Jazz Agenda

I Rame si raccontano: tra jazz e cantautorato

Un progetto in cui convivono jazz e cantautorato, che si evolve verso la sperimentazione e l’avanguardia. Si presentano così i Rame, quintetto nato al conservatorio di Vicenza che ha portato alla nascita di un omonimo disco pubblicato dall’etichetta Emme Record Label. In un’intervista corale la band racconta la sua storia ed il suo percorso artistico:

“Rame è un progetto in quintetto che fonde jazz e musica d’autore in una chiave moderna che a volte diventa addirittura sperimentale. La band è formata da Mauro Spanò al pianoforte, Valentina Fin alla voce, Marco Centasso al contrabbasso, Giovanni Fochesato al sax tenore, Marco Centasso al contrabbasso e Filippo Mampreso alla batteria. Il disco, che è la nostra opera prima, è un omaggio al patrimonio culturale e musicale del nostro paese ed unisce la tradizione più tipica del jazz con il cantautorato e la scrittura creativa. I brani, infatti, raccontano spesso storie e vicende e spesso esplorano miti appartenenti alle culture dell’antichità. A questo aggiungiamo che la ricerca del suono e del timbro giusto sono un elemento importante di questa band che sperimenta dividendosi tra improvvisazione pure e brani dal carattere decisamente più minimale.”

I Rame ci raccontano anche il loro percorso musicale che nasce sui banchi del Conservatorio di Vicenza:

“RAME è un gruppo nato proprio "fra i banchi di scuola" del Conservatorio di Vicenza. Tutti noi abbiamo condiviso lezioni ed esperienze musicali offerteci durante il percorso del triennio. Il tempo ci portati in maniera del tutto spontanea e naturale a formare un gruppo a tutti gli effetti. Per circa un anno abbiamo scritto ininterrottamente musica, assumendo tutti il ruolo di compositore ed arrangiatore, intervenendo e talvolta stravolgendo i brani che pian piano prendevano forma. A mio parere due sono gli aspetti che ci hanno aiutato maggiormente alla creazione del disco: il rigore nelle prove fissate a scadenza settimanale con pochissime eccezioni e il suonare i brani dal vivo tutte le volte che avevamo l'occasione di farlo.”

Un disco che rappresenta la somma di cinque identità e senza dubbio un percorso comune:

Il disco per noi rappresenta semplicemente il frutto di ciò che noi siamo. Nonostante tutti noi abbiamo seguito un percorso comune incentrato sullo studio del linguaggio jazz il disco a mio parere è la somma delle nostre cinque distinte identità fuse assieme nel formarne una univoca, come quando i metalli vengono fusi nella creazione di una lega. Tutti noi abbiamo influenze differenti che vanno dal jazz tradizionale al pop, dall'avanguardia fino alla libera improvvisazione che unite ai nostri vari interessi per la poesia e la letteratura hanno portato alla creazione di RAME, un punto d'incontro comune ed istintivo.”

 

 

 

 

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Luca Sguera parla del primo disco dei Cocoon: “Still, Moving è una fotografia del nostro percorso”

Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label, Still, Moving è il disco d’esordio dei Cocoon, formazione toscana composta da Saverio Cacopardi alla batteria, Francesca Gaza, voce ed effetti, Alessandro Mazzieri al basso e Luca Sguera al pianoforte. La band, nata nelle aule dell'Accademia Siena Jazz, pur avendo una chiara impronta jazzistica si distingue per influenze pop e rock dove non manca anche l’utilizzo dell’elettronica. E’ Luca Sguera a presentarci questo disco:

Cocoon – ci piega - è l’involucro dal quale prendono vita la crisalide prima e la farfalla poi. Materia indefinita che conduce ogni volta alla compiutezza di una forma mai uguale a se stessa. E’ questo l’immaginario che ispira il quartetto, i cui pezzi, pur rimanendo all’interno della forma-canzone tradizionale, sono frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione su vari piani. L’esplorazione timbrica è uno di questi: spesso la voce e il suono del basso vengono filtrati e arricchiti tramite l’utilizzo dell’elettronica, che ben si sposa con il sound acustico del pianoforte e della batteria. I brani che compongono il disco, pur mostrando una chiara derivazione di origine jazzistica, sfruttano e si fanno portatori di un sound moderno, che mescola influenze pop/rock a echi di musica elettronica.”

