesco negli inserti delle campane tubolari, Girotot ha ripreso il sax tenore, Bosso il flicorno. In tutta sincerità questo è proprio un brano romantico, da cena a lume di candele, se vi capita un incontro del genere assicuratevi che le orecchie siano servite da Mathias.

In a sentimental Mood di Duke Ellington, brano del 1935 eseguito nel corso del secolo scorso anche da John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billy Joel solo per citarne alcuni, segna il ritorno della tromba, un andamento del pianoforte più secco, il sax tenore alterna tonalità in salita e in discesa, sembra che stia ingaggiando con la tromba una gara a chi arriva più lontano. Javier e Fabrizio si capiscono con gli sguardi e quando lasciano  il posto al resto del gruppo consultano la scaletta, qualcosa nelle loro menti è cambiato. Alla fine del pezzo la decisione è diramata al resto dei leggii, assistiamo a un su e giù di spartiti e via al brano successivo. Matias, di Girotto questa volta, ha un ritmo allegro, basso e flicorno duettano sottovoce giusto il tempo per quest’ultimo di prendere la rincorsa e soffiare più forte. Entrano in scena il pianoforte, le percussioni e la batteria, Javier se li guarda, si diverte e si contorce intorno al sax baritono con la sua Vamos, brano che dà il nome all’ultimo lavoro dei Latin Mood, sul mercato a partire da marzo 2012. Javier batte il tempo con la gamba, butta una spalla avanti negli acuti, molleggia sulle ginocchia e questo solo per raccontarvi del corpo, sapeste che suono. Bosso intanto spreme la tromba fino all’ultima nota.

Il sestetto lascia la scena, ma l’applauso ininterrotto lo richiama per regalarci un bis che prevede The shadow of your smile, che ha conosciuto interpreti come Barbara Streisand, Sarah vaughan e Frank Sinatra, e African Friends (Bosso). Il 28 novembre del 2008 usciva “Sol”, brano d’esordio della formazione dei Latin Mood, sabato sera, quasi a celebrare l’anniversario di quell’esordio c’è stata l’anteprima non ufficiale del loro ultimo lavoro, Vamos, che sarà presentato al “The Place” di Roma,  il 13 marzo 2012.

Andrea Palumbo

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Live report – Roma Jazz Festival: Roberto Gatto ci racconta il prog inglese

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Questo progetto fa parte di uno dei sogni nel cassetto che coltivo da diversi anni. Personalmente ho sempre amato le sfide e come sempre, mosso dall’entusiasmo, ho accettato di tentare anche questa”. E dal 2008, anno in cui ha visto la luce il progetto Progressivamente in un album registrato dal vivo alla Casa del Jazz, sono state diverse le occasioni in cui Roberto Gatto ha dimostrato di aver vinto totalmente questa sfida. Accompagnato da musicisti del calibro di Fabrizio Bosso alla tromba, Luca Mannutza alle tastiere e piano, John De Leo (ex voce dei Quintorigo), Roberto Rossi al trombone, Francesco Puglisi al basso, Maurizio Giammarco al sax e Roberto Cecchetto alla chitarra, venerdì 11 novembre Gatto ha regalato al pubblico dell’Auditorium il suo omaggio al rock progressive, nelle rivisitazioni di brani tratti dai dischi dei King Crimson, Genesis, Matching Mole, Robert Wyatt e Pink Floyd (oltre ad un brano originale di John De Leo). “Ho voluto coinvolgere musicisti che come me avessero vissuto quel momento musicale in quegli anni, ma anche musicisti più giovani, che magari avessero un punto di vista e una chiave di lettura differenti”. La sala Petrassi è gremita, ed il pubblico decisamente vario!

