Suoni siderali per un viaggio dallo spazio alla Terra: Cristina Zavalloni e il suo “Special Moon”
- Scritto da Jazz Agenda
- Stampa
- 0
Abbiamo incontrato la cantante e compositrice Cristina Zavalloni, che il prossimo 12 ottobre presenterà in quartetto il suo album “Special Moon” (Encore Jazz) sul palco del Teatro Comunale di Bologna special guest il producer norvegese Jan Bang, acclamato come vero e proprio guru dell’elettronica.
Un album dedicato alla Luna: racconta di una tua nuova “fase”?
Esatto. Una fase in cui mi sono trovata ormai più di un anno fa, a marzo 2017, quando ho scritto il cd. Ora credo che ci sia stata un’ulteriore evoluzione. Forse il prossimo disco lo estenderò al quadro astrale al completo. O forse invece cercherò di zittire quelle stelle chiassose e mi godrò la mia porzione di libero arbitrio!
Come è nata la collaborazione con Jan Bang?
Grazie a Roberto Lioli, fonico e produttore del CD. Durante la post produzione, gli ho detto che avevo in mente un suono elettronico per alcune tracce – in particolare Autumn Nocturne – e che non avevo ancora individuato la figura giusta a cui rivolgermi. Lui mi ha parlato di Jan, col quale aveva appena collaborato a un altro disco. Ho ascoltato alcune sue cose online e ho subito capito che era la persona che stavo cercando. E’ iniziato un lungo ‘corteggiamento’ a suon di email e scambi di ascolti. Alla fine, ha accettato di partecipare al disco e ha espresso il desiderio di mettere le mani su un brano diverso da quello che avevo immaginato io, ovvero sulla romanza belliniana “Vaga Luna che inargenti” incisa quasi per gioco a fine sessione in duo con Daniele Mencarelli, alle prese con uno strabiliante adattamento della parte originale pianistica per basso elettrico.
Dopo qualche settimana mi ha mandato il frutto della sua rielaborazione. Era quello che sognavo. Un suono diverso, siderale, ultraterreno, folle, così ho deciso di metterlo in apertura disco: il viaggio inizia nello spazio e approda sulla terra, dove prosegue con strumenti reali, concreti.
Per la prima volta sarai con lui dal vivo sul palco del Teatro Comunale di Bologna: cosa deve aspettarsi il pubblico dal vostro incontro?
Chiedetemi cosa devo aspettarmi io! Ho incontrato Jan per la prima volta di persona lo scorso giugno: eravamo entrambi impegnati in un festival organizzato dall’Opera di Atene in omaggio a Demetrio Stratos. Lui è venuto alla mia performance in solo e, la sera successiva, io ho assistito al suo duo con Sidsel Endresen. E’ stato un bellissimo concerto e mi ha particolarmente colpita vedere Jan in azione: mi ero immaginata un dj intimista, schivo e invece mi son trovata davanti un burlone con un tiro pazzesco! Trasmetteva divertimento puro, anche quando il suono che producevano era onirico o prossimo al silenzio. Il suo intervento consisteva nel rielaborare in tempo reale la voce di Sidsel, seduta al suo fianco, dando di fatto vita a qualcosa di nuovo e inaspettato per entrambi. In un duo questo è più semplice. Nel caso di un quintetto con una sezione ritmica bella corposa, come accadrà nel nostro concerto di Bologna, bisogna trovare altre soluzioni. Ho lungamente ragionato su come integrarlo al gruppo. Credo che si tratti di individuare degli spazi per lui nella nostra scaletta e lasciargli carta bianca; in fondo parliamo di un grande improvvisatore.
Cosa racconta di te la girandola di stili che troviamo in questo disco? L’omogeneità stilistica mi ha sempre lasciata piuttosto indifferente. Ho scelto di fare un disco tematico proprio per dare agli ascoltatori un fil rouge, una bussola infallibile per orientarsi in un panorama sonoro cangiante.
Hai già in cantiere nuovi progetti? Dopo Special Moon (uscito a fine 2017), ho partecipato ad altri due lavori discografici in ambito classico, una collaborazione con il compositore Salvatore Sciarrino per Deutsche Grammophon e una con Louis Andriessen per Nonesuch Records. Ora sto ragionando sul mio prossimo disco di jazz, che mi piacerebbe incidere nel 2019. Sta ancora prendendo forma. Nel frattempo, stanno partendo diversi lavori nuovi, tra cui quello a cui tengo maggiormente: il debutto del ClaraEnsemble - 6 febbario, Torino, per la stagione dell’Unione Musicale. Si tratta di un organico cameristico da me fortemente voluto, senza direttore, in cui militeranno dei giovani leoni della scena classica italiana. Il repertorio ruoterà attorno al Novecento storico, con trascrizioni e nuove commissioni a compositori dei quali ho grande stima, come Mauro Montalbetti.
Quali sono i tuoi prossimi concerti?
Subito dopo il concerto al Comunale, sarò impegnata insieme al pianista Fabrizio Puglisi in una nuova creazione per il Festival Aperto di Reggio Emilia, dal titolo ‘O Supersong’, che debutterà il 2 novembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia e verrà replicata il 15 novembre all’Auditorium di Roma per il RomaEuropaFestival.
L’8 novembre sarò in trio con Pietro Tonolo e Paolo Birro al Cassero di Castel San Pietro per la ripresa di un lavoro su Boris Vian, il 25 novembre sarò ospite della Filarmonica di Rovereto insieme al quintetto d’archi JAS dell’Orchestra da Camera di Mantova. Per tutti gli altri appuntamenti, rimando al sito www.cristinazavalloni.it o alla pagina Facebook https://www.facebook.com/CristinaZavalloniOfficial/