Luca Sguera ci racconta anche come i quattro musicisti si siano conosciuti ed il loro comune percorso musicale:

“Ci siamo incontrati durante il nostro percorso di studi nell'accademia di Siena Jazz. Abbiamo iniziato a suonare insieme nel 2013 e ci siamo accorti di avere una bella intesa umana e musicale, oltre che tanta voglia di costruire qualcosa insieme, un linguaggio nostro, una sonorità, un modo di ascoltarsi e di ricercare. In questi anni siamo maturati lavorando e suonando assieme e oltre a questo abbiamo fatto confluire nel gruppo tutto ciò che ognuno di noi ha appreso nel proprio percorso individuale. Con tanta cura e dedizione abbiamo costruito e dato vita alla nostra musica e siamo diventati una famiglia. Abbiamo fatto due tour in Germania, uno a Londra e trascorso un soggiorno in Romania, i quali ci hanno avvicinato e unito molto. Il nostro percorso si è poi lentamente distaccato dall'ambiente accademico in cui è nato e si è evoluto in una direzione più professionale e personale. I nostri gusti sono diventati più specifici e abbiamo creato un suono ed un equilibrio che sentivamo (e sentiamo) essere completamente nostro.”

Come spesso accade il disco rappresenta un’istantanea di un determinato periodo. A proposito il pianista dei Cocoon prosegue dicendo che:

Dopo tanti concerti e molte esperienze vissute insieme sentivamo di voler far confluire tutta quell'energia accumulata in un primo disco. “Still, Moving” rappresenta per noi una fotografia del nostro percorso fino al momento in cui lo abbiamo registrato ed è la naturale prosecuzione di un percorso di quattro anni fatto assieme. Ma è stato anche un modo per noi per capire la direzione migliore per la nostra musica. Stiamo già scrivendo e registrando materiale nuovo, decisamente più orientato alla ricerca timbrica ed a una produzione più elettronica e non escludiamo che possa uscire un altro disco nel 2019.

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Kaleido disco d'esordio degli Hydra Quintet: ne parliamo con Alessio Sisca

Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label, Kaleido è il primo disco che porta la firma degli Hydra Quintet, giovane formazione calabrese nata nel 2016 2016 durante la permanenza al Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza. Il progetto è multiforme e si muove nel territorio della musica moderna senza tradire le sue origini mediterranee. Una formazione giovanissima, dunque, composta da Erica Gagliardi alla voce, Francesco Caligiuri al sax baritono, soprano e clarinetto basso, Giuseppe Santelli al pianoforte, Daniele Nicoletti al basso elettrico e Alessio Sisca alla batteria. E’ proprio quest’ultimo a presentarci questo progetto:

Il progetto – ci spiega Alessio Sisca - è molto giovane e nasce dall'incontro di noi cinque all'interno del dipartimento di Jazz del Conservatorio di Cosenza. Non è partito con un'idea pregressa, ma ha assunto i suoi connotati dopo le prime prove in sala grazie all'incontro tra i diversi stili, sia compositivi che esecutivi, di ognuno di noi. Certamente il filo conduttore è l'approccio creativo, tramite la ricerca di una convivenza tra la scrittura, l'interpretazione e l'improvvisazione. E soprattutto l'entusiasmo nel suonare i nostri brani, o nel dare un'interpretazione notevolmente personale di brani già editi (non ve ne sono nel disco, ma è una pratica che nel live non disdegniamo). Solo quando abbiamo preso coscienza della difficile classificazione di ciò che stavamo creando, abbiamo pensato di assegnare un nome al progetto che potesse esprimere il concetto di un'unica creatura dai diversi "cervelli". Da qui il nome, riferito alla figura mitologica greca, Hydra

