Jazz Agenda

Carlo Cammarella

Carlo Cammarella

IFA Quintet: “Una ricerca incentrata sul groove, la melodia e l’improvvisazione”

È uscito per l’etichetta Emme Record Label il disco d’esordio del quintetto IFA dal titolo omonimo. Un progetto raffinato, dal grande senso melodico che si esprime attraverso il linguaggio universale della musica, cercando di non chiuderla nelle barriere degli stili o dei generi. La band, che si è formata dopo il percorso di studi nella Siena Jazz University, è composta da Francesco Assini alla tromba, Matteo Fagioli al sax, Michele De Lilla al piano, Fabio Angeli al basso e da Giuseppe Salime alla batteria. Ecco il racconto di questa nuova avventura.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

IFA è un disco strumentale che è stato registrato nel settembre 2022. In esso troviamo composizioni originali dove spicca una ricerca incentrata principalmente sul groove, la melodia e l’improvvisazione, con alla base un’impronta prettamente jazzistica. Il disco si apre con Pop Song, scritta da Michele de Lilla che ha un andamento cadenzato ed è senza dubbio quella che più si avvicina a una forma “canzone” grazie a una melodia diretta e immediata molto riconoscibile. Floating on the surface, di Francesco Assini, rappresenta invece un omaggio alla spensieratezza ed è caratterizzato all’inizio da un suono quasi etereo dove i fiati fraseggiano alla perfezione con grande lirismo. In un secondo momento la dinamica diventa più sostenuta e subentra un pianoforte dall’andamento più cadenzato che poi lascia nuovamente la parola alla tromba, al sax e anche al basso nell’estro improvvisativo. Possibilities, sempre di Assini, è un brano dal carattere più sinuoso e introspettivo che descrive in musica le scelte che si possono prendere nella vita.  Holding you at distance è scritto a quattro mani con la prima parte che porta la firma di Fabio Angeli, caratterizzata da un tema limpido e diretto, mentre la seconda, più introspettiva e contemplativa, è stata composta da Michele de Lilla. Prayer è invece una composizione dai tratti più malinconica, quasi onirica e in certe fasi anche minimale che mantiene sempre un grande senso melodico, caratteristica peculiare della band. Questa breve descrizione è un incipit, il più possibile oggettivo, per consigliarvi all’ascolto del disco, così da sviluppare delle impressioni personali e soggettive da ascoltatore.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Il progetto nasce nelle aule della Siena Jazz University dalle ceneri di diversi progetti e gruppi che non sono stati longevi, ma necessari per capire a fondo quale potesse essere la formazione con la quale poter esprimere la nostra musica al meglio. Nel 2020 IFA nasce in qualità di trio con pianoforte, basso e batteria. Ad inizio 2022 il trio sente la necessità di solisti chiamando Matteo Fagioli al sax contralto e successivamente Francesco Assini alla tromba. Con questa formazione a settembre dello stesso anno registra il disco. Il progetto, dopo la registrazione, si sta piano piano discostando dalle sonorità acustiche, ad esempio viene utilizzato il Rhodes al posto del pianoforte. I brani che stiamo proponendo nei nostri live hanno sonorità legate a neo-soul, hip hop

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Questo lavoro è stato sicuramente un punto di partenza nato dal bisogno di fare un progetto il più longevo e serio possibile. L’atto di registrare un lavoro discografico, in virtù di musicisti, rappresenta la serietà, la dedizione e l’ amore in quello che facciamo. Paragonerei questo lavoro più che a una fotografia a un dipinto. Come un pittore il musicista, soprattutto  in giovane età, tende a evolversi continuamente quindi il disco come il dipinto mette in luce oltre alle abilità tecniche anche i propri sentimenti e quello che si prova in quel preciso istante. La bellezza della musica presente in questo progetto è che si rinnova ogni qualvolta che viene eseguita, che sia alle prove o in una situazione di live session. Ciò può scaturire un continuo sviluppo degli stessi brani all’interno del disco.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Il futuro è sempre un'incognita; il nostro progetto ha sempre subìto una continua evoluzione: è nato con la formazione in trio e si è  allargata in seguito a quintetto, con l'aggiunta dei fiati che hanno cambiato  nettamente il suono del gruppo. Ancora adesso quando riascoltiamo il disco, a distanza quasi di un anno dalla data delle registrazioni, notiamo differenze nel modo di suonare sia individualmente che come gruppo. Ognuno ha la propria vita, il proprio carattere e il proprio modo di esprimersi, sia nella musica che nella vita quotidiana; ma soprattutto ognuno di noi ha la propria storia da raccontare e lo fa attraverso la musica. E il risultato  che viene fuori è sempre una sorpresa, piacevole o meno. Quindi preferiamo non dare troppo peso ad una futura evoluzione del progetto, ma esprimere al meglio noi stessi nell'immediato presente.

