Caterina Palazzi presenta Sudoku Killer alla Casa del Jazz
- Scritto da Carlo Cammarella
- Stampa
- 0
- Galleria immagini
Caterina Palazzi è sicuramente una musicista che si sta rivelando uno dei talenti emergenti del panorama jazzistico italiano. Contrabbassista romana, amante del Jazz, ma anche del rock, ama far confluire nella sua musica molteplici influenze che derivano da un back ground sicuramente ricco e aperto alla sperimentazione. Qualche giorno fa Caterina ha presentato in via ufficiale il suo nuovo lavoro, Sudoku Killer, alla Casa del Jazz (un concerto che a quanto pare è stato molto gradito dal pubblico) e noi, che non neghiamo di essere rimasti davvero incuriositi, l’abbiamo raggiunta per farci raccontare la filosofia che si nasconde dietro un progetto tanto interessante quanto sperimentale.
Caterina, quanto c’è del tuo background in questo nuovo CD, mi riferisco alle diverse sonorità a cui hai attinto?
“Di base questo è un Cd che possiamo definire di Jazz, anche se contaminato da altre sonorità. Io sono partita dal rock di Jimi Hendrix, dei Rolling Stones, dei Red Hot Chili Peppers e anche dei Nirvana. E’ stata la mia passione fino ai 20 anni, poi c’è stata una fase jazzistica e adesso sto mescolando le influenze per scrivere una musica che definisco “la mia”. Ovviamente non può essere un lavoro che riprende le musiche degli anni ‘40 perché, essendo una musica composta da me, è normale che vengano altre influenze. Io, infatti, sono appassionata di rock, anche di musica elettronica e il disco è così contaminato proprio perché volevo seguire un mio percorso. Quindi, ho fatto inconsciamente leva su tutto quello che ho ascoltato in questi anni.”
Il titolo di questo lavoro “Sudoku killer” cosa rappresenta?
“Sudoku killer è un gioco matematico, una variante di quello normale, diciamo un Sudoku assassino perché è un gioco davvero “scervellotico”. Quindi, ho scelto questo titolo, primo perché sono appassionata dei giochetti di logica e, visto che la sera ne faccio tanti, è un cosa che rispecchia una parte della mia personalità. Secondo, ho deciso di usare questo nome perché i miei pezzi sono storie che apparentemente non sono collegate, ma che hanno un filo conduttore ben preciso. Il Sudoku, infatti, è un incrocio di numeri che messi insieme hanno uno a loro logica, quindi Sudoku Killer è un parallelismo fra logica e numeri che danno una coerenza a questo prodotto e alle canzoni che lo compongono.”
E questi titoli così inquietanti?
“Sicuramente sono appassionata di cinema e ho attinto ampiamente da questa tradizione. E poi il disco ha sonorità cupe, tutti minori, con i titoli collegati ad un’atmosfera che si avvicina al noir, ma con una buona dose di ironia.”
Quindi, quali sono gli scenari che dipingete attraverso la vostra musica?
“Principalmente partiamo dai film, anche dai libri, e poi sicuramente da stati d’animo della mia vita. Un titolo, per esempio, è Berlino Est ed è nato perché, quando sono stata a Berlino per la prima volta, ho avuto delle sensazioni che ho trasformato in musica senza sapere che erano collegate a quella visione. Ispirazioni, libri, cinema, atmosfere, qualunque cosa mi colpisca esce fuori attraverso un brano musicale.”
In alcune tue dichiarazioni hai affermato che suoni con spirito Punk, vuoi commentare questa frase?
“Il discorso è… Va bene che tutti siamo musicisti di professione, con massima serietà, però il jazz forse si prende troppo sul serio. A me, invece, piace sdrammatizzare, fare dell’ironia su quello che si fa, suonare con grinta anche se può essere che sbagli una nota. Anche se faccio due accordi, ci metto grinta e il messaggio arriva comunque.”
Può essere una nuova frontiera del Jazz il fatto di utilizzare nuove sonorità, come le chitarre distorte che richiamano anche la musica psichedelica?
“In realtà quello che noto nel jazz italiano, dal quale mi discosto, è che è un po’ influenzato dal jazz moderno americano, senza ritmiche rock e con un uso limitato degli effetti. Per esempio le chitarre elettriche sono poco sfruttate perché chiaramente il piano acustico è migliore di una chitarra acustica. Io, invece, mi sento vicina al jazz nord europeo che va verso una direzione molto interessante, senza tempi dispari o armonie molto complicate. Infatti, sono più melodica e gioco sul suono più che sul fatto di complicare un pezzo. Meglio due note con un suono pazzesco che con mille accordi come faceva John Coltrane.”
E questa sperimentazione è venuta fuori da sé? Quanto sono stati importanti i componenti del tuo gruppo?
“Loro sono fondamentali nel suono del disco. In realtà è già da tre anni che esiste questo gruppo, abbiamo iniziato con un’impronta jazz e, a furia di studiare insieme siamo cresciuti e abbiamo capito che suonare gli standard ci andava stretto. Avevo l’esigenza di fare un mio suono e per questo ho cominciato a proporre cose mie, loro mi hanno seguito, erano sulla mia lunghezza d’onda, forse prima più guidata, mentre adesso hanno chiaro quello che voglio. Adesso il gruppo è ben rodato. Inoltre a me piace fare delle piccole Suite, con molte variazioni, mi diverto a scrivere e, secondo me, è molto importante che un tema abbia la sua logica.”
Continuerete con questo progetto o è soltanto una parentesi?
“Certo, io sono determinata a portare avanti questo progetto, mi sembra che il pubblico sia entusiasta e vedere che cento persone sono rimaste senza biglietto alla Casa del Jazz, non può che farmi piacere. Abbiamo girato in Italia, continueremo a farlo e questo progetto lo continuo, cascasse il mondo! E’ un percorso difficile e originale, ma per adesso siamo stati ripagati ampiamente. Chiaramente continuerò con gli stessi componenti, ma non posso garantire per il futuro, a volte i percorsi di dividono.”
Un ultima domanda, quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Dopo questa presentazione ufficiale alla Casa del Jazz, anche se in realtà il Cd uscito a febbraio, a fine novembre saremo in Veneto, a fine dicembre in Lombardia e Liguria. Una settimana al mese di tour in Nord Italia, l’idea è questa. Inoltre abbiamo proposto due pezzi nuovi alla Casa del jazz e sono piaciuti anche più di quelli vecchi. Certo, per quanto riguarda un secondo CD, ora ti dico che mi sto godendo il primo e non ho fretta. L’obiettivo è quello di suonare il più possibile per promuovere al meglio questo lavoro.”
Articoli correlati (da tag)
- Francesco Cavestri presenta il disco Early 17 alla Casa del Jazz
- Kodex presenta Breakdown alla Casa del Jazz: “Un laboratorio costante per musica senza confini”
- Caterina Palazzi "Sudoku Killer" presenta il disco Asperger presso il Klang
- Marco Acquarelli presenta il disco Drops alla Casa del Jazz
- Lucrezio de Seta presenta Brubeck Was Right alla Casa del Jazz
Galleria immagini
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
-
Click to open image! Click to open image!
https://www.jazzagenda.it/interviste/item/38-caterina-palazzi-presenta-sudoku-killer-alla-casa-del-jazz#sigProId9f8e76c24e