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Lasciami cadere, l’ultimo singolo di Lisa Manara: “Un sospiro ingombrante in una stanza vuota”

Si intitola Lasciami cadere l’ultimo singolo di Lisa Manara uscito il 5 maggio su tutte le piattaforme digitali. Un brano personale e autobiografico che racconta le sensazioni di un periodo di vita e che rievoca il rapporto ambivalente con il padre, figura che rappresenta l’incontro con il mondo esterno e allo stesso tempo un ponte tra la famiglia e la società. Protagonista di questo brano è il pianoforte, strumento centrale che fa da contrappunto a una voce ricca di sfumature e che accompagna in modo delicato le parole del testo. Parliamo infatti di un brano intimo, evocativo che visto l’utilizzo minimale degli strumenti mantiene la sua essenza originale. Ecco il racconto dell’autrice.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del singolo: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

“Lasciami cadere” è un sospiro ingombrante in una stanza vuota, un grido incastrato tra i stomaco e gola, un foglietto che nascondi in un libro in modo che venga poi letto, un film di cui non hai visto l’inizio. Ho scritto questo brano ad acquerello perché non avesse contorni definiti ma prendesse la forma dei pensieri di chi lo ascolta.

Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Lisa Manara è un percorso, un’evoluzione continua di certezze da sgretolare man mano e ricrearne delle nuove, un addensato di tutto ciò che, come una valigia, mi porto dietro. Dagli ascolti della musica classica, ai nostalgici canti capoverdiani, alla passione per la visceralità del blues, alla melodia della canzone italiana; ma la musica non è fatta di generi, è fatta soprattutto di vita con le sue gioie e sofferenze che si rincorrono.
“Lasciami cadere” l’ho scritto quasi tre anni fa ma ancora non era il momento giusto per portarlo alla luce. Come tutti i brani finora scritti è nato mentre ero seduta a un pianoforte, la melodia che esce libera dalla mia bocca e le parole che giorno dopo giorno si fanno più nitide, scritte su qualche foglietto di carta o tra le note del telefono. In quel periodo mi è stato vicino il batterista Youssef Ait Bouazza che mi ha aiutata nel definire la struttura del brano e nella ricerca dei suoni che più si accostassero alla mia personalità artistica. È stato un lavoro di avvicinamento a me stessa, trovare la mia dimensione naturale per essere più sincera possibile.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
“Lasciami cadere” rappresenta un brano iniziatico, un lasciarsi andare verso il nuovo e allo stesso tempo un “eterno ritorno”, una chiusura e apertura di un cerchio, non soltanto perché è la prima release di un brano scritto da me ma perché richiama due temi che ritornano nella mia vita: da una parte parlando del rapporto con il padre, che rappresenta una figura precipua per la crescita di una bambina e poi c’è anche il pianoforte, lo strumento con cui ho incontrato la musica all’età di 4 anni, e con cui tuttora compongo i miei brani. Quindi è stato come riappacificarmi con ciò che mi ha forgiata artisticamente e personalmente per farne poi una nuova partenza.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?
I miei riferimenti artistici sono moltissimi e cambiano continuamente. La mia prima musa ispiratrice fu Janis Joplin che mi folgorò con questa emotività travolgente; nel tempo ho avuto diversi innamoramenti musicali da Nina Simone, a Cesaria Evora, Fatoumata Diawara, Lhasa De Sela, HER per poi arrivare al cantautori italiani come Elisa, Dalla, Battiato. Mi piace curiosare e lasciarmi ispirare da giovani cantautori come Emma Nolde, Rares, Venerus e tanti altri che mi fanno vibrare le corde giuste.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
La Lisa del futuro deve vivere tanto per raccontare altrettanto. Dietro all’artista ci deve sempre essere l’umano, le sue esperienze e non una fabbrica di canzoni. Perciò quello che mi aspetto è che il percorso di scrittura e composizione si affini e arricchisca sempre di più. Mi piacerebbe portare sul palco la mia verità senza la presunzione di farmi ascoltare da tutti ma che qualcuno si insinui tra le parole e note dei mie brani per stare bene.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Quest’estate sarò farò tappa in diversi Festival in tutta Italia cui proporrò un progetto live a cui sono molto affezionata “L’Urlo dell’Africanità” e poi chissà dove mi porterà questa nuova avventura. Sicuramente dopo l’estate arriveranno altri brani e poi album o Ep. Mi piacerebbe portare la mia musica anche dal vivo magari aprendo qualche concerto ad artisti che stimo.

 

 

 

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