Visioni diverse che si incontrano, entusiasmo e capacità di far incontrare stili diversi. Questo è il terreno che ha dato vita a questo progetto. Alessio Sisca ci racconta anche come è cominciata questa collaborazione:

Il percorso musicale è stato appunto quello della convergenza tra più stili, gusti, "mondi" in un certo senso. Abbiamo visto che stava crescendo un repertorio variegato e con tante sfaccettature, che si presta a più punti di vista. Da qui il titolo che, poi, decidemmo di dare all'album: “Kaleido”. Ma è stato singolare anche il percorso non musicale che ci ha portato alla nascita del disco. Raggiunto un buon numero di brani nel nostro repertorio, abbiamo pensato che il miglior veicolo per proporre la nostra musica originale fosse una produzione discografica. Dopo settimane a confrontarci sulle possibili modalità, abbiamo scoperto il concorso "All You Have To Do Is Play" indetto della Emme Record Label e dal Tube Recording Studio, che proponeva premi riguardo una produzione discografica. Partecipando, risultammo tra i 5 vincitori. Ed eccoci qua.

Momenti da ricordare in sala prove, lavoro e divertimento allo stesso. Cosa rappresenta Kaleido per gli Hydra Quintet?

Con queste premesse - conclude il batterista - il disco per noi rappresenta in primis una grande soddisfazione, da parte dei singoli ma soprattutto da parte del gruppo, cosa banale ma spesso da sottolineare. Le nostre ore in sala prove non si limitano al lavoro sui brani, ma sono anche un susseguirsi di scherzi, conversazioni e risate tra cinque amici oltre che colleghi... e il disco rappresenta anche questo: un suggellare quei bei momenti in forma artistica.

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Gianni di Crescenzo racconta Magic Puppet: “un disco che rappresenta la mia forma d’arte”

Pubblicato da Emme Record Label, Magic Puppet è l’ultimo disco che porta la firma del pianista e compositore Gianni di Crescenzo. Un progetto moderno, dove spiccano un grande talento compositivo ed un grande interplay tra i musicisti che vi hanno preso parte. Completano, infatti, questa formazione Dario Rosciglione al contrabbasso, Lucrezio de Seta alla batteria, Franco Piana alla tromba e flicorno e lo statunitense Brandon Fields, musicista che vanta collaborazioni di livello internazionale. Gianni di Crescenzo ci ha raccontato in prima persona questa avventura:

Magic Puppet - ci spiega - nasce dalla fusione rappresentativa delle espressioni figurative musicali e ritmiche in cui primeggia una fantomatica figura burlesca che, pur astratta ed aliena, descrive magicamente i giochi armonici e le vibrazioni delle fonti sonore come per incanto. Per realizzare questo progetto ho scelto dei musicisti con cui ho un grande feeling: su tutti Brandon Field, sassofonista americano che ha suonato anche nel mio precedente disco e con il quale ho instaurato una bella amicizia e una grande stima. Inoltre il suo suono ed il suo fraseggio si sposa davvero bene con quelle che sono le mie forme musicali ed il mio stile. Anche Lucrezio de Seta alla batteria oltre ad essere un amico, ha con me delle grandi affinità musicali e ho avuto modo di collaborare con lui in tante altre situazioni. Dario Rosciglione, invece, che conosco bene anche lui da molto tempo, ha uno swing time e un suono che mette in evidenza ogni particolare delle mie composizioni. Insomma, in sintesi con il tempo trascorso insieme abbiamo instaurato un bell’interplay ed una grande affinità.”

Gianni di Crescenzo ci ha anche raccontato il punto di partenza di questo progetto e il percorso che gradualmente lo ha portato ad incidere il disco:

Il punto di partenza di Magic Puppet - prosegue il pianista - è stato il brano arrangiato per big band da me ed è stato la mia tesi laurea biennio in composizione jazz dove ho diretto l’orchestra e preso la lode. Per quanto riguarda la realizzazione del disco, invece, posso dire che Lucrezio de Seta è stato senza dubbio uno dei musicisti determinanti. Dopo aver scritto e arrangiato i brani, infatti, grazie al suo aiuto ho potuto mettere tutto in opera, studiando delle sfumature. Per questo motivo ho anche composto un brano per batteria e pianoforte in cui suoniamo insieme, una scelta che ho fatto per mettere appunto la nostra simbiosi. Insomma, quello di Lucrezio è stato un aiuto determinante.

