Jazz Agenda

Live Report: La reunion degli Area alla Casa del Jazz

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Una fresca giornata estiva con un cielo stellato che avvolge il palcoscenico della Casa del Jazz. E’ questa la cornice in cui hanno suonato gli Area, storico gruppo degli anni 70’, che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare proprio ieri nel parco all’aperto di questa splendida struttura. Ad aprire il concerto, ci ha pensato il Luigi Cinque Opera Quartet. E appena il Sole è tramontato, dopo una breve presentazione del gruppo, la parola è passata subito alla musica. Questa formazione, dalle forti tinte sperimentali, è composta da Alexander Balanescu al violino, Salvatore Bonafede al pianoforte,Luigi Cinque ai clarinetti ed elettronica e Patrizio Fariselli (membro degli Area) al pianoforte e tastiere. E cominciamo col dire che la musica di questo quartetto è qualcosa che esce fuori da qualsiasi identificazione o etichetta. La partenza viene affidata ad un tappeto di note dissonanti che generano uno stato di tensione, o se preferite una specie di disordine primordiale con una logica ben precisa. Una musica lasciata in sospeso, che nella seconda track si trasforma in qualcosa di più concreto, in una melodia più nitida ed orecchiabile, che con un po’ di fantasia ci trasporta, perché no, nei paesi balcanici al centro di una piazza in festa. Il concerto prosegue e poi, quasi a spiazzarti, trova la sua conclusione in “Tangeri Cafè”, brano che comincia con una base dance e che si conclude sotto le note di una inaspettata cornamusa. E dopo questa breve parentesi arriva il momento tanto atteso. Senza che nessuno se ne accorga, dopo un breve periodo di pausa dovuto al cambio di palco, Paolo Tofani si siede sul palco a gambe incrociate con uno strano strumento in mano.

Ora, se avete presente almeno un po’ come si presentava un po’ di anni fa, forse penserete che di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta. E infatti, lasciati gli Area nel 1977, Tofani intraprese, un cammino spirituale che lo portò a diventare monaco, cosa che non gli impedì di continuare a sperimentare con l’elettronica, con strumenti tradizionali e con la fusione fra essi. E dopo quasi 35 anni dalla sua ultima apparizione con gli Area eccolo qui, con un look (passateci il termine) molto diverso, ma con la stessa voglia di suonare e con la stessa ironia di sempre. Lo strumento che ha in mano, costruito apposta a Cremona in una forma elettrificata, si chiama “Trikanta Veena a tre voci” e proviene dalla tradizione indiana. E che ci crediate o no con l’ausilio dell’elettronica fa delle cose davvero incredibili. Dunque, questo musicista geniale, serafico nel suo modo di stare sul palcoscenico e perfettamente a suo agio davanti al pubblico, comincia ad improvvisare su melodie orientaleggianti che ci trasportano in luoghi dal sapore mistico ed esotico. E mentre esplora universi paralleli per noi incontaminati, utilizzando al meglio tutte le potenzialità del suo strumento, il volume in uscita comincia a gracchiare un po’. Lui, immerso nella sua calma, non si perde d’animo e ci scherza su: “Forse agli angeli non piace la mia musica” commenta rivolgendosi al pubblico presente e in pochi minuti tutto torna alla normalità. A questo punto subentra la parte elettronica e si cambia registro.

Le melodie cantate dalla Trikanta Veena, strumento che ci ha davvero sorpreso, si mescolano con i suoni sintetizzati e ne fuoriesce una musica che sembra provenire da un altro pianeta. La tradizione si fonde con la sperimentazione, con il futuro, con delle sonorità che, giusto per darvi un’idea, potrebbero essere uscite da un film come 2001 Odissea nello Spazio. E a questo punto il momento tanto atteso è arrivato. Tofani, che durante il concerto non si è mai alzato in piedi, presenta Ares Tavolazzi al basso, Patrizio Fariselli al pianoforte e tastiere e il batterista Walter Paoli, questa sera ospite dei tre membri degli Area. E con l’entrata di tutti i componenti di questa formazione, la reunion vera e propria comincia con un groove incalzante e con tutta la potenza che da sempre li ha contraddistinti. Dopo un’introduzione della band, Fariselli presenta al pubblico il brano “Sedimentazioni” che non è altro che una sintesi di tutti i brani più rappresentativi del gruppo. L’unico problema è che tutte le composizioni vengono riproposte tutte insieme in una sorta di Big Bang apocalittico e sorprendente. Quindi, dopo un momento lasciato all’ironia, comincia il concerto vero e proprio, fatto di nuove composizioni, tratte dai singoli progetti di ognuno, e dai pezzi più classici del repertorio della band. Ad arricchire la performance ci pensa anche Maria Pia de Vito che sale sul palcoscenico per unirsi al quartetto. Il secondo brano a cui prende parte, secondo quanto ha detto Fariselli sul momento: “Racconta la storia una cometa”. Ora, queste parole, dette in una calda notte ricoperta di stelle, ci hanno fatto pensare, chissà poi perché, a tre re che seguono la loro pista tracciata nel cielo. E il brano, in cui si distingue il suono nitido del sintetizzatore, si risolve in una melodia arabeggiante che ci fa pensare a qualcosa di sacro ed ancestrale. La voce potente di Maria Pia de Vito disegna geometrie perfette e quando la musica diventa più minimale esce fuori con tutta la sua potenza.