 

InControVoce, uno duo che sperimenta la creatività su un materiale preesistente

 

E’ uscito per l’etichetta Filibusta Records il primo album del duo del InControVoce, dal titolo omonimo. In questo caso è l’idea che ha dato forma al progetto di questo duo composto da Gloria Trapani e Alessandro Del Signore. Tutto nasce dalla volontà di esplorare l’affascinante dialogo che si può sperimentare con questa formazione e dal desiderio di fondere diversi linguaggi sonori in un viaggio musicale ricco di sfumature. Ecco il racconto di questa avventura attraverso le parole dei protagonisti.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

GLORIA: Il disco è uscito a giugno per l’etichetta romana Filibusta Records e porta il nome del nostro progetto InControVoce, un duo formato da me alla voce e Alessandro Del Signore al contrabbasso e basso elettrico. Sia io che Ale amiamo molto l’aspetto creativo della musica e se in altri dischi o progetti abbiamo sperimentato una creatività legata alla scrittura e all’arrangiamento di brani nostri originali questa volta avevamo entrambi il desiderio di rapportarci con un materiale preesistente e sperimentare una altrettanto affascinante creatività che abbiamo sicuramente praticato nell’attività live ma poco nei lavori in studio. Così in questo disco troverete 8 brani meravigliosi di diversi compositori e autori come Caetano Veloso ed Egberto Gismonti, di George Gershwin e di Thelonious Monk, di Charles Mingus e Joni Mitchell, di Michel Jackson e Bob Marley nella scelta dei quali ci siamo lasciati guidare dalla bellezza e dalla poesia che ci comunicavano, sia della musica che dei testi.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

GLORIA: Il progetto è nato circa 6 anni fa anche se con Alessandro siamo legati affettivamente e musicalmente da tantissimo tempo e nel corso di questi più volte ci è capitato di suonare in duo. La pandemia e i mesi di lockdown ci hanno però spinto a lavorare un po' più a fondo sulla musica e sulla nostra idea di progettualità insieme; inoltre nel 2021 ho dedicato la mia tesi di biennio in Conservatorio proprio al Duo, e questo ci ha permesso ulteriormente di trovare una nostra identità musicale grazie allo studio e alla ricerca sia individuali che d’insieme, ed è stato un lavoro molto stimolante per entrambi, perché il Duo è una formazione molto affascinante, se da un lato ti da maggiori responsabilità perché è un gioco a due, dall’altra ti apre strade espressive e di dialogo entusiasmanti e inaspettate. Dobbiamo ringraziare davvero tanto una persona molto speciale per noi che è Susanna Stivali, che ci ha incoraggiati e guidati nell’approfondire il progetto proprio durante il lockdown suggerendoci una direzione che probabilmente è stata per noi l’evoluzione più importante: sviluppare un approccio al dialogo contrappuntistico tra le nostre due voci e di pensare anche a momenti in cui uscire dai nostri ruoli canonici (di accompagnamento del basso ed espositivo tematico della voce).

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

GLORIA: Sicuramente per noi rappresenta tutte queste cose, perché indubbiamente un disco è la fotografia di un momento ben preciso del percorso sia del musicista singolarmente ma anche del progetto; ed è sicuramente il punto di arrivo di un percorso sia musicale fatto di ricerca, studio, prove, concerti, ma anche umano e di vita, quindi è una tappa importante che inevitabilmente segna anche un nuovo inizio. La Musica per noi rappresenta un modo di vivere, una ricerca costante, le strade che abbiamo percorso ci hanno portato ad essere ciò che siamo in questo momento ma non si smette mai di “imparare”, di cercare il proprio suono e anche il proprio ruolo, il proprio posto  in relazione agli altri nello spazio musicale, è una ricerca bellissima, è come  nella vita, si lavora su se stessi ma anche in relazione agli altri, la Musica quando la ami profondamente ispira la tua vita così come la vita ispira la musica che fai.

Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

ALESSANDRO: Sicuramente le nostre influenze e i nostri riferimenti musicali sono molteplici perché sia io che Gloria amiamo la musica a 360 gradi, dal jazz alla musica classica dal rock al cantautorato, dalla musica brasiliana al soul, e in qualche modo questo si può dedurre sia dalla scelta dei compositori e dei brani presenti nel disco che dagli arrangiamenti. Per questo disco in particolare oltre a ciò che si può evincere dalla scelta dei compositori altrettanti input importanti forse li abbiamo avuti da alcuni concerti a cui abbiamo avuto la fortuna di assistere, l’intimità e la magia di Caetano Veloso in solo al teatro Sistina, la ricerca e la raffinatezza della musica, degli arrangiamenti e del sound di Paolo Conte all’Auditorium Parco della Musica, il Jazz esplosivo, coinvolgente e carismatico di Brandford Marsalis, la ricerca, il pensiero musicale, il tocco e la sintesi bellissima di blues, classicismo e jazz di Bred Meldau in solo…e potremmo continuare all’infinito.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Sicuramente il desiderio è di continuare su questa strada magari provando anche a scrivere musica originale per questo progetto. Vediamo dove ci porterà la musica…

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

ALESSANDRO: Dopo i due concerti di presentazione del disco che abbiamo fatto nel mese di giugno e un concerto tenuto a Fondi qualche giorno fa stiamo lavorando ad alcune date autunnali, sia a Roma che fuori, un po' in giro per l’Italia. Le pubblicheremo e pubblicizzeremo al più presto quindi invitiamo tutti i lettori interessati ai nostri concerti a seguire le nostre pagine e profili sia facebook che instagram. Nel frattempo quest’estate invece saremo impegnati in vari concerti sia io che Gloria con diversi progetti di cui facciamo parte.

GLORIA: Ringraziamo Jazz Agenda per questa bella occasione e auguriamo a tutti i lettori una splendida estate piena di musica e di jazz e chissà che non ci si possa vedere in giro magari a qualche concerto, noi ce lo auguriamo.

 

Nugara Trio, Point of Convergency: “Un punto di incontro per sperimentare ed esprimere la diversità”

Un disco variegato, dalle mille sfaccettature in cui confluiscono diversi linguaggi che partono dalla musica classica e romantica, fino a raggiungere il folk, la world music e anche il pop. In questo modo possiamo riassumere Point of Convergency, primo album del Nugara Trio, prodotto da GleAM records, formato da Francesco Negri al piano, Viden Spassov al contrabbasso e Francesco Parsi alla batteria con special guest la straordinaria violinista Anais Drago. Ecco il racconto della band su Jazz Agenda.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Quando ci chiedono di descrivere il disco, ci piace proporre all'ascoltatore di usare l'immagine di una semplice figura geometrica: immaginate di tracciare delle linee a partire dai vertici di un triangolo che si innalzano verso l'alto, intersecandosi in un unico punto, e ricreando, di fatto, una piramide. Immaginate che ogni linea porti con sé un bagaglio fatto di esperienze, musicali in primis, ma anche culturali ed esistenziali, ed ognuna formi e contraddistingua un individuo unico nel suo genere, rendono l'apice della piramide un fertile punto di incontro dove poter sperimentare ed esprimere la diversità di tali individui, stimolando il confronto e la creatività. E' una descrizione un po' evocativa ma secondo noi efficace, che mette in focus il concetto del disco. Per essere più pragmatici “Point of Convergency” è l'unione di tre musicisti, ognuno con il proprio background e la propria storia, che hanno riversato le proprie idee musicali senza porsi limiti di nessun tipo; nel disco sentirete influenze tratte dalla musica classica e romantica, dal folk e dalla world music, il pop, il progressive rock e ovviamente il jazz, vero catalizzatore in grado di chiudere il cerchio. Ci siamo divertiti a confrontarci e a metterci in gioco, a volte anche scontrandoci, ma trovando sempre un punto di incontro che rende il disco vivo e mai banale.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Ci siamo conosciuti nell'estate del 2021 ai Seminari di Nuoro Jazz, quando siamo stati premiati con le borse di studio destinate ai migliori studenti. E' stata un'edizione particolare per via delle restrizioni sanitarie del Covid e di fatto, ci siamo incontrati solo l'ultimo giorno alle premiazioni. Non ci conoscevamo, ognuno veniva da una città diversa dell'Italia (addirittura Francesco P. studia durante l'anno in Olanda) e ci dissero: “Ok ragazzi, adesso siete un gruppo, ci vediamo tra un anno e ci farete sentire cosa avete combinato”. È stata veramente una sorpresa, considerando il fatto che dal tenere un solo concerto a Nuoro, la faccenda si è evoluta ben oltre le nostre aspettative. Abbiamo cominciato a lavorare nonostante le difficoltà logistiche date dalla distanza; abbiamo trovato i primi concerti con tanto di qualche premio a qualche concorso, vinto un bando Nuovo Imaie che ha finanziato il disco, conosciuto una fantastica persona come Angelo Mastronardi di Gleam Records che ha creduto in noi e guardiamo al futuro con entusiasmo e voglia di suonare la nostra musica!

