Jazz Agenda

Francesco Del Prete racconta il disco Rohesia ViolinOrchestra: tra musica e tradizioni locali

Si intitola Rohesia ViolinOrchestra l’ultimo disco del violinista Francesco Del Prete uscito il 22 novembre per l’etichetta Dodicilune. Parliamo di un lavoro unico nel suo genere, che ha radici profonde nella cultura mediterranea e nelle tradizioni locali. Tutti i brani, infatti, presenti in due versioni, sono stati scritti per essere accostati ai vini della Cantina Cantele che insieme all’artista ha coprodotto questo progetto. Ecco il racconto di Francesco Del Prete in merito a questa nuova avventura…

Buongiorno Francesco e benvenuto. Per cominciare ti va di descrivere il tuo lavoro ai lettori di Jazz Agenda?

Rohesia ViolinOrchestra” è un disco pensato, realizzato e coprodotto insieme a CANTELE, azienda vinicola salentina ormai radicata sul territorio nazionale e ampiamente riconosciuta a livello internazionale. Dando per scontate le indubbie qualità della Cantina in questione – originalità e passione su tutte – quel che maggiormente m’incuriosisce ed entusiasma è l’approccio sinestetico messo in atto da tale realtà: rendere i propri vini un’esperienza multi-sensoriale attraverso sapori, fragranze, colori, profumi, strategie di comunicazione…

Da qui il mio desiderio di immaginare vere e proprie colonne sonore dedicate a cinque tra le più prestigiose bottiglie di vino firmate Cantele – Rohesia Pas Dosè, Teresa Manara Chardonnay, Rohesia Rosé, Rohesia Rosso, Amativo – dopo averle degustate e averne studiato le caratteristiche: note gustative, sentori olfattivi, modalità di produzione, colori e sfumature, intensità, corpo, eventuale effervescenza, nome, etichetta…

Quali sono state le tue maggiori fonti di ispirazione?

Nonostante io non ne sia un esperto, sono da sempre affascinato dal vino e da tutto il mondo che lo circonda: la dimensione “naturale” che lo caratterizza, dall’impianto e la cura dei vitigni fino al momento della vendemmia; la trasformazione dell’uva in qualcosa di magico – non per niente definito da tempo immemore il nettare degli dei – attraverso il sapiente lavoro dell’enologo che come un novello alchimista e attraverso interventi mirati inventa “nuove miscele” e in alcuni casi prova anche a correggerne eventuali leggeri difetti; i benefici e gli effetti stimolanti sul consumatore – moderato, ovviamente.

Tale mia fascinazione, lo stupore di fronte a tanta bellezza sono sicuramente sottesi in tutto l’album e mi hanno ispirato costantemente; ma a seconda del vino in questione ho adottato dei percorsi differenti, due esempi su tutti: mentre per il Rohesia Pas Dosé è stato fondamentale sottolinearne musicalmente il suo caratteristico perlage, l'insieme delle bollicine e la sua effervescenza, per il Teresa Manara Chardonnay invece l’avvincente biografia della protagonista – travolta da un destino irruente che l’ha condotta in Salento contribuendo di conseguenza a creare la realtà vinicola familiare – è ­stata la scintilla ispiratrice più indicata per stimolarmi a scrivere e raccontare questa bottiglia. Ecco perché per ogni vino ho seguito strade, chiavi di lettura e interpretazioni diverse.

L’album ha un doppio binario: le composizioni e il vino, come hanno interagito?

Per quel che mi riguarda, ho già provato a spiegare ciò nella risposta precedente. Ma il mio punto di vista, in quanto artefice del progetto, è relativo; in realtà conto di girare la domanda direttamente al pubblico che assisterà alle future performances. Da parte nostra ci aspettiamo che chiunque ascolti il brano abbia voglia di gustare il vino; o che gustando il vino sia tanto stimolato ed incuriosito da ascoltare il brano; oppure, per essere ancora più ambiziosi, unire le due esperienze e sublimarne il momento magari approfondendo la percezione di sé stessi.

Il doppio binario è anche nelle sonorità, acustiche ed elettroniche, puoi spiegarci la scelta?

