Federico Chiarofonte: “Underbrush è un disco di esplorazione, relazioni e impegno sociale”
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Pubblicato dall’etichetta GleAM Records, Underbrush è il disco d’esordio del batterista Federico Chiarofonte. Otto brani che si inseriscono nel linguaggio del jazz contemporaneo fanno parte di questa opera prima alla quale hanno preso parte il pianista Vittorio Solimene e del contrabbassista Alessandro Bintzios. Il titolo fa riferimento “tanto a un sottobosco interiore, come luogo sicuro in cui avvengono riflessioni, quanto a un sottobosco sociale nascosto e all’interno del quale si sviluppano forme floride di cultura ed ecosistemi musicali.” Ne parliamo a tu per tu con il leader di questo progetto.
Federico, er cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Underbrush è un disco di esplorazione che viene composto in un periodo anch’esso di esplorazione personale, di relazioni e impegno sociale, musicale, artistica o semplicemente interiore. La ricerca non parte necessariamente dall’estetica del suono ma vi ci approda facendo riferimento al jazz contemporaneo sporcato con suggestioni provenienti da ambienti musicali esterni ma non estranei ad esso. Come è tradizione nel jazz, ho voluto lasciare molto spazio all’improvvisazione e alle identità dei musicisti quindi praticamente in tutte le tracce è possibile ascoltare il lavoro di interpretazione del materiale tematico da parte di Vittorio e Alessandro. Gli otto capitoli che compongono il disco sono basati su suggestioni musicali, letterarie, su esperienze personali reali o oniriche, narrano di luoghi in cui sono stato o sono appunti emotivi che mi hanno aiutato a fissare alcuni momenti del passato recente. Il consiglio è ascoltare ogni brano come se si osservasse da vicino una piccola forma di vita muoversi nel suo ambiente.
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Ci siamo incontrati per caso in un pomeriggio di luglio 2022 per suonare qualche standard senza impegno. Alla fine della session Vittorio e Alessandro hanno chiesto se qualcuno aveva qualcosa da suonare a prima vista, così ho frugato nella borsa dei piatti e ho trovato per caso una parte di Mayas (brano che avevo composto tempo prima per un’altra formazione). I ragazzi hanno suonato senza difficoltà e con gusto il brano, avevo il telefono in registrazione e ritornando a casa ho riascoltato per curiosità quello che avevamo suonato e scoprendo con grande felicità e sorpresa che il sound del trio mi interessava molto. Così ho deciso di chiedere ad Alessandro e Vittorio di impegnarsi in un progetto con brani composti da me e hanno accettato. Da quel momento ho cominciato a orientare la scrittura quasi esclusivamente al trio, tenendo presente le sensibilità e le possibilità sonore del gruppo. Ci siamo incontrati con più regolarità nei pressi della registrazione del materiale, poi abbiamo inciso gli otto brani a ExtraBeat Recording Studio di Clive Simpson, a Roma, dove ci siamo trovati benissimo professionalmente e umanamente. Una volta registrato il disco sono entrato in contatto con La GleAM Records e ho lavorato insieme ad Angelo Mastronardi all’uscita del disco che è stato pubblicato il 22 Marzo 2024.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?
E’ un insieme delle cose. Da un punto di vista personale i brani racchiudono e descrivono un periodo importante della vita. Dal punto di vista del gruppo, al contrario, la pubblicazione e il lavoro effettuato per questo disco rappresenta un punto di partenza per la scoperta delle potenzialità sia dei brani che dell’interazione del trio all’esterno dell’ambiente dello studio e per comprendere ancora più a fondo le possibilità offerte dalle personalità dei musicisti in relazione a questo tipo di repertorio. Alla luce del lavoro fatto fino ad ora ho già cominciato, anche se con tutta calma, a immaginare e scrivere della nuova musica per questa formazione.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?
Come musicisti siamo esposti sia come spettatori che come esecutori a sonorità di ogni tipo. Il mio rapporto con il jazz è nato grazie a Birth of the Cool di Miles, a Love Supreme di Coltrane e all’energia dell’hard bop, le sonorità del secondo quintetto (sempre di Miles) e la produzione degli anni ’60 di Shorter sono centrali per tutti i musicisti di jazz che ho conosciuto. Underbrush è stato scritto quando nelle orecchie c’erano le sonorità di musicisti contemporanei di cui subiamo, positivamente, il fascino: i trii di Danny Grissett, di Micah Thomas, Bond: The Paris Session e Happening: Live at the Village Vanguard di Gerald Clayton, Uneasy di Vijay Iyer, 12 Little Spells e Songwrights Apothecary Lab di Esperanza Spalding, Deadeye di Reinier Baas… la lista sarebbe lunga! Per quanto riguarda ciò che non gravita esattamente intorno al jazz posso citare soprattutto Ravel con il Trio in La minore M. 67 e Daphnis et Chloé, la Piano Sonata No. 5 Op. 53 di Scriabin, il Pierrot Lunaire e la Suite per Piano Op. 25 di Schoenberg e i Radiohead tutti.
Ci sono poi tutti i musicisti, giovani o meno, che fanno parte della scena musicale che viviamo ogni giorno, Underbrush parla anche e soprattutto di questo. Avendo la musica una componente sociale e culturale molto forte, lo stile e il gusto dei musicisti si sporca di e a sua volta sporca l’idioma territoriale: una sorta di “dialetto del jazz” creato da generazioni di musicisti che hanno vissuto e suonato in un luogo specifico. In questo senso il gruppo di musicisti colleghi, soprattutto giovani, che si trovano a Roma è stato fonte di grande ispirazione per la creazione di questo lavoro, potrei citarne alcuni ma sono davvero tanti e tutti molto bravi e con idee fantastiche.
Come vedete il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate tua musica?
Come ho già detto, ho cominciato a scrivere con calma della nuova musica per il trio. Considero questa formazione un organismo vivente in via di sviluppo sia come gruppo che grazie alle evoluzioni proprie ed inevitabili dei musicisti che ne fanno parte. L’idea è quella di stabilire una collaborazione duratura nel tempo che possa occuparsi di nutrirsi ed interpretare i nuovi stimoli proposti: è difficile fare previsioni certe!
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Stiamo lavorando alla presentazione del nostro lavoro in più luoghi possibile. Il concerto di presentazione per Roma si è tenuto al Cantiere, in via Gustavo Modena nella rassegna organizzata dal collettivo Agus, un collettivo di musicisti con base a Roma. Abbiamo altre date nella Capitale e stiamo valutando altre possibilità, anche con Angelo Mastronardi di GleAM, per far ascoltare il progetto anche fuori dal Lazio. Nel frattempo siamo tutti impegnati con altri progetti in parallelo, Alessandro e Vittorio seguono molte altre bellissime formazioni e hanno i loro progetti da leader che vi invito ad andare a ascoltare!