Joe Barbieri rilegge Felicità, il celebre brano di Al Bano e Romina Power
- Scritto da Carlo Cammarella
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E’ un grande momento per Joe Barbieri che festeggia adesso trent’anni di carriera con un tour che lo vedrà protagonista. L’ultimo singolo pubblicato dal cantante e cantautore napoletano è Felicità, il celebre brano portato alla ribalta nel 1982 da Al Bano e Romina Power. Un grande successo, dunque, di matrice pop che ha fatto cantare tante piazze e che inevitabilmente è stato riletto con eleganza e originalità. Ne abbiamo parlato a tu per tu con Joe Barbieri in persona.
Una domanda per rompere subito il ghiaccio. Felicità è un singolo di successo di Albano e Romina Power. Perché la scelta di approcciarsi a un brano del genere?
È un gioco, uno scherzo. L’ho suonata in tv alcune settimane fa e mi sono divertito, e poiché questo è un momento libero, di gioia, se consideri che sto festeggiando 30 anni di carriera, ho voluto registrarla per regalarla alla gente.
Parliamo senza dubbio di un brano di successo cantato da tutti gli italiani e famosissimo anche all’estero al quale hai dato un’impronta di natura jazzistica. Ci vuoi raccontare come ci hai lavorato?
Come al solito tutto parte dalla chitarra, dall’approccio più istintivo che posso avere nel suonare un qualunque brano... l’ho suonato ed è arrivato nella versione che potete ascoltare, incluso il riff iniziale. Il vestito finale è stato l’insieme di questa traccia unita al contributo di Pino Perris (grande arrangiatore e musicista) che ha poi aggiunto il resto.
Spesso in Italia si tende a ragionare per compartimenti stagni, dividendo i generi. Noi comunque pensiamo che jazz, pop e anche altri linguaggi possano coesistere. Tu sei d’accordo?
Beh si, io ne sono la dimostrazione lampante: non sono un jazzista, e lo chiarisco sempre. Ma ho sempre amato il jazz e ho cercato di trasferirne l’anima in molte delle mie canzoni. Diversi puristi del jazz, come Stefano Bollani o Paolo Fresu, si sono trovati “a casa” con la mia musica, riuscendo ad entrare in questa “intercapedine” che io propongo, senza difficoltà.
Ci vuoi raccontare brevemente il tuo percorso artistico e musicale? Ti senti più vicino al pop, al jazz oppure diciamo che c’è una coesistenza di entrambe le cose?
Come ho appena detto è una coesistenza. Tra questi due mondi, ed un terzo… quello della musica popolare. Talvolta predomina uno, talvolta l’altro. Il percorso, del resto, è iniziato con Pino Daniele che è stato il mio produttore, anche lui sempre sul confine tra questi universi.
Sta per cominciare il tuo tour dal titolo ’30 anni suonati’. Che traguardi pensi di aver raggiunto e quali vorresti ancora raggiungere?
Un traguardo che mi fa felice aver raggiunto nel tempo è quello di esser riuscito a fare la musica migliore di cui sono capace senza compromessi. Sono libero – essendo anche un discografico indipendente – e il tempo mi ha messo nella condizione di poter fare le mie scelte, anche azzardate, fino in fondo.
Qualche domanda di carattere generale che ci incuriosisce. Napoli, una città dalla grande scuola e ricca tradizione. Quanto ritroviamo nella tua musica di questa città?
Beh, credo davvero molto. Quando sei napoletano puoi anche non ostentarlo ma certi tratti emergeranno ugualmente. Con la musica è ancora, se possibile, più evidente. Ed io ne sono orgoglioso: il senso melodico-armonico e ritmico, ma anche la dolenza o l’arguzia di certi testi sono per me un faro, al quale cerco di guardare sempre.
Parlando invece di jazz che situazione stiamo vivendo secondo te nel nostro paese in questo periodo?
A me pare che stiamo attraversando una stagione solida, con molti musicisti giovani promettenti e tanti grandi artisti che rinnovano ed esprimono ogni giorno un movimento vivace e creativo. I festival non mancano e, nonostante le complessità di varia natura che devono affrontare, riescono a portare all’attenzione del pubblico molti tra questi artisti meravigliosi.
E per quanto riguarda il pubblico italiano, invece, da cosa pensi che sia maggiormente attratto a livello musicale?
Dalle parole. È sempre stato così. I testi sono stati sempre il collante per rimanere nell’immaginario della gente. Ma anche la melodia… una melodia efficace è un passepartout, un grimaldello che consente di arrivare fino al punto più profondo della sensibilità del pubblico.
Un’ultima domanda prima di lasciarci. Hai in cantiere qualcosa di nuovo di cui ci vuoi parlare?
Sto scrivendo nuova musica, sia canzoni che temi strumentali pensati per il grande schermo.
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