Kodex presenta Breakdown alla Casa del Jazz: “Un laboratorio costante per musica senza confini”
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Si intitola Breakdown il secondo disco del duo Kodex, composto da Donatello D’Attoma e Massimo Bonuccelli all’elettronica, di prossima uscita per l’etichetta Filibusta Record. Un progetto in cui il pianoforte classico incontra l’elettronica e dove il jazz si fonde con una musica minimale, dall’innato senso melodico. Il duo presenterà questo lavoro venerdì 11 novembre presso la Casa del Jazz di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato la band alla vigilia del concerto.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco Breakdown che presenterete in anteprima alla Casa del Jazz l’11 novembre: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Breakdown è il nostro secondo disco che diversamente dal primo, “Kodex” (Stranamente Music), è stato realizzato e registrato interamente in studio durante il lungo periodo di stop della musica live dovuto alla pandemia. Com’è ormai nostra consuetudine una volta fissato il set, abbiamo suonato, improvvisato ed elaborato materiale musicale che in quel preciso e cruciale momento storico e di riflessione personale sentivamo risuonare dentro di noi. Kodex ovvero Massimo e Donatello vuole essere un laboratorio costante dentro il quale trova spazio la musica senza confini, dove la contaminazione non è un elemento che si insegue per essere al passo con i tempi, o differenziarsi, ma una normale condizione necessaria alla musica.
Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
E’ stato il più classico egli incontri. Il desiderio condiviso di suonare assieme ci ha portati a trascorrere intere giornate nell’home studio di Massimo. Lunghe sessioni di improvvisazione e di studio, destrutturando pezzi, creandone di nuovi. E così, con grande entusiasmo abbiamo portato la nostra idea davanti al pubblico (Casa delle Arti di Conversano, 2017). Un’intera performance di improvvisazione che potete ascoltare nel nostro primo disco.
Breakdown, il titolo di questo disco ha un significato particolare per voi?
SI, ma è tutta la genesi del lavoro che rispecchia uno dei momenti più difficili che ci stiamo lentamente lasciando alle spalle anche se le fratture, in molti casi, sono ancora visibili.
In questo disco il pianoforte classico incontra l’elettronica. Secondo voi la musica va verso un futuro fatto di contaminazioni stilistiche?
Si, il pianoforte rappresenta la sola parte acustica del progetto che interagisce con l’elettronica e da questa processata in tempo reale. Come spiegavamo prima, la contaminazione in musica è parte del processo creativo già da diversi anni.
Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?
Si compilerebbe una lista davvero molto lunga ma quelli a cui ci siamo ispirati e abbiamo dedicato il nostro ultimo lavoro sono sicuramente Alva Noto, Aphex Twin, Kraftwerk, John Cage, Philip Glass, Arvo Pärt.
Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?
Ci piace pensare a Kodex come un progetto open source, il nostro obiettivo principale è quello di collaborare con artisti che provengono anche da altri ambiti - vedi le recenti collaborazioni con il visual artist Simone Memè e l’organista Giulio Tosti - oppure suonare non solo in contesti strettamente legati alla musica, ma anche per musei, spazi d’arte in genere, tutto ciò che possa per noi essere pura linfa creativa a vantaggio di un’esperienza sensoriale totale.