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Vittorio Cuculo racconta il nuovo disco Ensemble: “Un’idea di aggregazione fra generazioni diverse”

Pubblicato dall’etichetta Wow Records, Ensemble, è il nuovo disco del sassofonista Vittorio Cuculo Quartet Incontra i Sassofoni della Filarmonica Sabina “Foronovana”. Un progetto al quale hanno preso parte Danilo Blaiotta, al piano, Enrico Mianulli al contrabbasso e Gegè Munari alla batteria. Vittorio Cuculo ci ha raccontato come è nata questa avventura.

Per cominciare l’intervista ci vuoi raccontare come è cominciata questa collaborazione con l’orchestra Filarmonica Sabina Foronovana?

L’idea è nata un po’ per caso e un po’ suggerita dalla riflessione che stavo facendo sul materiale del mio primo lavoro discografico Between. La sorte ha voluto che incontrassi la formazione di sassofoni Filarmonica Sabina Foronovana, con la quale ho avuto modo di registrare dal vivo, da solo senza il mio quartetto, una versione del brano My funny Valentine (versione ora inclusa nel nuovo lavoro discografico) e da questo primo incontro è nata la spinta per una collaborazione più approfondita. Con l’orchestra dei sassofoni della Filarmonica Sabina Foronovana è stato bello rinnovare il piacere dell’incontro.

Parliamo adesso del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

“Ensemble” è un lavoro discografico che vede il Il Vittorio Cuculo 4et composto da Danilo Blaiotta al pianoforte, Enrico Mianulli al contrabbasso e dalla colonna del Jazz Gegè Munari alla batteria, dialogare con la piccola orchestra di sassofoni della Filarmonica Sabina Foronovana. Un piccolo organico, ben amalgamato dal primo tratto di strada fatto insieme, si confronta, si integra e si differenzia, quando occorre, con un organismo strumentale più grande. Il lavoro vede un’orchestrazione per strumenti a fiato con arrangiamenti di alcuni tra i più quotati arrangiatori della scena del Jazz e realizza la voglia di condividere il percorso discografico con altri musicisti che suonano il mio stesso strumento, un insieme appunto di sassofoni, un insieme coeso come la Filarmonica Sabina Foronovana. In “Ensemble” accade, dunque, che un piccolo organico, ben amalgamato dal primo tratto di strada fatto insieme, il Vittorio Cuculo 4et Feat. Gege Munari, si confronti, si integri, con un organismo strumentale più grande.

Da dove nasce l’idea di aggregare delle generazioni diverse in questo viaggio musicale?

Il Vittorio Cuculo 4tet feat. Gegè Munari mette insieme personalità diverse, con approcci strumentali, stili e modi di suonare che nella diversità trovano un punto di equilibrio all’interno del gruppo. Con Enrico Mianulli, al contrabbasso, mio assiduo collaboratore, ci conosciamo e ci frequentiamo musicalmente da un po’ di tempo, e con il suo black sound mainstream apporta precisione, leggerezza al progetto. Danilo Blaiotta, poliedrico pianista, contribuisce, con il suo approccio fresco e moderno, a dare ulteriore spinta al nostro stare insieme, dando un tocco di eleganza e stimolando percorsi ulteriori. E ripensando allo spirito che animava il mio primo CD, Between, ho sentito il bisogno di sviluppare la tematica dell’incontro. Si è fatto, quindi, largo l’idea di un nuovo progetto artistico che mettesse in evidenza l’aspetto comunitario del fare musica, la dimensione del NOI, che in Between era stata indicata come dialogo tra le diverse generazioni, quella di giovani musicisti come me (Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli) con quella della storica colonna del Jazz Gegè Munari.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta Ensemble?

Ensemble” è sicuramente caratterizzato da uno spirito empatico, rappresenta un’idea di incontro tra generazioni di età ed esperienze diverse, generi e stili musicali anch’essi diversi. E’ un lavoro che vuole mettere in risalto la dimensione del NOI: la musica unisce, la musica si fa insieme. E mai come oggi questo è così importante. “Ensemble” è caratterizzato da quello spirito che sempre mi muove quando suono: comunicare, arrivare alle persone, lasciare in chi ascolta il senso di un discorso fatto non con le parole ma con la musica e le note. “Ensemble” è anche l’idea che il senso di appartenenza ad un organismo più grande (in questo caso il Jazz), vada recuperato e rinvigorito, dandogli acqua e linfa, così come si usa fare con una pianta, per farla crescere bella e robusta.

In questo disco abbiamo notato un repertorio piuttosto variegato. In base a quale criterio hai scelto i brani che lo compongono?

La scelta dei brani è stata in realtà abbastanza naturale, seppur comunque pensata e studiata in ogni dettaglio. La presenza di musicisti di grande esperienza come "The Legend" Gegè Munari, di importantissimi arrangiatori come Roberto Spadoni, Mario Corvini, Massimo Valentini e Riccardo Nebbiosi, e dei meravigliosi colleghi e amici Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli, uniti all'Ensemble di sax e alla voce di Lucia Filaci, è stata un’idea vincente, un mix musicale vincente anche nella scelta del repertorio e dei diversi brani da sottoporre all'attenzione del pubblico. Abbiamo operato confrontandoci continuamente, cercando di rendere al meglio e di valorizzare sempre e comunque la musica che suonavamo. I brani che sono stati scelti per il disco sono stati selezionati da quello che è il mio e il nostro gusto musicale, dalla voglia di creare una sonorità particolare con il Quartetto, la voce e la formazione di sassofoni. In fondo anche “Brava” è un classico (un brano portato al successo da Mina) e che la nostra giovane e talentuosa cantante Lucia Filaci affronta con il giusto piglio.

Chiudiamo con uno sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Intanto ho un sogno che mi piacerebbe realizzare: che questo lavoro discografico possa avere un riscontro positivo anche in termini di accoglienza nei festival, nelle sale da concerto o all’aperto, dove poterlo suonare, magari riuscire ad organizzare un piccolo tour. Sulla bontà del progetto, nelle note di copertina, si sono espresse figure capitali del Jazz, Paolo Fresu, Stefano Di Battista e Eugenio Rubei. Aspirazioni da realizzare in un prossimo futuro ci sono e avrei già in mente un’idea da sviluppare per un nuovo progetto, ci devo lavorare in termini di ideazione, ma il seme è già presente.

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