Un progetto, dunque, che rappresenta in toto l’essenza e lo stile compositivo dell’autore. A proposito Gianni di Crescenzo conclude dicendo che:

Il disco rappresenta il carattere decisivo ed interpretativo che si avvicina alla mia forma d’arte musicale, la quale vuole essere di magica decodificazione espressiva. Per questo ringrazio i miei compagni di viaggio che sono stati con me dall'inizio alla fine in questa avventura che senza dubbio rappresenta un punto di partenza.”

 

 

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Eleonora del Grosso racconta il disco Kristallos: “Un agglomerato di tradizioni musicali diverse”

Kristallos è il primo disco della pianista e vocalist Eleonora del Grosso Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label. Un lavoro che racchiude diversi linguaggi appartenenti alla musica del ‘900: dal jazz, passando per la classica fino a raggiungere lo swing e la musica balcanica. Insieme a lei hanno partecipato in questa avventura Niccolò Romanin alla batteria e Marco Vavassori al contrabbasso. La pianista trevigiana ci ha presentato il suo nuovo progetto:

Il mio album Kristallos ci spiega - è il primo che incido come pianista e leader di un trio jazz. E’ stato maturato nell’arco degli ultimi due anni, e contiene i brani più significativi della mia “raccolta” personale. Volevo infatti esporre qui le opere più riuscite di tutta la mia storia compositiva, che è iniziata dieci anni fa. Per questo motivo il disco contiene brani nati in momenti diversi, e alcuni sono molto più recenti di altri. Le tracce dell’album sono 8. Tra queste, due sono brani d’autore da me rivisitati con la collaborazione della mia sezione ritmica, composta da Marco Vavassori al contrabbasso e Niccolò Romanin alla batteria. Ho scelto dunque di inserire un paio di pezzi che non erano frutto della mia inventiva, ma che si sposavano alla perfezione con il carattere generale del disco, per cui ho anche utilizzato, diciamo, l’ingrediente speciale del brano d’autore, rendendo omaggio a due compositori da me amati, che sono H. Mancini e J. S. Bach. A proposito dello stile, in Kristallos si nota un volontario mescolamento fra jazz e musica classica: nel disco ho cercato di affiancare e far dialogare tra loro le tradizioni musicali di due continenti fisicamente separati e distanti tra loro, cioè l'Europa e le Americhe. Così i brani includono richiami espliciti ad autori classici ma anche ritmi latino-americani e momenti più affini invece a quella che è nota come black music.

Un’idea quella di incide un disco nata diverso tempo fa proprio al termine del percorso di studio del pianoforte. A proposito Eleonora ci ha raccontato il percorso che ha portato alla nascita del disco in trio:

Ho maturato il desiderio di incidere un album con un trio da me capitanato verso la fine degli studi al Conservatorio, che ho frequentato a Vicenza e che ho terminato con il conseguimento del diploma in pianoforte accademico. In quegli anni ho fatto un "incontro" a dir poco appassionato con la musica jazz ed afroamericana in generale, la quale mi ha catapultato in un mondo diametralmente opposto a quello che avevo conosciuto e praticato sino a quel momento. In sostanza ho avuto davvero un imprevisto colpo di fulmine con il jazz, tanto che ho optato per un effettivo cambio di rotta rispetto alla mia storica e consolidata relazione con la musica classica (che però mantengo nel cuore!).  Il mio obbiettivo era diventare una concertista ed essere l’autrice di almeno un disco. Questa ambiziosa idea si è trasformata in un progetto effettivamente realizzabile nell'arco di pochi anni, dal momento che la musica si trasformò per me in un lavoro praticamente subito. Ora la mia attività di musicista è articolata in tre ambiti, quello dei concerti dal vivo, quello della composizione e quello della didattica. Certo il percorso per arrivare fin qui è stato non senza fatica, ma sono soddisfatta di aver inciso un album di genere jazz esattamente nel modo in cui lo immaginavo nei miei "sogni" da diciottenne.”