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

E' il nostro disco di debutto quindi ti direi che tutti e tre vediamo questo lavoro come un punto di partenza si spera, anche se non ti nascondiamo che è anche un bel traguardo che ci rende orgogliosi per la determinazione che abbiamo avuto nel credere nel progetto e in noi.

Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

Visto la natura del progetto è davvero complesso fare una lista di nomi. Non essendoci un band leader vero e proprio e non avendo posto limiti artistici o di genere, ognuno di noi tre ha i propri musicisti di riferimento che lo hanno influenzato nella scrittura e nell'arrangiamento dei brani e citarli tutti sarebbe davvero fare un bel calderone di bella musica che va dal jazz, alla musica classica, alla musica balcanica, al rock alternativo.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Al momento siamo molto concentrati sul presente, il disco è appena uscito e siamo entusiasti nel poterlo suonare il più possibile, anche perché scopriamo sempre nuove soluzioni o nuove idee nel proporre i brani che abbiamo scritto. Non sempre è facile perché la maggior parte delle composizioni contengono arrangiamenti complessi e ben strutturati ed è un attimo basarsi su automatismi che funzionano e sono “sicuri”. Cerchiamo sempre di dare qualcosa di nuovo soprattutto nei momenti più legati all'interplay e all'improvvisazione; piccole idee, che ci scambiamo ed elaboriamo quando suoniamo; alcune funzionano, altre meno ma è sicuramente un modo valido che abbiamo per tenere sotto esercizio la nostra creatività oltre che rendere la musica che suoniamo fresca e viva. Per il futuro più lontano vedremo, come detto il disco rappresenta un punto di partenza, e non ci dispiacerebbe scrivere qualcosa oltre la formazione in trio, coinvolgendo altri musicisti, un po' come abbiamo già fatto con la featuring di Anais Drago in due brani del disco. Lei è stata fantastica, e noi ci siamo tanto divertiti nell'avere uno strumento in più che arricchisse le nostre composizioni.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Abbiamo un paio di concorsi durante l'estate ma il grosso arriverà in autunno con il tour di promozione del disco che stiamo allestendo. Per adesso possiamo annunciare una serie di date all'estero finanziate dal bando Jazz ITAbroad di Music Italia Export che ci vedrà impegnati in alcuni clubs in Spagna, Inghilterra, Germania, Austria e Bulgaria. Si parte da Cadiz il 22 settembre, nel sud della Spagna e toccheremo città tra le quali Madrid, Berlino, Manchester, Sofia, Vienna ed altre ancora. Insomma ci aspettiamo un bel tour europeo che non vediamo l'ora di iniziare.

Cesare Ferro racconta Wergild: un concept album che descrive la vita di un soldato

Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label Wergild è il disco d’esordio del bassista Cesare Ferro che unisce il linguaggio del jazz con il rock, mediando le chitarre distorte a suoni dai tratti contemporanei. Si tratta di un concept album che attraverso la musica descrive le fasi della vita di un soldato che ha visto la partecipazione di Federico Negri alla batteria, Luca Scardovelli alla chitarra e Riccardo Barba al pianoforte.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Wergild è un concept album sulla guerra che attraverso le composizioni descrittiviste racconta il lungo e atroce viaggio di un soldato. Le contaminazioni presenti nel disco permettono di dipingere diversi scenari: il viaggio verso il fronte, il campo di battaglia, i ricordi malinconici degli affetti perduti e l’epilogo della morte

Raccontaci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Il disco è una raccolta di brani scritti in diversi anni e l’idea di racchiuderli in questo prodotto discografico è nata mentre ero a Barcellona durante la mia mobilità Erasmus. In quel periodo infatti ho iniziato ad approfondire la storia del cinema e sono rimasto piacevolmente colpito dal ruolo che recita la musica all’interno della pellicola. Pertanto ho deciso di immaginare una storia e raccontarla attraverso queste composizioni seguendo in maniera coerente il pathos delle diverse scene proprio come in un film.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Per me questo concept album è un punto di partenza che mi stimola ad essere ancora più creativo e alimenta in me il desiderio di poter lavorare con il mondo del teatro o del cinema in futuro.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?

