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Stories Yet To Tell: Giorgia Barosso racconta il suo ultimo progetto

Si intitola Stories Yet to Tell ed è l’ultimo disco che porta la firma di Giorgia Barosso, musicista versatile e vocalist d’eccezione che con questo nuovo progetto è riuscita a costruire un ponte tra vecchio e nuovo. Un confronto, dunque, con alcune storie e musiche del passato che sicuramente sono ancora degne di essere raccontate e rivisitate. Giorgia in persona ci ha raccontato questa nuova avventura.

Giorgia, il tuo ultimo progetto prende il nome di “Stories Yet to Tell”. Vorrei partire proprio da questo titolo, che mi è sembrato molto incisivo, per chiederti quale è la situazione attuale del jazz in Italia…

“Stories yet to tell, ovvero “Storie ancora da raccontare” è un titolo che esprime la voglia e il desiderio di “raccontare” in modo del tutto personale ciò che è stato già raccontato numerose volte nella musica jazz, affiancando questa narrazione con “nuove storie” inedite e mai conosciute, ed è proprio questo concetto di partenza che mi permette di affermare che nel jazz italiano c’è ancora molto da dire. Il jazz, come tutta la musica, si modella e si evolve spontaneamente seguendo i cambiamenti culturali e sociali, spingendo gli artisti ad una continua ricerca verso il nuovo; questo dovrebbe essere, a mio parere, il senso di fare musica. Ricercare sonorità nuove, pur non disdegnando e abbandonando il passato, sperimentare le proprie idee, è ciò che dovrebbe fare chi si mette “al servizio” della musica. Nell’odierno scenario jazz italiano percepisco molto questa esigenza e lo testimoniano i numerosi progetti di colleghi musicisti che stanno “inventando” modi nuovi per proporre il jazz all’ascoltatore finale. Il jazz ha la necessità innata di rinnovarsi, ed è proprio grazie a questo continuo cambiamento che possiamo percepirlo più vivo che mai.”

 

In questo disco ci sono molti standard jazz arrangiati in maniera personale, affiancati ad alcuni brani inediti. Quale è stato il tuo approccio verso alcuni brani che forse rappresentano uno spaccato di storia?

“Stories Yet To Tell”, come già accennato, racchiude il vecchio e il nuovo, sia nelle sonorità che ritroviamo al suo interno, sia negli arrangiamenti e nelle interpretazioni dei classici del jazz che vengono proposti; tutti i brani sono stati interamente arrangiati dal pianista Mario Zara che ha saputo leggere in me la voglia di avvicinarmi agli standards con una vena interpretativa nuova: “i colori interpretativi di Giorgia Barosso compongono un fluido transito di energie e disincanti, atmosfere soffuse e sonorità antiche e suggestive che sfiorano la parte più gentile e profonda dell’animo, disponendo ad uno stato di espansione in serena affettività e gentile “mistero”. Ciò che suscita maggiore riflessione è l’assenza di contrapposizioni stilistiche e di ricerca esasperata di eleganza accademica.” è ciò che scrive Fabrizio Ciccarelli nella sua recente recensione di Stories Yet To Tell.”

 

Ed è vero allora che vecchio e nuovo possono ancora coesistere in questo periodo?

“Assolutamente si; è necessario a mio parere che vecchio e nuovo continuino a coesistere, senza prevaricarsi ma trovando un giusto equilibrio, ed è ciò che ho cercato di esprimere con passione e determinatezza in questo mio ultimo album, anche grazie al supporto e alle capacità dei grandi musicisti che sono al mio fianco: Fabrizio Bosso alla tromba, Riccardo Bianchi alle chitarre, Mario Zara al pianoforte & rhodes, Marco Antonio Ricci al contrabbasso e Michele Salgarello alla batteria. Il loro modo di raccontarsi attraverso le loro note, le loro energie e il loro senso innovativo di fare musica, mi hanno permesso di avvicinarmi a melodie meravigliose e conosciute della musica jazz senza preconcetti, accettando la difficile sfida interpretativa di “stravolgere” i colori e i mood dei brani conosciutissimi per proporli in una veste nuova, moderna e onirica; ne è un esempio la versione di “Oh lady be good”, nella quale la velocità esecutiva della versione originale viene capovolta in un arrangiamento dilatato e molto ammorbidito, in cui la ritmica sostiene ed abbraccia caldamente la melodia cantata.”

