“Surya”: un nome in sanscrito per prospettive che cambiano
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Jazzagenda incontra la cantante e autrice Eleonora Bianchini, che da poco ha pubblicato con Filibusta Records il suo quinto album da leader “Surya”. Un lavoro cantautorale in cui ritroviamo gli anni di carriera e di studio vissuti all'estero tra Stati Uniti, Ecuador e India.
“Surya” è il tuo quinto album da leader: in quale momento della tua carriera arriva questo disco?
Surya arriva poco dopo il mio rientro in Italia in seguito a 9 anni vissuti all’estero, tra gli Stati Uniti, l’Ecuador e la recente permanenza in India nel 2017; arriva in un momento di maggiore consapevolezza riguardo la mia vita, in un momento in cui cercavo più stabilità e spazio/tempo che mi permettesse di dar voce, in musica, alle cose vissute ed imparate. Questi ultimi anni in Italia sono stati molto belli, hanno dato vita a due dischi in duo con Enzo Pietroapoli, ma parallelamente nutrivo sempre il desiderio di lavorare e dar vita a dei brani originali attraverso i quali poter continuare ad esprimere il mio messaggio come persona e come musicista.
In quale misura i diversi Paesi in cui hai vissuto rientrano musicalmente in questo nuovo lavoro?
Devo sempre, e lo faccio con molto affetto, ringraziare il Berklee College of Music di Boston che mi ha spinto a scrivere la prima canzone, mettendomi in contatto con quello che nemmeno io “sapevo di sapere”. In quel momento c’è stata un’unione spontanea interna tra tutti i generi di musica diversa che erano in grado di emozionarmi, così che sin da allora questa continua ad essere la mi formula di scrittura. L’America Latina e la sua musica continuano sicuramente, anche se in forma minore rispetto agli album precedenti, ad essere parte delle mie composizione e negli arrangiamenti, penso che tutto quel mondo sia ormai parte di un DNA acquisito, semmai fosse possibile. Sicuramente la mia ultima esperienza in India ha segnato profondamente quest ultimo lavoro, tanto da usare un nome in sanscrito, “SURYA” come titolo dell’album. Anche grazie all’India la mia prospettiva riguardo il mondo esterno ed interno ha iniziato a cambiare, ad evolvere, a spostarsi verso una visione della realtà ricca di più coraggio, positività e volontà di realizzare al meglio ciò che si desidera più nel profondo.
Potremmo definire “Surya” un album cantautorale: quali storie racconti nelle diverse tracce?
Sì, in realtà la mia carriera musicale non inizia come cantautrice, ma poi, negli anni, mi sono accorta della bellezza e dell’autenticità di potermi esprimere al massimo attraverso le mie composizioni, comunicando quello che uno ha dentro e sente di condividere in musica. Mi piace raccontare di me o di chi mi colpisce nelle sue storie, come è successo nei brani SURYA e LA PENTOLA SUL FUOCO, mi piace raccontare come io vedo le cose, di come le emozioni smuovono un mondo interno, cercando poi, attraverso la musica, quella magia in grado di arrivare al cuore di chi vuole ascoltare. Ci sono state inoltre collaborazioni molto importanti per me, quella con Franco Ventura per esempio, eccezionale compositore e chitarrista romano, dalla nostra collaborazione è nato il brano “NUVOLE”, Enrico Zanisi è inoltre un ospite importante che ha saputo, nella sua ecletticità, immediatamente colorare i brani nella maniera più opportuna, questo è stato bello, che ogni musicista abbia rispettato e quindi onorato ogni brano nella sua natura.
Vi sono artisti italiani o stranieri che hanno influenzato la tua scrittura musicale o la tua espressività vocale?
Mi è sempre piaciuto ascoltare musica brasiliana, per puro piacere, per scorrevolezza naturale: Jobim, Djavan, Ivan Lins per poi arrivare a Rosa Passos che mi ha influenzato profondamente ispirandomi anche a rendere la chitarra più presente nella mia vita, sul palco e nel momento della composizione. Un'altra cantante che amo profondamente e che per me è un forte punto di rifermento vocale è Mayte Martin, cantante di flamenco spagnola, nella sua voce rieccheggia tutto il mio desiderio e il mio sentire stesso.
Raccontaci dell'esperienza acustica e di arrangiamento del tuo duo con Enzo Pietropaoli “DOS”.
L’incontro con Enzo è stato uno dei regali più belli che l’universo poteva farmi. Ci siamo incontrati e conosciuti alla fine di un suo concerto, gli ho dato un mio disco, come di solito succede con gli artisti che ammiri particolarmente, l’ha ascoltato, e dopo poco abbiamo iniziato a collaborare con l’intento di riarrangiare i brani che avevano influenzato entrambi musicalmente. Lavorare voce e contrabbasso è sempre molto intenso e delicato, l’uno si appoggia sull’altro e quindi diventa essenziale imparare a respirare insieme, muoversi insieme; sento che con Enzo questa sorta di complicità sia scattata da subito e continua ad evolversi ogni volta che suoniamo dal vivo. L’idea riguardo l’arrangiamento dei pezzi nasce dall’esigenza di viverli nella loro essenza esaltando gli elementi di semplicità e d’intenzione che li caratterizza.
Hai già altri progetti in cantiere?
E’ iniziata da poco una collaborazione con un gradissimo chitarrista romano d’adozione brasiliana, Eddy Palermo, con cui stanno avendo inizio una serie di belle iniziative musicali.
Lasciaci tutte le coordinate web per rimanere aggiornati sulla tua musica
Certo, con piacere.
Il mio sito web www.eleonorabianchini.com
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