Jazz Agenda

Moon and Sand – intervista a Michel Rosciglione

Si chiama Moon and Sand il secondo progetto discografico registrato dal giovane contrabbassista Michel Rosciglione con la collaborazione di Vincent Bourgeyx e Remi Vignolo (un disco prodotto dall’etichetta discografica “Tosky records” di Giorgio Lo Vecchio e Davide Belcastro). Figlio del grande contrabbassista, Giorgio Rosciglione, Michel dimostra già di poter reggere il confronto con il padre e lo fa con un nuovo disco dalle calde sonorità mitteleuropee, in cui spicca un equilibrio perfetto tra sonorità che non possono non farci rivivere atmosfere sognanti ed evocative. Dunque, un progetto italo-francese, portato avanti con entusiasmo, del quale Michel ci ha parlato molto volentieri.

Partiamo proprio dal titolo di questo nuovo progetto “Moon and Sand”, quali sono gli scenari o gli immaginari che hai voluto trasporre in musica? E soprattutto quale è stato il tuo punto di partenza…

“Era da un po’ di tempo che volevo fare un disco mio, però non volevo farlo con un colpo di testa… Ero sicuro di volere registrare con Vincent Bourgeyx e Remi Vignolo perché sono due musicisti che stimo tantissimo e due persone fantastiche. Poi un giorno mi sono deciso, li ho chiamati e abbiamo iniziato le prove per il disco. Molti pezzi erano già stati scelti, ma comunque ho chiesto a Remi e Vincent se volevano provare qualche pezzo loro. Quindi, ne abbiamo provati alcuni e di comune accordo abbiamo scelto i brani. Volevo registrare un disco nuovo anche perché con il precedente, fatto insieme al grande Bobby Durham e Massimo Faraò, avevo avuto il rimorso di non aver fatto neanche una data in Italia. Inoltre questa volta ho avuto più tempo, abbiamo registrato in due giorni, mentre nella precedente in 5 ore avevamo fatto tutto. Con Massimo e Bobby è stata veramente “Old School” ma nel senso buono della parola; loro non sbagliavano mai niente mentre io ho suonato al 10% di come sapevo. Per ritornare al nuovo cd ho cercato di suonare al mio livello senza strafare. Ho commesso questo errore in altre registrazioni che ho fatto in precedenza ed alla fine rimani sempre deluso!!!”

Quindi, quali sono le sonorità che hai voluto utilizzare in questo progetto?

“Ho cercato solo di avere un suono il più possibile acustico che si avvicinasse a Vincent e Remi. Di sicuro non volevo registrarlo a Roma  perché ho avuto solo brutte esperienze con i fonici che sono troppo arroganti. Gli chiedi una cosa e stanno sempre a discutere la tua scelta… E alla fine fanno come vogliono loro. Dunque, ho aspettato un po’ per avere il budget di cui avevo bisogno per registrare in uno studio famoso qui in Francia. Li conoscevo da qualche hanno e sono molto professionali, ti consigliano e ti danno il loro punto di vista senza mai essere invadenti. In poche parole sono arrivato, hanno montato il microfono ed hanno provato per 10 minuti. Mi hanno chiesto se il suono mi piaceva e per me era perfetto. Dunque, abbiamo iniziato a registrare subito!”

In questo Cd sono presenti brani di alcuni fra i più grandi musicisti Jazz di tutti i tempi come Kenny Kirkland, John Coltrane, Billy Strayhorn. Cosa ti ha spinto a confrontarti con i grandi della tradizione Jazz? Una sfida forse?
“Kenny Kirkland , John Coltrane e Billy Strayhorn li considero come dei giganti del jazz. Non é stato né un confronto, né una sfida, perché sarebbe stato presuntuoso da parte mia paragonarmi a loro. Ho voluto solo cimentarmi con dei brani che mi piacevano tanto e ricordali suonando un pezzo loro proprio perché fanno parte di quei musicisti che mi hanno influenzato di più, tutto qui. Penso sia triste vivere la musica come una sfida perché alla fine, per quanto sia importante per me, rimane solo musica. Molti musicisti non si parlano o non si salutano solo perché suonano degli stili differenti e questo per me è assurdo.
Io, quando suono, penso solo a divertirmi e cerco sempre di dare il massimo. Poi è chiaro che uno, per progredire, deve anche sapersi paragonare, deve ascoltare molta gente ma tutto questo non deve essere vissuto come un ossessione, anche perché se uno vive la musica come una sfida o come un paragone, il 99% dei musicisti non dovrebbero più suonare uno standard.”

Può, allora, la tradizione mescolarsi con la modernità generando qualcosa di innovativo?

“Si, almeno è quello che penso io. Ci sta tanta gente che lo fa come Joshua Redman , Wynton Marsalis , Marcus Roberts , Eric Reed , Eric Alexander e tanti altri come Brad Melhdau che nei suoi primi dischi suonava quasi solo standard. Penso che si può fare qualcosa di innovativo anche cimentandosi con Satin Doll e non c’e bisogno di suonare assolutamente un 7/4 per cercare una sonorità differente. Spesso i musicisti vogliono fare un pezzo solo perche va di moda e allora scrivono una linea di basso in 7/4 e poi scrivono la melodia. Io, invece, penso che bisognerebbe fare il contrario: scrivi un pezzo e poi, se senti che ti piace di più la melodia in 7/4, allora in funzione di quella trovi la linea di basso e tutto il resto”

Che cosa ti aspetti da questo nuovo progetto?

 

“Cercare di suonare il più possibile con questo gruppo… Spero di trovare una distribuzione qui in Francia anche perché se la gente non trova il disco tuo nelle fnac, non ti conosce mai ed è difficile che venga a tuoi concerti.”

E per quanto riguarda i prossimi appuntamenti dal vivo, quando potremo vedere un tuo concerto a Roma?

“La presentazione del disco la faremo il 13 Gennaio all’Alexanderplatz di Roma. Sicuramente ritorneremo ad per altri concerti, ma per il momento le date sono ancora da stabilire.”

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