Jazz Agenda

Standards, Originals, Jazz: live Auditorium Parco della Musica

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Mercoledì 11 ottobre all’Auditorium Parco della Musica, appuntamento con tre formazioni di grande livello che andranno in scena presso il Teatro Studio Borgna. Sul palcoscenico il quartetto capitanato da Stefano Preziosi, il Role-Play Trio e in ultimo Mino Lanzieri Andrea Rea Conversation Duo.

Stefano Preziosi presenta il suo cd “Stefano Preziosi Quartet Plays Standards”, un viaggio nella storia del jazz, un album che ripropone gli standards più famosi suonati dagli anni ‘30 in poi. Da Cole Porter a Charles Mingus passando per Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bruno Martino, Jimmy Van Heusen, Ray Noble, Bronislaw Kaper. Stilisticamente si colloca nell’Hard Bop pur utilizzando brani che vanno dal periodo del musical americano. 

Il Role-Play Trio riserverà grande spazio a innovazione e contaminazioni stilistiche, la chitarra che interagisce fortemente con la sezione ritmica che a sua volta basa il proprio playing sulle poliritmie moderne. Brani che stilisticamente si accostano al jazz americano contemporaneo e le sue recenti trasformazioni aggiungendo un respiro europeo.

Mino Lanzieri e Andrea Rea Conversation Duo proporrà un repertorio che spazia dai temi originali dei due musicisti a grandi compositori sudamericani come Antonio Jobim e Carlos Aguirre, dallo swing pulsante dei temi parkeriani alla mistica atmosfera delle ballads di Wayne Shorter, fino ad arrivare alla completa metamorfosi armonica dei più celebri standards. Un repertorio vario accomunato da un suono, quello del duo pianoforte-chitarra, che trova certamente ispirazione dalle storiche formazioni del passato come quella formata dai capiscuola Bill Evans e Jim Hall, ma filtrata attraverso le influenze musicali attuali. 

 

Stefano Preziosi Quartet

Stefano Preziosi alto & soprano saxophones

Luigi Di Chiappari piano

Alessandro Del Signore bass

Dario Panza drums

 

Role-Play Trio

Nicola Di Tommaso chitarra

Andrea Colella contrabbasso

Vincenzo Bardaro batteria

Ospite Francesco Fratini tromba

 

Mino Lanzieri Andrea Rea Conversation Duo

Mino Lanzieri Music chitarra

Andrea Rea Music piano

 

 

11/10/2017 Teatro Studio Borgna

Inizio concerto ore 21:00

Auditorium Parco della Musica – Roma

Via Pietro de Coubertin 30

 

Ridotto speciale lista!!! sconto del 20% sul prezzo del biglietto. Acquistabile in prevendita chiedere via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

E' possibile avere le riduzioni anche tramite

Edy (cell.3333012974) Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Oppure

Biglietti: ticket one http://bit.ly/2s6A7SC

Costo: 15.00€ (posto unico numerato)

Biglietteria 892.101

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La NTJO nominata “Orchestra Residente dell'Auditorium Parco della Musica”: parla Mario Corvini

Jazzagenda intervista in anteprima il direttore della NTJO Mario Corvini, che annuncia la nomina dell'Orchestra come Residente dell'Auditorium Parco della Musica di Roma e l'inizio di una nuova rassegna di concerti: “Incontri in Jazz” dal 1 marzo al 28 maggio all'Auditorium, con grandi nomi e giovani talenti.

La NTJO è stata appena nominata Orchestra Residente all'Auditorium Parco della Musica: cosa rappresenta questo traguardo per te e per l'ensemble di giovani talenti?

E’ un traguardo importantissimo, considerando la grande opportunità che abbiamo nel poter realizzare i nostri progetti più insperati e di difficile realizzazione, oltre che essere una struttura davvero all’avanguardia. E’ un'opportunità che i ragazzi della NTJO non vogliono perdersi, sono tutti emozionatissimi e anche io.

Questa nuova collaborazione con l'Auditorium si concretizza con una nuova rassegna.

La rassegna si chiama “Incontri in Jazz” e si terrà dal 1 marzo al 28 maggio. E' una nostra iniziativa concepita per ospitare grandi guest (Roberto Gatto, Greta Panettieri, Claudio Corvini, Maurizio Urbani e Enrico Pieranunzi) ma anche per dare spazio ai giovani talenti, non solo della NTJO: come dicevo prima, l’occasione di essere residenti in una struttura del genere ci consente di realizzare molte cose, cercavamo da tempo una “casa”.

Quali sono stati gli eventi più significativi che avete realizzato?