I musicisti salgono sul palco inizialmente senza John De Leo, che solo dopo i primi due brani spunta -letteralmente- da dietro la batteria ad intessere un gioco di suoni con la sua voce; una serie di “vocalizzi” che si incalzano, creando una buffa parentesi che non tradisce le capacità e la bravura di questo artista. De Leo gioca altrettanto col microfono, complementare e necessario nel far cogliere le molteplici sfaccettature sonore che lo stesso riesce a darsi. Differentemente Bosso usa il microfono per distorcere il suono della sua tromba, inscenando un botta e risposta di identici accordi che risultano come due voci diverse. Quello dei tre fiati poi, è uno spettacolo non solo sonoro, ma anche visivo; simili e sincronizzati i loro gesti danno la percezione che la musica -in quel momento- li abbia davvero uniti in un’unica melodia. Roberto Gatto ci spiega la scelta dei brani, ce ne racconta la genesi, cadenzando così l’ora e mezza trascorsa assieme. Si emoziona parlando di un’amica musicista scomparsa poche ore prima del concerto; aprendo uno squarcio (purtroppo) malinconico di vita personale. Anche in questo modo la musica ci parla, riesce a strappare un’emozione diversa ad ognuno di noi, a non rendersi fine all’ascolto e basta. L’inquietante romanticismo di Sea Song (potete immaginare quanto l’abbia reso tale la camaleontica voce di John De Leo), la poesia (arte a cui, del resto, si ispira) di Watcher of the Skies, o la chiusura con la splendida Trilogy (la cui prima parte è stata lasciata esclusivamente a Luca Mannutza e Maurizio Giammarco), sono solo una parte del racconto di una storia -quella del prog inglese- che gli abili narratori ci hanno restituito in musica.
Serena Marincolo
foto di Valentino Lulli
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Report: Federico Procopio trio al teatro Lo Spazio – un evento targato Jazz Agenda

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La scorsa domenica sul palco del teatro Lo Spazio si è tenuto il secondo concerto che noi di Jazz Agenda abbiamo avuto il piacere di organizzare insieme a Blue Taste e Muzak Off. Come già vi avevamo annunciato in precedenza a questa nuova rassegna che prende il nome di “Spazio Jazz” si è esibito il trio del giovane e talentuoso Federico Procopio che, nonostante avessimo già avuto modo di ascoltare in diverse registrazioni, ci ha davvero stupito sia a livello tecnico sia di ricerca musicale. A completare la formazione, insieme a questo giovane chitarrista, Adriano Matcovich al basso e lo special guest Lucrezio De Seta alla batteria. Per quanto riguarda noi di Jazz Agenda quello che possiamo dire è che siamo veramente lieti di aver potuto contribuire a realizzare un evento del genere con un gruppo così tecnico, capace di fondere diversi linguaggi contemporaneamente. Inoltre ringraziamo vivamente tutti quelli che ci sono venuti a trovare in questa serata e siamo felici di annunciare a tutti che a breve avremo modo di comunicare una programmazione che proseguirà fino a dicembre, con alcuni nomi importanti del panorama jazzistico. Per il momento siamo ben lieti di annunciarvi che domenica 6 novembre al teatro Lo Spazio suonerà il trio di Daniele Cordisco, chitarrista che già avuto modo di farsi conoscere per originalità e talento. Volete saperne qualcosa di più? Allora vi aspettiamo tutti al prossimo appuntamento di “Spazio Jazz”. Nel frattempo, però, date un’occhiata al servizio di Valentino Lulli, fotografo ufficiale di Jazz Agenda e della rassegna Spazio Jazz.

