JAZZ AGENDA

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Luca di Luzio racconta il suo percorso artistico: tra composizione e direzione artistica

Jazz Agenda intervista il chitarrista e compositore Luca di Luzio, alla vigilia del suo nuovo tour con il suo Luca di Luzio Blue(s) Room Trio insieme alla cantante canadese Lauren Bush. Direttore artistico di festival e rassegne, ed endorser di grandi brand internazionali, di Luzio ci racconta il suo percorso artistico e le ultime novità.

Luca di Luzio, chitarrista, compositore e direttore artistico: come vivi i tre ruoli contemporaneamente?

Suonare e comporre sono due attività complementari della vita professionale di un musicista, un po' come camminare e mangiare per chiunque. Passo molte ore al giorno con lo strumento in mano e capita di tanto in tanto di vedere fiorire spontaneamente una melodia, un’idea nuova da sviluppare. La registro con lo smartphone o la scrivo poi dopo qualche mese mi rendo conto di avere una decina di brani già abbozzati su cui inizio a lavorare fino a consolidarne la parte armonica e quella melodica in modo da renderli “definitivi”. Altre volte, invece, lavoro su un loop di batteria e inizio a sperimentare su un groove o su un giro armonico…Ho un piccolo studio di registrazione che per me è il luogo ideale per partorire nuovi brani .

Sei appena tornato dal NAMM Show di Los Angeles: raccontaci brevemente la tua partecipazione all’edizione di quest’anno.

Questo è stato il mio settimo anno al NAMM Show di Los Angeles: è bello ritrovare amici musicisti provenienti da tutto il mondo e condividere momenti di musica suonata.

Quest’anno ho suonato con Brev Sullivan (figlio de grande Ira Sullivan) con l’immenso Marco Panascia, eccellenza Italiana esportata a NY, con il mio caro amico Randy Bernsen e con tanti altri incredibili musicisti…è un’esperienza di scambio di idee, di crescita, una overdose di stimoli positivi che porto con me in Italia e che alimentano la perseveranza nello studio. Inoltre quest’anno mi sono esibito per la prima volta in uno show internazionale con la chitarra a 7 corde. E’ uno strumento che apre nuove finestre armoniche ed avvicina il chitarrista al pensiero “pianistico”.

In cosa ti ha ispirato negli anni il contatto con musicisti della scena statunitense?

Ho ricevuto soprattutto un grande stimolo a continuare a studiare, ad approfondire il linguaggio, questo percorso senza una fine la cui bellezza si apprezza in tempi lunghi, quasi un percorso di decantazione e maturazione... senza scorciatoie, un po' come il buon vino. Nella musica, non esistono scorciatoie, e non è detto che l’alta velocità porti risultati migliori del passo lento ma costante. In questo ultimi due anni ho imparato molto da due grandi chitarristi che vivono in California: Dean Brown e Ron Eschetè.

Sei endorser di diversi marchi italiani e non: come coltivi il tuo rapporto con le aziende di riferimento?

Con entusiasmo, umiltà e grande spirito di collaborazione, utilizzo da anni le chitarre Benedetto, gli amplificatori Dv Mark, le corde D’Orazio e gli effetti G-lab: mi viene davvero naturale parlare di questi strumenti che sono parte integrante del mio suono, della mia musica, della voce che mi consente di raccontare delle storie, sono un entusiasta di questi prodotti! Vivo il ruolo di endorser cercando di raccontare ad altri musicisti la mia esperienza, cosa ho scelto e perché: cerco di indirizzarli in modo onesto e sincero per ottenere il suono che stanno magari ricercando. Mi ritengo onorato e lusingato di collaborare con dei marchi così importanti. Sono aziende incredibili che hanno al loro interno persone incredibili come Marco de Virglilis per la DV Mark, Howard Paul per la Benedetto, Jakub Jakubowsky per la G-lab e Rosanna D’Orazio per la D’Orazio Strings. Con loro e con il loro team, nel corso degli anni, si è creato un rapporto di stima e collaborazione che, in alcuni casi, è sfociato nella realizzazione di nuovi prodotti (G-lab, D’Orazio). Mi capita spessissimo di ricevere mail e telefonate di musicisti che chiedono un aiuto per scegliere un amplificatore o una chitarra e altrettanti che mi ringraziano per avergli consigliato lo strumento adatto a loro. Proprio al Namm mi è capitato di essere fermato da un chitarrista californiano che ha scelto un amplificatore dopo aver visto un mio video demo su YouTube. Spesso non ci rendiamo conto di quanto potente e virale sia la rete.

Raccontaci dell’Associazione Jazzlife, di cui sei direttore artistico.

L’associazione è nata nel 2007 per rispondere all’’esigenza di creare un contenitore strutturato per favorire l’organizzazione e la promozione di progetti musicali ed eventi. Nel corso degli anni è cresciuta grazie alla collaborazione dei vari musicisti soci e soprattutto grazie al lavoro del vero motore trainante, Laura Previati, che ha organizzato Festival, rassegne ed eventi di prim’ordine. Io contribuisco a questa realtà valutando le centinaia di proposte artistiche che ci arrivano da tutto il mondo.

Come è cambiata la tua visione musicale nell’arco dell’ultimo decennio?

Oggi ho una visione musicale contaminata, apprezzo ogni genere musicale, ogni forma di espressione. Non sono un purista, ascolto di tutto, dalla classica al rock, sono incuriosito dall’utilizzo della tecnologia nella musica così come affascinato dal sapore antico di uno strumento acustico. Credo che eliminare le etichette ed i confini stilistici faccia bene sia alla musica che ai musicisti.

I tuoi prossimi progetti?

Ho appena finito di registrare un CD con il mio Blue(s) Room Trio, la settimana prossima farò un breve tour con Lauren Bush, la cantante canadese con cui collaboro da alcuni anni e con noi ci saranno Sam Gambarini all’Hammond e Massimo Manzi alla batteria , poi ritornerò in studio per finire di scrivere alcuni brani che registrerò a Los Angeles in un CD prodotto da Jimmy Haslip: il 2017 mi dedicherò principalmente alla registrazione di miei progetti alternando il lavoro in studio e l’attività live.

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