Jazz Agenda

Francesco Cavestri racconta il disco Early 17: il jazz che sposa i linguaggi dell’hip-hop, soul e R&B

Un disco ricco di contaminazioni dove il jazz si sposa con i linguaggi dell’hip-hop, soul e R&B. In questo modo potremmo riassumere l’essenza del disco d’esordio del giovane pianista bolognese Francesco Cavestri intitolato Early 17. Nella line up di questo progetto abbiamo Massimo Tagliata (produzione, synth e flauto traverso) Massimiliano Turone al basso, Roberto “Red” Rossi alla batteria, Fabrizio Poli alle percussioni, Cesare Maria Dalbagno alla voce (solo in un brano), con la partecipazione speciale di Fabrizio Bosso alla tromba (tracce 3,7) e Silvia Donati alla voce (traccia 6). Francesco Cavestri ci ha raccontato come è nata questa avventura.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Early 17 è un invito, rivolto specialmente ai giovani come me, a non ignorare le origini e la fondazione dei generi che più amiamo e ascoltiamo al giorno d’oggi. L’hip-hop, l’r&b, il soul, perfino la musica elettronica, hanno al loro interno profonde influenze e riferimenti alla musica jazz e nel disco volevo comunicare agli ascoltatori queste contaminazioni. Un esempio è Intro / Salute to Dilla, la prima traccia del progetto, che unisce una composizione originale con un tributo a J Dilla, produttore pioniere dell’hip-hop, con un arrangiamento in trio di The Look of Love degli Slum Village, prodotto proprio da J Dilla. Il tributo a MF Doom con un arrangiamento della traccia Figaro prodotta da Madlib è un altro esempio all’interno del disco di riferimento al mondo hip-hop in chiave jazz.

Early 17 è un progetto dall’ampio respiro, con al suo interno diverse atmosfere e sensazioni; Si passa da momenti più ritmati e incalzanti, come FINALLY GOT SOMETHING o Living the Journey / No One Like You a composizioni più evanescenti e rarefatte, come In the Way of Silence o Chick’s Sighting, dove si muove con maestria la tromba di Fabrizio Bosso, o ancora Letter to a Lover, dove trova dimora la dolce voce di Silvia Donati.

Raccontaci la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Il progetto è nato durante il primo lockdown nel 2020, anche se era da un po’ che accarezzavo l’idea di incidere musica che facesse tesoro dei miei vari ascolti e ispirazioni. Già dall’anno prima avevo infatti dato vita a varie idee, registrazioni, bozze di memo vocali e appunti su carta, ma nulla di definito e soprattutto di strutturato. È stato proprio durante la permanenza obbligata in casa che ha cominciato a prendere forma Early 17, partendo dal brano FINALLY GOT SOMETHING (tradotto finalmente ho trovato qualcosa), grido liberatorio che trasmette la gioia di aver finalmente posto il primo mattoncino per la creazione di un intero progetto.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Per me rappresenta sicuramente un flusso che fa tesoro di quelle che sono le mie più grandi ispirazioni e influenze musicali. Non è un caso che la traccia conclusiva dell’album sia proprio intitolata STREAMS, ovvero “flussi”. È un disco in cui, soprattutto nei primi quattro brani, ho voluto riprendere i miei ascolti e ciò da cui più mi sento ispirato quando scrivo; come se nel mio album d’esordio volessi prima di tutto ringraziare chi mi sta più plasmando come musicista. L’ispirazione che raccolgo dai miei punti di riferimento viene poi canalizzata nell’ideazione di brani originali, che compongono la totalità del disco. È proprio questo alternarsi di elementi originali e citazioni uno dei leitmotiv del progetto.

Early 17 è il primo tassello, di cui vado molto fiero, di un percorso che non vedo l’ora di portare avanti e affrontare, facendo tesoro sia dei momenti di ispirazione, quelli positivi, che dei periodi di difficoltà, di mancanza creativa, di rifiuto.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?

Moltissimi, io amo attingere da più generi, e da artisti appartenenti a mondi musicali differenti. Alcuni degli artisti più determinanti nel mio percorso di crescita li ho citati nel disco: da Herbie Hancock a Robert Glasper (entrambi artisti a cui rendo omaggio nella traccia “Living the Journey / No One Like You”), passando per Miles Davis (con il solo piano finale di “In the Way of Silence”) fino a J Dilla con il tributo nel brano “Intro / Salute to Dilla”. Ci sono poi altri artisti le cui influenze sono fortemente riconoscibili nel mio modo di vedere la musica, come ad esempio Bill Evans, Kaytranada, Frank Ocean, Tyler the Creator, Kendrick Lamar.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi, quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Nel recente futuro spero di poter presentare il mio disco dal vivo in più posti possibile, la musica live sta ripartendo e io non potrei essere più contento. Ho già avuto l’onore di fare due serate di presentazione al Bravo Caffè di Bologna accompagnato da Fabrizio Bosso alla tromba e mi sono reso conto di quanto sia gratificante presentare i propri progetti dal vivo. Il viaggio di Early 17 è appena iniziato, mi piacerebbe molto portarlo a Roma, Milano, Torino..
Per quanto riguarda il lungo termine, non mi pongo limiti. Quello che amo ascoltare è anche quello che amo suonare, di conseguenza vedo nitida la possibilità di affrontare progetti che tocchino ancor più da vicino il mondo della musica elettronica, dell’hip-hop, dell’r&b, mantenendo sempre come fulcro creativo il jazz. D’altronde, il jazz stesso è stato sempre un genere in continua evoluzione, perché fermarsi proprio ora?

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Ho alcuni progetti in mente con giovani musicisti. L’esperienza di studio al Berklee College of Music di Boston mi ha portato a conoscere molti giovani artisti interessanti e non escludo la possibilità di avviare delle collaborazioni con alcuni di loro. Continuerò anche il sodalizio con la cantante Roberta Gentile, con cui ho già inciso un brano; abbiamo anche avuto l’occasione di esibirci insieme in concerto e vedo in lei un fuoco creativo con cui dare vita a bellissimi progetti. Anche la collaborazione con Fabrizio Bosso è stata per me fondamentale, sia nella produzione dei brani insieme che nei live in cui è salito con me sul palco, spero di approfondirla ulteriormente; ogni volta che lo incontro è una scuola, un costante stimolo a crescere come musicista.  Tornerò in studio molto presto, con tante idee e la promessa di portare sempre qualcosa di originale, inedito, nuovo.

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