Andrea Bonioli e il nuovo disco Figli Forever: “Sono attratto dal jazz post moderno”
- Pubblicato in Pagina Interviste
- 0
Si intitola Figli Forever l’ultimo album del batterista Andrea Bonioli recentemente uscito per l’etichetta Filibusta Records. Un lavoro eterogeneo, ricco di contaminazioni che pur mantenendo un linguaggio jazzistico apre la strada al pop e al rock e a tante altre declinazioni. In questo modo l’autore prosegue con la linea del concept album già sperimentata nei precedenti “Today. The commercial album“ e “Pop”. Ecco il racconto di Andrea Bonioli.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Ciao, “Figli Forever” penso sia un disco piuttosto eterogeneo con diverse contaminazioni provenienti da differenti ambiti musicali come la word music, la musica per immagini, il cosiddetto pop, il rock, il tutto declinato con il linguaggio jazzistico. Ci sono brani in piano trio, altri in quartetto, altri in sestetto, ci sono momenti “lirici” per così dire con due viole che si intersecano, c’è un mantra iniziale affidato alla voce che sugella l’idea del disco stesso. In ogni brano si evince quasi sempre il concetto della “dualità”, tema che da qualche anno vivo costantemente io nella vita privata ( ho avuto due gemelli) e che ho voluto in qualche modo tradurre tematicamente in musica.
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Il concetto portante del disco, come il titolo chiaramente espone, è la permanenza nello stato di “figlio” anche quando si diventa genitore. In qualche modo capire che si ha sempre necessità di un conforto, di una guida anche quando tu devi essere ciò per altri. Il che non vuol dire penso una non evoluzione verso una completa maturità, perché penso che accettando questa condizione, invece, si possa maturare meglio e con più serenità. Era una cosa a cui pensavo da molto tempo, ed ora è tempo di tradurla musicalmente. Credo sia questa l’evoluzione di questo pensiero, almeno la mia, poi ognuno può naturalmente rifletterci come vuole!
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
Per me rappresenta una fotografia del momento, come anche gli altri due dischi precedenti lo sono stati, di un concetto che appunto maturavo da qualche anno, oggi penso questo, domani si vedrà!
Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?
Chi mi conosce sa della mia passione per i Floyd (presente una cover, mentre nel precedente disco un brano si intitola proprio Pink Floyd direttamente). Per me sono stati un faro, ovviamente non solo. Jazzisticamente sono attratto dal jazz post moderno, continentale, nord europeo, fatto di melodia, atmosfere, interplay più che da stilemi bebop, di cui riconosco l’importanza, ma i miei ascolti degli ultimi 10 anni sono davvero stati trasversali. Amo la musica inglese, David Sylvian, Brian Eno per citare solo due giganti. Avendo poi io suonato con Ennio Morricone per più di 18 anni trovo in questo genere di musica ( non solo la sua) una familiarità molto forte. Mi fa pensare, forse nasce per questo, ma credo che la forza vera della musica per immagini si celebri quando funziona anche senza immagini!
Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?
Parallelamente a questo ultimo disco ho elaborato un altro progetto di musica elettronica, (Bonniemusic) senza improvvisazione, secondo me la mia naturale evoluzione sarà improvvisare su aree tematiche non propriamente jazzistiche, credo sia la cosa che mi venga meglio, quella che più mi appartiene.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Abbiamo fatto in Trio un bellissimo Tour nord europeo di 7 date, è stato molto intenso, c’è stata una bella risposta del pubblico, questo mi spinge a continuare a guardare anche fuori dai confini nazionali, ma non solo, in autunno presenteremo il lavoro alla Casa Del Jazz a Roma. Penso che chiunque faccia ancora dischi non li faccia per averli a casa, l’intento è far conoscere il proprio messaggio, quale esso sia, da vivo, suonando. Quindi mia intenzione è cercare di suonare il più possibile, ovunque la mia proposta sarà accettata!