Jazz Agenda

Sebastian Marino racconta il suo “Incipit”

Sebastian Marino, pianista e compositore, talento emergente del panorama italiano, che si muove in una linea di confine tra jazz, pop ed etno music. Nel suo album d’esordio “Incipit” – uscito la scorsa estate con l’etichetta Indaco Record – le sue composizioni originali con cui si presenta sulla scena discografica italiana insieme ad alcuni ospiti di rilievo internazionale, tra cui Jim Porto e Israel Varela. Sebastian in persona ci ha raccontato il suo percorso musicale.

Sebastian, con “Incipit” hai esordito sul mercato discografico italiano: qual è il percorso che ti ha fatto arrivare a questo momento?

“Questo momento è arrivato in maniera naturale: tutto quello che ho studiato, ascoltato, suonato da quando ero bambino mi ha portato ad “Incipit”. Durante il mese di Luglio del 2012, tra un concerto e l’altro nell’ambito della tournée italiana con Marcello Cirillo, ho deciso concretamente che avrei registrato questo disco e dopo poche settimane sono entrato in studio.”

Tu non vieni da una formazione e da un background professionale strettamente jazz: qual è lo stile nel quale hai cristallizzato la tua creatività, in questo album?

“Ho cercato di fare una sintesi tra il senso melodico tipico della musica classica e del pop e le ritmiche del jazz, con sprazzi di musica brasiliana ed argentina. I brani che ho selezionato per questo album sono caratterizzati da melodie cantabili, quasi “orecchiabili”,  ed armonie e ritmiche molto fruibili: mi piace l’idea che “Incipit” possa essere capito ed apprezzato non solo dagli addetti ai lavori o dai tradizionali appassionati del genere.”

Sappiamo che al Festival Internazionale del jazz di La Spezia hai ricevuto il premio come “miglior nuovo talento”…

“Esatto. Nel 2011 ho partecipato al contest internazionale “Tiberio Nicola Award” con il mio trio dell’epoca e ci siamo classificati secondi: in quell’occasione ho vinto il premio come “Miglior nuovo talento”. E’ stata una bella esperienza per me, soprattutto perché era una delle prime performance da band leader in ambito jazzistico.”

Nel tuo curriculum per il jazz e la word music troviamo musicisti come Kamal Musallam, Israel Varela, Alfredo Paixao, Eddy Palermo, Marco Siniscalco e tanti altri, mentre per il pop nomi come Riccardo Fogli, Gianni Mazza,  Annalisa Minetti. Come ti sei approcciato a questi ambiti così differenti plasmando poi una tua personalità musicale?

“Per me la musica è sempre stata una sola, ci sono solo differenti linguaggi. E’ come imparare una nuova lingua: dopo aver appreso i “vocaboli”, bisogna esprimere i concetti che si hanno dentro, facendoli capire a chi ascolta. La personalità di un musicista dovrebbe essere al di sopra del linguaggio che sceglie di usare per esprimere se stesso.”

In “Incipit” sei leader di una formazione acustica costituita da pianoforte, contrabbasso, batteria, chitarra classica, fisarmonica, tre voci e quartetto d’archi.  Che tipo di impostazione hai adottato per l’arrangiamento dei tuoi brani?

“Innanzitutto ho scelto di usare l’organico a mia disposizione in maniera differente nei vari brani, per creare dei piani sonori adatti alle composizioni. Alla base di tutto c’è il trio: per me è la colonna portante sul quale edifico la mia musica. Gli archi hanno suonato quasi sempre con il trio, rinforzando l’armonia e colorando il tutto. Le voci, la fisarmonica e la chitarra infine, hanno dato un enorme valore aggiunto nei brani in cui hanno preso parte, esponendo i temi o improvvisando.”

Tra i musicisti troviamo alcuni noti nella scena internazionale. Come è nata la tua collaborazione con loro e che tipo di sinergia si è creata lavorando ai brani?

“La collaborazione, con la maggior parte di loro, nasce da una bella amicizia oppure, come nel caso di Max Rosati, nasce in fase di realizzazione dell’album, in maniera tanto inaspettata quanto gradita, dando vita ad una bella amicizia. Le partecipazioni di Israel Varela, Paola Repele, Denis Negroponte e Jim Porto, con cui tra l’altro ho composto “21 Gennaio”, hanno arricchito notevolmente la mia musica: hanno messo a disposizione la loro arte, regalandomi emozioni. Un’esperienza davvero fantastica!”

I tuoi live sono davvero pieni di passione e di energia, e si evince un ottimo rapporto con il tuo trio…

“Per me il live è tutto, è il momento magico in cui entri in contatto profondo ed intimo con i musicisti e con il pubblico: non puoi risparmiarti. Come dicevo, il trio per me è alla base di tutto, racchiude tutti gli elementi caratterizzanti della musica e permette di esprimersi e sperimentare liberamente; al tempo stesso, prevede una grande unione ed un rapporto di fiducia reciproco tra i musicisti, senza il quale la magia non c’è.”

Tra i tuoi brani ce ne è uno senza partitura, “Psicoanalisi”…

“Già. “Psicoanalisi” nasce dall’idea di fare un viaggio all’interno della mente umana, andando a scavare negli angoli più nascosti che racchiudono gli aspetti più inconsueti della personalità di ognuno di noi. Non può esserci partitura in tutto ciò, ogni volta si parte da un punto diverso per giungere a conclusioni diverse.”

Vi sono già dei rumors inerenti ad un tuo secondo album…

“Ci sono già molte idee che “bollono in pentola”, probabilmente in questa occasione cercherò di trovare un punto di contatto tra la musica italiana, la musica etnica ed il jazz. Nulla di nuovo, ma lo farò, come sempre, a modo mio!”

Ti facciamo i nostri migliori auguri, dunque, per questo tuo primo album e per tutti i prossimi live!

 

F. G.

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