Jazz Agenda

Ray Gelato protagonista all’Eddie Lang Jazz Festival: l’intervista a una leggenda dello swing

Dal 27 al 30 luglio nella splendida cornice dei Giardini Castello Pignatelli a Monteroduni in provincia di Isernia, si terrà l’Eddie Lang Jazz Festival con quattro grandi appuntamenti. Nella giornata del 29 luglio sul palcoscenico si esibirà Ray Gelato & the Giants, una leggenda della musica jazz e swing che porterà in scena uno spettacolo ricco di energia. Ne parla a Jazz Agenda Ray Gelato in persona con un approfondimento sulla scena musicale attuale

Iniziamo l'intervista parlando del concerto stesso. Vuoi dire ai nostri lettori quale spettacolo presenterai all'Eddie Lang Jazz Festival?

Sarà uno spettacolo simile a quello che abbiamo fatto a Umbria Jazz la scorsa settimana. Un mix dei miei brani originali, alcuni classici e alcune delle nostre canzoni italiane preferite.

In Italia, e parlo soprattutto di Roma, la città dove sono nato, c'è una scena molto vivace legata allo swing. in generale cosa pensi della scena musicale italiana?

Sono felice di vedere una scena Swing così vibrante a Roma. Ci sono alcuni grandi musicisti e ballerini. Non so molto però della scena musicale italiana in generale.

Invece a livello internazionale che aria si respira in questo periodo? Dopo il brutto periodo che abbiamo vissuto è tornato tutto alla normalità?

Penso che le cose stiano tornando alla normalità ma viaggiare è ancora difficile per i musicisti con cancellazioni ecc. per quanto riguarda le compagnie aeree. È anche più costoso fare un tour. Tuttavia, le persone sono ancora più entusiaste dopo la pandemia.

C'è un aspetto molto importante della musica, che è quello della condivisione, che non significa necessariamente fare ciò che il pubblico si aspetta per accontentarlo. Si è forse perso questo aspetto in questo periodo?

No, non credo, perché spetta al singolo artista decidere come presentare il proprio spettacolo.

Molte persone trascurano una caratteristica importante, secondo me, della musica swing, che è il ballo. Quanto pensi sia importante questo aspetto?

È una parte importante ma non essenziale per una band come la mia perché suoniamo per la gente così puoi ascoltare o ballare. La mia band è più di una semplice band da ballo swing. Ci sono altre band specializzate nel suonare solo per i ballerini swing.

Jazz, swing e la nuova generazione. Pro, contro o addirittura caratteristiche delle nuove generazioni...

Sono solo molto felice che giovani musicisti abbiano deciso di portare avanti la tradizione della musica swing.

In generale, pensi che le nuove generazioni stiano perdendo il gusto di intrattenere il pubblico o di fare musica per un senso di condivisione?

Sì, lo so. Penso che l'arte di comunicare e intrattenere il pubblico si stia perdendo. Molti musicisti, e molti dei nuovi musicisti jazz, non considerano l'intrattenimento come parte di ciò che fanno. Ecco perché il jazz ora fa fatica a raggiungere un pubblico. Ho imparato guardando i migliori, gente come Sinatra, Cab Calloway, Sam Butera, Dizzy Gillespie, Lionel Hampton ecc. Questi artisti avevano un modo vecchio stile di presentare la loro musica ed è quello che cerchiamo di fare.

Chiudiamo con una domanda forse banale: dopo tanto tempo passato a suonare sui palchi di tutto il mondo cosa ti affascina dello swing e cosa ti motiva a continuare su questa strada?

Beh, mi piace il fatto che la musica swing comunichi con la gente. Non è elitario e devi essere un buon musicista per suonarlo bene. È impegnativo ed è per questo che mi piace.

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Alessio Bruno racconta Your Knuckles speak Volumes: "un'evoluzione del piano-less trio"

Pubblicato da Emme Record Label nel dicembre 2018 Your Knuckles Speak Volumes è il primo disco del quintetto capitanato dal contrabbassista Alessio Bruno: un disco moderno che rompe le barriere e che sperimenta il jazz in chiave moderna. Il band leader ci ha raccontato questo progetto:

"Your Knuncles speak volumes è un progetto moderno e internazionale in cui groove incalzanti di basso e batteria si alternano a melodie sinuose generate da tre sassofoni, dove il jazz nord europeo si fonde con quello più mediterraneo grazie alla presenza di musicisti che provengono da Germania, Olanda, Slovenia ed Italia. E' secondo ,e un lavoro che rompe le barriere e che sfrutta tutte le potenzialità degli strumenti a fiato. Non a caso si aggiungono alla batteria Richie Struck e tre musicisti in grado di esprimersi brillantemente sia nel loro solismo che in sezione: Albert Kerekeš al sax baritono, Wietse Voermans al sax alto e Claudio Jr. De Rosa al sax tenore."

Alessio Bruno ci racconta anche il percorso che ha portato alla nascita di questo progetto:

"Il quintetto rappresenta l’evoluzione del concetto di piano-less trio. Ovvero una formazione dove l’assenza di uno strumento come il piano o la chitarra permettono al compositore ed agli esecutori molta più liberta’ sopratutto dal punto di vista armonico. Le composizioni vengono strutturate in maniera prettamente lineare sia dal punto di vista melodico che armonico e l’elemento ritmico diventa estremamente caratterizzante.  Lo stile musicale che ne scaturisce e’ il risultato delle mie svariate esperienze e collaborazioni che partendo da elementi jazzistici più tradizionali come in “No hat no beard” arrivano a sonorità più moderne (7 loops) o cameristiche come in Lady Woodman."

Per concludere Alessio Bruno ci racconta cosa rappresenta per lui il disco:

"Your knuckles speak volumes rappresenta un punto di arrivo, per quanto riguarda il consolidarsi di elementi compositivi e solistici prettamente connessi alla tradizione jazzista, ma anche l’inizio di un nuovo percorso musicale che esplora nuovi approcci all’improvvisazione collettiva e all’interplay. Un quintetto compatto e potente ma allo tesso tempo particolarmente interessato all'esplorazione di nuovi suoni e colori, che cerca di combinare le influenze oltre oceano e le proprie radici europee con un pizzico di groove e originalità."

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