Ma cosa rappresenta il disco per Eleonora del Grosso? Perché la scelta di questo titolo cosi affascinante? A proposito la pianista trevigiana prosegue dicendo che:

Il nome dell’albumrichiama i cristalli, strutture complesse che possono riunire in sé vari elementi di diverso tipo ma che tuttavia condividono la stessa base d'appoggio. Allo stesso modo, il disco dà - o vorrebbe dare - l'impressione di essere un agglomerato di tradizioni musicali diverse, unite da una matrice comune che ci siamo proposti di trovare e rivelare all'ascoltatore. Perciò la grande contaminazione stilistica di Kristallos non è causale ma ricercata consapevolmente dal mio trio. Del resto crediamo che in un un'epoca di grande mescolamento culturale come la nostra il jazz non può che essere, e diventare, sempre più multi-etnico. Ecco perché l’ultimo brano, quello con cui il disco si congeda, è intitolato Meeting e porta con sé questo messaggio, con cui vogliamo virtualmente salutare gli ascoltatori. Non a caso il testo, da me scritto e lì cantato, ci ricorda che “la vita è un incontro, un incontro con un milione di vite”.

 

 

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The King is Returning, il nuovo disco di Enrico Quaranta

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Il jazz che si sposa con il funky, con i ritmi afro, con la cultura mediterranea e con echi lontani che sembrano provenire dall’altra parte dell’oceano. Si presenta così The King is returning, disco che porta la firma del batterista napoletano Enrico Quaranta pubblicato dall’etichetta Emme Record Label il 6 febbraio del 2017. Un progetto dinamico, moderno, arricchito dalla partecipazione straordinaria di uno dei musicisti più importanti della storia della musica italiana, il sassofonista James Senese: completano la formazione Francesco Maiorino al basso, Bruno Salicone al piano e tastiere, Andrea Rea al piano, Jerry Popolo al sax tenore, Umberto Muselli al sax tenore, e il trombettista statunitense Jeremy Pelt. Il disco si caratterizza per una dinamica commistione di stili e per una ritmica potente dallo stile afro che esalta alla perfezione le doti tecniche di Enrico Quaranta. Assai importante, inoltre, è soprattutto l’aspetto Spirituale di questo lavoro dal momento che ogni brano rappresenta appieno il titolo che lo descrive raccontando messaggi e stati d’animo positivi e in evoluzione. Le composizioni, infatti, tutte quante firmate dal batterista partenopeo si contraddistinguono in alcuni casi per le linee melodiche dirette che ricordano l’impatto sonoro delle big band, in altri perché somigliamo a perfette colonne sonore di un film poliziesco, in altri ancora perché lasciano spazio al virtuosismo e al timbro riconoscibile di due maestri della musica quali James Senese e Jeremy Pelt. Il tutto senza tradire quel tocco mediterraneo e quell’intenzione compositiva che lasciano ampio spazio alla linea melodica e a quei suoni che appartengono alla cultura partenopea.

