Luca Dell’Anna racconta il suo nuovo progetto Symbiont
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Jazz Agenda incontra per la seconda volta il pianista Luca Dell'Anna dopo l'uscita del suo nuovo disco "Symbiont" con Auand Records. Un lavoro che riconferma la sua predilezione per la formazione trio, stavolta insieme al contrabbassista Danilo Gallo e al batterista Michele Salgarello. In questo progetto si uniscono tre personalità molto forti e carismatiche, accomunate dalla stessa idea di improvvisazione e un grande interplay.
Luca, nei precedenti lavori emerge il tuo forte interesse per le culture orientali. Cosa ritroviamo di esse nella tua musica e nel tuo quotidiano?
“Sarebbe un discorso molto complesso e il rischio di banalizzare è dietro l'angolo. In breve penso che il vantaggio che deriva dalla pratica di alcuni insegnamenti provenienti dall'altra parte del mondo sia assolutamente pragmatico, materiale. Attraverso strade diverse, tutti insegnano un rapporto meno alienato e più diretto con la realtà, intesa come realtà fisica intorno a noi ma anche realtà delle sensazioni sul nostro corpo, mostrando l'evidenza reale e sensoriale di quello che ad un occhio più "occidentale" rimane invece relegato in un mondo volatile e sfuggevole di anima, sensibilità, spirito artistico. Il che nella quotidianità si traduce in un contatto più diretto e profondo con quello che si sta suonando o componendo, o improvvisando, se vuoi più radicalmente, "pensando", proprio perché si impara a riconoscerne la reale natura materica laddove un certo modo di pensare tipico di schermi più vicini ai nostri usuali tende a separare il fisico dall'etereo, il reale dal non-reale, l'artistico dal materiale attraverso dei parametri che sono molto diversi da quelli che sono realmente sperimentati dai nostri sensi. E per lo yoga anche la mente è un "organo di senso". Ma rischio di dilungarmi... Comunque è interessante come molte delle cose che studio, pratico e cerco di applicare nel quotidiano le abbia condivise quando non proprio imparate da musicisti compagni di viaggio, come Francesco Cusa o Adam Rapa. Credo che la linea di continuità, pur nell'eterogeneità degli stili fra i vari progetti con i quali ho avuto la fortuna di collaborare, vada ricercata più in questo tipo di affinità che nell'unità stilistica o di "genere", e questo se vuoi è già un inizio di risposta alla domanda sulla disparità degli stili nella mia produzione.”
Il titolo del nuovo disco “Symbiont” rimanda al rapporto tra l'unità e la molteplicità. In che modo inquadri questa relazione e come l'hai trasposta musicalmente nei brani dell'album?
“Il primo brano che ho composto per questo trio è stata proprio la title track che ho deciso di intitolare così come al solito per gioco, per descriverne l'idea di dualità, stridente ma mutuamente necessaria, trattandosi di un brano basato su due ritmi ( 9/8 e 4/4 ) incastrati insieme e conviventi sulla stessa griglia. Da lì è partita l'idea di basare anche altre composizioni sul concetto di dualità, che in alcuni casi significa intersezione ritmica, in altri convivenza, anche attrito, fra libertà e struttura (Exokernel, Circle Chant, The Turk), in altri incastro fra registro alto e basso (Leap of Faith, The Turk, Lapse) e così via.”
In questo album confermi la formazione in trio, stavolta con due nuovi compagni di viaggio. Come avviene il vostro incontro musicale e umano?
“Si tratta di un progetto parallelo nato in realtà prima di "Mana", ma rimasto in cantiere per più tempo. Io e Danilo ci siamo ritrovati due anni fa, dopo parecchio tempo dall'ultimo lavoro insieme (abbiamo pubblicato insieme il disco "Brian Had a Little Plate" con il quartetto "Rootless" insieme a Francesco Bigoni e Massimiliano Sorrentini nel 2005, fu uno dei primi titoli dell'allora nascente collettivo-etichetta "El Gallo Rojo") e abbiamo deciso semplicemente di trovarci e suonare, invitando Michele. Visto che l'amalgama funzionava bene, che condividevamo la stessa idea di improvvisazione ed interplay abbiamo pensato immediatamente di farlo diventare qualcosa di più concreto e ci abbiamo lavorato senza fretta compatibilmente con gli impegni di ognuno finché i tempi non fossero stati maturi per andare a registrare.”
Che tipo di apporto danno le loro personalità ai 10 brani che hai composto?
“Michele e Danilo sono due musicisti dalle spalle larghe e dall'esperienza solida, a proprio agio tanto in situazioni totalmente libere che su strutture scritte. Ho voluto che la mia musica fosse per questo trio una sorta di parco giochi in cui le loro personalità trovassero campo libero pur mantenendo un'idea coerente di base. L'idea che c'è alla radice di questo progetto fin dalla prima ora è proprio questa: mettere a nostra disposizione uno spazio malleabile ma definito in cui giocare un gioco condiviso, liberamente e senza ingabbiare il linguaggio di ciascuno, ma raccontando la stessa storia. Il resto lo ha fatto la loro personalità musicale, decisa e immediata, creativa e senza ripensamenti.”
Nel tuo percorso troviamo collaborazioni “multistilistiche”, da Adam Rapa a Fabio Concato, dai Triad Vibration a Israel Varela, Da Alfredo Paixao a Francesco Cusa, Giorgio di Tullio, da Dany Martinez e Gendrickson Mena a Elisabeth Breines Vik.