Le contaminazioni in questo progetto sono fondamentali come lo sono i diversi colori per un pittore che vuole dipingere un quadro. Ho sempre ascoltato e suonato molti generi musicali differenti tra loro e questo mi ha permesso durante il processo creativo di esprimermi al meglio. Quindi nella mia musica oltre al jazz c’è spazio per altri generi. Musicisti come Chuck Schuldiner, Ennio Morricone, Jaco Pastorius, Jeff Buckley e Pat Metheny sono sicuramente dei punti di riferimento.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Come dicevo prima mi auguro di iniziare a collaborare con il mondo del cinema e del teatro affinché il messaggio della mia musica possa arrivare in maniera più fruibile e diretto per tutti.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Al momento ci godiamo il nostro Wergild promuovendolo con un po’ di concerti in giro per lo stivale. Mentre per quanto riguarda il futuro visto che mi piace sperimentare scriverò della musica nuova completamente diversa da questa quindi seguitemi per rimanere aggiornati!

Letizia Brugnoli, il singolo Nostalgiazz: “Un tuffo nelle atmosfere degli anni ‘30”

Si intitola Nostalgiazz il nuovo singolo di Letizia Brugnoli, nuovo singolo pubblicato per l’etichetta Irma Records, che anticipa l’album di prossima uscita. Il brano rappresenta Un tuffo nel passato, nell’America degli anni ’30 e nelle atmosfere dei jazz club hanno caratterizzato quell’epoca ricca di fascino ed eleganza. Ne abbiamo parlato a tu per tu con Letizia Brugnoli.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del singolo: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

È un brano molto coinvolgente il cui titolo fa riferimento ad breve passaggio in cui viene evocata musicalmente un’atmosfera da Jazz club anni trenta. È chiaramente un riferimento stereotipato ed ironico, una sorta di scherzoso omaggio al Jazz del tempo che fu. Il brano si sviluppa tra un tempo latin ed uno swing, dall’incipit ripetitivo ed ipnotico, da ascoltare, insomma.

Facciamo un paragone con il precedente singolo “Il gioco del semaforo”. Quali sono le differenze tra questi due brani?

Il Gioco del Semaforo, dal ritmo più latin Jazz è sicuramente di più facile ascolto ed il testo in italiano rende il brano sicuramente più immediato, perlomeno in Italia. Nostalgiazz ha il testo in inglese e strutturalmente forse è ancora più ricercato, ma ugualmente piacevole all’ascolto.

Come nasce la tua passione per il jazz e per la musica black?

Guarda, il jazz lo ascolto da sempre, fin da quando ero piccola. Mio papà era un pianista e quindi la musica era il pane quotidiano in casa mia.

Visto che a settembre dovrebbe uscire il tuo prossimo disco per Irma Records, ci vuoi dare anche qualche anticipazione a riguardo?

Sarà un disco composto da 12 brani interamente inediti, scritti e arrangiati da Roberto Sansuini, mentre i testi, sia in italiano che in inglese, sono miei. Sarà fondamentalmente un disco Jazz, non un jazz per puristi o amanti della sperimentazione, ma piuttosto per tutti coloro che hanno semplicemente voglia di ascoltare musica con attenzione. Volutamente, i brani sono stilisticamente eterogenei e vanno dallo swing ai brani di derivazione brasiliana fino al latin con influenze dell'electric-jazz anni Settanta.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Si, ci sono già concerti in calendario, altri ancora da confermare, insomma, novità a breve. Abbiamo anche nuove idee per nuovi brani, ma ne parleremo più avanti, dopo l’uscita del disco.

Chiara Orlando e Danielle di Majo raccontano il disco d’esordio ‘Nothing is Vain’

Si intitola Nothing is Vain il disco d’esordio di Chiara Orlando e Danielle di Majo uscito per l’etichetta Filibusta Records. Un disco che rievoca diverse atmosfere che passano dall’hard bop fino a raggiungere atmosfere più latin e Even Eights. Completano la formazione Enrico Zanisi al pianoforte e piano elettrico, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e Alessandro Minetto alla batteria.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

È un disco fatto interamente da musica originale, che stilisticamente risente delle influenze dei musicisti che hanno maggiormente segnato la formazione musicale mia e di Pietro Ciancaglini, in primis Tom Harrell. Si passa da brani più hard bop, a quelli latin, o even eights.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Io e Danielle ci siamo conosciute musicalmente nel 2018, quando l'ho contattata per suonare alla mia tesi di laurea sulle "donne strumentiste italiane", è stato un incontro speciale che mi ha segnata sia dal punto di vista musicale sia umano. Danielle è davvero una ragazza magnifica, oltre che una bravissima musicista, non si può non volerle bene da subito! Da quel momento abbiamo sentito l'esigenza di condividere altra musica ed abbiamo iniziato a pensare ad un progetto insieme.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Per noi questo disco rappresenta un punto di partenza!

Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

Chiara: i mie punti di riferimento più importanti sono Tom Harrell, Chet Baker, Bill Evans, Art Farmer, Oscar Peterson, Sarah Vaughan, Joe Henderson, ma anche artisti più moderni come Avishai Cohen bass player, Esbjörn Svensson etc.

Danielle: i miei riferimenti musicali sono Wayne Shorter, Cannonball Adderley in primis, la persona che ammiro e che stimo musicalmente e che è la mia forte e continua fonte d’ispirazione è mio marito, il sassofonista Giancarlo Maurino

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Naturalmente speriamo che la nostra collaborazione possa avere lunga vita e la nostra musica si evolverà di pari passo con le nostre esperienze musicali e non.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Poiché in Italia è ancora pesante la distinzione di genere dal punto di vista musicale ed in particolare nel jazz, naturalmente stiamo cercando di proporre il nostro progetto e speriamo di poterlo portare in giro! Parallelamente ci occupiamo anche di altri nostri progetti sia da leader sia da coleader per cui stiamo già registrando dei dischi.

 

Riflessi: il nuovo album di Daniela Mastrandrea

Un viaggio emozionale durato quasi tre anni quello di Riflessi, quinto album della pianista e compositrice Daniela Mastrandrea. Quattordici composizioni per pianoforte, sviscerate attraverso una serie di appuntamenti, a mesi alterni, sul suo Canale YouTube.

«Siamo abituati a pensare che le cose possono accadere solo agli altri – spiega l’Autrice - e a credere di non meritarle ma, nella maggior parte dei casi, le cose non accadono perché siamo noi a non volerle abbastanza e mettiamo inconsapevolmente in atto processi auto-sabotanti. Riflessi è stata una scommessa, un modo del tutto nuovo di guardare al futuro, agendo sul presente, perché in fondo ciò che accade fuori è solo il riflesso di ciò che abbiamo dentro».

Scritto in piena pandemia e registrato nell’ottobre 2020, il disco Riflessi il 28 luglio conclude il suo percorso con l’ultima delle quattordici composizioni, ciascuna avvolta da uno stato d’animo differente.

Ascolta il disco su Spotify: https://open.spotify.com/album/0Jk8TtoRRtlAItkqge5EBH

«Capita, a volte, che dentro di noi qualcosa si spezzi e si venga a lacerare un sentire, un pensiero, una situazione – continua a raccontare Daniela Mastrandrea - capita, altresì, che qualcosa nasca e metta le radici per modi di fare totalmente nuovi e diversi. Accade a tutti, o quasi, ad un certo punto della propria vita, di dover prendere atto e dover ammettere a se stessi, prima ancora che ad altri, che alcuni meccanismi vadano cambiati. Spesso si pensa che la lealtà la si debba solo al di fuori di noi; ma non c’è lealtà più profonda che quella verso se stessi, a prescindere da come si scelga di gestire il mondo fuori. Riflessi rappresenta il ciclo continuo della vita: respirare e prendere con sé ciò che dall’esterno arriva per riflettere all’esterno il nostro io interiore»

Riflessi, il disco della pianista Daniela Mastrandrea è disponibile su tutte le piattaforme digitali a questo link: https://lnkfi.re/riflessi.

Biografia

A sette anni Daniela Mastrandrea comincia lo studio del pianoforte e a nove compone i suoi primi pezzi. Si diploma in pianoforte affiancando gli studi di composizione.

Si esibisce in numerosi festival e rassegne musicali come Piano City Milano, Festival Argojazz, Time Zones, Fasano Musica, Bari In Jazz, Experimenta e altri.

È vincitrice di diversi concorsi internazionali di composizione, premi e contest musicali tra i quali Web Talent V.I.T.A. di Believe Digital, Fondazione Estro musicale, Premio Argojazz, Digital Contest Kleisma e L’artista che non c’era e altri.

Tra le sue composizioni premiate: Indesiderabile Tenerezza, Luci e Ombre, La Besana e Mondi Paralleli, ospite su Radio Classica, recensito da La Gazzetta del Mezzogiorno, il Corriere del Mezzogiorno, il Nuovo Quotidiano di Puglia, MAT2020, SOund36 e classificatosi tra le migliori proposte del 2020.

