LIGHT: “indagine sulla leggerezza” nella musica di Rossano Baldini
- Scritto da Jazz Agenda
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Jazzagenda incontra Rossano Baldini: lo scorso autunno è uscito il suo nuovo disco LIGHT prodotto dall’etichetta giapponese Albore Jazz Records e inciso insieme a Gianluca Petrella, Pierpaolo Ranieri e Michele Rabbia, dove troviamo tutta la sua passione per l’elettronica e l’improvvisazione.
“Light” è il tuo secondo album da leader: in quale momento della tua carriera arriva questo nuovo lavoro?
Light nasce dalla mia fascinazione e ammirazione per il lavoro e la mente sublime di Italo Calvino, scrittore che amo da sempre, sin dai tempi della scuola. Da adulto mi sono imbattuto nelle Lezioni Americane e ne sono rimasto folgorato, soprattutto dalla prima dedicata alla leggerezza. Per Calvino, essere leggeri significa liberarsi dalla pesantezza, dall’inerzia, dall’opacità del mondo. E’ il contrario di superficialità, piuttosto è un saper controllare, equilibrare il peso. Ogni artista, secondo me, quando si confronta intimamente con se stesso e il proprio lavoro, sente questa necessità di bilanciare, di calibrare. Per capirci, la propria storia personale o i riferimenti che influenzano o hanno influenzato maggiormente il proprio linguaggio artistico sono esempi di inerzie con le quale confrontarsi, così come il tempo in cui si vive, il presente così pieno di tendenze, stimoli e idee che circolano senza soluzione di continuità. Nel caso di Light, per prendere il volo e staccarmi da terra, ho chiesto aiuto agli straordinari musicisti che hanno partecipato al disco. E ho fatto bene a fidarmi.
In questo disco, tuoi compagni di percorso sono Gianluca Petrella, Pierpaolo Ranieri, Michele Rabbia. Come nasce questa formazione?
Il primo musicista che ha visto nascere questo disco è sicuramente Pierpaolo Ranieri, amico ed artista che ho la fortuna di frequentare da tanti anni. Con Pierpaolo suoniamo da sempre insieme e con lui ho un dialogo creativo che spazia dalla musica al cinema (nostra grandissima passione comune) alla politica. Per quanto riguarda Light, ci siamo confrontati nel tempo e abbiamo raddrizzato il tiro a proposito di un disco che ha avuto sin da subito l’ambizione di essere un concept album, di rifarsi a un modello letterario ben preciso e di utilizzare un repertorio non originale di brani di musica elettronica degli anni zero. Una bella sfida, insomma. A seguire è arrivato Michele Rabbia, che ho per la prima volta “capito” nel suo disco con Stefano Battaglia Pastorale. Ero in cuffia a Villa Borghese quando lo ascoltai per la prima volta e da lì mi ripromisi di suonarci insieme un giorno. Viste le premesse del disco, non poteva che essere lui l’artista del ritmo a partecipare all’album. Michele, oltre che essere un grande musicista, è una grandissima persona e dopo il primo piatto di pasta insieme ho capito che tutto sarebbe filato liscio. Infine è arrivato Gianluca Petrella con la sua voce così densa e vibrante. Appena arrivato in studio a Roma e non appena ha emesso la prima nota di trombone, ci siamo sentiti tutti rapiti dalla sua magia. Non avrei potuto chiedere una squadra migliore di questa.
L’aspetto visual è per te molto importante, dal corredo grafico dell’album ai video collegati a questo progetto.
Sì, devo dire che sono un grande amante della arti visive, cinema in primis. Tra i miei amici ci sono molti pittori, fotografi, registi ed è anche grazie a loro che negli anni mi sono fatto la mia idea artistica. In questo album, in particolar modo, c’è stato l’apporto fondamentale dei due fotografi Laura Villa Baroncelli e Manuele Geromini, con i quali abbiamo costruito insieme il concept visivo dell’album. Sono subito entrati in sintonia con questa idea di leggerezza e di semplicità. La copertina, poi, è stata una vera folgorazione che Manuele ha sfoggiato alla cena di fine registrazione. In tutta tranquillità mi ha guardato e mi ha detto: “ecco la copertina del disco”. Non poteva che essere così. Geromini è anche il regista del videoclip di Light che abbiamo concepito insieme in un viaggio ad Amsterdam e girato in un’auto demolizioni di Centocelle con la bellissima fotografia di Enrico Datti. Vorrei ricordare anche il montaggio di Paola Freddi, vera co-autrice del video e i costumi di Chiara Sabatini. Durante le riprese del disco, ci è venuto a trovare il regista Emanuele Sana che ha rubato immagini qua e là con la sua camera, montandole poi nel teaser di presentazione dell’album. Inoltre, nei nostri live ci avvaliamo della collaborazione degli artisti xx+xy, duo visual di Roma che ormai è parte fondamentale di ogni nostro concerto.