Abbiamo, appena dopo la nascita della NTJO, affrontato i repertori classici, quali Basie, Ellington, Thad Jones, Brookmeyer, in virtù di un consolidamento del suono, perché la jazz orchestra deve avere un suono che la contraddistingue, una specie di impronte digitali che determinano la personalità, quindi creando questi progetti didattici “Guida all’Ascolto”, nei quali si affronta la spiegazione del repertorio classico attraverso la spiegazione strumentale e compositiva del brano, davvero un grande successo, alla Casa del Jazz, grazie a Giampiero Rubei, a cui dobbiamo davvero tanto, voglio sottolineare questa cosa perché ha creduto subito in noi dandoci la prima vera grande opportunità della Casa del Jazz. Poi l’Aquila, settembre 2016, ma anche il festival estivo della Casa del Jazz; siamo reduci da “Il Jazz va al Cinema”: una rassegna ideata da me e Maurizio Miotti, assistente collaboratore preziosissimo, al Teatro Palladium, a mio avviso uno dei più bei teatri romani, a Garbatella, con quattro appuntamenti e con un riscontro di pubblico grandioso.

Con quali artisti avete collaborato sino ad ora?

E così via, nel tempo abbiamo cominciato a collaborare con Javier Girotto, Stefano Di Battista, Susanna Stivali, Maurizio Giammarco, Ferdinando Faraò, Massimo Nunzi, Marcello Rosa, Frankie Lovecchio, Nick The Nightfly, Cettina Donato, Daniele Tittarelli, con cui abbiamo registrato il CD EXTEMPORA per la Parco della Musica Records, Claudio Corvini, Jessie Davis in qualità di orchestra residente al “Montalcino Jazz and Wine Festival,” e quindi anche qui grazie a Rubei, Paolo.

Quale direzione sta prendendo la vostra ricerca musicale?

E’ una ricerca in costante evoluzione e gli obiettivi sono molteplici, sicuramente cerchiamo di dare molto spazio alla sperimentazione, non solo stilistica ma anche nella collaborazione con ospiti di varia natura, dando già li degli input speciali, però volevo anticipare, anche se occultando gli ospiti, un prossimo progetto, sarà una bella sorpresa, parlo anche di una realizzazione di CD.

 

Lasciaci le coordinate web per rimanere aggiornati sui vostri progetti.

sito web: http://www.ntjorchestra.it/wp/

pagina facebook: https://www.facebook.com/NewTalentsJazzOrchestra/

twitter: https://twitter.com/ntjorchestra

youtube: https://www.youtube.com/user/NTJazzOrchestra

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All'Auditorium Parco della Musica Jazz music so hard, so cool

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Domenica 26 dicembre 2017 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Teatro Studio Borgna, ore 21.15, una serata che attraversa il jazz e la sperimentazione, le atmosfere che uniscono anni e geografie diverse, la tradizione e l’innovazione, il Mediterraneo, l’Atlantico, NY, hardbop, cultura afroamericana, il Sud, new bop, Bam music, black music, electronics, rumore, metropoli, fertili acque e affascinanti paesaggi urbani. Le band sono in uscita con i loro album Bottalico/Ciancaglini/Creni/Fumagalli - “Alter&go”, Na.Sa. Unity Band - “Supernova”, Salvo Lazzara/Luca Pietropaoli - “Guided by noise”, pubblicati da Filibusta Records.

 

Bottalico/Ciancaglini/Creni/Fumagalli

Il quartetto suona brani inediti scritti dal sassofonista Roberto Bottalico e alcuni standard jazz il cui riarrangiamento dimostra ancora una volta che il jazz, per sua natura, è una musica mutante, in continua evoluzione, sempre pronta ad accogliere nuovi stimoli e contaminazioni. In questo caso, il suono prende ispirazione dall’hardbop, movimento jazz nato tra gli anni Cinquanta e i Sessanta del secolo scorso, che vanta esponenti di grandissimo talento come Wayne Shorter, Horace Silver, Art Blakey e il gigante John Coltrane. Pur mantenendo una forma tradizionale di jazz, il quartetto esprime anche un lavoro di ricerca verso il moderno, strizzando l’occhio alle infinte possibilità del suono e cercando di legare il tutto con una propria concezione musicale e una grande sensibilità artistica.

Come guest su due brani del cd c'è il trombettista Tiziano Ruggeri

 

Na.Sa. Unity Band

E' una formazione composta (giocando anche con il nome) da musicisti provenienti da Napoli e Salerno, che cercano di fondere il grande bagaglio delle due scuole jazzistiche Campane con la composizione di brani inediti ed il riarrangiamento di brani/song della cultura afroamericana e non solo.

L’obiettivo del quartetto è quello di ricercare un suono che faccia da tramite tra hardbop, new bop e BAM music, senza però tralasciare il lirismo e la melodia tipica dei paesi che si affacciano sul mediterraneo.

Le composizioni proposte non si identificano in uno specifico genere, ma cercano di raccogliere e mixare le esperienze e le identità dei quattro, senza tralasciare mai l’attenzione nei confronti della musica “black” d’oltreoceano e trovando un punto di incontro nella sperimentazione in favore dell’improvvisazione e dell’interplay.

Ospiti sul cd Pierpaolo Bisogno - vibraphone & percussion, e Giulio Martino - tenor sax.

