Raf Ferrari racconta la genesi del nuovo disco “Quattro”
- Scritto da Jazz Agenda
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Jazzagenda incontra il pianista Raf Ferrari, che lo scorso settembre ha ottenuto un grande successo all’Auditorium Parco della Musica con il concerto di presentazione dell’ultimo album “Quattro”. Un disco autobiografico, a tratti onirico, che ripercorre anche i profili dei componenti del Raf Ferrari Quartet.
Raf Ferrari Quartet, un sodalizio che dura da quasi 10 anni. Come si è evoluta musicalmente la formazione nell'arco di questo tempo?
“La formazione è rimasta identica dal nostro primo disco Pauper all’ultimo “Quattro”. Solo per “Venere e Marte” ho voluto impreziosirmi del suono del clarinetto di Gabriele Mirabassi, un po’ perché allora era un piccolo sogno che si stava realizzando, quello di suonare con lui, ma soprattutto perché alcuni brani di quel disco erano stati pensati per avere due voci melodiche che si intrecciassero sull’ambiente sonoro del piano trio. Sicuramente nel primo disco si percepisce un piano - centrismo maggiore che negli altri dischi compreso quest’ultimo si diluisce per dar più spazio alla scrittura in genere.”
Tutto inizia dalla tua sinergia con il violoncellista Vito Stano: raccontaci in che modo avete deciso di estendere la vostra visione musicale a contrabbasso e batteria.
“Avevo la sensazione che continuare a scrivere per una formazione come il duo potesse essere, dopo un po’, limitante per le mie esigenze di comunicative. È stato tutto molto naturale, abbiamo provato quasi per caso e ho visto che funzionava, anzi funzionava molto bene, era eccitante. Da quel momento ho prima rielaborato il materiale già a disposizione per il duo e l’ho riadattato alla formazione del quartetto, fino ad avere poi un approccio nella scrittura che considerasse già in partenza le tre personalità musicali che avevo di fronte.”
Il vostro nuovo album si intitola "Quattro": il titolo ha un significato esistenziale o pragmatico?
“Esistenziale e pragmatico al tempo stesso. In realtà nasce come un lavoro che prende nettamente spunto dalla nostra esperienza pratica, esperienza anche strettamente sul piano della vita personale, degli aneddoti, delle linee salienti dei nostri caratteri. Credo di aver fatto in questi anni anche un lavoro extra musicale per la tenuta del gruppo; dieci anni non sono pochi, quando si fanno molte prove, tanti concerti, migliaia di chilometri, e si hanno grandi soddisfazioni e perché no anche delusioni. Con questo lavoro ho voluto mettere una firma; in fondo si parla di noi, uno per uno.”
La struttura del disco, in due suites, rimanda ad un lavoro di musica classica, ma all'interno ritroviamo molti elementi attinti dal jazz e da altri generi.
“In realtà se si fosse trattato di un vinile avrei collocato una suite sul lato A ed una sul lato B, come ai “vecchi tempi”. In fondo l’idea di partenza è proprio quella, almeno discograficamente. Il live all’ Auditorium Parco della Musica con cui abbiamo presentato questo lavoro è stato speciale perché ha mantenuto la struttura delle due suites, senza interruzione alcuna; sessanta minuti di musica ininterrotta, come l’atto di un’opera scenica. Spero si possa ripetere l’evento nello stesso modo in altre occasioni. E’ stato emozionante.”
Una musica volutamente descrittiva, che "dipinge" anche i ritratti dei musicisti che la eseguono.
“Si certamente. Sia ben chiaro che non esiste una composizione scritta appositamente per il violoncello, ma per il violoncellista, “Vito Stano”. Così vale per Claudio, Guerino e me.”
Quali suoni e colori della tua terra d'origine, la Basilicata, ritroviamo in "Quattro"?
“Nella seconda suite “Le stagioni”, c’è molto della Basilicata, o meglio delle sensazioni e delle emozioni che sempre la mia terra di origine mi lascia dentro tutte le volte che ci torno. Non avrei mai abbandonato, credo come tutti, la mia terra se non in ragione di un motivo forte, in questo caso il lavoro; per cui da tempo mi frullava in testa l’idea di scrivere una musica che descrivesse questo distacco e questo ritorno che puntualmente celebro durante la stagione estiva….da qui L’Estate…da qui Le Stagioni.”
Vi è un musicista che più di altri ti è stato di ispirazione nel tuo percorso artistico?
“Se ci riferiamo al pianoforte direi soprattutto Keith Jarrett, ma se allargo il confine del mio percorso artistico non riesco proprio a fare una classifica….vorrei essere come tutti quelli che ascolto e per un motivo anche solo per un motivo essere come loro, ma solo per un istante.”
Siete stati protagonisti di un live di grande successore all'Auditorium. Come sta continuando il vostro tour?
“Il nostro tour prosegue sempre con lo sguardo in avanti. Devo dire che spesso ho difficolta a gestire la parte organizzativa dei concerti imminenti mentre in contemporanea devo programmare il calendario futuro. Tutto ciò perché lavoro in assoluta autonomia, e i due lavori di artista e “tour manager” vanno di pari passo. Abbiamo fatto una prima tranche di concerti nel nord est fino in Slovenia. A dicembre si riparte con date programmate ogni mese, per ora, fino alla metà di Febbraio.”
In che modo possiamo tenerci aggiornati sulla musica del quartetto e sui vostri concerti?
“Credo che il modo più veloce sia consultare il web e i social networks dove siamo costantemente presenti con le informazioni del nostro ufficio stampa, con reportages video dei nostri eventi, e notizie su tutto quello che facciamo e faremo. A presto!!”