Franco Tinto racconta il nuovo disco Poetesse in Musica
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Pubblicato dall’etichetta Filibusta Records, Poetesse in Musica è l’ultimo disco di Franco Tinto. Un progetto in cui la poesia che si fonde con il jazz in maniera elegante, raffinata, colta. Questo lavoro rappresenta la naturale evoluzione del lavoro Accordi di Donne, ma in questo caso è stato l’autore a farsi suggestionare dalle poesie scritte da diverse autrici. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita con Franco Tinto...
Franco, per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Questo progetto fa seguito al precedente “Accordi di Donne” dove io ho composto delle musiche che ho poi consegnato a tutte donne che conoscevo, molte che lavorano in teatro, come Carlotta Proietti o Loredana Scaramella, che si sono fatte suggestionare dai miei lavori mettendoci su un testo, mentre questa volta ho fatto l'inverso, ossia partendo da una poesia dal titolo “Il Jazz” di Silvia Cozzi, una mia amica poetessa, ho continuato, sullo stesso filone precedente, ossia mi sono rivolto a tutte poetesse, che mi hanno dato lo stimolo a comporre brani sui loro testi. Quindi in questo caso sono stato io farmi suggestionare...
Ci vuoi parlare anche di questo progetto? Come è nato e come si è evoluto nel tempo?
Questo lavoro ho pensato di dargli un taglio più jazzistico, conoscendo musicisti che ben si addicevano allo stile, quindi ho pensato ad un sestetto che ho chiamato “Poetry Sextet”, con basso, batteria, chitarra elettrica, tastiere e cantante, oltre me. In alcuni brani ho inserito il sax o clarinetto, vista la mia amicizia col grande Gabriele Coen.
Perché dunque la decisione di partire da alcuni testi scritti da donne?
Beh, la risposta è racchiusa nella domanda precedente...
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta Poetesse in Musica?
Un punto di arrivo. Quando si ha avuto la fortuna di incontrare musicisti del calibro di Annalisa Peruzzi, alla voce, Fabio Penna al basso, Luca Chiaramonte alle chitarre, Pier Paolo Ferroni alla batteria e Lucio Perotti al piano, oltre al già citato Gabriele Coen ai fiati, non posso che considerarlo un punto di arrivo e di spessore, secondo me.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te hanno rappresentato un punto cardine?
Tantissimi. Ho iniziato col Banco del Mutuo Soccorso, passando per i Jethro Tull, e via dicendo. Fino alla mia passione, ossia Stefano Bollani...
Invece per quanto riguarda la band che ti accompagna ci vuoi dire anche in base a quale criterio hai fatto la scelta dei musicisti?
Se possiamo chiamarlo “caso”, in cui non credo, negli ultimi anni ho conosciuto i vari componenti che hanno dato vita a questo lavoro... e metterli insieme è stato un gioco da ragazzi... Ed ecco fatto!
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Per ora mi fermo qui. Intanto un ulteriore lavoro l'ho già prodotto, dopo questo. Ed è un quartetto con Giorgia Ginevoli al clarinetto, Carla Mulas Gonzàles al violino, Giovanna Famulari al violoncello e me alla chitarra classica, dal titolo “Noble, Sentimental” dove ho rielaborato brani di autori francesi ed argentini.