Di elettronica in questo disco c’è veramente poco, se non per alcune tensioni ritmico-percussive necessarie per sottolineare determinate esigenze compositive. Invece tengo a precisare che, a proposito di sonorità, ci sono due versioni delle stesse canzoni e ora vi spiego il motivo: inizialmente, dato il numero contenuto dei brani e il minutaggio limitato dell’opera, con l’etichetta Dodicilune abbiamo pensato di realizzarne un Ep; poi invece ho cominciato a riflettere sull’idea di arrangiamento da impiegare e costruire per valorizzare al massimo le mie idee musicali: utilizzando la mia procedura compositiva – che ho deciso di chiamare ViolinOrchestra, termine contenuto anche nel titolo del disco, cioè un’intera orchestra ottenuta sovraincidendo più e più volte un solo violino polifunzionale cioè sfregato con l’archetto, pizzicato, plettrato, percosso con le dita in modo da esaltarne tutte le risorse musicali ed espressive melodiche, armoniche e ritmiche più o meno evidenti – è stato naturale pensare a delle versioni orchestrali ricche di tracce, colori e sfumature diverse; dunque, proprio da qui è nata l’esigenza di proporne delle varianti più asciutte, minimali ed unplugged, ottenendo in tale maniera risultati espressivi totalmente differenti perché orientati verso suggestioni e soluzioni musicali del tutto differenti ma altrettanto efficaci: un brano solo con violino e arpa, un altro con violino, flicorno e violoncello, oppure violino, pianoforte e voce lirica o anche violino e chitarra acustica; ecco quindi edito per voi un Lp (Long Playing) a tutti gli effetti, contenente dieci brani.

Raccontaci anche il tuo personale percorso artistico e come si è sviluppato nel corso del tempo.

Tutto inizia con lo studio del violino classico in conservatorio, ma da sempre mi intrigano improvvisazione da una parte e composizione consapevole dall’altra; jazz e musica etnica quindi come terreni fertilissimi su cui coltivare ed affinare, sperimentando, il mio linguaggio e il mio suono. Ad un certo punto tutti questi percorsi ed interessi si intrecciano al desiderio di andare oltre le ormai note risorse melodiche dello strumento violino, scoprendone ed evidenziandone potenzialità inimmaginabili che in ambito classico non si trovano rappresentate: ecco dunque già pubblicati Corpi D’Arco e Cor Cordis, due album di una trilogia programmata col fine di andare oltre la superficie delle cose per tirarne fuori l’essenza. Rohesia ViolinOrchestra s’inserisce perfettamente in questo mio percorso del tutto personale che propone il violino come una lente interpretativa della realtà che ci circonda; attraverso di esso viene presentata una diversa visione dell’oggetto o elemento in questione che, di conseguenza, si arricchisce di nuovi accostamenti culturali: in questo caso, il violino con il vino. Ma è solo il primo: è mia intenzione proseguire in queste mie proposte alternative e spero di parlarvene presto.

Come porterai live l’album e quali sono gli appuntamenti già fissati in agenda.

Tra qualche giorno presenteremo un nuovo videoclip, a cura di Silvio Bursomanno, di un brano estratto dal disco, e siamo entusiasti della cosa. Per quanto riguarda i live – dimensione necessaria per il sottoscritto – proprio la natura di questo progetto ci impone di non scindere la proposta musicale dalla degustazione dei rispettivi calici al fine di ottenere un completo coinvolgimento del pubblico. Ecco perché con la cantina Cantele stiamo organizzando al meglio degli eventi sinestetici mirati che gli interessati troveranno pubblicizzati sulle nostre pagine social. Ecco perché concludo invitando i vostri affezionati lettori a seguirmi e vi ringrazio per questa intervista: spero di vedervi presto a qualche mia esibizione e – perché no? – con il giusto calice in mano.

