Simone Alessandrini racconta la nascita di Storytellers
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Un progetto visionario, in cui confluiscono diversi stili, diverse anime, diversi approcci. Si presenta così Storytellers, opera prima di Simone Alessandrini che vede la partecipazione di Riccardo Gola al basso elettrico, Riccardo Gambatesa alla batteria e Antonello Sorrentino alla tromba. Il talentuoso sassofonista romano ha raccontato a Jazz Agenda la nascita di questo progetto che narra in musica alcune storie ambientate nella seconda guerra mondiale.
“Storytellers è un concept album che racconta musicalmente alcune storie realmente accadute durante la seconda guerra mondiale. Fin da quando mi sono avvicinato al jazz, infatti, ho sempre portato avanti l’idea di fare un disco che avesse un pensiero ben strutturato. Il progetto Storytellers nasce proprio da questa esigenza e in esso confluiscono un’unione di linguaggi che vanno dal free jazz, all’hard rock, passando per New Orleans. Non a caso il disco non prevede la presenza di strumenti come la chitarra o come il pianoforte che offrono un tappeto armonico, ma lascia spazio al basso elettrico e soprattutto agli strumenti a fiato che in questa condizione hanno diverse possibilità di esprimersi. Certo, in un contesto del genere la presenza della tromba e dei sax può essere un’arma a doppio taglio, ma le possibilità sono infinite e se vengono sfruttate bene il risultato può essere davvero stimolante.”
Come tutti i progetti, però, anche Storytellers ha avuto un punto di partenza. A proposito Simone Alessandrini ci racconta la nascita dei primi brani che hanno portato alla stesura finale del disco.
“Fino ad ora ho lavorato sempre come side man, ma non ho mai abbandonato l’idea di portare avanti un mio progetto personale. Nel caso di Storytellers ho cominciato scrivendo un brano (Le Lettere di Olga e Nazario), ambientato nella seconda guerra mondiale. Attraverso questa composizione ho voluto raccontare la storia di due ragazzi che, pur essendo stati divisi a causa della guerra, sono riusciti a mantenere vivo il loro amore proprio grazie a delle lettere. Il secondo brano, ovvero il Gobbo del Quarticciolo, è venuto fuori dopo poco tempo e per pura casualità è stato ambientato anch’esso durante quel periodo. Da questo momento in poi è nata l’idea di fare un concept album con un tema preciso.”
Ma come nasce la carriera musicale di Simone Alessandrini? Quali sono stati i suoi primi passi nel mondo del jazz? E’ sempre il sassofonista a spiegarci il suo percorso…
“In realtà ho cominciato dagli studi classici per avvicinarmi al jazz in un secondo momento all’età di 25 anni. Avendo iniziato a suonare jazz tardi mi sono dovuto impegnare molto per ottenere dei buoni risultati. Tuttavia con una buona base alle spalle penso di essere riuscito a bruciare qualche tappa ed ora sto proseguendo il mio percorso di studio che non so dove mi porterà…”
Carlo Cammarella