Fabrizio Scrivano, Terra di Mezzo: ‘Una sintesi delle esperienze maturate nel tempo’
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Pubblicato dall’etichetta Alfa Music Terra di Mezzo è l’ultimo album del chitarrista Fabrizio Scrivano che vede la partecipazione di feat. Jerry Popolo, Gabriele Rampi Ungar, Riccardo Biancoli. Un progetto di jazz contemporaneo caratterizzato da un grande senso melodico e dove non mancano i riferimenti alla propria terra d’origine, la Calabria, per cui l’artista, nonostante sia residente a Mantova, prova ancora un forte legame affettivo. Ne parliamo con il leader del quartetto.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Questo lavoro è una sintesi delle mie esperienze maturate negli ultimi sedici anni di vita. Il titolo, “Terra di mezzo”, è il mio stato d’animo, è come mi sento in questo momento. Vivo a Mantova, città che mi ha accolto e che adoro, ma ho ancora dei forti legami con il mio paese d’origine, la Calabria, con i paesi della Presila Cosentina e con la Sila. Questo traspare anche quando parlo: il mio accento non è mutato nel tempo e credo mai muterà. Questo disco raccoglie gli amori e gli umori, come avrebbe detto Rino Gaetano, di un emigrante che racconta luoghi e persone che ha incontrato nel proprio viaggio, nuove amicizie e vecchi ricordi. Uno spaccato di vita che abbraccia il nord ed il sud dell’Italia attraverso le note.
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
L’idea di questo lavoro è nata più di 5 anni fa più o meno nel 2019: avevo dei brani che volevo registrare, ma il COVID ha bloccato tutto, specialmente la mia voglia di scrivere. Usciti da quel periodo ho iniziato a riscrivere. La formazione del gruppo è stata abbastanza naturale, ho scelto le persone in base all’amicizia che mi lega e che si è rafforzata con questo progetto. Conosco Gabriele Rampi dai primi anni in cui mi sono trasferito a Mantova e con lui abbiamo avuto tanti progetti insieme. Gabriele è una persona molto precisa ed è stato quello che mi ha spronato nella realizzazione di questo lavoro. Nel dicembre 2022 abbiamo fatto una data zero in duo con i miei brani ed ha riscosso un discreto successo, quindi ho capito che era il momento giusto per registrare. A Riccardo Biancoli avevo chiesto di suonare nel disco più o meno tre anni fa, ha accettato subito, infatti nell’inverno del 2022 abbiamo iniziato a provare ed il suo contributo è stato fondamentale, per dirla tutta è suo il titolo della penultima traccia dell’album “Silafolk”. Jerry Popolo è stato l’ultimo ad essere contattato. Suonavo con lui nel suo quartetto veronese insieme a Nicola Monti al contrabbasso e Oreste Soldano alla batteria, gli ho chiesto se voleva partecipare al lavoro ed ha accettato senza pensarci due volte. Dopo aver fatto la prima prova tutti insieme siamo andati a cena e lì abbiamo capito che avremmo fatto un ottimo lavoro.
Il disco è stato poi registrato al Digitube studio da Carlo Cantini il quale, con la sua grande professionalità, è riuscito a fare emergere il suono definitivo del quartetto. Ho proposto infine il lavoro definitivo ad Alessandro Guardia di Alfamusic, con il quale avevo già collaborato anni prima con il progetto ODF1100 per l’uscita di “Uscita d’emergenza”, dopo l’ascolto mi ha contattato per iniziare questa nuova avventura. Il 19 gennaio 2024 è uscito finalmente “Terra di mezzo”.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
Credo che rappresenti la fotografia di un momento o meglio, come dicevo prima, di un mio periodo. Ma è anche un punto di partenza, il sodalizio che è nato nella realizzazione di questo lavoro continua anche fuori della musica, siamo amici e questo traspare nell’ascolto dei brani, questo disco è un disco sincero, senza trucco e senza inganno, dove emergono tutte e quattro le personalità senza mai intaccare lo spazio dell’altro, come si fa tra buoni amici. Un punto di partenza per i nuovi concerti, per nuovi lidi, per nuove avventure.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?
Come dicevo in altre interviste, noi siamo quello che mangiamo. Io mi sono cibato di musica da quando ero bambino, i miei zii, sono tutti musicisti classici e quando si esercitavano o facevano delle lezioni la musica riempiva il quartiere. Quando ho iniziato a suonare ero, e lo sono ancora ora, un grande appassionato di rock. Il mio primo grande amore furono i Pink Floyd, studiavo per ore il suono e gli assolo di Gilmour dal quale credo di aver rubacchiato un po'.
Non c’era internet e con i miei amici si ci trovava in casa per ascoltare dischi o per ordinarli via posta. Ricordo che arrivava ogni mese il catalogo Nannucci e noi ci riunivamo per comperare di tutto. In una occasione comperai due audiocassette di Pat Metheny, Works e Works II, da allora Metheny è stato parte integrante del mio mangiare. Da lui sono passato ad ascoltare i pilastri del jazz: Parker, Coltrane, Davis, Evans, Mingus, Monk, da ognuno di loro ho preso qualcosa, ma non solo. In questo momento sto ascoltando tanta musica brasiliana, bossanova, samba, jazz brasiliano, artisti come Pedro Martins, Toninho Horta, Chico Pineiro, Hamilton de Hollanda, oltre ai classici Jobim, Chico Buarque de Hollanda e Joao Bosco. Ma sono convinto che la musica sia uno scambio, una condivisione, sono convinto che le persone con cui ho suonato con cui ho studiato mi abbiano influenzato, mi viene da pensare alle giornate passate con Alfonso Santimone il quale mi ha spronato a fare delle cose diverse dalla mia confort-zone, o Gabriele Rampi che ogni volta mi spinge a fare cose nuove e mi bacchetta sulla precisione. Ognuno di queste persone e molte altre hanno influenzato il mio stile e spero di incontrarne altre per poter crescere e cambiare.
Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
La mia idea per il prossimo lavoro è un po' complessa, come complesso sono io in questo periodo della mia vita. Per il momento solo un’idea o meglio un sogno è quello di registrare con questa formazione, insieme ad un’orchestra d’archi. Un lavoro molto più complesso ma credo che possa dare anche tante soddisfazioni. A dire il vero anche in questo lavoro doveva esserci un’incursione d’archi ma purtroppo per mio errore non è stato possibile farlo.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Per il momento si partirà con la presentazione del disco a Mantova a fine marzo 2024, stiamo organizzando un mini tour estivo che toccherà Calabria, Puglia e Sicilia. Ovviamente le date sono in divenire quindi basterà seguirci sui social per conoscere i prossimi eventi.