 

Salvo Lazzara / Luca Pietropaoli

Guided by noise è un progetto di Salvo Lazzara e Luca Pietropaoli.

Le otto tracce che lo compongono nascono da una sfida, descritta già nel titolo: trovare la strada creativa per costruire melodie che possano essere comprese e riconosciute da tutti a partire però dal rumore, inteso come suono involontario, improvvisato, creato con strumenti più propriamente musicali ma anche rubato ai landscapes urbani e non.Salvo e Luca giocano con il suono manipolato e lo lasciano evolvere, alla maniera di John Hassell, Nils Petter Molvaer, Christian Fennesz, Robert Fripp, Fred Frith.

 

Formazioni

Bottalico/Creni/Ciancaglini/Fumagalli feat. T. Ruggeri

Roberto Bottalico - sax tenore

Pietro Ciancaglini - contrabbasso

Augusto Creni - chitarra

Pietro Fumagalli - batteria

feat. Tiziano Ruggeri - tromba

Cd in uscita dal titolo "Alter & Go" (Filibusta Records)

 

Na.Sa. Unity Band

Alessio Busanca - piano

Federico Milone - alto sax, soprano sax, wood flute

Francesco Galatro - upright bass

Luca Mignano - drums

Cd in uscita dal titolo "Supernova" (Filibusta Records)

 

Salvo Lazzara/Luca Pietropaoli

Salvo Lazzara - 9 string touch guitar, electric guitar, chiviola, oud, soundscapes, percussions

Luca Pietropali - trumpet, piano, flugelhorn, double bass, percussions, live electronics

Cd in uscita dal titolo “Guided by noise” (Filibusta Records)

 

Posto unico 15.00 € - Ridotto 12.00 €

Biglietteria 892.101 - acquistabili online su www.auditorium.com - www.ticketone.it

Riduzioni: giovani fino a 26 anni, over 65 anni, ACI, American Express, Bibliocard, Carta Giovani, Carta Per Due, CTS e Cral convenzionati, Interclub, Arion Card

Ridotto speciale lista/Acquistabile in prevendita chiedere via mail su: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Jazz music so hard, so cool

Bottalico/Creni/Ciancaglini/Fumagalli feat. T. Ruggeri

Na.Sa. Unity Band

Salvo Lazzara/Luca Pietropaoli

tre concerti, tre presentazioni, nuovi cd

(i rispettivi cd sono pubblicati con Filibusta Records)

Auditorium Parco della Musica Roma

domenica 26 febbraio 2017 - Teatro Studio Borgna, ore 21.00

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All’Auditorium prima assoluta per lo spettacolo “La Corda”: parla Paola Crisigiovanni

Jazz Agenda incontra la pianista e compositrice Paola Crisigiovanni, autrice delle musiche dello spettacolo La Corda con il testo di Antonio Santilli, che sarà in scena all’Auditorium Parco della Musica il 21 gennaio insieme a grandi nomi: Alessandro Preziosi, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Alessandro Perpich, Natalia Pavlova, Nando Citarella, Fabio Colella e Fabrizio Pierleoni insieme all’Orchestra Sinfonica dei Marsi diretta da Massimiliano De Foglio. Paola Crisigiovanni ci ha raccontato questo progetto

LA CORDA: un titolo particolare per uno spettacolo che si presenta come un melologo.

“Il titolo LA CORDA è stato ciò che ha generato in me una grande curiosità mentre leggevo alcuni scritti di Antonio Santilli,  autore del testo e produttore di questo spettacolo. Prima di iniziare la lettura di questo racconto mi sono chiesta cosa potesse seguire a quel titolo. La corda come fune, come corda di uno strumento musicale, come ricordo di gioco d’infanzia, una condanna, un’ancora di salvezza o cos’altro? In realtà, nel silenzio che è in coda ad ogni ultima pagina di un racconto, realizzai che poteva essere tutto ciò che mi ero domandata e altro ancora. LA CORDA è in definitiva una metafora di un uomo schiavo della sua mente, dei suoi ricordi, del proprio passato e delle paure per il futuro.  Un uomo che all’improvviso  si ritrova solo, senza riferimenti spazio-temporali, nell’oscurità, a cercare di capire se sia ancora vivo o già morto, se stia sognando o sia cosciente, se ha in mano la propria vita o se quest’ultima stia finendo. Il protagonista è un uomo che  ha  come unica percezione sensoriale quella delle proprie mani legate ad una corda. Il collegamento con il suono, con la musica che potesse rappresentare un susseguirsi così veloce e folle di stati emotivi , è stato per me istantaneo. Da qui l’idea di farne un Melologo.”

Come nasce la collaborazione con i protagonisti?