 

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Esce Rohesia Violinorchestra, l'ultimo disco di Francesco Del Prete - etichetta Dodicilune

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Un disco che ha radici profonde nella musica mediterranea, nelle tradizioni locali e soprattutto nella fusione fra esse. Il nuovo disco di Francesco Del Prete intitolato Rohesia Violinorchestra, in uscita il 22 Novembre 2022 per l’etichetta Dodicilune, parte proprio da qui e soprattutto dall’esigenza di indagare sulla combinazione prodotta tra vino e musica. Un progetto unico che si arricchisce della partecipazione di musicisti di grande livello quali Arale (Lara Ingrosso) alla voce, Marco Schiavone e Anna Carla Del Prete al violoncello, Patrizio Tafuro al flicorno, Angela Cosi all’arpa, Emanuele Coluccia al pianoforte e Roberto “Bob” Mangialardo alle chitarre. I brani – presenti in due versioni, una orchestrale e a tratti elettronica e l’altra più unplugged con l’apporto di questi ospiti speciali – sono stati scritti per essere accostati ai vini della Cantina Cantele, una realtà vinicola ben radicata nel territorio pugliese e nazionale e ormai di ampio respiro internazionale che insieme all’artista ha coprodotto questo lavoro. Un viaggio, dunque, che parte dalla terra, dai paesaggi rurali, dai sapori locali che sono prima di tutto fonte d’ispirazione per l’arte, per la musica e per l’intelletto. Attraverso le note scritte da Francesco Del Prete si sviluppa il racconto di una famiglia che nel corso del tempo, con l’alternarsi delle stagioni e delle vendemmie, è diventata una realtà assai viva, molto attenta alla cultura locale. E qui entra in ballo il violino, per molti legato al passato e alle grandi orchestre, che tuttavia grazie all’utilizzo di loop, dell’elettronica e delle nuove tecnologie, diventa uno specchio dei tempi moderni, dove tradizione e innovazione si incontrano. L’espressività di questo strumento, che in questo disco si alterna a momenti struggenti e melodici ad altri più brillanti e dinamici, diventa il mezzo per raccontare storie e per accostare il mondo della tradizione culinaria ad una musica innovativa che non dimentica le proprie radici.

Tra i brani del disco: Rohesia Pas Dose’ è undialogo serrato tra violino e violoncello, entrambi intenti a tessere trame melodiche che trovano sfogo nei ritornelli danzati; un rincorrersi in crescendo punteggiato da pizzicati e delay a ricreare bollicine e freschezza. Teresa Manara,la protagonista di questa storia meravigliosa, è interpretata da una melodia struggente eseguita al violino travolta da un destino vorticoso e irresistibile raffigurato da un violoncello irruente. Rohesia Rosè è caratterizzato invece da ritmi swing e veloci terzine di pizzica che si alternano e si fondono amalgamandosi alla perfezione. Le radici di questo brano provengono dal Salento e le melodie fresche raccontano un’estate tutta da scoprire.L’incipit di Rohesia Rosso è affidato ad un violino armonico/percussivo, pizzicato in maniera originale, che ne costituisce anche l’ossatura del brano; su tale intelaiatura le note di violini e violoncelli si avviluppano su sé stesse in maniera incessante come boccioli di profumatissime rose rosse che volteggiano senza fine. Amativo si apre con un incipit tensivo che preannuncia un dialogo misterioso tra violino e violoncello intenti a scrutarsi a vicenda; l’obiettivo è quello di cercare e trovare la giusta armonia tra le parti: tale dinamica, nella più felice delle combinazioni innesca il giusto cortocircuito che prende forma nella seconda parte del pezzo, briosa e felicemente riflessiva.

Lo strumento che racconta queste storie e che diventa il mezzo per unire passato e presente è senza dubbio il violino di Francesco Del Prete, utilizzato come una lente attraverso cui osservare ciò che ci circonda.   Il musicista salentino, infatti, è riuscito a coniugare alla perfezione studi classici, musica jazz e nuove tecnologie dando vita a un percorso nuovo, trasversale che rappresenta lo specchio dei tempi moderni.

 

Spotify

https://open.spotify.com/album/0Cmgg5JaCjHMnz4V6op9st?si=6b76c8d6217646a0

 

Line-up

Francesco Del Prete – violini, composizione e arrangiamenti

Arale (Lara Ingrosso) – voce su traccia 10   ///   produzione artistica tracce 2, 4, 5

Marco Schiavone – violoncelli su tracce 1, 2, 4, 7

Anna Carla Del Prete – violoncelli su tracce 3, 5, 7

Patrizio Tafuro - flicorno su traccia 7

Angela Cosi – arpa su traccia 9

Emanuele Coluccia – pianoforte su tracce 6, 10

Roberto “Bob” Mangialardo – chitarre su traccia 8

Marco D'Agostinis – riprese audio, mixing e mastering

 

