Jazz Agenda

“La musica è un patrimonio che appartiene a tutti”: Cettina Donato e il suo nuovo album “Persistency-The New York Project”

Perseveranza, superare i propri limiti, l'amore per Gershwin, Monk, Hancock, Carla Bley, una carriera parallela negli Stati Uniti e il grande progetto, legato al disco, per una Residenza Permanente di accoglienza in provincia di Messina, la sua città: questo e molto di più nel nuovo album della compositrice, pianista e direttore d'orchestra Cettina Donato.

“Persistency”: sappiamo che questo titolo per te rappresenta molto.

“Sì, è così. Spesso ci arrendiamo di fronte a delle situazioni che consideriamo come ostacoli o troppo grandi da superare. La perseveranza, invece, e la persistenza sono delle qualità che ci danno quell’energia capace di affrontare gli impedimenti e raggiungere l’obiettivo prefissato. Spesso è molto più facile abbandonare il campo e gettare la spugna senza renderci conto che comportandoci così noi stessi siamo il nostro limite. Tutte le nostre scelte dipendono da noi stessi e da nessun altro. Questo è il mio pensiero e probabilmente alcune persone non sono d’accordo con me su questo argomento.”

Sei giunta al quarto album: come si è evoluto il tuo discorso musicale dal punto di vista compositivo?

“Sì, è in continua evoluzione ma rimango la persona di sempre.”

Dividi la tua carriera tra Stati Uniti e Italia, come ti ha arricchito questo parallelismo?

“La dinamicità, il mettersi costantemente in discussione, cercare di migliorarsi, sono delle qualità importanti che mi permettono di arricchirmi sia come persona che come musicista. Sono sempre contenta di tornare negli Stati Uniti. Ci ritornerò di nuovo tra poco e non vedo l’ora.”

Cosa ti ha motivato a registrare il disco a New York?

“Da tempo abbiamo instaurato un rapporto professionale importante con Eliot Zigmund, Matt Garrison e Curtis Ostle. Suoniamo insieme, siamo un bel quartetto e ci divertiamo a passare del tempo insieme. A loro piacciono le mie composizioni e ci divertiamo a suonarle. Così, ho pensato di scrivere dei brani nuovi e proposi al gruppo di registrare insieme. E così è successo. E’ pazzesco credere di avere Eliot alla batteria in un mio disco e che suona i miei brani originali. Chi me lo avrebbe mai detto...E’ molto bello. Sono contenta.”

Quali emozioni hai “racchiuso” nella tracklist di questo nuovo lavoro?

“C’è il primo brano che apre il disco, intitolato “The Sweetest Love”. E’ dedicato alla memoria di mia madre. Il titolo dice già tutto. E’ un brano che descrive il carattere di mia madre a partire dal tema passando dall’improvvisazione fino alla coda finale. Una madre che ha offerto tutto il suo amore per i suoi figli, la famiglia e le persone che le chiedevano sostegno e aiuto. Una donna dolce ma allo stesso tempo forte e piena di vita, solare e generosa. Un cuore grande. Ci manda tanto e non passa giorno che non la ricordiamo. Sono sicura che questo brano le sia piaciuto. Ne sono stracerta. Poi c’è un brano che ho scritto ricordando Gershwin (“Gershwin Dixit”). E’ scritto sulla struttura armonica di “But Not For Me’ e inoltre nella parte B del brano c’è un accenno al tema di Gershwin. E’ noto che Gershwin è uno dei miei compositori americani del Novecento preferiti. Sono molto legata alla sua concezione compositiva, le sue linee melodiche sono allo stesso tempo semplicissime e molto incisive. I suoi temi sono immortali. I ritmi gershwiniani sono unici. E’ stato un compositore la cui musica scaturisce dal feeling emotivo e non dalla tecnica. Tuttavia, le pagine sinfoniche gershwiane sono un esempio di perfezione compositiva. Un altro brano, “Take It Easy” nasconde un gusto melodico riconducibile a “‘Round Midnight” di Monk. Anche in questo brano c’è un piccolo accenno al tema di “'Round Midnight”. “Sing a Song” invece è dedicata al mio pianista di jazz preferito: Herbie Hancock. Richiama un po' “Driftin”, composizione del pianista anche se qui non c’è alcun richiamo al brano hancockiano. Hancock è una grande fonte di ispirazione per molti e per me è stato decisivo incontrarlo. Una vera illuminazione. E’ un grande uomo oltre che un musicista straordinario. E’ di esempio per molti musicisti e persone in generale. Sono grata a lui per l’incoraggiamento che mi ha dato e per i forti stimoli che mi ha infuso. “Lawns” è l’unico pezzo non mio. E’ della pianista e compositrice Carla Bley, una signora del Jazz. Questo brano riflette come un leitmotiv tutta la concezione compositiva e melodica dei miei brani del disco: la semplicità. Mi piace raccontare delle storie in maniera semplice affinché siano comprensibili a tutti, anche ai non addetti ai lavori. La musica è un patrimonio che appartiene a tutti. “Undecided Minuet” è uno dei brani più semplici di tutto il disco: la linea melodica è di estrema semplicità eppure fortemente orecchiabile. “Think About” è forse l’unico brano del disco che si discosta dalla forma della jazz song con i suoi cambiamenti di tempo e mood. E poi c’è “Persistency” dal quale tutto il disco prende il nome: è semplicemente un blues con una linea melodico-ritmica ostinata. Probabilmente il brano più “strano” di tutto il disco: rispecchia proprio il sentimento di persistenza e perseveranza. I musicisti del gruppo hanno preferito ribattezzarlo con il nome di “Diabolique” ma conoscendo tutti i miei brani direi che non e’ poi così diabolico rispetto ad altri brani che ho scritto...”