Sia per il primo disco “It won’t be late”, del 2012, che per questo album hai scelto di collaborare con l’etichetta Albòre Jazz. Quale è la tua esperienza con il mercato giapponese?
Più che positiva, direi. Satoshi Toyoda è un produttore d’altri tempi, un umanista. L’unico ad aver avuto il coraggio di lanciare un artista con un disco di piano solo, che è una vera scommessa. Dà totale carta bianca ai suoi artisti, ma è anche presente e disposto a consigliare, perché ha una grande cultura musicale. Inoltre, aspetto non da poco, Satoshi sostiene economicamente i suoi artisti ed oggi, escluse le grandi etichette, sono veramente in pochi a farlo. La maggior parte degli artisti indipendenti devono pagare per farsi pubblicare la propria musica. Questo è un argomento tabù di cui si parla molto poco, purtroppo, ma è la cruda realtà. Io non ho mai accettato questo discorso. E sarò sempre grato a Satoshi, che ora è anche un amico.
In “Light” troviamo il tuo grande interesse verso l’elettronica e la ricerca di minimalismo. Quale è stato il tuo approccio compositivo ai brani?
Ho sempre prodotto musica elettronica, dapprima facendo remix e poi creando side - projects con vari artisti ed etichette. Mi sono fatto le ossa partecipando a vari contest (vincendone alcuni) remixando grandi nomi come Giardini Di Mirò, retina.it, Fennesz o i !!! della Warp Records. Tra i miei riferimenti assoluti musicali ci sono Murcof, Alva Noto, Telefon Tel Aviv e, ovviamente, Bjork. Inoltre, avendo una formazione accademica, sono debitore verso alcune avanguardie del ‘900, soprattutto nei nomi di Debussy, Ravel o Milhaud. Quando compongo o arrangio, queste influenze si uniscono e in Light, credo, si possano rintracciare molti dei miei riferimenti. Il disco che mi ha cambiato la vita, non a caso, è il White Album, trovato da bambino tra i vinili di mio padre, che definirlo eclettico è riduttivo. Tutto parte da lì.
Nel tuo percorso artistico, grandi collaborazioni tra cui Luis Bacalov e Nicola Piovani.
Sì, e vorrei ricordare anche Carlo Siliotto, che è stato il primo compositore che mi ha messo in uno studio professionale e fatto registrare le sue colonne sonore. Carlo è una figura di svolta nella mia carriera, ci sono molto legato soprattutto a livello umano, avendo anche vissuto a casa sua per un periodo che ricordo come uno dei più belli e creativi della mia vita. Poi è arrivata l’Orchestra Italiana Del Cinema grazie alla quale ho conosciuto Nicola Piovani, invitato come direttore ospite per un concerto. Con Nicola ormai collaboro da qualche anno, facendo parte di due suoi spettacoli dal vivo (La Musica E’ Pericolosa e La Vita Nuova) e registrando in studio colonne sonore per cinema e teatro. Per me, è un esempio altissimo di integrità e coerenza, oltre ad essere un’enciclopedia vivente di aneddoti e storie sui più grandi uomini del novecento. Con lui rivivono giganti come Monicelli o Fellini e si ha la sensazione di vedere un sottile filo che unisce il passato al presente. Con Bacalov ho collaborato quest’anno grazie ai Filarmonici di Roma e ho dovuto trattenere le emozioni mentre suonavamo insieme, perché la sua musica ti trafigge come una lama.
Hai già un nuovo progetto in cantiere?
Sto pensando ad un nuovo lavoro di musiche originali ispirato al tema della Luna che mi affascina da sempre, tutto ancora da progettare e definire. Poi tante collaborazioni, ultima delle quali quella con i Kensington, band olandese molto conosciuta a livello europeo. Ho registrato il pianoforte per il loro prossimo disco prodotto da Michael Beinhorn. Fortunatamente ho scoperto solo dopo aver finito di registrare che è stato il produttore di Future Shock di Herbie Hancock!
Lasciaci le coordinate per rimanere aggiornati sulla tua musica e le tue date.
Sicuramente il mio sito web (www.rossanobaldini.com) che tengo aggiornato su date, news, recensioni, etc e quello dell’agenzia L B L (http://lbl.today) che cura il booking del mio Light duo con Michele Rabbia. Con il trio, inoltre, stiamo progettando un tour invernale 2016/2017.
F.G.