Tracklist

Rohesia Pas Dosè

Teresa Manara Chardonnay

Rohesia Rosè

Rohesia Rosso

Amativo

Rohesia Pas Dosè – Attesa e desiderio

Teresa Manara - Tango per Lei

Rohesia  Rosè – A sud

Rohesia Rosso – La danza delle rose

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Rohesia Pas Dosé: il nuovo singolo di Francesco Del Prete

Pubblicato dall’etichetta Dodicilune il 12 luglio del 2022, Rohesia Pas Dosé è il nuovo singolo di Francesco Del Prete. Il brano, realizzato in coproduzione con l’azienda vinicola salentina Cantele, anticipa l’uscita del prossimo disco che verrà pubblicato dopo l’estate. Ne abbiamo parlato con Francesco del Prete che ci ha raccontato questa nuova avventura.

Rohesia Pas Dosé è il tuo nuovo singolo uscito per l’etichetta Dodicilune. Come nasce la collaborazione con l’azienda vinicola Cantele?

Conosco da tempo questa realtà ma l’ho ammirata sempre da lontano, apprezzandone il graduale ma inarrestabile radicamento sul territorio salentino e oltre (Stati Uniti in primis), godendo dei loro prestigiosi riconoscimenti internazionali riscossi e soprattutto gustando le loro creazioni. Ma qualcosa è scattato la scorsa estate quando, nella loro cantina, ho partecipato ad una visita guidata a cura di Claudia Barbarito, una risorsa ormai imprescindibile all’interno di Cantele; lì ho riscontrato e sono rimasto colpito dalle innumerevoli analogie col mio mestiere: come me anche loro potrebbero essere considerati dei veri e propri compositori avendo a disposizione degli ingredienti unici, l’uva in tutte le sue declinazioni possibili come per me lo sono le note musicali, da mescolare, mixare ed editare seguendo delle regole di base ma soprattutto ispirazione e gusto personale. Da qui la mia proposta a collaborare insieme per realizzare qualcosa di inedito ma soprattutto di unico.

Musica e vino: come possono dialogare insieme queste due arti apparentemente così diverse fra loro?

Premetto che mi ha incuriosito ed entusiasmatomolto il loro approccio sinestetico adottato, cioè trasformare i propri vini in una esperienza multi-sensoriale attraverso sapori, fragranze, forme, colori, profumi, materia, sostanza: anche per me è forte la tentazione di coinvolgere sfere sensoriali diverse durante le mie performances, una su tutte quella che pertiene l’accostamento della mia musica ad immagini e colori. Con tali premesse il passo successivo è stato quello di coinvolgerli nella mia idea di dedicare ad alcune bottiglie delle vere e proprie colonne sonore, dopo averle non solo gustate ma soprattutto dopo averne studiato le caratteristiche (colore, note gustative, modalità di produzione, sentori olfattivi, intensità, corpo, eventuale effervescenza, nome, etichetta,…)

Parliamo adesso di questo nuovo singolo Rohesia Pas Dosé: ce lo vuoi descrivere brevemente a livello musicale?

Il brano è la soundtrack di una tra le più prestigiose bottiglie della famiglia Cantele, il ROHESIA PAS DOSÈ per l’appunto. Ho immaginato un dialogo serrato tra violino da una parte e violoncello (suonato dall’eccezionale Marco Schiavone) dall'altra, entrambi intenti a tessere trame melodiche che trovano sfogo nei ritornelli danzati; un rincorrersi in crescendo punteggiato da pizzicati e delay a ricreare bollicine e freschezza.

Questo singolo anticipa un disco che uscirà a breve: ci vuoi dare qualche anticipazione al riguardo?

Il cd ed il vinile saranno editi dopo l’estate dalla nota etichetta discografica DODICILUNE, che ha ormai all’attivo centinaia di pubblicazioni in oltre venticinque anni di attività. Il disco raccoglierà un Lato A coi cinque brani in versione orchestrale dedicati ad altrettante bottiglie mentre il Lato B presenterà gli stessi brani arrangiati in versione alternativa più acustica e con un sacco di ospiti musicisti ad impreziosire il lavoro.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere per presentare questo nuovo progetto?