“La collaborazione con  Antonio Santilli nasce nel 2012, nell’ambito di un altro mio progetto musicale da lui prodotto. Siamo subito diventati amici: lui è anche  uno studioso della fisica e dell’astronomia e i suoi scritti  hanno ispirato molte mie composizioni. Fabrizio Bosso l’ho incontrato per la prima volta molti anni fa. Seguivamo entrambi dei corsi a Bologna,  finanziati dalla Comunità Europea; io studiavo arrangiamento e composizione con George Russell  e Kenny Wheeler, lui era nella classe di tromba diretta da Kenny Wheeler. Era un ragazzino eppure già il suo talento lo metteva al di sopra di tutti gli altri musicisti. Io rimasi estasiata quando lo sentii suonare per la prima volta. Poi lui sentì un mio pezzo e mi chiese lo spartito. Lo eseguì  con il suo quintetto di allora. Poi ci siamo rincontrati dopo molti anni ed ho avuto ancora l’onore di scrivere e suonare con lui. E’ un piacere immenso scrivere musica sapendo che sarà Fabrizio Bosso ad eseguirla e ad impreziosirla  con le sua musica improvvisata. Con Nando Citarella lavoro da molti anni. E’ un musicista, un amico che mi ha insegnato molto. La sua profonda conoscenza della musica popolare, della tradizione partenopea e del Mediterraneo credo abbia arricchito molto la mia scrittura. E’ una persona speciale, con un’energia straordinaria. Con il soprano Pavlova, splendida voce, ho realizzato un’opera andata in scena alla Tchaikovsky Chamber Hall di Mosca: “L’ultimo sogno di Fellini”, attualmente stiamo lavorando su un nuovo progetto da portare in tournée nei principali Teatri di Mosca e San Pietroburgo. Alessandro Perpich, violinista e musicista superlativo, è un collega con il quale ho suonato in molti concerti. Virtuoso e profondo conoscitore della musica occidentale, ha una facilità interpretativa, analitica e tecnica che lo rende assolutamente unico nello stile.  Con Rosario Giuliani non ho avuto ancora l’onore di condividere il palco, ma seguo la sua musica da tanto. Ho sperato immediatamente,  dalle prime sue note che ho ascoltato, in una collaborazione con lui… ora  mancano ormai pochi giorni.... L’incontro con Alessandro Preziosi  è stato davvero la cornice migliore che si potesse sperare per questa prima assoluta. La sua arte, la sua presenza scenica ed esperienza sono una garanzia che le parole arrivino dritte al cuore dello spettatore.”

I musicisti coinvolti provengono da mondi musicali molto diversi.

Ho cercato appositamente musicisti che abbiano percorsi artistici molto diversi tra loro perché, probabilmente a causa dell’amore che ho sviluppato nel corso della mia vita e dei miei studi musicali nei confronti della musica tout court, mi ritrovo a scrivere entro strutture e linguaggi che non amano i confini  tra i generi. I miei studi sono stati di tipo classico, in conservatorio. Di poco successivi,  nelle stesse aule, quelli del jazz. Studiavo la composizione classica mentre facevo gli arrangiamenti per big band. Insomma trovo che aprire delle finestre d’improvvisazione jazz entro  strutture ben definite appartenenti ad una cultura diremmo occidentale, con richiami alla musica etnica o del bel canto operistico appartenga al mio modo di sentire la musica. Quelle finestre alla fine diventano le colonne portanti di ogni composizione.”

Si tratta di una prima assoluta: quale tipo di concept compositivo hai sviluppato?

“La musica di quest’opera è quanto non detto, ma espresso comunque dal racconto. La musica sarà il sonno ristoratore del protagonista, sarà il ritmo del suo battito cardiaco. Tra il sogno e la realtà, tra coscienza e dimensione onirica i brani si susseguono e incatenano nella sovrapposizione di linguaggi molto distanti tra loro. Sospensioni modali si agganciano a sezioni dove il contrappunto  è  sovrapposto a degli ostinati ritmici che rimandano ad una tradizione mediterranea popolare; all’interno di un lied si fa spazio una ballad;  attorno a un blues fa da cornice un Bolero per violino e orchestra. L’improvvisazione è la composizione istantanea su quanto fissato dalle forme scritte, è il “qui ed ora” sovrapposto alla memoria della musica composta nei secoli passati. Su degli impianti tonali lo spazio lasciato alla libertà improvvisativa darà luogo alla compresenza di mondi musicali diversi senza l’esigenza di trascinare l’uno nell’altro.”

Quali sentimenti e sensazioni pensi che questo spettacolo susciterà nel pubblico?

E’ questa una domanda a cui non è facile rispondere. Credo che ogni individuo sia unico e irripetibile e le emozioni, sebbene l’uomo abbia inventato un codice di comunicazione che può rendere spiegabili e riconoscibili gli infiniti stati d’animo, nessuno sa esattamente quello che un'altra persona provi davvero dentro di sé. Spero che l’ascoltatore vibri in qualche modo insieme all’energia di tutti gli artisti sul palco. Spero che ci si riconosca nei momenti di gioia, di paura, di coraggio. Spero che senta di appartenere alla stessa storia, allo stesso mistero che è la vita. Spero che la musica, lo spettacolo,  compiano  il loro compito; quello di unire,  abbattere i muri e soprattutto mi auguro che tanto gli artisti sul palco quanto gli spettatori escano con un senso di benessere dalla sala. Aggiungo, come abbiamo già scritto nella presentazione dello spettacolo, che l’universo è nero. E che le stelle le accendiamo noi.”

