Jazz Agenda

Gianluca Lucantonio e il Three Dimensional Jazz Trio: radici nel bebop e uno sguardo moderno

Un trio dal sound originale che affonda le radici nel jazz Bebop strizzando l’occhio ai tempi moderni. Questa l’essenza del Three Dimensional Jazz Trio, band composta dal chitarrista Gianluca Lucantonio, principale autore dei brani, completata da Stefano Nunzi al contrabbasso e Andrea Nunzi alla batteria. Lucantonio ha raccontato a Jazz Agenda come è nato questo progetto:

Partiamo dallo spettacolo che presenterete dal vivo: che tipo di repertorio presenterà il trio?

Il trio presenterà un repertorio che spazia dalla musica afroamericana, quindi standards della musica americana, blues e composizioni originali.

Three Dimensional Jazz Trio è un titolo curioso: c'è un motivo particolare perché lo avete scelto?

La musica occidentale si basa sul rapporto di terze tra le note, quindi triadi, arpeggi e accordi sono costruiti per intervalli di terza maggiore o minore tra le note. Negli anni mi sono avvicinato a delle tecniche, grazie al mio maestro Charlie Bancos, che evitano in maniera quasi scientifica gli intervalli di terza. Ovviamente tali tecniche vanno assimilate a tal punto che in maniera istintiva affiorino qua e là durante l’improvvisazione con musicalità. Il tutto per fornire a chi ascolta spunti diversi di ascolto. Il termine Three-dimensional mi è stato suggerito da un altro mio Maestro, Jerry Bergonzi, che sentendomi suonare in questo modo mi disse che avevo appunto un suono “tridimensionale”. Gli piacque a tal punto che volle sapere nel dettaglio cosa stessi suonando. Di conseguenza questa è una tecnica che uso anche per scrivere i miei pezzi, e il mio primo disco, uscito nel 2006 per l’etichetta Wide Sound, si intitola appunto Three-Dimensional.

Raccontaci anche come è nata questa collaborazione...

Il trio nasce dall’amicizia che si è venuta a creare con il batterista Andrea Nunzi, mio compagno di conservatorio in questi anni. Abbiamo provato a suonare anche con il fratello di Andrea, Stefano Nunzi, grande contrabbassista. L’incontro ha funzionato, ci siamo divertiti e abbiamo deciso di mettere su questo Trio.

Il vostro stile: come lo potresti riassumere in breve?

Il nostro modo di suonare prende spunto ovviamente dalla musica afroamericana improvvisata, in particolare da formazioni come il Trio Jazz. Ovviamente essendo cresciuto con la musica di Jim Hall, di Ed Bickert, di Pat Metheny e di John Scofield, di John Abercrombie in Trio, del pianista Bill Evans, sempre in Trio, questo approccio di intendere la musica improvvisata riaffiora sempre.

Probabilmente fino a pochi anni fa la chitarra jazz era considerata come un semplice strumento per accompagnare: come sono cambiate le prospettive nei tempi moderni?

La chitarra jazz, a mio parere, grazie a figure come Charlie Christian Wes Montgomery, Joe Pass e Berney Kessell si è evoluta da strumento secondario a strumento primario nella musica jazz. Successivamente, Jim Hall ha aperto la porta della chitarra jazz moderna, e grazie a lui tutti i suoi discepoli, come Scofield, Metheny, Stern, Frisell hanno portato lo strumento ad un ruolo di primaria importanza.

In futuro invece ci sono già delle prospettive discografiche o altri progetti che vorrete portare avanti insieme?

Per il momento cerchiamo di suonare il più possibile dal vivo, di provare le nuove composizioni e di raggiungere quell’affiatamento indispensabile per suonare musica improvvisata. Poi, se riusciremo nel nostro piccolo a dire qualcosa di nuovo, decideremo se entrare in sala per registrare.

 

 

 

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