Proprio in questi giorni stiamo progettando una serie di eventi mirati a far conoscere il primo singolo già pubblicato su tutte le piattaforme (a cui ne seguirà un altro tra qualche settimana) che gradualmente ci porteranno alla presentazione ufficiale dell’intero lavoro discografico, quest’autunno; ovviamente, per completezza, non possiamo esimere l’ascoltatore dalla degustazione del vino in questione, per poter unire le due esperienze, uditiva e gustativa, sì da sublimarne il momento.

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Esce il videoclip di Tempo: estratto dal disco Cor Cordis di Francesco del Prete - etichetta Dodicilune

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Esce il 10 marzo del 2022 il Videoclip di Tempo, estratto dall’ultimo disco di Francesco Del Prete intitolato Cor Cordis pubblicato il 18 maggio 2021 per l’etichetta Dodicilune. In questo brano, dai tratti onirici, malinconici e vagamente orientali le melodie del violino si intrecciano alla perfezione con il violoncello di Anna Carla Del Prete e con le linee vocali sinuose ed eleganti di Arale (Lara Ingrosso). Tempo è un inno all'inesorabile scorrere delle lancette, così ciniche nel loro incedere indifferenti all'essere umano. Talvolta il Tempo passa e sembra che niente sia cambiato. Talvolta sembra infinitamente immobile e siamo noi a scrutare sbalorditive metamorfosi. Sembra che Lui passi e giri intorno come un cerchio senza fine, mentre scorrono le stagioni, le età, i giorni, le notti, le maree, i visi e i sogni. E mentre lo sfidiamo vibriamo come corde di violino!

Le Riprese e il Montaggio di Tempo sono a cura di Stefano “Screech” Tamborino, la Coreografia è di Federica delle Rose. Quest’ultima ha interpretato il video insieme a Paolo de Marianis. Le composizioni sono di Francesco Del Prete. Music production a cura di Arale. 

Francesco Del Prete inizia il suo percorso violinistico con gli studi classici per poi appassionarsi al mondo della musica etnica in generale e jazz in particolare, passioni che lo portano a ricercare sonorità inedite e modi alternativi di utilizzare lo strumento e di svelarne i lati nascosti anche attraverso l'utilizzo dell'elettronica. Da questa ricerca hanno preso vita i suoi tre principali progetti: "Corpi d'Arco", per violino solo e pedaliere (il disco omonimo è stato pubblicato nel 2009); "Respiro", originale duo elettro-pop violino e voce; “Francesco Del Prete Jazz Ensemble”, il cui primo disco, Colibrì, è stato pubblicato nel 2018. Il suo percorso musicale rievoca i nostalgici echi di un interminabile viaggio nella musica attraverso l’Italia, il Giappone, la Francia, la Grecia, la Germania, la Svizzera, la Slovenia, attraverso la sua più che variegata (proficua) collaborazione con: l’ensemble de La Notte della Taranta (al fianco di artisti del calibro di Stewart Copeland, batterista dei Police, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Piero Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Ares Tavolazzi, Mauro Pagani, Vittorio Cosma, Franco Battiato, Ambrogio Sparagna, Giovanni Lindo Ferretti), Arakne Mediterranea, Nidi D’Arac, Manigold, Demotika Orkestar.

L’etichetta Dodicilune, fondata da Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 300 produzioni di artisti italiani e stranieri. Distribuiti nei negozi in Italia e all'estero da IRD, i dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltati e scaricati sulle maggiori piattaforme del mondo grazie a Believe Digital.

Video

https://www.youtube.com/watch?v=eyZ84fT29BQ

 

Riprese e Montaggio: Stefano “Screech” Tamborino

Coreografia: Federica delle Rose

Interpreti: Federica delle Rose – Paolo de Marianis

 

Le composizioni sono di Francesco Del Prete

Music production a cura di Arale

 

Ascolta l’Album su Spotify

https://open.spotify.com/album/6ketpITU4CwQsGte9Z6sMK?si=mKZ5cijQRva0jeYL6YL7Zw

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Francesco Del Prete racconta a Jazz Agenda il nuovo disco Cor Cordis

Pubblicato dall’etichetta Dodicilune, Cor Cordis è il nuovo disco del violinista salentino Francesco Del Prete. Un progetto raffinato, trasversale dove non manca una buona dose di elettronica e dove il violino va ben oltre l’utilizzo tradizionale a cui siamo stati abituati a vedere. Ne abbiamo parlato in prima persona con Francesco Del Prete che ci ha raccontato questa nuova avventura

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descrivere brevemente Cor Cordis ai lettori di Jazz Agenda?