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Franco D'Andrea Piano Trio in concerto All'Auditorium Parco della Musica

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Venerdì 24 ore 21, Franco D’Andrea “Piano Trio” in concerto con Aldo Mella al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, ospite del Festival “Una Striscia di Terra Feconda”.

Anticipato dal Trio Barolo, composto da Remy Poulakis alla fisarmonica e voce, Francesco Castellani al trombone e Philippe Euvrard al contrabbasso, il concerto di Franco D’Andrea è un’anteprima dell’album “Piano Trio” in uscita a luglio per la Parco della Musica Records, come secondo volume del progetto “Trio Music” che comprende anche “Electric Tree” uscito ad aprile e “Traditions Today” in uscita in autunno.

Con questo trio, Franco D'Andrea si avventura in un nuovo interplay su composizioni originali. Cambiano gli equilibri, la timbrica e i dialoghi con un baricentro generale spostato verso il pianoforte al fine di creare sonorità non identificabili in un semplice suono a tre. L'intento, quindi, è quello di allargare lo spettro sonoro facendo percepire all'ascoltatore una più ampia gamma timbrica.

Per fare questo, Franco D'Andrea ha chiamato a sé, come sempre, musicisti straordinari e innovativi. Aldo Mella al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria, per la prima volta in trio con Franco ma già presenti nel suo quartetto e sestetto, giocano in questa nuova formazione un ruolo fondamentale. Dove De Rossi può lavorare maggiormente dal punto di vista timbrico e ritmico, Mella riesce con il contrabbasso, e l'uso talvolta anche dell'archetto, a concentrarsi maggiormente sull'effettistica delle sonorità del trio.

È nella natura di D'Andrea spostare gli elementi per cambiare gli effetti e i ruoli dei musicisti. L'assenza di strumenti a fiato, sempre presenti nelle altre formazioni, denota ancora una volta la volontà di Franco D'Andrea di mettersi sempre in gioco. Avventurandosi con Mella e De Rossi in un nuovo spazio bianco e giocando con il trasformismo degli strumenti, Franco D'Andrea disegna nuove linee e orizzonti sonori.

 

Roma, venerdì 24 giugno ore 21.00

Sala Petrassi, Auditorium Parco della Musica

Barolo Trio + Franco D’Andrea Piano Trio

Biglietto unico 10 euro

Info 06-80241281

www.auditorium.com

 

FORMAZIONI

 

TRIO BAROLO

Remy Poulakis fisarmonica, voce

Francesco Castellani trombone

Philippe Euvrard contrabbasso

 

FRANCO D’ANDREA PIANO TRIO

Franco D’Andrea pianoforte

Aldo Mella contrabbasso

Zeno De Rossi batteria

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Enrico Zanisi e Mattia Cigalini presentano Right Now all’Auditorium

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Enrico Zanisi e Mattia Cigalini presentano il loro nuovo album Right Now venerdì 30 gennaio, stesso giorno di uscita del disco, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il concerto è il secondo appuntamento della Carta Bianca 2014/2015 affidata a Zanisi dall’Auditorium. L’istantanea di un incontro, di un qui e ora che, fin dal titolo, intende immortalare un rendez-vous tra due artisti che, nonostante la giovane età, hanno già molto da dire. Un sodalizio di grande efficacia il loro, che partendo dalla forma classica del duo piano/sax si dipana seguendo la struttura di un long playing in vinile, con il lato A firmato da Cigalini e il lato B da Zanisi, ad eccezione delle due tracce di apertura firmate a quattro mani. 

Un’accoppiata perfetta: due musicisti con esperienze affascinanti nella loro diversità, impegnati nella creazione di un suono estremamente completo.Dichiara Brian Morton, giornalista e scrittore scozzeseSi intitola ‘Right Now’ perché è proprio così che lo si percepisce, come un presente di creatività in continua realizzazione, inevitabile ma imprevedibile. In questo intenso dialogo in musica di 45 minuti emergono con forza le specificità di questi due musicisti dalle esperienze eterogenee. 

Da una parte, il lirismo e la fluidità espressiva di Enrico Zanisi (vincitore del Top Jazz 2012 come Miglior Nuovo Talento), che col suo pianismo ricercato – le cui radici affondano in una solida preparazione classica – dimostra di aver ormai sviluppato uno stile riconoscibile e originale. Dall’altra il sax di Mattia Cigalini, musicista che ha saputo, negli ultimi anni, allargare i propri orizzonti non disdegnando contaminazioni tra il jazz e la musica pop e affermandosi, tra i più giovani, come uno dei più validi esponenti del proprio strumento.