Parlando, invece, delle composizioni che portano la tua firma e soprattutto della title track di questo disco. Quali sono le storie che volevi raccontare attraverso la tua musica?

“Gli originals di “Stories Yet To Tell” nascono da un approccio che può definirsi introspettivo, un desiderio di raccontare me stessa attraverso la mia vocalità fino ad arrivare alle differenti colorazioni emozionali dell’anima, al più profondo Io. La parte musicale degli inediti è nata dalla collaborazione con Mario Zara, ad eccezione di “I” soltanto di Zara, mentre le lyrics sono state interamente scritte da me. Come dicevo prima, le mie storie ancora da raccontare vogliono mettere a nudo le sfaccettature di un’anima che ha il desiderio di mostrarsi, fino ad arrivare a svelare la propria essenza, talvolta romantica come in “Stories Yet To Tell”, talvolta solare e spensierata come in “Shadow of Sound”, ma allo stesso tempo anche introspettiva e noir come si percepisce in “Crystal Glow” e di forte spiritualità in “I”. Mi piace spesso affermare che “la musica è il linguaggio universale dell’anima”, ed è proprio a questa frase che ho rivolto il mio sguardo quando ho pensato di ”raccontarmi” attraverso la mia musica.”

Oltre ad essere una musicista conduci anche un programma radio in cui si parla di jazz a 360 gradi. Vuoi raccontare ai nostri lettori come sei passata dalla musica, per così dire, cantata a suonata a quella raccontata a parole?

“All One Jazz è un programma che ho ideato circa due anni fa all’interno del palinsesto di Web Radio Vertigo One, ed è nato quasi per gioco; in questo progetto mi sono semplicemente proposta e “inventata” speaker per dare uno spazio in più alla musica jazz italiana. Il programma va in onda tutti i martedì dalle 21 alle 23 su http://www.radiovertigo1.com e soltanto da quest’anno si è guadagnato due ore di diretta, visto il successo che ha riscosso la trasmissione lo scorso anno. La mia filosofia nel curare la direzione artistica di All One Jazz è stata incentrata fin dall’inizio sul proporre agli ascoltatori esclusivamente musica jazz di artisti italiani, anziché artisti indubbiamente importanti e d’oltreoceano che hanno rappresentato la storia della musica afroamericana. Da questa idea si è creato un bellissimo scambio con tanti colleghi musicisti che ormai riconoscono il programma come un punto di riferimento per promuovere e presentare la loro musica, così come le maggiori label italiane che collaborano assiduamente con la trasmissione facendo pervenire costantemente le loro ultime uscite discografiche. La musica per così dire “parlata” non è poi così distante dalla musica cantata/suonata; il senso finale resta quello di emozionare e incuriosire chi ascolta, proponendo stili e sonorità diverse fra loro ed guidando gli ascoltatori a puntare la loro attenzione su artisti che presentano progetti particolari.”

Visto il periodo certamente non felice per la cultura e per la musica cosa consiglieresti ad un giovane musicista che nella vita vuole fare soprattutto jazz?

“Sicuramente ci troviamo in un periodo difficile per la cultura in Italia, ma non per quanto riguarda la produzione culturale che è invece molto attiva e fervida, quanto piuttosto nel trovare spazi adeguati in cui proporre la propria musica. Penso che questo non sia correlato soltanto al jazz, ma indubbiamente, non essendo il jazz una musica “di massa”, in esso si percepisce maggiormente la criticità di questa problematica. Ad un giovane musicista che nella vita vuol fare soprattutto jazz non posso far altro che consigliare di seguire la sua direzione, con la consapevolezza che stiamo vivendo un momento di difficoltà e soprattutto di non abbandonare i suoi sogni e di lottare il più possibile per realizzarli.”

Per il tuo futuro invece, quali sono i tuoi prossimi progetti?

“A partire da dicembre inizierò a presentare “Stories Yet To Tell” live in numerosi jazz club, ai quali seguiranno concerti in rassegne e festival nel corso del 2014; sono davvero felice che l’album stia riscontrando parecchi pareri favorevoli, confermati dalle recensioni che sono state pubblicate fino ad ora. Proporre la propria musica richiede costantemente energie ma è uno sforzo necessario affinché un progetto continui ad alimentarsi e a mantenersi vivo; ci saranno ancora per il futuro nuove storie da raccontare e sarà bello poterlo fare ancora una volta con la musica.”

E allora complimenti per il tuo ultimo disco e in bocca al lupo per il futuro!

Carlo Cammarella

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