Dopo una anteprima al Blue Note di New York, stai per partire per il tour di presentazione dell'album: quali emozioni e “visioni” vorresti trasmettere al pubblico che verrà a sentirti?

“E’ sempre una bella emozione presentare un nuovo disco ad un pubblico curioso di ascoltare “musica nuova”. E’ come un rito di iniziazione per un bambino: essere accolto e voluto bene è l’obiettivo importante per il bambino stesso e per la comunità. Presentare dei pezzi originali al pubblico non è così semplice come proporre dei brani jazzistici che vantano già di una reputazione positiva. A meno che non distrugga completamente il brano, solitamente i brani standard di jazz piacciono già al pubblico e quindi si parte già avvantaggiati mentre un brano originale, non conosciuto, non è dato per scontato che piacerà al pubblico. Tuttavia, eseguendo i brani e trasmettendo amore e gioia per la musica che hai scritto, alla stessa maniera il pubblico risponderà positivamente.”

Sappiamo che questo tuo lavoro sarà legato anche alla realizzazione di un progetto di accoglienza in Sicilia.

“Sì, ho ideato la nascita di una Residenza Permanente che sarà costruita in Sicilia, in provincia di Messina, la mia città. Non esiste ancora nulla. Non c’è un terreno né un’area destinata alla costruzione. Però sono sicura di essere partita con il piede giusto. Le cose importanti ci sono: motivazione e focalizzazione sull’obiettivo. L’universo farà il resto. L’uscita del nuovo disco è legata appunto alla nascita di questa Residenza che prenderà il nome di VillagGioVanna (dal nome di mia madre) e che ospiterà bambini/ragazzi/adulti affetti da autismo e senza famiglia. Sarà una grande villa con tutto ciò che occorre: una stanza della musica, una sala cinema, piscina, animali domestici per Pet Therapy. Ci saranno medici, infermieri, operatori, assistenti sociali. Tutto in un clima non ospedaliero ma familiare. I ragazzi saranno messi in condizione di poter donare anche nelle loro condizioni di deficit fisico/cognitivo il loro contributo dando il massimo delle proprie capacità. Perché anche queste persone, malgrado i diversi deficit fisico/cognitivi, hanno una dignità e delle potenzialità che non vanno né nascoste né sottovalutate.”

 

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Il mio sito ufficiale www.cettinadonato.com,la mia email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e poi mi trovate su Facebook, Instagram, Linkedin, Google+.

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Cettina Donato si racconta: una vita tra piano, composizione e orchestra

Jazz Agenda incontra Cettina Donato: pianista, compositrice e direttore d’orchestra messinese. Da anni svolge la sua carriera parallelamente tra Stati Uniti e Italia, alla guida di orchestre o ensemble. Talento carismatico e sorriso smagliante, lo scorso anno ha pubblicato il suo terzo disco “Third”, rimasto per settimane ai primi posti della classifica iTunes. Insegna in tre Conservatori italiani e sta per partire per una nuova serie di concerti in Canada e Stati Uniti.

Iniziamo con una domanda scontata, ma ancora attuale: in quanto donna, come vivi il tuo ruolo di direttore d'orchestra?

“Oltre a dirigere sono l’arrangiatrice delle composizioni che eseguiamo. Il mio ruolo è duplice, arrangiatore e direttore. Lo sforzo più importante è nella fase della scrittura dell’arrangiamento perchè cerco di trovare il modo più naturalmente congeniale allo spettacolo che dobbiamo mettere in musica.Trovo che non ci sia alcuna differenza di genere nello svolgere la mansione di direttore d’orchestra. Mi rendo conto che non è una professione prettamente femminile però ormai diversi ruoli che prima erano prettamente maschili ultimamente sono stati ricoperti da donne. Qualche mese fa ero in viaggio per un concerto e il comandante del mio volo era una donna. Forse fino a qualche anno fa ci saremmo meravigliati di tutto questo ma per fortuna oggi la diversità dei ruoli in ogni ambito professionale non esiste più."