Otto brani che prediligono atmosfere dilatate e sospese, in cui il duo persegue senza sosta la ricerca dell’eleganza e della misura tipiche dei musicisti di lungo corso, più che di due giovani “rampolli” del jazz italiano. Il brano d’apertura, “The Painter”, è una perfetta sintesi del dialogo costante condotto dai due musicisti, che mostra – in filigrana – quanto contenuto nelle tracce successive. La tracklist prosegue con la trilogia di Cigalini: i brani “Lost Steps”, “Herr Mann” e “Too Buth”, composizioni in cui dominano improvvisazione e momenti di straordinaria armonia tra i due strumenti.

Segue poi la seconda delle due tracce composte a quattro mani,  “When I Disappear”, che apre l’ipotetico lato B di “Right Now”. Nel trittico di brani firmati da Zanisi – “Anthem”, “Elisir” e “Singe” – a dominare sono le sonorità notturne, placide, spesso attraversate da assolo di grande impatto. Ricercatezza di suoni, voci e incastri fanno di Right Now un album in grado di fotografare un incontro felice tra due musicisti di rara sensibilità, che della propria giovane età sanno fare tesoro, infondendo alla propria musica freschezza e, al contempo, quel genere di novità che, parafrasando il poeta Ezra Pound, resta tale anche con il trascorrere del tempo.

ENRICO ZANISI & MATTIA CIGALINI

Presentano il nuovo album Right Now

Venerdì 30 gennaio – Auditorium Parco della Musica

Ore 21 – Teatro Studio Gianni Borgna

Ingresso 15 euro

Formazione

Mattia Cigalini, sax alto e soprano

Enrico Zanisi, pianoforte

Auditorium Parco della Musica

Teatro Studio Gianni Borgna

Enrico Zanisi & Mattina Cigalini

RIGHT NOW presentazione nuovo album

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Live Report: ¡Flamenco! bollente con Rodrigo y Gabriela

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Rodrigo y Gabriela sono la musica. Attraversano i vari generi, legandoli assieme, con disinvoltura, naturalezza; con la consapevolezza che tutto ciò che è percepibile al nostro orecchio possa diventare, senza distinzioni, musica. Tutto è riconducibile a quest’unico genere. Loro ne sono la prova. Partiti da trash metal in Messico, la loro storia attraversa l’Europa per approdare a Dublino, con un repertorio che va dal metal, agli standard jazz; dal flamenco, al rock. Tutto rigorosamente in acustico. Filo conduttore che lega tutto ciò che questo duo rappresenta, sono le proprie origini e la capacità di renderle una costante inconfondibile. Le loro chitarre, lanciate in velocità, non sono per nulla intimorite dalla sfida, tant’è che all’attivo la coppia ha sei dischi tra registrazioni in studio e live, ed uno in arrivo. Dopo questa premessa, potete ormai ben immaginare che tipo di concerto ci abbiano riservato martedì 22all’Auditorium! La sala Sinopoli è satura molto prima dell’orario d’inizio. Il pubblico è prettamente giovane, anche se qua e là non disdegna di far capolino qualche chioma canuta. La compostezza che ci ha accompagnati durante i precedenti spettacoli, oggi non ha senso d’essere. L’eccitazione si palpa nelle urla d’acclamazione e nell’incapacità di restare seduti sulla propria poltroncina.

Tutto questo, probabilmente, le maschere non se lo aspettavano; tant’è che ronzano preoccupate da porta a porta cercando un modo per tenere la situazione sotto controllo. Quando si spengono le luci svanisce ogni tipo di inibizione data dal luogo, per far posto ad applausi, fischi, scalpitio di piedi e fragore. Sul palco, soli e senza alcun tipo di scenografia, Rodrigo e Gabriela riempiono totalmente lo spazio. Hanno già imbracciato le chitarre e senza perder tempo cominciano a suonare. Siamo ipnotizzati al punto da non renderci conto che i brani scorrono alla stessa velocità delle loro mani sugli strumenti. Vederli suonare è un’esperienza incredibile. Quattro mani bastano -a loro!- a suonare per un’intera formazione. Nelle pause, in attesa che vengano riaccordate le chitarre, si intrattengono con noi raccontandoci la loro storia in rigoroso spagnolo messicano, che non tutti capiscono, ma che riceve sempre una risposta.