“Cor Cordis” è un disco strumentale realizzato con sovraincisioni di violini acustici ed elettrici a 4 e 5 corde utilizzati in maniera classica e moderna; l’aggiunta di una buona dose di elettronica lì dove ne sentivo l’esigenza è stato il passo successivo, come anche quello di arricchire alcuni brani con l’intervento di stimati e preziosi colleghi salentini che di buon grado hanno accettato l’invito: dalla voce al sax, dal violoncello al synth, dalla batteria al trombone i miei violini si sono ritrovati a fare ora da protagonisti, ora da contrappunto, ora da gregari in questo percorso intriso di arrangiamenti ed improvvisazioni che si rincorrono l’un l’altro, fino a diventare due entità interdipendenti dove l’una richiama l’altra e l’altra ci ricama attorno.

Raccontaci adesso la storia del disco: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Il mio progetto per “violino solo” nasce diversi anni fa con “Corpi d’arco”, un disco di inediti che inizialmente prendeva le mosse dall’esigenza e dalla voglia di superare quello stereotipo, radicato nel sentire comune, che identifica il violino come uno strumento ad utilizzo prettamente melodico: è stato inevitabile quindi ritrovarsi a fare da bassista, chitarrista, percussionista, nella costruzione di brani originali. Col passare del tempo quello che sembrava un esercizio di stile, seppur intrigante, ha lasciato il posto ad un’elettrizzante procedura compositiva molto personale, della quale onestamente non ho più potuto fare a meno: lavorare su tutti i livelli della composizione, partendo dal semplice spunto fino ad arrivare alla stesura completa di tutte le parti necessarie a dare una forma compiuta al brano, permette di esprimere la mia creatività a tutto tondo e di curare in maniera certosina ed originale le singole tracce: ecco dunque a voi “COR CORDIS”.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Questo nuovo album rappresenta per me una lunga riflessione sulla possibilità e soprattutto la capacità che ha ognuno di noi di andare al di là di ciò che l’occhio vede in "prima battuta" per raggiungere appunto il COR CORDIS, il "cuore del cuore" del microcosmo che ci circonda. Tra le tracce che compongono il disco, due di queste bramano e cercano la bellezza (“Lo gnomo” e “L’attrice”), un’altra scava nell’animo umano rivelandone l’abisso (“Il teschio e le farfalla”), altre ancora riflettono sull’identità di ognuno di noi (“Gemini” e “SpecchiArsi”) mentre cerco di svelarne falsità e menzogne (“L’inganno di Nemesi”); nel frattempo le ore camminano inesorabili ed incuranti di tutti noi (“Tempo”).

Cor Cordis è un disco dove non mancano contaminazioni tra diversi linguaggi e anche una buona dose di sperimentazione: raccontaci anche da questo punto di vista il tuo personale percorso artistico…

Ho cominciato in tenera età a studiare violino classico laureandomi in conservatorio a Lecce; ma sin dai primissimi anni forte è stato il desiderio di chiudere lo spartito musicale e cercare tra corde, tastiera e crini dell’arco le note che mi frullavano in testa. Abbastanza scontato quindi è risultato: da una parte laurearmi anche in musica jazz (di cui sono innamorato) e dall’altra confrontarmi con una miriade di gruppi di musica etnica, pop, rock, che avevano nel proprio dna l’elemento “improvvisazione”. Il passaggio al violino elettrico – principalmente a 5 corde che mi permette di “scavare” tra le frequenze più gravi – ed alla strumentazione elettronica – pedaliere multi-effetto, loop-machine, midi – è stata un’esigenza fisiologica dettata sia dalla necessità di farsi sentire a volumi elevati – inevitabile se ti esibisci con strumentisti amplificati – sia dal bisogno impellente di personalizzare il proprio sound, cercando così la mia voce originale. Da qualche anno collaboro con la cantante e producer Lara Ingrosso – curatrice della parte elettronica del mio disco – con cui condivido il progetto electro-pop/alternative hip-hop RESPIRO, ormai radicato sul territorio nazionale.

E quali sono i musicisti e gli artisti che nel corso della tua carriera ti hanno maggiormente ispirato?

