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Kimeia e il disco Words for Freedom: “Standard jazz che parlano di diritti civili” In evidenza

Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label, Words for Freedom è l’album d’esordio dei Kimeia. Un disco dalle sonorità moderne con una voce capace di reinterpretare alcuni standard jazz attraverso arrangiamenti originali e accattivanti che strizzano l’occhio al soul, al pop, al funky. La band è formata dalla cantante Alessia Marcassoli, Marco Scotti al sax alto, Marco Gotti al sax tenore, Chiara Arnoldi al basso elettrico, Alex Crocetta al pianoforte acustico ed elettrico e Lorenzo Beltrami alla batteria, percussioni ed elettronica. Ecco il racconto di questa nuova avventura.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Words for Freedom sostanzialmente è un disco di standard jazz dai testi con un significato importante, che parlano di diritti civili, uguaglianza, libertà. E’ un lavoro organico, dove si è cercato di concentrare il nostro modo di pensare la musica e al contempo, di dare un significato forte a quello che stavamo facendo, ossia di mandare un messaggio chiaro e forte: se non ci sono questi principi fondamentali, non possiamo parlare di società evoluta. E abbiamo sentito il bisogno di usare l’arte a noi più consona, la musica, per sottolinearlo.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

L’idea nasce circa a settembre del 2019 per portare un progetto di spessore ad una rassegna jazz di Bergamo. Purtroppo, il 2020 ha visto un Paese, soprattutto la nostra Provincia, chiudersi a causa di una pandemia, ed il progetto è stato ascoltato per la prima volta dal pubblico solo ad ottobre 2020, in un momento particolarmente significativo per noi e per il pubblico, che ritornava a vivere momenti di socialità e condivisione. Lo spettacolo, che comprende anche alcuni racconti legati ai brani e una poesia, è stato rappresentato altre volte, fino a che, nel 2022, nasce l’idea di registrare un disco.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Per noi, Words for Freedom è l’album di esordio e rappresenta l’inizio di un percorso in cui ciascuno ha potuto portare il proprio bagaglio di studi, conoscenze e gusto musicale, e condividerlo con gli altri. È un lavoro in cui abbiamo sperimentato a pieno il nostro concetto di produrre musica, ovvero un processo di creazione e interazione continua tra tutti i componenti dell’ensemble, che ci ha portato a esprimerci liberamente, non dimenticandoci mai di ascoltare gli altri. Tutto ciò che si percepisce ascoltando l’album deriva proprio da questa condivisione: le armonie jazz e soul, il suono delle percussioni africane e i loop ritmici della musica elettronica.  Words for Freedom è un punto di partenza, perché è il primo album che nasce dai nostri concerti live, composto da una nostra, personale e contemporanea reinterpretazione dei brani della tradizione jazz.

Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

Qui il discorso si farebbe davvero molto lungo, troppo (ridono). Siamo sei musicisti con l’amore per il jazz e questo è un dato di fatto. Ma ognuno di noi ha un’attenzione personale per diversi generi, a confermare l’eterogeneità della formazione. Rock con la R maiuscola, il prog, il funky, il soul, ed anche il pop, la musica mediterranea, quella contemporanea… Così capisci che potremmo fare davvero tanti nomi e potremmo fare mattina perdendoci in un mare di… note!

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

La nostra musica si contraddistingue per la contaminazione continua, diversi generi che si intersecano nel processo creativo; pertanto, crediamo che il nostro lavoro possa subire una riscrittura continua, una sorta di “evoluzione naturale”. Guardando agli albori del progetto, questo è già successo durante le esperienze live, in studio, in sala prove; ogni ripetizione ha arricchito e modificato nel tempo ogni brano fino ad ottenere quello che tutti possono sentire nell’LP appena pubblicato. Di certo, in futuro, continueremo a guardarci intorno ad attingere dalla “voce del mondo” senza perdere di vista il leit motiv del nostro progetto: portare un messaggio di uguaglianza e pace tra le persone.

Siamo partiti dal fare nostri alcuni brani della tradizione afroamericana creando nuovi arrangiamenti, progressioni di accordi, aggiungendo effetti, cori e modificando le strutture, ma la pazza idea è quella di creare nuova musica insieme, scrivere da zero melodie e testi pescando dalla nostra esperienza, ma soprattutto dalla sensibilità di ognuno di noi per certe tematiche ed argomenti.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Ovviamente i concerti stanno arrivando, ma vogliamo anche scegliere le situazioni dove rappresentare questi brani e dare un ulteriore senso alla musica che suoniamo ed alle parole che cantiamo. Si, abbiamo già nuove idee che rimbalzano per le nostre teste, quali brani scegliere di suonare e arrangiare, ma anche se proseguire con il concetto sviluppato in questo disco oppure no, o ancora: magari partire da zero, come già detto. Quello che vorremmo ora è che l’ascoltatore si concentrasse su questo lavoro e sulle parole che questi artisti hanno pubblicato prima di noi per trattare argomenti delicati che ancora oggi hanno necessità di essere raccontati. Tutto qui.

 

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