Ha all’attivo centoquarantacinque composizioni pubblicate tra album e singoli. Per citarne alcuni: Volo di Gabbiani (2005), Fluide Risonanze (2016), Lo Specchio (2018), Singoli 2019, Mondi Paralleli (2020) Solstitium e Riflessi (2021).

Ha recentemente inciso Duo, album per pianoforte e contrabbasso, in uscita nei prossimi mesi.

Social, streaming e Contatti

Gio Cristiano racconta la doppia anima del nuovo disco: “Del blue (ed altre essenze)"

Si intitola “Del blue (ed altre essenze)”, il nuovo album di Gio Cristiano prodotto da Aspro Cuore. Un disco composto da otto composizioni originali, tutte intensamente caratterizzate da un sound mediterraneo che mescola il suono d’oltreoceano con la melodia partenopea, jazz, jazz-rock e pop(ular) song. Il progetto rappresenta un pieno ritorno al sound mediterraneo del chitarrista e songwriter che ha raccontato a Jazz Agenda come è nata questa avventura.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Del Blue (ed altre essenze) è un lavoro che presenta una doppia anima. Alcune melodie hanno preso forma di canzone (con dei testi cantati in lingua napoletana) ed altre hanno cercato una maggiore libertà prendendo forma di composizione-improvvisazione. Nel disco le due canzoni "ddoje parole blues" e "sirena" - pur avendo degli spaccati improvvisativi - vengono rielaborate dal quartetto nelle versioni "reprise" ed "instrumental", i soli delle canzoni spesso diventano tema o spunto per le composizioni strumentali.

Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Scrivo e suono musica strumentale da sempre, ma da un po' di anni nelle composizioni hanno cominciato ad affiorare testi e melodie vocali. Questo disco rappresenta un momento di fusione tra la mia anima da chitarrista/compositore e la mia nuova anima da cantautore/producer. Il quartetto che ho messo su per questo disco ha perfettamente interpretato questo "concept" che avevo in mente.  Non un disco di standard, non solo musica strumentale, non un disco di sole canzoni, in una parola come io vedo il jazz.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Una fotografia in movimento! Un disco mette il punto su alcune idee e lascia puntini sospensivi su altre. Il tempo scorre in un’unica direzione e quindi si va avanti.  Ora con il" Mediterranean Quartet" del quale fanno parte Marco Ciardiello, Francesco Girardi ed Angelo Calabrese andremo a fare dei concerti e quindi riapriremo quelle composizioni con nuovi significati.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?

Sono un ascoltatore onnivoro, non amo le etichette, amo le storie di tanti musicisti che mi hanno ispirato. Nel 2016 ho pubblicato "Voodoo Miles" (insieme al vocalist newyorkese Dean Bowman), era a modo suo un omaggio a Miles Davis e Jimi Hendrix. Tra le mie influenze ci sono Pino Daniele, Frank Zappa, Charles Mingus, Steve Coleman, Sonny Sharrock, Jef Lee Johnson, Napoli Centrale, Lucio Battisti, George Benson, John Coltrane, Thelonious Monk, Arto Lindsay, Paolo Conte, Charlie Christian, Bill Frisell e molti altri

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi, quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Spero di non riuscire a fare nessuna previsione, improvvisazione, improvvisazione, improvvisazione!

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Faremo delle presentazioni live in estate, poi lavoreremo ad alcuni video clip del disco ed produzioni per giovani artisti che seguiamo.

Nostalgiazz è il nuovo singolo di Letizia Brugnoli - etichetta Irma Recrods

Da venerdì 7 luglio 2023 è disponibile in radio e su tutte le piattaforme di streaming “Nostalgiazz”, nuovo singolo di Letizia Brugnoli in uscita per l’etichetta Irma Records, che anticipa l’album di prossima uscita.

Un tuffo nel passato, nell’America degli anni ’30 e nelle atmosfere dei jazz club che hanno caratterizzato quell’epoca ricca di fascino ed eleganza. Il titolo è un riferimento ironico, volutamente stereotipato che rappresenta una sorta di scherzoso omaggio al jazz del tempo che fu. Nel brano convivono due anime: nella prima, su un rilassato tempo latin, si dispiega una sinuosa melodia, che si dipana su un accompagnamento ripetitivo e vagamente ipnotico; il testo rievoca momenti lontani e nostalgici della vita di ognuno, in cui vi erano continui cambiamenti. L'altra, ha un carattere swingante e propulsivo e descrive l'amore come filo conduttore della nostra esperienza. È come se da un sogno ad occhi aperti si passasse alla realtà.