Parlando dei brani che ben rappresentano l’essenza di The King is Returning, in Hello Brian, prima track del disco emergono la tecnica e lo stile afro di Enrico Quaranta, perfetto tappeto ritmico su cui James Senese improvvisa alla perfezione con quello stile diretto e quel timbro riconoscibile che da sempre lo hanno contraddistinto. Anche il secondo brano, intitolato In War and Peace, è caratterizzato da un groove potente, da una perfetta sincronia di suoni, dal fraseggio impeccabile dei fiati e dal talento improvvisativo di Bruno Salicone al pianoforte. In The World, invece, è il pezzo che per intenzione e costruzione si avvicina alla colonna sonora di un film dove è sempre l’intesa tra basso e batteria a creare il tappeto ritmico essenziale per le linee espressive dei fiati e del pianoforte. Get Up with Your life e Will be Save sono i brani in cui è maggiormente presente un’impronta funky caratterizzata da quello stile cadenzato e sincopato che si sposa sempre con un’intenzione jazzistica creando un linguaggio personale dove si uniscono culture musicali apparentemente lontane ma perfettamente comunicanti. A racchiudere l’essenza del progetto, invece, è proprio The King is Returning, title track di un album che oltre a descrivere stati d’animo ed emozioni tradotte in musica, rappresenta anche un messaggio Spirituale raccontato dall’estro di Enrico Quaranta.

http://www.emmerecordlabel.it/release/the-king-is-returning/

Line-Up

Enrico Quaranta, batteria

Francesco Maiorino, basso

Bruno Salicone, piano & Keyboards

Andrea Rea, piano

James Senese, Sax soprano e tenore

Jeremy Pelt, tromba

Jerry Popolo, sax tenore

Umberto Muselli, sax tenore

 

Track list

Hello Brian

War on Peace

In the World

Don’t worry About

Get up with your Life

The King is Returning

We’ll be Save

 

 

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Kristallos il disco d'esordio di Eleonora del Grosso

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Un viaggio verso gli stili musicali del ‘900 con un’attenzione particolare allo swing afroamericano, al minimalismo, alla musica classica ed in particolar modo ad un jazz dal sapore mediterraneo che apre la strada ai diversi linguaggi della musica. Questi gli ingredienti stilistici di Kristallos, primo disco che porta la firma di Eleonora Del Grosso, pianista, cantante e compositrice trevigiana di formazione classica e jazz, autrice di quasi tutti i brani contenuti in questo suo primo lavoro da studio. Il disco è stato pubblicato dall’Etichetta Emme record Label il 30 gennaio 2017 e vede la partecipazione di Niccolò Romanin alla batteria e Marco Vavassori al contrabbasso. E’ un jazz contaminato quello presentato da Eleonora del Grosso, che proprio come il mar Mediterraneo diventa il luogo di fusione tra etnie differenti, tradizioni musicali opposte, all’apparenza "incompatibili" tra loro ma perfettamente comunicanti. Oltre a possedere queste caratteristiche, però, in Kristallos viene lasciato molto spazio all'improvvisazione, con la scelta, volontaria, di utilizzare, proprio all'interno di questi "spazi improvvisativi", aspetti melodici appartenenti storicamente alla musica classica.

Un affresco sonoro, dunque, che rispetta interamente quella che è la spontaneità irripetibile di una performance reale: non a caso la registrazione è stata effettuata appositamente in "presa diretta", affinché l'ascoltatore possa avere la squisita sensazione di ascoltare un vero e proprio concerto dal vivo. Da questo punto di partenza e da queste scelte stilistiche prendono vita i brani di Kristallos che, pur attingendo da linguaggi ed universi differenti, sono accomunati dallo stesso minimo comun denominatore. Siciliana, ad esempio, di  J. S. Bach è un brano dal sapore mediterraneo che il noto compositore tedesco dedicò alla Sicilia e di cui il trio ha fatto una rivisitazione in chiave jazzistica. The Bridge, invece, presenta una tessitura armonica semplice, con un impianto ritmico colorito che lo avvicina alle composizioni strumentali dell'odierna popular music. Juan, brano di carattere "latino", intreccia vistose componenti di musica classica con ritmi propri del cosiddetto latin jazz, mentre Last Night, la composizione più intima della raccolta, mescola echi di swing all'atmosfera sognante tipica delle ballad jazz afroamericane. In ultimo Kristallos, pezzo che dà il nome al disco e che ben sintetizza lo spirito e l’anima di questo progetto, si presenta con uno stile balcanico, scritto in tempo "dispari" con elementi che rievocano la cultura musicale turco-armena. 

http://www.emmerecordlabel.it/release/kristallos/

 

