Jazz Agenda

Il Quinto Elemento e il nuovo disco Introducing: “Un patchwork che rappresenta le nostre anime”

Pubblicato dall’etichetta Filibusta, Records Introducing è il disco d’esordio de “Il Quinto Elemento”, formazione formazione composta dalle cinque vocalist Irene Giuliani, arrangiatrice dei brani, Mya Fracassini, Elisa Mini, Paola Rovai, Stefania Scarinzi. Un quintetto jazz a cappella che con gusto, ironia e teatralità ha realizzato un album con brani di vario genere arrangiati in una chiave originale e moderna. Ecco il racconta delle cinque vocalist per i lettori di Jazz Agenda

Il Quinto Elemento è un Quintetto Jazz a cappella che in questo primo disco ha affrontato brani di diverso tipo: per cominciare l’intervista volete descriverlo ai lettori di Jazz Agenda?

Mya: Questo è il nostro primo “figlio”, frutto dei primi anni di collaborazione insieme; è un patchwork che rappresenta le varie nostre anime, le nostre differenze e le nostre affinità, armonizzate dalla penna di Irene, che riesce a far convivere nella sua musica gli umori e gli amori di ben cinque cantanti donne, sempre però con una bella spolverata di autoironia.

Visto che i brani sono molto diversi tra loro, volevamo chiedervi anche le motivazioni delle vostre scelte artistiche proprio in merito alle canzoni riarrangiate

Irene: La scelta dipende dai brani che incontro, anche casualmente, e che mi ispirano. Spesso dipende dalla vocazione teatrale, pur nascosta, di questi pezzi. Le idee arrivano e mi accompagnano per un po’, le voci provano già nella mia testa. Pian piano si delineano le strutture che vengono poi esplicitate sul foglio musicale.

Per quanto riguarda i brani inediti, invece, raccontateci anche come li avete composti e come ci avete lavorato. Insomma, siamo anche curiosi di sapere qualcosa del vostro lavoro in sala prove: tutto quello che avviene dietro le quinte.

Irene: I brani originali di mia composizione (Introducing Quinto Elemento e Farnetico) sono evidentemente autoreferenziali.

Elisa: Ci piace molto insistere sulle particolarità del gruppo e di ognuna di noi, mettere in risalto la diversità che costituisce una grande ricchezza.

Irene: Con Introducing mi sono divertita a mettere insieme una specie di collage zappiano dove ogni componente ha un suo momento in cui canta nel proprio stile prediletto.

Mya: I brani arrivano arrangiati da Irene ed ognuna legge la propria parte ma già dalle prime prove facciamo delle modifiche, sperimentiamo soluzioni e alla fine quello che viene fuori è un lavoro collettivo, sia pur partendo dalle idee che scaturiscono dalla testa di Irene.

Nella vostra formazione, essendo un quintetto jazz a cappella, non c’è una sezione ritmica né tantomeno altri strumenti. Premesso che tutto funziona benissimo, ci volete motivare questa scelta?

Irene: Le sole voci che suonano insieme creano una magia irresistibile, quasi sacra. Linee singole si incontrano nello spazio, si fondono e diventano un unico strumento. È un incantesimo a cui non sappiamo sottrarci. La nostra musica è dichiaratamente per voci, solo talvolta imitiamo gli strumenti.

Mya: anche se non esiste una sezione ritmica, la scrittura delle varie parti costruisce sempre un supporto ritmico piuttosto forte, a partire dal basso, che non è sempre affidato alla stessa voce, e comunque anche le altre voci si intrecciano per dare sostegno ritmico e armonico a chi in quel momento ha ruolo solistico.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e anche il percorso che avete fatto dalla vostra nascita fino all’uscita del disco!

Irene: Per questo bisogna ascoltare “Farnetico”, è tutto spiegato per filo e per segno, ma alla base di tutto c’è l’amore per la musica e l’amicizia.

Un disco può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Irene: Tutte e tre le cose. Documenta il nostro primo periodo insieme, fotografa il repertorio che sentiamo adesso più rappresentativo, ci dà modo di chiudere un capitolo e stilare finalmente la tracklist del prossimo disco.

Se parliamo dei vostri riferimenti cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti o anche dei filoni musicali che per voi come band rappresentano un punto di riferimento?

Irene: Il riferimento primario è quello dei King’s Singers, storico gruppo vocale maschile inglese di fama mondiale, ospite ricorrente dei teatri fiorentini. Arrangiamenti sopraffini, ironia british, suono celestiale. In realtà ci discostiamo dal loro approccio per quanto riguarda gli interventi solistici: mettiamo in risalto la differenza delle nostre singole voci e personalità. E qui si apre un mondo di altri riferimenti: dal vocal jazz più classico a Zappa, dalla Bossa nova all’Alternative rock, dai madrigali rinascimentali a Rossini, dal classico allo sperimentale.

Mya: Alla fine il nostro punto di riferimento è proprio il giocare con gli stili e i generi musicali. Non esitiamo davanti a nessuna commistione.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Irene: C’è una discreta “wish list” di brani che attendono di essere cantati dal Quinto Elemento, gli arrangiamenti in parte realizzati, in parte solo teorizzati.

Elisa: Alcuni brani sono originali, altri come nostra usanza sono estrapolati dai più vari repertori.

Mya: Forse dovremmo fare al più presto due nuovi dischi seguendo le due diverse direzioni o più probabilmente continueremo a unire ciò che appare differente. In fondo questa è la nostra più profonda vocazione.

 

Vota questo articolo
(2 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Torna in alto