Premetto che sarà sicuramente un elenco per difetto ma allo stesso tempo molto variegato, chiara espressione dei miei ascolti onnivori e del mio interesse verso la musica a 360°: dal classico sicuramente i violinisti David Oistrack, Gidon Kremer e Hillary Hahn come esecutori e Debussy e Sibelius come compositori; dal jazz il Pat Metheny Group, il contrabbassista Avishay Cohen, i pianisti IIro Rantala ed Enrico Pieranunzi, i trombettisti Lee Morgan e Freddy Hubbard; da altri generi, Astor Piazzolla, i Taraf de Haidouks, Sting & The Police, Eminem, Lucio Dalla, Caparezza, Niccolò Fabi; tra i violinisti: Jean-Luc Ponty, Didier Lockwood, Zbigniew Seifert, Christian Howes, Billy Contreras, Zach Brock, Mateusz Smoczyński, il Turtle Island String Quartet, Roby Lakatos e veramente tanti tanti tanti altri.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Da qualche tempo penso a questi miei lavori già pubblicati come i primi due capitoli di una trilogia dedicata, tra le altre cose, a rimarcare magnificenza e ricchezza del violino e ad esaltarne la sua versatilità; chissà, magari il prossimo disco – che non credo tarderà molto – chiuderà il cerchio e proverà a sanare la distanza tra forma (CORPI d'arco) e sostanza (COR cordis).

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: nonostante il disco sia appena uscito stai già pensando a qualcosa di nuovo?

Come anticipato nella precedente risposta sono già al lavoro sui nuovi brani; per fortuna gli spunti sono innumerevoli: qualsiasi cosa può stuzzicare la mia fantasia, dal particolare colpo d'arco che può generare riff interessanti e stimolanti pattern ritmici alla riflessione su tematiche che mi interessano ed impressionano, producendo in questa maniera titoli mirati. Ma tutto ciò non fa altro che testimoniare il mio sfrenato ed impellente bisogno di esprimermi attraverso la mia musica.

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Esce Cor Cordis il nuovo disco di Francesco del Prete

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Prodotto dall’etichetta pugliese Dodicilune, nella collana editoriale Controvento, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 18 maggio esce "Cor cordis", nuovo progetto discografico del violinista e compositore salentino Francesco Del Prete. Nove composizioni originali per scoprire ciò che vive oltre la superficie delle cose e dell'essere umano e per andare al di là di ciò che l'occhio vede in "prima battuta" per approdare nel “Cor cordis”, il "cuore del cuore" del microcosmo che ci circonda. In alcuni brani il musicista, che alterna il violino acustico ed elettrico e si accompagna con loop station e suoni elettronici, è affiancato dalla voce di Arale - Lara Ingrosso, con cui condivide e cura anche la produzione musicale e artistica del disco, dal violoncello di Anna Carla Del Prete, dalla batteria di Diego Martino, dal sax soprano di Emanuele Coluccia, dal synth di Filippo Bubbico e dal trombone di Gaetano Carrozzo.

Il disco si apre con Gemini, la colonna sonora di una festa. «Gemini è il sud in piena estate. Gemini è una coppia che balla a piedi nudi tra la gente. Gemini, in latino, vuol dire “Gemelli”. Gemini è il mio segno zodiacale. Gemini sono Io», racconta Del Prete. A seguire Lo gnomo («quella parte di noi più deforme, irregolare, imperfetta, difettosa e di conseguenza alla continua ricerca della “bellezza”»), Il teschio e la farfalla (che «racconta di una farfalla che svolazza placidamente tra le orbite e le cavità vuote di un teschio, e si chiede in realtà chi tra i due faccia più paura: l’abisso oppure chi ci guarda dentro compiaciuto?») e L’alveare («un “capriccio”, che esprime la mia passione per determinati generi musicali, in questo caso il jazz in generale e l’hard-bop in particolare, con un richiamo sonoro allo sciame laborioso delle api»). L’inganno di Nemesi svela la falsità, l’imbroglio, la menzogna della dea greca della Giustizia, Nemesi appunto, sottolineandone l’utopia in una realtà come la nostra. «Nemesi distribuiva gioia o dolori a seconda di quanto fosse legittimo, garantendo perciò giustizia ai delitti irrisolti o impuniti e perseguitando soprattutto i malvagi». Acido balkaniko è, invece, il secondo “capriccio” del disco e testimonia, con approccio e linguaggio balcanici, la passione di Del Prete per i tempi dispari. Cor cordis prosegue con SpecchiArsi, brano che riflette sulla possibilità di ognuno di noi di riuscire ad avere o meno la propriocezione, quella capacità cioè di percepire e riconoscere, senza il supporto della vista, la posizione del proprio corpo nello spazio, «un sesto senso che, nella mia interpretazione, ci permette di preparare e trovare l’assetto necessario per affrontare situazioni difficili». L’attrice è l’immagine, rivelata senza fretta, di qualcosa di meraviglioso e straordinario che sarebbe potuto essere e che invece ha lasciato il posto a fantasmi di bellezza. «Melodia ed inquietudine si alternano e si compenetrano svelando gioie e dolori della vita, esperienze sensoriali inscindibili le une dalle altre». La traccia conclusiva, Tempo, è un inno all’inesorabile scorrere delle lancette, così ciniche nel loro incedere indifferenti all’essere umano.