Line Up

Eleonora del Grosso, piano e voce

Marco Vavassori, contrabbasso

Niccolò Romanin, batteria

 

Track list

Siciliana, (J. S. Bach)

Juan

Argo Blues

Last Night

The Bridge

Kristallos

Days Of Wine And Roses, (H. Mancini)

Meeting

 

 

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Changes: il nuovo album del Claudio Leone Trio “Una riflessione in musica sui cambiamenti”

Un progetto dal sound originale, aperto a qualsiasi forma di cambiamento e capace di assimilare le nuove tendenze del jazz contemporaneo. Si presenta così Changes, disco che porta la firma di Claudio Leone pubblicato nel settembre 2016 dall’etichetta Emme Record Label. Completano questa formazione Francesco Merenda alla batteria e Stefano Battaglia al contrabbasso. Claudio in persona ci ha spiegato nei dettagli la vera essenza di questo disco dal sapore moderno che fa del cambiamento il suo punto cardine espressivo.

Changes – ci spiega Claudio - è una riflessione in musica sui cambiamenti che attraversano l'esistenza di ognuno di noi. La musica riflette l'evoluzione di vita di ciascun musicista. Tra un album e il successivo scopriamo nuove influenze, studiamo, ci documentiamo, miglioriamo la conoscenza del nostro strumento, collaboriamo con altri musicisti, componiamo nuova musica, fissiamo degli obiettivi più ambiziosi. Eppure prima di un live o di una registrazione ci è richiesta la stessa identica cosa, indipendentemente dal livello di esperienza: dobbiamo buttare a mare ciò che abbiamo imparato e lasciare che sia la musica a suonare attraverso noi. E' allo stesso tempo una sfida terribile e qualcosa di estremamente gratificante, quando realmente avviene. In un certo senso, allora, ogni album è diverso dal precedente ma uguale a tutti gli altri: più le cose cambiano, più tendono a rimanere le stesse.

Come in ogni progetto musicale che si rispetti c’è sempre un inizio o un punto di partenza. A proposito Claudio ci racconta anche come ha cominciato la sua esperienza con gli altri due componenti del trio, ovvero Stefano Battaglia e Francesco Merenda:

Ho iniziato a suonare in trio con Stefano e Francesco esattamente tre anni fa - prosegue Claudio - quando fummo chiamati a partecipare ad un festival jazz di Roma. Bastarono un paio di prove per capire che il progetto aveva qualcosa di speciale: i brani che avevo scritto fino a quel momento per altre formazioni assumevano una dimensione del tutto nuova. Insieme eravamo disposti a prendere molti rischi, il che rendeva la musica imprevedibile e sempre fresca. Da allora iniziai a concentrare sempre più energie su questo progetto: scrivevo una nuova composizione o un nuovo arrangiamento ogni volta che ci incontravamo e ben presto il repertorio di brani specificamente concepiti per questo trio divenne consistente. Fummo chiamati a suonare in diversi festival e di volta in volta a la musica acquistava sempre più slancio ed energia. Ricordo perfettamente il momento in cui pensai che la musica era matura per essere registrata e documentata con un album. Avevamo appena concluso un breve ma intenso tour alla fine della scorsa estate, culminato con la partecipazione alla rassegna "The art of the trio", all'interno del festival jazz di Maratea. Riascoltando la registrazione del live notai come ormai eravamo in grado di seguirci a vicenda con grande facilità perché ci conoscevamo molto bene musicalmente. Bastava l'intuizione di uno dei tre per portare estemporaneamente la musica verso una direzione inaspettata, mai seguita prima.”

