Francesco Del Prete racconta a Jazz Agenda il nuovo disco Cor Cordis
- Scritto da Carlo Cammarella
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Pubblicato dall’etichetta Dodicilune, Cor Cordis è il nuovo disco del violinista salentino Francesco Del Prete. Un progetto raffinato, trasversale dove non manca una buona dose di elettronica e dove il violino va ben oltre l’utilizzo tradizionale a cui siamo stati abituati a vedere. Ne abbiamo parlato in prima persona con Francesco Del Prete che ci ha raccontato questa nuova avventura
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descrivere brevemente Cor Cordis ai lettori di Jazz Agenda?
“Cor Cordis” è un disco strumentale realizzato con sovraincisioni di violini acustici ed elettrici a 4 e 5 corde utilizzati in maniera classica e moderna; l’aggiunta di una buona dose di elettronica lì dove ne sentivo l’esigenza è stato il passo successivo, come anche quello di arricchire alcuni brani con l’intervento di stimati e preziosi colleghi salentini che di buon grado hanno accettato l’invito: dalla voce al sax, dal violoncello al synth, dalla batteria al trombone i miei violini si sono ritrovati a fare ora da protagonisti, ora da contrappunto, ora da gregari in questo percorso intriso di arrangiamenti ed improvvisazioni che si rincorrono l’un l’altro, fino a diventare due entità interdipendenti dove l’una richiama l’altra e l’altra ci ricama attorno.
Raccontaci adesso la storia del disco: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Il mio progetto per “violino solo” nasce diversi anni fa con “Corpi d’arco”, un disco di inediti che inizialmente prendeva le mosse dall’esigenza e dalla voglia di superare quello stereotipo, radicato nel sentire comune, che identifica il violino come uno strumento ad utilizzo prettamente melodico: è stato inevitabile quindi ritrovarsi a fare da bassista, chitarrista, percussionista, nella costruzione di brani originali. Col passare del tempo quello che sembrava un esercizio di stile, seppur intrigante, ha lasciato il posto ad un’elettrizzante procedura compositiva molto personale, della quale onestamente non ho più potuto fare a meno: lavorare su tutti i livelli della composizione, partendo dal semplice spunto fino ad arrivare alla stesura completa di tutte le parti necessarie a dare una forma compiuta al brano, permette di esprimere la mia creatività a tutto tondo e di curare in maniera certosina ed originale le singole tracce: ecco dunque a voi “COR CORDIS”.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
Questo nuovo album rappresenta per me una lunga riflessione sulla possibilità e soprattutto la capacità che ha ognuno di noi di andare al di là di ciò che l’occhio vede in "prima battuta" per raggiungere appunto il COR CORDIS, il "cuore del cuore" del microcosmo che ci circonda. Tra le tracce che compongono il disco, due di queste bramano e cercano la bellezza (“Lo gnomo” e “L’attrice”), un’altra scava nell’animo umano rivelandone l’abisso (“Il teschio e le farfalla”), altre ancora riflettono sull’identità di ognuno di noi (“Gemini” e “SpecchiArsi”) mentre cerco di svelarne falsità e menzogne (“L’inganno di Nemesi”); nel frattempo le ore camminano inesorabili ed incuranti di tutti noi (“Tempo”).
Cor Cordis è un disco dove non mancano contaminazioni tra diversi linguaggi e anche una buona dose di sperimentazione: raccontaci anche da questo punto di vista il tuo personale percorso artistico…
Ho cominciato in tenera età a studiare violino classico laureandomi in conservatorio a Lecce; ma sin dai primissimi anni forte è stato il desiderio di chiudere lo spartito musicale e cercare tra corde, tastiera e crini dell’arco le note che mi frullavano in testa. Abbastanza scontato quindi è risultato: da una parte laurearmi anche in musica jazz (di cui sono innamorato) e dall’altra confrontarmi con una miriade di gruppi di musica etnica, pop, rock, che avevano nel proprio dna l’elemento “improvvisazione”. Il passaggio al violino elettrico – principalmente a 5 corde che mi permette di “scavare” tra le frequenze più gravi – ed alla strumentazione elettronica – pedaliere multi-effetto, loop-machine, midi – è stata un’esigenza fisiologica dettata sia dalla necessità di farsi sentire a volumi elevati – inevitabile se ti esibisci con strumentisti amplificati – sia dal bisogno impellente di personalizzare il proprio sound, cercando così la mia voce originale. Da qualche anno collaboro con la cantante e producer Lara Ingrosso – curatrice della parte elettronica del mio disco – con cui condivido il progetto electro-pop/alternative hip-hop RESPIRO, ormai radicato sul territorio nazionale.
E quali sono i musicisti e gli artisti che nel corso della tua carriera ti hanno maggiormente ispirato?
Premetto che sarà sicuramente un elenco per difetto ma allo stesso tempo molto variegato, chiara espressione dei miei ascolti onnivori e del mio interesse verso la musica a 360°: dal classico sicuramente i violinisti David Oistrack, Gidon Kremer e Hillary Hahn come esecutori e Debussy e Sibelius come compositori; dal jazz il Pat Metheny Group, il contrabbassista Avishay Cohen, i pianisti IIro Rantala ed Enrico Pieranunzi, i trombettisti Lee Morgan e Freddy Hubbard; da altri generi, Astor Piazzolla, i Taraf de Haidouks, Sting & The Police, Eminem, Lucio Dalla, Caparezza, Niccolò Fabi; tra i violinisti: Jean-Luc Ponty, Didier Lockwood, Zbigniew Seifert, Christian Howes, Billy Contreras, Zach Brock, Mateusz Smoczyński, il Turtle Island String Quartet, Roby Lakatos e veramente tanti tanti tanti altri.
Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
Da qualche tempo penso a questi miei lavori già pubblicati come i primi due capitoli di una trilogia dedicata, tra le altre cose, a rimarcare magnificenza e ricchezza del violino e ad esaltarne la sua versatilità; chissà, magari il prossimo disco – che non credo tarderà molto – chiuderà il cerchio e proverà a sanare la distanza tra forma (CORPI d'arco) e sostanza (COR cordis).
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: nonostante il disco sia appena uscito stai già pensando a qualcosa di nuovo?
Come anticipato nella precedente risposta sono già al lavoro sui nuovi brani; per fortuna gli spunti sono innumerevoli: qualsiasi cosa può stuzzicare la mia fantasia, dal particolare colpo d'arco che può generare riff interessanti e stimolanti pattern ritmici alla riflessione su tematiche che mi interessano ed impressionano, producendo in questa maniera titoli mirati. Ma tutto ciò non fa altro che testimoniare il mio sfrenato ed impellente bisogno di esprimermi attraverso la mia musica.
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