Tape Songs, il disco d’esordio di Dario Troisi nasce dalla passione per il nastro
- Scritto da Carlo Cammarella
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Pubblicato da Filibusta Records, Tape Songs è l’album d’esordio del pianista Dario Troisi. Un album che nasce dalla passione per il nastro, partendo dal sound tipico degli anni ’50 e ’60 che rappresenta le sue radici musicali. Insieme a lui hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto Giuseppe Talone al contrabbasso e Massimiliano De Lucia alla batteria. Ecco il racconto di Dario Troisi a Jazz Agenda.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Il disco nasce dall’idea di recupero di materiale musicale da me composto negli anni, e tradurlo in un progetto discografico. Tape songs che letteralmente tradotto significa “canzoni a nastro” sta ad indicare la passione per un tipo di tecnica di registrazione utilizzata negli anni ’50 e ’60. Proprio per questo l’intento è quello di partire dal sound di quegli anni per poter sviluppare un’idea personale.
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Come spesso succede nella musica jazz, ci si trova a suonare in contesti lavorativi senza necessariamente conoscersi, senti subito se un musicista è affine al tuo linguaggio. In questo modo ho scelto i due componenti che formano la ritmica di questo disco. Giuseppe Talone al contrabbasso e Massimiliano De Lucia alla batteria. Le prime esibizioni sono state fatte in alcuni locali romani e da lí è nata l’idea di incidere un disco.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?
Come detto in precedenza per me questo disco rappresenta l’organizzazione di materiale composto negli anni. Anni in cui si sono alternati periodi in cui questa musica veniva suonata meno a periodi in cui, invece, veniva utilizzata continuamente per essere modificata ogni volta fino a trovare quella che per me è considerata una giusta linea.
Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?
Per quanto riguarda l’aspetto compositivo autori come Paul Bley e Thelonious Monk hanno influito molto. Per quanto riguarda l’idea di suono che volevo ottenere sicuramente lo sguardo è rivolto verso quei musicisti degli anni ’50 e ’60 che più mi hanno influenzato (ne dico alcuni poiché sarebbe impossibile nominarli tutti): Bill Evans, Winton Kelly, Red Garland, Kenny Barron, Bill Charlap, Bud Powell, Bobby Timmons, Tommy Flanagan, Hampton Hawes, Cedar Walton.
Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
Non so, mi piace pensare di mantenere questo sound e cercare di evolverlo e svilupparlo nel tempo cercando nuovi stimoli attraverso generi che conosco meno.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Per ora stiamo organizzando dei concerti di presentazione ma ancora niente di definitivo.