Come spesso accade il disco rappresenta l’apice di un percorso e allo stesso tempo un punto di partenza. Dopo tanto tempo trascorso insieme, dunque, e soprattutto dopo tante esperienze, una riflessione su questo preciso momento ci è sembrata d’obbligo. A proposito Claudio prosegue dicendo che la nascita di Changes:

“È allo stesso tempo un punto d'arrivo, il risultato finale di un processo iniziato tre anni fa, e un nuovo punto di partenza. Dopo tre anni e diverse decine di concerti insieme, sentivamo di aver raggiunto un'unita stilistica riconoscibile specie dal punto di vista timbrico e ritmico. Era dunque giusto documentare in studio questa precisa fase del nostro sound e del nostro modo si suonare insieme. Ci aspettiamo comunque che, portando questo progetto in tour, l'album funga da trampolino di lancio verso un'ulteriore evoluzione: questo perché ciascuna composizione per un jazzista rappresenta un campo pressoché illimitato di possibilità creative ed è impossibile, anche volendo, suonare due volte allo stesso modo uno stesso brano.”

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Esce Dear Mr. Silver: primo disco degli Slightly Out 5tet per l'etichetta Emme Record Label

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Un omaggio ad uno dei più grandi compositori afroamericani del ‘900, dove non       mancano sfumature e contributi moderni. Si presenta così Dear Mr. Silver, opera     prima del quintetto Slightly Out 5et che attraverso un sound originale ed incisivo   ha arrangiato in chiave del tutto personale alcuni dei brani più conosciuti di Horace   SiIver.

Il progetto, pubblicato dall’etichetta Emme Record Label il 15 febbraio 2016, vede la partecipazione di Francesco Giustini alla tromba e flicorno, Benedetto Burchini al sax tenore, Enrico Orlando al pianoforte, Nicola Ferri al contrabbasso e Andrea Croci alla batteria. Un quintetto, dunque, attivo a partire dal 2013 che con grande capacità ha intrapreso un vero e proprio viaggio nel mondo dell’hard-bop, effettuando un’attenta selezione di brani dal songbook di Silver.

Una personalità tutt’altro che eccentrica quella del compositore americano, scomparso nel giugno 2014, che si è da sempre contraddistinta da un amore incondizionato verso l’esotico, da una grande capacità compositiva, da una spiccata attitudine al ruolo di leader. Tuttavia, nonostante la forte connotazione storica e stilistica, il disco presenta diverse sfumature, contributi originali e moderni con due brani inediti, Time With You e Dear Mr. Silver (Title Track del disco), che portano la firma di Francesco Giustini. Nella tracklist inoltre vengono riproposti alcuni grandi classici di Horace Silver tra cui spiccano Nica’s Dream e Room 608 e The Preacher, ma anche altri capolavori meno conosciuti come Summer in Central Park, Gregory is Here e Horace Scope.

Il quintetto ha saputo bene rileggere e reinterpretare un materiale tutt’altro che scontato, in alcuni casi attenendosi quasi filologicamente agli arrangiamenti originali di Silver, in altri casi personalizzando il più possibile i brani. Inoltre le due tracce originali impreziosiscono il disco, spostandolo ancor più verso un post-bop raffinato, moderno ed energico. Gli Slightly Out hanno all’attivo numerosi concerti in club e festivals del centro Italia, e diverse collaborazioni tra cui quella con il vocalist newyorkese Kevin Fitzgerald Burke e quella con Massimo Morganti,  uno dei migliori trombonisti italiani. Un’ulteriore testimonianza di un percorso musicale condiviso e coltivato da tutti i membri del quintetto toscano.

Dear Mr. Silver, pubblicato per l’etichetta EMME RECORD LABEL (2016) è il loro primo album. Carico di lamento blues e di energia swing, di tensione ritmica e sonorità moderne, Dear Mr. Silver è la dimostrazione di come l’hard-bop possa essere continuamente rinnovato, al di là degli schemi di genere e delle etichette.

 

http://www.emmerecordlabel.it/release/dear-mr-silver/

 

Line-Up

Francesco Giustini, tromba e flicorno

Benedetto Burchini, sax tenore

Enrico Orlando, pianoforte

Nicola Ferri, contrabbasso

Andrea Croci, batteria

 

Tracklist

Filthy Mc Nasty

Time with You

Nica's Dream

Dear Mr. Silver

Room 608

Gregory is here

Horace-Scope

Summer in Central Park

The Preacher

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