“Tutti i musicisti con cui ho lavorato e sto lavorando mi insegnano qualcosa di importante sia musicalmente che nell'approccio con il mondo, collaborare con ciascuno di loro e condividere la loro visione significa imparare "uscire da me" quel tanto che basta per integrare in me la loro musica e contemporaneamente dare loro la parte di mio che contribuisca a dare vita a questa visione. Da questo punto di vista la collaborazione con Francesco Cusa è stata illuminante nel mettermi alla prova tanto con la libertà totale ("Tan T'Ien" che abbiamo realizzato con Ivo Barbieri è un disco totalmente free) quanto con strutture a volte anche claustrofobiche e serrate come le sue composizioni per "The Assassins" che però richiedono di essere sempre affrontate con fluidità, senza contrazione e senza paura dell'ignoto. Gli stessi identici principi si ritrovano nella musica di Adam e nel suo approccio allo strumento, che pur nella ricerca della perfezione assoluta non smette mai di cercarne i limiti e superare se stesso e buttarsi nell'ignoto, lo stesso per Israel e così via. Con linguaggi anche all'apparenza diametralmente opposti fra di loro questi artisti eccezionali con cui ho avuto il privilegio di lavorare condividono un'idea di immersione totale nel processo creativo e di volontà forte di portare il discorso musicale fino al suo bersaglio, così come un assorbimento totale nell'altro, nel compagno. In questo senso forse la simbiosi è qualcosa che sperimentavo già da parecchio tempo e che ritengo inscindibile dall'esperienza musicale.”
Com'è il tuo rapporto con il pubblico durante i live?
“Bella domanda, non saprei. A livello di interazione verbale non credo di essere un grande showman ma a quanto pare la mia musica parla meglio di me. Mi fa piacere ricevere spesso al termine dei live commenti da non addetti ai lavori che mi parlano in termini di sensazioni e immagini, il che significa che probabilmente le architetture "a pallottoliere" che a volte scrivo, per cui spesso i musicisti che suonano la mia musica finiscono per odiarmi e imprecarmi contro, sono strumenti per veicolare qualcosa d'altro, che arriva anche senza bisogno di decodificare le radici quadre dei sette sedicesimi, a quanto pare. Almeno spero.”
Hai in mente un progetto ideale che ti piacerebbe realizzare?
“Almeno un milione. Di idee me ne vengono in continuazione e riuscire a realizzarle tutte è difficile, specialmente quando penso che mi piacerebbe mettere insieme una certa caratteristica di questo musicista con quest'altra caratteristica di quest'altro, magari anche distanti geograficamente il che rende le cose più difficili. Mi piacerebbe creare cortocircuiti, vedere cosa succede se si trovano nella stessa musica personaggi che condividono appunto la stessa visione ma linguaggi apparentemente in contrasto. Proprio per questo motivo credo che le prossime mie cose saranno ensemble più allargati, in cui applicare questa stessa idea di "libertà condivisa" e portandola anche più all'estremo, magari percorrendo in certa misura l'esperienza della Conduction (Naked Musician, all'epoca della mia militanza in Improvvisatore Involontario) insieme ad un'orchestrazione più complessa e articolata... aggiungere una sezione archi... sto ragionando a ruota libera, è ancora tutto un magma.”
C'è un pianista che più di altri ha influenzato il tuo percorso artistico e la tua crescita musicale?
“Senza dubbio Gonzalo Rubalcaba. E' per me sotto ogni punto di vista il livello più alto a cui un pianista possa aspirare: sia dal punto di vista tecnico, nel controllo dello strumento, come da quello compositivo, come dell'improvvisazione, della profondità e ricchezza ritmica e della chiarezza espositiva. Questo anche senza addentrarci in tutto il discorso dell'importanza dell'incontro con la cultura musicale cubana nella mia crescita. L'ho visto di recente con il suo gruppo "Volcan" ed è stata un'esperienza illuminante, come sempre.”
Hai nuovi dischi e collaborazioni in cantiere?
“Ho da poco registrato le parti di piano e rhodes per il nuovo disco dei Black Beat Movement, rarissimo gruppo nu-soul italiano ormai ben più che emergente di cui sono fiero di far parte, che fa le cose davvero sul serio ed ha la testa proiettata nell'avanguardia soul ed R&B americana più autentica. Il disco nuovo è il loro lavoro più maturo e sarà qualcosa di davvero interessante. Poi c'è in embrione un progetto insieme al compositore e direttore d'orchestra danese Jesper Nordin, con il quale ho avuto già modo di collaborare in Danimarca l'anno scorso e che si sta cimentando nella composizione di brani per ensemble jazz. Le prime prove su cui stiamo lavorando, scritte da una penna come la sua che viene dal mondo della musica classica e colta contemporanea, sono molto interessanti e fresche, inusuali. Poi c'è sempre in embrione una registrazione in duo con Alice Lenaz, magnifica artista a tutto tondo, cantante, pittrice, scrittrice, performer, con la quale collaboro già da diversi anni, sporadicamente ma con una grande alchimia. L'idea è quella di fissare quest'energia per quanto possibile in una registrazione.”
In che modo i lettori possono rimanere aggiornati sulle tue news?
“Sul mio sito http://www.lucadellanna.net c'è tutto, qui ci sono il mio canale youtube: http://www.youtube.com/lucadellanna e la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/lucadellanna.musicpage.”
F.G.