Jazz Agenda

Alberto La Neve racconta il disco Lidenbrock: "un viaggio verso il centro di se stessi"

Un progetto visionario che rappresenta un viaggio interiore e che allo stesso tempo ripercorre lo spirito di un personaggio nato dalla penna del grande Jules Vener. Questa è l’essenza di Lidenbrock, lavoro ideato da Alberto La Neve che rappresenta concept album dedicato a questa figura che potremmo definire quasi mitologica. Un disco fortemente sperimentale che vede anche la partecipazione della vocalist Fabiana Dota. Alberto La Neve ci ha raccontato questa avventura.

Alberto, ti confesso per cominciare che il professor Lidenbrock è uno dei personaggi di Jules Verne al quale sono profondamente legato. La scelta di questo titolo, pertanto, non mi sembra casuale: c’è una motivazione particolare?

Ciao Carlo, prima di tutto grazie per lo spazio dedicatoci… Siamo felici di poter raccontare il nostro nuovo lavoro discografico. Lidenbrock è il personaggio principale del romanzo di Jules Verne “Viaggio al Centro della Terra”. Tutta la composizione ripercorre l’itinerario nato dalla fantasia di questo scrittore. Il personaggio è colui che si muove nella mente di Verne e che rappresenta la perseveranza, la costanza e la fermezza nell’intraprendere un percorso verso il centro della terra…metafora di un mondo interiore e di un viaggio verso il centro di se stessi.

Possiamo dire che l’idea del viaggio è fortemente presente nella tua musica

Assolutamente sì… l’idea di viaggio si identifica con la voglia di intraprendere un percorso di ricerca sonora e musicale che ho deciso di imboccare già da un po' di anni.

Descrivici ora brevemente questo disco e come hai strutturato l’opera

“Lidenbrock – Concert for Sax and Voice” è un concept album, un’unica mia composizione divisa in quattro parti che ripercorrono alcune fra le tappe fondamentali del romanzo di Verne. È un concerto scritto per sax, voce ed elettronica. Utilizzo una loop machine, che mi permette di sovrapporre differenti linee melodiche al fine di creare tappeti armonico–ritmici nei quali sviluppare temi o improvvisazioni, e multi effetti (octaver e armonizer) utili a giocare con una varietà sonora maggiore rispetto alle sonorità tradizionali. Le quattro parti nelle quali si sviluppa il tutto sono: “Dèpart” che rappresenta la partenza da Amburgo, “Islande” che descrive l’arrivo in Islanda (luogo deputato ad essere il punto di accesso verso il centro della terra), “Sneffels” ovvero il vulcano spento nel quale ci si avventura per raggiungere le profondità più recondite ed infine “Retour” …ritorno verso Amburgo e chiusura del cerchio narrativo – musicale.

In questo progetto ti troviamo in duo con Fabiana Dota. Perché la scelta di suonare in duo e di non proseguire la strada in solo a livello discografico?

Questa composizione è nata per due strumenti a fiato. La voce di Fabiana, che utilizza fonemi nel cantare temi ed improvvisazioni, va verso questa direzione. L’equilibrio trovato mi ha soddisfatto a pieno ed ha tradotto perfettamente in musica il mio pensiero. Ci sarà sempre tempo per affrontare, in continuità con il passato, un discorso sperimentale nella direzione del “solo project” che comunque resta centrale nel mio percorso di ricerca musicale.

A mio modo di vedere la tua musica ha una dimensione che potremmo definire onirica. Cosa è cambiato, però, rispetto al precedente lavoro?

Rispetto al precedente lavoro resta invariata la concezione compositiva. Naturalmente, in “Lidenbrock” è presente una dimensione musicale differente rispetto a “Nemesi”. Le sfumature sonore create dall’unione di sax tenore e voce intraprendono una rotta completamente diversa. Le melodie e le improvvisazioni si muovono in favore di un interplay inteso come interscambio reciproco nel quale i due strumenti si influenzano reciprocamente all’interno di strutture portanti ben definite e mutevoli nel corso delle singole parti così come dell’intero concerto.

Elettronica e melodie mediterranee a tratti orientaleggianti: alcuni tratti che ho personalmente ritrovato nel tuo disco. Come si riesce a combinare questi due modi di intendere la musica?

Credo che la capacità di assimilare e sintetizzare le proprie esperienze musicali e non, sia una prerogativa essenziale di coloro i quali decidano di intendere la musica e l’arte nel significato più alto ed omnicomprensivo del termine.

Guardando le cose con una prospettiva più ampia: tradizione che si fonde a sperimentazione: è anche questo un aspetto fondamentale del disco?

Assolutamente sì…

Credo che la tradizione rientri nel concetto di “interpretazione”, più o meno inconscio, di ciò che si suona. La sperimentazione, invece, si inserisce nel concetto, più o meno conscio, di “ricerca sonora” che ogni interprete o compositore decide di intraprendere. Per chi si distacca da una logica esclusivamente tradizionale, credo sia naturale fondere i due aspetti.  

Parlaci adesso della dimensione live del tuo progetto: visivamente come si presenta lo spettacolo?

Il concerto è molto simile al disco. Il concept album è nato dopo averlo testato più volte in pubblico. Tuttavia, la dimensione live ha la particolarità di dipingere in tempo reale la tela compositiva. Il pubblico, grazie alla loop machine, vedrà oltre l’ascolto la creazione di strutture armonico-ritmiche nelle quali si sviluppano temi ed improvvisazioni. Questo gli permetterà di entrare a pieno nella composizione e lo guiderà più facilmente nel viaggio emotivo propostogli.

A questo punto facci anche sapere quando possiamo vedere i tuoi prossimi live…

Da dicembre stiamo portando in tutta Italia questo nostro lavoro con tanti concerti di presentazione. Nel mese di marzo saremo a Catanzaro, Latina, Sapri, Milano e Roma. In ogni caso, per coloro i quali volessero seguire la nostra attività concertistica, pubblicizziamo costantemente gli appuntamenti dalle nostre pagine facebook.

A presto e in bocca al lupo!

Grazie e viva il lupo…

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Torna in alto