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All’Auditorium prima assoluta per lo spettacolo “La Corda”: parla Paola Crisigiovanni

Jazz Agenda incontra la pianista e compositrice Paola Crisigiovanni, autrice delle musiche dello spettacolo La Corda con il testo di Antonio Santilli, che sarà in scena all’Auditorium Parco della Musica il 21 gennaio insieme a grandi nomi: Alessandro Preziosi, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Alessandro Perpich, Natalia Pavlova, Nando Citarella, Fabio Colella e Fabrizio Pierleoni insieme all’Orchestra Sinfonica dei Marsi diretta da Massimiliano De Foglio. Paola Crisigiovanni ci ha raccontato questo progetto

LA CORDA: un titolo particolare per uno spettacolo che si presenta come un melologo.

“Il titolo LA CORDA è stato ciò che ha generato in me una grande curiosità mentre leggevo alcuni scritti di Antonio Santilli,  autore del testo e produttore di questo spettacolo. Prima di iniziare la lettura di questo racconto mi sono chiesta cosa potesse seguire a quel titolo. La corda come fune, come corda di uno strumento musicale, come ricordo di gioco d’infanzia, una condanna, un’ancora di salvezza o cos’altro? In realtà, nel silenzio che è in coda ad ogni ultima pagina di un racconto, realizzai che poteva essere tutto ciò che mi ero domandata e altro ancora. LA CORDA è in definitiva una metafora di un uomo schiavo della sua mente, dei suoi ricordi, del proprio passato e delle paure per il futuro.  Un uomo che all’improvviso  si ritrova solo, senza riferimenti spazio-temporali, nell’oscurità, a cercare di capire se sia ancora vivo o già morto, se stia sognando o sia cosciente, se ha in mano la propria vita o se quest’ultima stia finendo. Il protagonista è un uomo che  ha  come unica percezione sensoriale quella delle proprie mani legate ad una corda. Il collegamento con il suono, con la musica che potesse rappresentare un susseguirsi così veloce e folle di stati emotivi , è stato per me istantaneo. Da qui l’idea di farne un Melologo.”

Come nasce la collaborazione con i protagonisti?

“La collaborazione con  Antonio Santilli nasce nel 2012, nell’ambito di un altro mio progetto musicale da lui prodotto. Siamo subito diventati amici: lui è anche  uno studioso della fisica e dell’astronomia e i suoi scritti  hanno ispirato molte mie composizioni. Fabrizio Bosso l’ho incontrato per la prima volta molti anni fa. Seguivamo entrambi dei corsi a Bologna,  finanziati dalla Comunità Europea; io studiavo arrangiamento e composizione con George Russell  e Kenny Wheeler, lui era nella classe di tromba diretta da Kenny Wheeler. Era un ragazzino eppure già il suo talento lo metteva al di sopra di tutti gli altri musicisti. Io rimasi estasiata quando lo sentii suonare per la prima volta. Poi lui sentì un mio pezzo e mi chiese lo spartito. Lo eseguì  con il suo quintetto di allora. Poi ci siamo rincontrati dopo molti anni ed ho avuto ancora l’onore di scrivere e suonare con lui. E’ un piacere immenso scrivere musica sapendo che sarà Fabrizio Bosso ad eseguirla e ad impreziosirla  con le sua musica improvvisata. Con Nando Citarella lavoro da molti anni. E’ un musicista, un amico che mi ha insegnato molto. La sua profonda conoscenza della musica popolare, della tradizione partenopea e del Mediterraneo credo abbia arricchito molto la mia scrittura. E’ una persona speciale, con un’energia straordinaria. Con il soprano Pavlova, splendida voce, ho realizzato un’opera andata in scena alla Tchaikovsky Chamber Hall di Mosca: “L’ultimo sogno di Fellini”, attualmente stiamo lavorando su un nuovo progetto da portare in tournée nei principali Teatri di Mosca e San Pietroburgo. Alessandro Perpich, violinista e musicista superlativo, è un collega con il quale ho suonato in molti concerti. Virtuoso e profondo conoscitore della musica occidentale, ha una facilità interpretativa, analitica e tecnica che lo rende assolutamente unico nello stile.  Con Rosario Giuliani non ho avuto ancora l’onore di condividere il palco, ma seguo la sua musica da tanto. Ho sperato immediatamente,  dalle prime sue note che ho ascoltato, in una collaborazione con lui… ora  mancano ormai pochi giorni.... L’incontro con Alessandro Preziosi  è stato davvero la cornice migliore che si potesse sperare per questa prima assoluta. La sua arte, la sua presenza scenica ed esperienza sono una garanzia che le parole arrivino dritte al cuore dello spettatore.”

I musicisti coinvolti provengono da mondi musicali molto diversi.

Ho cercato appositamente musicisti che abbiano percorsi artistici molto diversi tra loro perché, probabilmente a causa dell’amore che ho sviluppato nel corso della mia vita e dei miei studi musicali nei confronti della musica tout court, mi ritrovo a scrivere entro strutture e linguaggi che non amano i confini  tra i generi. I miei studi sono stati di tipo classico, in conservatorio. Di poco successivi,  nelle stesse aule, quelli del jazz. Studiavo la composizione classica mentre facevo gli arrangiamenti per big band. Insomma trovo che aprire delle finestre d’improvvisazione jazz entro  strutture ben definite appartenenti ad una cultura diremmo occidentale, con richiami alla musica etnica o del bel canto operistico appartenga al mio modo di sentire la musica. Quelle finestre alla fine diventano le colonne portanti di ogni composizione.”

Si tratta di una prima assoluta: quale tipo di concept compositivo hai sviluppato?

“La musica di quest’opera è quanto non detto, ma espresso comunque dal racconto. La musica sarà il sonno ristoratore del protagonista, sarà il ritmo del suo battito cardiaco. Tra il sogno e la realtà, tra coscienza e dimensione onirica i brani si susseguono e incatenano nella sovrapposizione di linguaggi molto distanti tra loro. Sospensioni modali si agganciano a sezioni dove il contrappunto  è  sovrapposto a degli ostinati ritmici che rimandano ad una tradizione mediterranea popolare; all’interno di un lied si fa spazio una ballad;  attorno a un blues fa da cornice un Bolero per violino e orchestra. L’improvvisazione è la composizione istantanea su quanto fissato dalle forme scritte, è il “qui ed ora” sovrapposto alla memoria della musica composta nei secoli passati. Su degli impianti tonali lo spazio lasciato alla libertà improvvisativa darà luogo alla compresenza di mondi musicali diversi senza l’esigenza di trascinare l’uno nell’altro.”

Quali sentimenti e sensazioni pensi che questo spettacolo susciterà nel pubblico?

E’ questa una domanda a cui non è facile rispondere. Credo che ogni individuo sia unico e irripetibile e le emozioni, sebbene l’uomo abbia inventato un codice di comunicazione che può rendere spiegabili e riconoscibili gli infiniti stati d’animo, nessuno sa esattamente quello che un'altra persona provi davvero dentro di sé. Spero che l’ascoltatore vibri in qualche modo insieme all’energia di tutti gli artisti sul palco. Spero che ci si riconosca nei momenti di gioia, di paura, di coraggio. Spero che senta di appartenere alla stessa storia, allo stesso mistero che è la vita. Spero che la musica, lo spettacolo,  compiano  il loro compito; quello di unire,  abbattere i muri e soprattutto mi auguro che tanto gli artisti sul palco quanto gli spettatori escano con un senso di benessere dalla sala. Aggiungo, come abbiamo già scritto nella presentazione dello spettacolo, che l’universo è nero. E che le stelle le accendiamo noi.”

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