Nonostante il successo e gli attestati di stima attribuiti da musicisti di fama mondiale, il modo di fare è rimasto spontaneo e caloroso, come la propria terra ha loro insegnato. E questo è un merito ancor maggiore, che gli consente di entrare in sintonia, anche solo per quelle due ore, con il pubblico d’occasione. “Volvemos a tocar” ci dice Rodrigo riprendendo lo strumento; e viene da pensare che bella parola sia tocar -suonare-, nell’indicare sia l’azione che il gesto. Materializzandoli entrambi in un’unica immagine. Il concerto prosegue diventando a più riprese un vero e proprio “botta e risposta” tra i due, che non perdono l’opportunità di sfidarsi in riff sempre più veloci e complessi. Ogni tanto viene accennata un’Orion o una Sweet child o mine, ed è ben più che visibilio! Poi una nuova pausa; siamo arrivati quasi alla fine e Rodrigo ci invita a ballare su un omaggio ad Astor Piazzolla, Libertango, seguito da un medley dei pezzi più belli e richiesti. Ovviamente non ce lo lasciamo ripetere due volte! Nel panico generale della sicurezza, siamo in tantissimi a raggiungere il palco e scatenarci tra le risate e lo sbigottimento di quelli a cui abbiamo ricordato per un momento la propria gioventù. Siamo lì, così vicini che possiamo allungare le mani per toccare le loro, qualcuno si becca addirittura la scaletta del concerto, per tutti gli altri c’è quel momento di complicità generale, di condivisione di un momento di gioia che nessuno potrà dimenticare.

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

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Live Report: al Roma Jazz Festival la Musica è Nuda

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Basterebbe dire Musica Nuda per lasciare almeno intendere la variante di emozioni ed esperienze sensoriali che un concerto, come quello di sabato 19 all’Auditorium, può riservare. E non sarebbe comunque abbastanza. Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e Petra Magoni (voce) sono quello che non ti aspetti. Lei, algida musa nella sua giacca di pelliccia appena sale sul palco, si rivela nel corso del concerto una donna ironica (ed autoironica) dall’estro imponente. Lui si nasconde timido dietro il suo contrabbasso, ma una volta rimasto solo in scena non perde occasione di interagire col suo pubblico, o di imbracciare scherzosamente lo strumento a mo’ di chitarra. Insieme formano una coppia completa ed eccentrica. Si definiscono un gruppo pur essendo un duo, e di questo gliene diamo atto. Dal 2004 a marzo di quest’anno si esibisco in cover dalla rivisitazione del tutto personale, pubblicando 5 dischi di successo. Il loro ultimo lavoro, invece, vede la prevalenza di pezzi originali e varie collaborazioni; da Max Casacci (chitarrista dei Subsonica) a Sylvie Lewis, ad Alessio Bonomo e Pacifico. La “nudità” della loro musica lascia spazio all’immaginazione ed allo spettacolo, che entrambi intessono con il proprio strumento. Spogliati di ogni eccesso ed orpello stilistico, i brani si rivestono di abiti nuovi. 

 

Prendiamo il caso di Bocca di Rosa: frenetica, soffocante, ben descrive musicalmente il testo della canzone. Petra Magoni abbandona la malinconia originaria data da De Andrè, per dare un corpo alla storia e alla donna, al suo tormento. Immancabili Came Together, Eleanor Rigby e Dear Prudence, omaggio beatlesiano dovuto ed acclamato. Un po’ jazz, un po’ canzone d’autore, un po’ rock e infine anche musica classica. Il suono originalissimo di Petra e Ferruccio si insinua in ogni composizione e le restituisce vita nuova. Ciò che ci ha affascinati maggiormente è la capacità di questo gruppo/duo di prendersi in giro, raccontare aneddoti di vita vissuta e, perchè no, di metterli in musica. Come inProfessionalità; scherzoso battibecco di una coppia alle prese con la poca serietà di alcuni manovali. I bis, a fine serata, sono tre, tra cui la più richiesta,  Il cammello e il dromedario, e la prima canzone suonata assieme, una romantica e coinvolgente Guarda che luna…che ben sostituisce la mancanza de La canzone dei vecchi amanti.

 

Serena Marincolo

 

foto di Valentino Lulli

 

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Live Report: The same korean girl – Youn Sun Nah al Roma Jazz Festival

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Youn Sun Nah sale sul palco del Teatro Studio all’Auditorium evidentemente emozionata, dopo un omaggio a Morricone da parte del chitarrista che l’accompagna, Ulf Wakenius (già chitarrista di Oscar Peterson. Capace di riprodurre linee di basso e percussioni e di ottenere grandi effetti dal suo strumento senza l’ausilio dei pedali). In un italiano zoppicante (ma sorprendente) ci spiega che è la prima volta che si esibisce in Italia, e a Roma poi! Insomma, una ragazza dalla voce sottile e i modi gentili che alla fine di ogni brano ringrazia sempre per ogni applauso ricevuto e per la nostra presenza. Ride spesso, e questo la rende ancora più simile ad una bambina un po’ impacciata. Eppure la carica del suo fascino aleggia nell’aria ancor prima che cominci a cantare. Nessuno tra il pubblico si aspetterebbe di assistere ad una metamorfosi tale. Wakenius intona i primi accordi dell’inconfondibile Message in a Bottle, e la timida ragazza coreana in casacca blu davanti a noi si trasforma in una donna ammaliante dalla voce possente. Il duo, atipico già dalla presentazione (una coreana che canta in francese ed un chitarrista norvegese), dimostra di avere un tipo di affiatamento che sposa il gioco, l’intesa immediata e quel tipo di complicità da coppia di lunga data. Youn Sun Nah plasma la sua voce sul suono della chitarra, completandola.

