Una formazione in trio che fa della dinamica e dell’improvvisazione il proprio cavallo di battaglia. Si presenta così il secondo lavoro da leader di Lucrezio de Seta dal titolo Brubeck Was Right, con la partecipazione di Francesco Puglisi al basso ed Ettore Carucci al pianoforte, pubblicato il 28 febbraio 2017 dall'etichetta Headache Production. E’ il batterista romano a raccontare a Jazz Agenda l’essenza di un lavoro che, senza tradire la tradizione, è caratterizzato da un sound decisamente moderno!
Lucrezio, nonostante nel nome di questo tuo nuovo progetto in trio viene menzionato Dave Brubeck nel vostro repertorio non è presente alcun brano di questo grande protagonista del Jazz. Perché, allora, hai deciso di chiamare questa formazione ‘Brubeck was right’?
“In realtà potrebbe trattarsi anche di Brubeck McLeod, o Francis Brubeck, nel senso che non necessariamente mi sono riferito al pianista Dave. Il nome di un progetto lo vivo come il titolo di una composizione, ossia non deve mai essere troppo didascalico, ma piuttosto deve dare pochi spunti per permettere alla propria immaginazione soggettiva di partire e svilupparsi sulla base delle emozioni che si provano. Se poi ci vogliamo mettere che una buona parte del nostro repertorio è costituito da standard e originali adattate però a strutture ritmiche dispari, allora qualcuno può fare qualche associazione… Ma si tratta sempre di soggettività.”
In questo progetto rivisitate molti classici della tradizione jazz tra cui A Night in Tunisia, Lonnie’s Lament e tanti altri. Qual è la vostra chiave di lettura o di reinterpretazione di questi successi?
“Si è partiti da alcuni arrangiamenti di Ettore in cui ha elaborato diversi standard in una chiave molto moderna e in cui l’elemento ritmico è particolarmente predominante. Mi è da subito piaciuta l’idea e ci siamo immediatamente trovati in sintonia, musicalmente parlando, il che è una costante da diversi anni ormai, sia con Ettore che con Francesco. Così ci siamo messi al lavoro e il risultato è quello che è diventato il CD appena uscito”
E per quanto riguarda i brani originali, invece, quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
“Ascoltiamo veramente di tutto e altrettanto suoniamo da secoli… Potrei tirar fuori nomi a casaccio e avere sempre qualcosa da collegare a questo o a quel grande del passato, ma se ti devo fare un paio di nomi fondamentali per me non posso non citare il trio americano di Jarrett, Wayne Shorter, Herbie Hancock e infine Zawinul. Non a caso tutta gente che è passata per le magiche mani di Miles.”
Detto questo volete riassumere in breve l’essenza di questo trio? Quali sono le caratteristiche principali che lo contraddistinguono?
“Impatto, dinamica, melodia e improvvisazione.”
Una formazione in trio fa pensare subito alle atmosfere più “cool” del jazz. In realtà noi abbiamo notato una tendenza a sperimentare sonorità nuove e innovative, soprattutto nella pronuncia di quello che suonate, visto che il trio è sostanzialmente un trio acustico Piano, Contrabasso e batteria
“Personalmente adoro il suono e il corpo del contrabbasso. Fosse per me lo metterei anche nel Heavy Metal, e in questa particolare formazione Francesco ha iniziato venendo alle prove con il basso elettrico. La definizione che offre questo strumento permette di essere molto più diretti e precisi, ma per il disco ho voluto il contrabbasso, il che per il bassista poteva diventare un problema, ma non per Francesco che lo domina in maniera spettacolare sotto tutti i punti di vista. In questo modo abbiamo un suono classico ma con una pronuncia piuttosto moderna.”
Domanda più generica, quali sono gli orizzonti che si possono esplorare con una formazione in trio dove sono assenti i fiati?
“Non lo so, è una domanda che può significare tutto e niente, ma non vedo l’ora di scoprirlo strada facendo! Una delle nostre intenzioni è quella di integrare nel suono del trio anche il fender rhodes oltre a altri strumenti elettronici come processori di segnali e loop machimes. Siamo musicisti del XXI° secolo, e non lo dimentichiamo, pur amando alla follia gli strumenti acustici che ‘muovono l’aria’.”
Chiudiamo con una domanda di rito: cosa bolle in pentola e quali saranno i prossimi appuntamenti live?
“Straordinariamente questa formazione ha riscontrato un inaspettato successo prima ancora di aver registrato un CD. Pubblicai mesi fa su FB un paio di clip tratte da una delle nostre prove in studio e subito le visualizzazioni e i commenti entusiastici sono fioccati in massa, così siamo stati invitati all’International Jazz Day di Roma oltre a altre manifestazioni di rilievo. Ora, con il nuovo CD pronto per la Headache Production , spero di riuscire a moltiplicare queste occasioni e portare la nostra musica in tutti quei luoghi da cui abbiamo ricevuto ottimi feedback grazie alla rete. Da settembre saremo anche in giro per il Nord Europa con date in Germania, Svizzera e Spagna. Promoter e Direttori artistici, fatevi avanti!”
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www.headacheproduction.com