Line-up:
Letizia Brugnoli: vocals
Luca Savazzi: acoustic piano
Claudio Tuma: electric guitar
Giacomo Marzi: double bass
Paolo Mozzoni: drums

Testo di Letizia Brugnoli
Composizione e arrangiamenti: Roberto Sansuini


Biografia: Letizia Brugnoli, allieva del fisarmonicista e pianista RAI Bruno Aragosti, inizia la sua attività artistica all’età di 16, entrando a far parte del gruppo polifonico vocale Kronos Fonè e del quintetto vocale diretto dallo stesso Aragosti. Successivamente si specializza partecipando a numerosi workshops internazionali, tra cui quello con Bob Stollof e Kris Adams, insegnanti della Berklee School di Boston, Michelle Hendrics, figlia del leggendario Jon Hendrics, Tiziana Ghiglioni, Tuck and Patti, etc., seguendo contemporaneamente le lezioni di canto Jazz di Diana Torto presso il Conservatorio A. Boito di Parma. Il suo principale insegnamento deriva però dall’ascolto di infinite ore di musica Jazz, cercando di cogliere ogni sfumatura, da Ella e Sarah a Carmen, e solo alla fine da Lady Day. Nel 2014 è uscito il suo primo Album dal titolo Through our Life, contenente anche quattro brani inediti scritti con Roberto Sansuini, che ha curato anche tutti gli arrangiamenti dei brani. La personale versione del brano Summertime ha inoltre vinto i ParmAwards 2015. Nel 2017 è uscito il Brano A Fresh Delight (you bring me) con l’importante casa discografica S&S Records di Chicago, nominata per ben 4 volte ai Grammy Awards. Luglio 2022 esce il singolo Un’estate fa con TRJ Records. Il maggio 2023 usce per Irma Records Il gioco del Semaforo, primo singolo dell’ album Crystal Flower in uscita a Settembre. Il 7 luglio 2023 uscirà il secondo singolo dal titolo Nostalgiazz.

Facebook: https://www.facebook.com/letizia.brugnoli
Instagram: https://www.instagram.com/letizia_brugnoli/?igshid=NTc4MTIwNjQ2YQ%3D%3D

web site: https://letiziabrugnoli.com/

Wasted Generation, il collettivo si racconta: “Esplorare le più recenti evoluzioni del jazz”

Introducing Wasted Generation è il disco d’esordio dell’omonima band recentemente pubblicato dall’etichetta GleAM Records. Un collettivo formato da cinque musicisti con un nome emblematico, quasi provocatorio come lo è sua musica asciutta, senza fronzoli a favore del lavoro d’insieme e dell’interplay. Un lavoro che esprime un’idea di jazz moderno, al passo con i tempi e che descrive per certi versi anche la realtà complessa che stiamo vivendo. La formazione è composta da Iacopo Teolis (tromba), Gabriel Marciano (sassofono contralto), Vittorio Solimene (piano), Giulio Scianatico (contrabbasso) e Cesare Mangiocavallo (batteria). Ecco il loro racconto.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Il disco contiene 9 brani originali composti da noi 5 ed è stato seguito dal contrabbassista Joe Sanders, in veste di produttore artistico. Ogni brano è stato scritto appositamente per questo progetto, con l’intento di creare una narrativa chiara e unitaria, che nonostante la complessità della musica potesse arrivare a tutti.

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Il progetto è nato all’inizio del 2019 quando, spesso abituati a lavorare con musicisti di generazioni diverse dalla nostra, abbiamo deciso di iniziare a lavorare ad un quintetto con l’intenzione di esplorare le più recenti evoluzioni del jazz.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Per noi rappresenta un punto di partenza, con la volontà di crescere e di porsi in ascolto del nuovo, con l’obiettivo di evolversi sempre.

Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

I nostri riferimenti musicali sono i più disparati: dalle figure più tradizionali ed iconiche della storia del jazz ai più moderni rappresentanti di questo genere. Tra gli artisti che credo abbiano più influenzato la nostra formazione, vi sono sicuramente Ambrose Akinmusire, Gerald Clayton ed Immanuel Wilkins.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Non siamo in grado, oggi, di prevedere le possibili evoluzioni e strade a cui la nostra musica potrà condurci, ma siamo certi che suonare insieme porterà nuovi stimoli personali e d'insieme.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Al momento, abbiamo un concerto il 16 luglio a Roma per la rassegna “Estate al Polo” e stiamo lavorando ad un tour di presentazione che si svolgerà durante la prima settimana di ottobre, di cui più avanti daremo maggiori dettagli.

Sottoscrivi questo feed RSS