 

Jazz Agenda

Foto di Valentino Lulli

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Live report: Il MAT trio al Music Inn: ospite Fabrizio Bosso

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C’era grande attesa riguardo la riapertura del Music Inn e stando a quanto siamo riusciti a vedere la scorsa settimana, le aspettative non hanno di certo tradito quello che ci si attendeva. Questo jazz club, che con nostro immenso piacere ha riaperto i battenti lo scorso aprile del 2011, ha presentato al pubblico tre concerti d’eccezione. Siamo partiti giovedì con una Jam session ricca di nomi, per poi passare al concerto del MAT trio di venerdì che sabato ha ospitato Fabrizio Bosso, uno dei musicisti più talentuosi del panorama musicale italiano. Quello che possiamo dire, quindi, dopo aver partecipato alla presentazione all’attività della scorsa settimana, è che il Music Inn non è soltanto un jazz club, ma un progetto nel quale confluiscono arte, musica, letteratura e anche la buon cucina. Chiaramente se parliamo di un jazz club, la musica avrà senza dubbio un ruolo di primo piano e infatti quello che possiamo notare dopo queste prime giornate all’insegna del jazz è che accanto ai grandi nomi presenti nella programmazione del Music si affiancheranno anche i giovani talenti emergenti.

 

E se a questo, poi, ci aggiungiamo che uno spazio notevole verrà dato anche alla buona cucina, anch’essa un’arte a tutti gli effetti, allora le premesse per una buona riuscita ci sono davvero tutte quante. E durante questo week end di fuoco, in cui si sono presentati molti fra i più grandi musicisti romani ed italiani, abbiamo avuto il piacere di vedere il concerto del MAT trio, composto da Marcello Allulli al sax,Francesco Diodati alla chitarra ed Ermanno Baron alla batteria, con ospite d’eccezione Fabrizio Bosso. Cosa ci dovevamo aspettare da una serata come questa se non uno spettacolo da incorniciare? Del resto la risposta del pubblico, che ha riempito il locale senza lasciare uno spazio vuoto, è arrivata e bastava guardarsi un po’ intorno per capire che non c’era più l’ombra di un posto, con gente sparsa in ogni angolo del Music Inn. E nel momento in cui la parola è passata alla musica, la gente ha smesso di parlare, il brusio si è interrotto e ci siamo lasciati trasportare da questi due fiati che ci hanno condotto verso un fantastico turbinio di sensazioni. La cosa più bella è stata sicuramente l’atmosfera che si è creata, unita alle sensazioni che una location del genere ha potuto trasmetterci. In un jazz club, infatti, tutto diventa più raccolto, intimo, familiare e si possono ammirare i musicisti scambiarsi segni d’intesa o quelle occhiate che valgono più di cento parole.

Marcello Allulli, durante gli stacchi parla, scherza e si diverte, mentre Bosso rimane sempre concentrato. Sono forse due approcci diversi che si completano, si fondono per creare un’armonia senza precedenti che lascia incantato tutto il pubblico presente. E mentre la musica scorre fluida e leggera i due fiati si alternano, dialogano insieme, giocano con complicità e ci fanno percepire la gioia di suonare, di improvvisare, di divertirsi e di far divertire. Insomma, non è la prima volta che abbiamo il piacere di ascoltare il MAT trio, ma il fatto che accanto al sax di Marcello Allulli ci sia stata anche la tromba di Fabrizio Bosso ha creato aspettativa e novità allo stesso tempo. Un concerto fantastico che consigliamo a tutti di vedere almeno una, due, tre, quattro volte…

Carlo Cammrella

Valentino Lulli

Foto di Valentino Lulli

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Report: Il primo evento targato Jazz Agenda al Teatro Lo Spazio: gli Hard Chords trio