Solo nella versione “digitale” il disco ospita un’altra traccia. Il singolo Lacci, che ha anticipato di qualche giorno l’uscita del disco disponibile anche su YouTube, con un videoclip diretto da Stefano Tamborino. “Lacci” parla di rapporti indissolubili costruiti nel tempo, vincoli e relazioni talmente forti da annullare e superare distanze e ineluttabili incomprensioni. Il brano – accompagnato da un videoclip nel quale il violinista in prima persona si esibisce con e senza violino a rimarcare l’intensità della connessione indipendentemente dalla presenza o meno dell’altra parte – narra di legami e collegamenti che si nutrono magicamente della stessa relazione, qualunque essa sia: un rapporto parentale, di amicizia, un amore travolgente e duraturo.

Francesco Del Prete inizia il suo percorso violinistico con gli studi classici per poi appassionarsi al mondo della musica etnica in generale e jazz in particolare, passioni che lo portano a ricercare sonorità inedite e modi alternativi di utilizzare lo strumento e di svelarne i lati nascosti anche attraverso l'utilizzo dell'elettronica. Da questa ricerca hanno preso vita i suoi tre principali progetti: "Corpi d'Arco", per violino solo e pedaliere (il disco omonimo è stato pubblicato nel 2009); "Respiro", originale duo elettro-pop violino e voce; “Francesco Del Prete Jazz Ensemble”, il cui primo disco, Colibrì, è stato pubblicato nel 2018. Il suo percorso musicale rievoca i nostalgici echi di un interminabile viaggio nella musica attraverso l’Italia, il Giappone, la Francia, la Grecia, la Germania, la Svizzera, la Slovenia, attraverso la sua più che variegata (proficua) collaborazione con: l’ensemble de La Notte della Taranta (al fianco di artisti del calibro di Stewart Copeland, batterista dei Police, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Piero Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Ares Tavolazzi, Mauro Pagani, Vittorio Cosma, Franco Battiato, Ambrogio Sparagna, Giovanni Lindo Ferretti), Arakne Mediterranea, Nidi D’Arac, Manigold, Demotika Orkestar.

L’etichetta Dodicilune, fondata da Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 300 produzioni di artisti italiani e stranieri. Distribuiti nei negozi in Italia e all'estero da IRD, i dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltati e scaricati sulle maggiori piattaforme del mondo grazie a Believe Digital.

 

Spotify

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Track List

1 - Gemini / 2 - Lo gnomo / 3 - Il teschio e la farfalla / 4 - L'alveare / 5 - L'inganno di Nemesi /

6 - Acido BalKaniKo / 7 – SpecchiArsi / 8 - L'attrice / 9 - Tempo

 

Le composizioni sono di Francesco Del Prete

Music production a cura di Arale

 

Line up

Francesco Del Prete - violino acustico/elettrico, looper, elettronica

Arale (Lara Ingrosso) - voce (6, 9)

Anna Carla Del Prete - violoncello (7, 8, 9)

Diego Martino - batteria (2, 4, 6)

Emanuele Coluccia - soprano sax (4)

Filippo Bubbico - synth (5)

Gaetano Carrozzo -  trombone (2)

 

Info e contatti

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