I suoi vocalizzi non sono per nulla scontati o ridondanti. Accompagnandosi con gesti delle mani sembra suonarsi come un theremin; sembra disegnare la musica nel vuoto o scuotersi come una percussione. Gli omaggi sono tanti: da Nat King Cole, Egberto Gismonti, Randy Newman, a Tom Waits, Leo Ferré, Carla Bley, Sergio Mendes e addirittura una piccola perla come Enter Sandman dei Metallica. Inoltre, il legame con le sue radici viene enfatizzato nel riarrangiamento di Gwangondo Arirang, brano del folklore coreano. L’annuncio poi di un pezzo tutto italiano: Estate di Bruno Martino. Youn Sun Nah ritorna impacciata nel presentarla, sperando ci piaccia. La risposta non tarda ad arrivarle, assieme al lungo scroscio di applausi, fischi e “brava”. Lei si commuove intimidita. Fa tenerezza vederla con le mani alla bocca, stupita del successo riscosso. C’è spazio anche per lo standard My favourite things in cui è lei stessa a suonare una kalimba, antico strumento africano a percussione. Che non è certo l’unico strumento singolare utilizzato durante la serata! In Moondog spunta un kazoo, ed in Same Girl un carillon; mentre Ulf Wakenius utilizza la sua bottiglia d’acqua per suonare la chitarra. Il pubblico è entusiasta al punto di non volerla lasciar andare. Il bis è doppio ed il tempo che passa alla fine degli applausi finali è lungo!

Serena Marincolo

Foto di Valentino Lulli

 

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Live report – Roma Jazz Festival: Roberto Gatto ci racconta il prog inglese

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Questo progetto fa parte di uno dei sogni nel cassetto che coltivo da diversi anni. Personalmente ho sempre amato le sfide e come sempre, mosso dall’entusiasmo, ho accettato di tentare anche questa”. E dal 2008, anno in cui ha visto la luce il progetto Progressivamente in un album registrato dal vivo alla Casa del Jazz, sono state diverse le occasioni in cui Roberto Gatto ha dimostrato di aver vinto totalmente questa sfida. Accompagnato da musicisti del calibro di Fabrizio Bosso alla tromba, Luca Mannutza alle tastiere e piano, John De Leo (ex voce dei Quintorigo), Roberto Rossi al trombone, Francesco Puglisi al basso, Maurizio Giammarco al sax e Roberto Cecchetto alla chitarra, venerdì 11 novembre Gatto ha regalato al pubblico dell’Auditorium il suo omaggio al rock progressive, nelle rivisitazioni di brani tratti dai dischi dei King Crimson, Genesis, Matching Mole, Robert Wyatt e Pink Floyd (oltre ad un brano originale di John De Leo). “Ho voluto coinvolgere musicisti che come me avessero vissuto quel momento musicale in quegli anni, ma anche musicisti più giovani, che magari avessero un punto di vista e una chiave di lettura differenti”. La sala Petrassi è gremita, ed il pubblico decisamente vario!

I musicisti salgono sul palco inizialmente senza John De Leo, che solo dopo i primi due brani spunta -letteralmente- da dietro la batteria ad intessere un gioco di suoni con la sua voce; una serie di “vocalizzi” che si incalzano, creando una buffa parentesi che non tradisce le capacità e la bravura di questo artista. De Leo gioca altrettanto col microfono, complementare e necessario nel far cogliere le molteplici sfaccettature sonore che lo stesso riesce a darsi. Differentemente Bosso usa il microfono per distorcere il suono della sua tromba, inscenando un botta e risposta di identici accordi che risultano come due voci diverse. Quello dei tre fiati poi, è uno spettacolo non solo sonoro, ma anche visivo; simili e sincronizzati i loro gesti danno la percezione che la musica -in quel momento- li abbia davvero uniti in un’unica melodia. Roberto Gatto ci spiega la scelta dei brani, ce ne racconta la genesi, cadenzando così l’ora e mezza trascorsa assieme. Si emoziona parlando di un’amica musicista scomparsa poche ore prima del concerto; aprendo uno squarcio (purtroppo) malinconico di vita personale. Anche in questo modo la musica ci parla, riesce a strappare un’emozione diversa ad ognuno di noi, a non rendersi fine all’ascolto e basta. L’inquietante romanticismo di Sea Song (potete immaginare quanto l’abbia reso tale la camaleontica voce di John De Leo), la poesia (arte a cui, del resto, si ispira) di Watcher of the Skies, o la chiusura con la splendida Trilogy (la cui prima parte è stata lasciata esclusivamente a Luca Mannutza e Maurizio Giammarco), sono solo una parte del racconto di una storia -quella del prog inglese- che gli abili narratori ci hanno restituito in musica.
Serena Marincolo
foto di Valentino Lulli
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