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Il concerto degli Hard Chords Trio al Teatro Lo Spazio è stato un successo e noi di Jazz Agendasiamo due volti contenti, prima di tutto perché siamo stati tra i primi (se non i primi) a scommettere sull’ensemble capitolino, una delle formazioni più talentose e interessanti venute fuori di recente dal panorama jazz dell’Urbe, in secondo luogo perché è stato in assoluto il primo concerto targato Jazz Agenda, prodotto da Blue Taste e Muzak off. A tal proposito vogliamo rivolgere un sentito ringraziamento a tutti coloro che sono venuti a trovarci e che contiamo di rivedere al prossimo appuntamento. Già, perché non finisce mica qui. Il work è ancora molto in progress ma ci siamo divertiti talmente tanto (come speriamo vi siate divertiti voi) che continueremo a dare spazio ai giovani emergenti con meno possibilità di trovare visibilità nei canali più blasonati; cosa che è stata sempre una delle basi di questo sito. Ci stiamo già muovendo per dare un seguito a questa esperienza live che per la prima volta ci ha visto nel ruolo di organizzatori e avremo premura di annunciare la prossima data.  Nel frattempo se siete curiosi, date un’occhiata al servizio del nostro fotografo Valentino Lulli…  E al prossimo concerto….

Ciccio Russo

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Live report: a Kind of Trio alla Casa del Jazz

A chiudere il programma settembrino della Casa del Jazz, venerdì 30, il sassofono di Max Ionata accompagnato da due autentici protagonisti della scena newyorkese: il batterista Clarence Penn ed il contrabbassista Reuben RogersKind of Trio è un disco (in prossima uscita) ed anche il nome del trio stesso. Quasi a riecheggiare un famoso “Kind of Blue”, ma anche a sottolineare la particolarità del progetto in sé. L’eclatante evoluzione di Ionata già era conclamata da tempo: considerato uno dei sassofonisti più interessanti del panorama jazzistico italiano. Di Penn e Rogers basterebbe annoverare le collaborazioni d’eccellenza quali Dizzy Gillespie, Enrico Rava, Dave Douglas, Dianne Reeves, Wynton Marsalis ed altri, oltre che l’intensa attività concertistica all’attivo. Il primo è definito da alcuni critici il batterista più elegante del jazz contemporaneo, scelto da molti per la sua estrema versatilità in tutti i generi di musica. Di Rogers si può dire che, oltre a guidare diversi progetti a proprio nome, collabora stabilmente con alcuni dei migliori musicisti della scena internazionale. La sala completamente piena preannuncia il successo. I nomi, del resto, sono altisonanti! Il trio dimostra subito grande affiatamento (già sperimentato in precedenza, con un altro lavoro discografico di successo).  

In particolare Penn e Rogers risultano essere estremamente divertiti dalla situazione scambiandosi battute e “giocando” tra loro. Intensamente espressivi, dai loro volti la musica prende nuova forma; il corrucciarsi delle fronti, le smorfie delle labbra, l’intensità dei loro occhi, arricchiscono i brani di una diversa sensorialità che risulta quasi indispensabile alle note. Sicuramente conferitori di quella sfumatura “black” che solo il jazz della Grande Mela può regalare. Così, alla composizione melodica tipicamente italiana si affianca, in modo variabile, un caleidoscopio di generi che spaziano dal soul al rythm ‘n blues, arricchendo di movimento ed originalità i pezzi. Il sassofono di Ionata diventa voce, canto. Un po’ in disparte rispetto agli scambi d’intesa di contrabbasso e batteria, la sua figura mantiene comunque ben salda l’attenzione su di sé, dimostrando carattere e determinazione nel lasciare una forte impronta ai brani. I pezzi sono undici: otto portano la firma di Clarence Penn e Max Ionata ed uno di Reuben Rogers, che arrangia anche una splendida versione di “Con Alma” di Gillespie. Bellissimo in fine l’omaggio a Morricone con il brano “Love Theme”, dal film Nuovo Cinema Paradiso. E’ Ionata a cadenzare i brani con alcuni interventi in cui racconta al pubblico l’evoluzione del disco, dei brani appena suonati o a strappare un sorriso con aneddoti riguardanti gli ignari compagni d’esperienza, che ascoltano pur non capendo! La serata scorre veloce, grazie alla giusta continuità tra un brano e l’altro, lasciandoci immersi in un’atmosfera d’oltreoceano in attesa dell’uscita del disco…

Serena Marincolo

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