Vi sono delle colleghe o dei colleghi, con questo stesso ruolo, che rappresentanto per te un modello o che stimi in maniera particolare?

"Tra i giovani Direttori d’Orchestra mi piace moltissimo Gustavo Dudamel perche’ sa far respirare l’Orchestra."

Nei tuoi studi ti sei dedicata a classica e jazz: come hai unito questi due generi nelle composizioni e negli arrangiamenti per orchestra?  

“E’ fondamentale l’unione dei due generi sia che stia scrivendo degli arrangiamenti di jazz o di musica classica. Nei miei arrangiamenti non mancano mai i contrappunti tipici dell’influenza classica e nella classica cerco di dare un gusto personale a ciò che scrivo. Che sia jazz, moderno, contemporaneo, non importa. Dare etichette alla musica per me è già sbagliato. Ciò cheè più importante, invece, secondo me, è riconoscere da un arrangiamento o da una composizione l’autore che l’ha composto.”

Altra domanda di routine: c'è un musicista che ha più ispirato la tua vita e la tua carriera?

“L’incontro con Herbie Hancock è stato per me fondamentale. E’ stato di grande stimolo oltre ad avermi infuso una carica ed energia inesauribili. E’ pazzesco come un essere umano sia capace di tutto questo. Eppure Herbie Hancock è stato questo per me: carica inesauribile di energia musicale. Non dimenticherò mai le sue parole: “Cettina, tu devi continuare a scrivere la tua musica”. E poi, lo incontrai l’anno successivo e ripetè dicendo: “Hai un gran talento. Continua a fare quello che stai facendo”. Come potrei deluderlo?”

Raccontaci gli inizi della tua attività musicale.

“Come tutti i musicisti (specialmente americani, nel mio caso pero’ tutto e’ successo in Italia, nella bellissima Sicilia) ho iniziato a suonare le percussioni nella Parrocchia del mio rione. Poi i miei genitori mi hanno fatto prendere lezioni di piano e il parroco ha voluto che suonassi l’organo. Nel frattempo studiavo pianoforte e suonavo ad orecchio tutte le musiche che ascoltavo in TV o alla radio. Poi cominciai a studiare composizione classica e presi il Diploma di Pianoforte classico ed essendo ormai cresciuta poi presi il Diploma di Didattica della Musica, Jazz, il Biennio Specialistico in Discipline Musicali (Jazz), poi la Laurea all’Università in Psicologia Sociale, Due Master in Didattica Speciale e poi la Borsa di Studio per studiare al Berklee College di Boston. E poi mi sono trasferita negli Stati Uniti.“

Svolgi gran parte della tua attività concertistica negli USA: quali stimoli umani, culturali e musicali hai ricevuto vivendo e suonando tra i diversi Stati?

“Gli Americani amano condividere le proprie conoscenze musicali con altri musicisti: hanno un forte spirito di condivisione. Mi piace questo carattere. Mi piace parlare con i diversi musicisti di musica, di come dare il proprio contributo con le proprie conoscenze. Si sente dire che in Italia invece si è gelosi delle proprie conoscenze e spesso non si parla volentieri con altri arrangiatori o compositori e musicisti delle proprie impressioni musicali. Non ho mai creduto a questo.”

Quale è la tua visione dell'ambiente musicale attuale in Italia?

“Ci sono dei bei musicisti di jazz, di classica, dei veri talenti. Ma questo non è sufficiente. Ognuno dovrebbe cercare di fare del proprio meglio per raggiungere il massimo. La cosa più importante è dare sempre il massimo. E i risultati si vedranno. Sono sicurissima di questo.“

Il tuo terzo album si chiama, per l'appunto, "Third": il titolo va al di là della successione cronologica dei tuoi dischi?

“Proprio così. Oltre ad essere il terzo, è un disco voluto, quello aspettato da sempre che vede tutte le mie composizioni in piano trio. Rimango comunque affezionatissima agli altri due precedenti, specialmente al secondo che ho registrato a Boston con l’orchestra jazz che porta il mio nome, formata da musicisti che vengono dai cinque continenti: Europa, Asia, Americhe, Africa, Oceania.”

Insegni nei Conservatori di Messina, Liorno e Alessandria, e stai per partire per alcuni concerti in Canada e USA: lasciaci le coordinate per rimanere aggiornati sulla tua musica e i tuoi live.

“Il mio sito ufficiale www.cettinadonato.com, inoltre mi trovate su Twitter, Facebook, Linkedin, Google Plus. Il mio ufficio stampa: Fiorenza Gherardi De Candei.”

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