C’è anche lo spazio per conoscere qualcosa di nuovo. Il brano successivo, infatti, si intitola “Epitaffio di Seikilos” e si tratta di un omaggio, o se preferite una reinterpretazione, del più antico esempio sopravvissuto di composizione musicale, ritrovato su una lapide in Turchia. Fariselli spiega al pubblico che questa melodia, la più antica a noi pervenuta, è stata dedicata da Seikilos alla moglie defunta. E lui la reinterpreta con leggerezza regalandoci un attimo di intimità e rilassatezza. La fase successiva del concerto è dedicata ai brani del repertorio più conosciuto e non mancano brani come l’Elefante Bianco e in ultimo Gioia e Rivoluzione, che riscalda un pubblico più che mai in estasi. E poi loro sono sempre gli stessi, sembra che il tempo, anche se c’è qualche capello bianco in più, non sia mai passato e l’energia sprigionata dalle loro note è sempre coinvolgente. Per noi, che non abbiamo vissuto quell’epoca, è una fortuna poter vedere una formazione così eclettica capace di mescolare generi, stili e tendenze. Ascoltare dal vivo un brano come Gioia e Rivoluzione non ha potuto che farci sentire dei privilegiati proprio perché ci ha fatto intravedere lo spirito di un’epoca passata, che ha segnato in maniera indelebile le rotte musicali delle generazioni future. E forse era proprio vero che a quell’epoca: “Combattere una battaglia con il suono delle dita” era una cosa possibile.

Carlo Cammarella

Foto di Valentino Lulli

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Reunion degli Area alla Casa del Jazz

Un imperdibile evento alla Casa del Jazz nell’ambito del Festival estivo per domenica 7 agosto con “Area Reunion tour”. Ad aprire la serata, Luigi Cinque Opera Quartet con Alexander Balanescu al violino, Salvatore Bonafede al pianoforte, Luigi Cinque ai clarinetti, elettronica ePatrizio Fariselli al pianoforte e tastiere, subito dopo il concerto che segnala Reuniondegli Area. Opera Quartet è  formazione fondata e diretta da Luigi Cinque. Quattro artisti trasversali che viaggiano dal classico al jazz alla contemporanea all’etnico, tra teatro,  cinema e arti visive. Insomma, come sempre Luigi Cinque ci presenta delle novità sul cammino della poetica musicale del contemporaneo. A seguire il concerto degli Area con Patrizio Fariselli (pianoforte e tastiere), Paolo Tofani (chitarra), eAres Tavolazzi (contrabbasso e basso elettrico), ovvero  tre dei componenti storici di uno dei gruppi italiani che ha segnato indelebilmente le vicende musicali degli anni Settanta. Una reunion  per riassaporare lo spirito di avventura che per tanto tempo li ha tenuti uniti e per ricordare chi non è più tra loro.

Se infatti mancano – nel cuore e nella musica –  la voce di Demetrio Stratos e la batteria di Giulio Capiozzo, gli Area di oggi intendono portare sul palcoscenico tutto il proprio percorso artistico e umano, senza tuttavia lasciarsi andare alla nostalgia. Il materiale dei concerti è infatti costituito da rimandi al glorioso passato del gruppo (“Luglio, Agosto, Settembre (nero)”, “Gioia e Rivoluzione”, “La mela di Odessa”) e da nuove composizioni che attestano l’attualità di una musica che da sempre non conosce barriere fra stili e linguaggi. Accolti ovunque dal calore di un pubblico formato da vecchi e nuovi estimatori del gruppo, I concerti del Reunion Tour proseguono lungo tutta l’estate 2011. Accanto a Fariselli, Tofani e Tavolazzi ci sarà il batterista Walter Paoli. Costituiti nel 1972, gli Area si imposero subito per la particolarità della propria proposta musicale, nel segno di un’autentica, audace fusione fra rock, jazz, sperimentazioni sonore, echi mediterranei e orientali e altro ancora. Degli anni Settanta gli Area rimangono uno dei gruppi simbolo, specchio della vitalità culturale e sociale del periodo. Il segreto di questa straordinaria longevità sta nell’originalità di una musica che è riuscita per davvero a superare le barriere fra i diversi generi musicali, dando anche voce alle urgenze espressive e agli ideali di una intera generazione.

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55

Info: 06/704731

http://www.casajazz.it

ingresso:15 euro

AREA REUNION tour

opening con

LUIGI CINQUE OPERA QUARTET

Alexander Balanescu violino

Salvatore Bonafede pianoforte

Luigi Cinque clarinetti, elettronica

Patrizio Fariselli pianoforte e tastiere

a seguire

AREA

Patrizio Fariselli pianoforte e tastiere

Paolo Tofani chitarre,elettronica

Ares Tavolazzi contrabbasso e basso elettrico

Con la partecipazione di

Walter Paoli batteria

Ingresso euro 15

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Atina Jazz Festival, sedicesima edizione

Condividere per crescere” è lo slogan intorno al quale ruotano tutte le iniziative della XXVIedizione di AtinaJazz Festival,che si svolgerà ad Atina, in provincia di Frosinone, dal 21 al 30 luglio. Organizzato da Comag Sales, con la direzione artistica di Maurizio Ghini ed Elide Di Duca. Con 25 edizioni ininterrotte alle spalle,AtinaJazz può essere sicuramente annoverata tra le più longeve manifestazioni estive e grazie ad un profondo restyling, negli ultimi tre anni ha saputo riconquistare un ruolo di rilievo tra i tantissimi festival jazz che ogni anno  si svolgono in Italia. AtinaJazz sta assumendo sempre di più un ruolo di sviluppo del territorio, con grande attenzione nei confronti dei giovani musicisti e non solo: a luglio, infatti, per la prima volta, tra le tante iniziative collaterali del Festival si avrà la possibilità di assistere a performance di giovani writers con il concorso Jazz&Graffiti, oppure ci si potrà “confondere” con delle brevi ma intense esibizioni della compagnia teatrale Attori per caso che invaderanno gli spazi lasciati liberi dalla musica. Una jam session allargata che vedrà mixarsi con i ritmi sincopati del jazz i liberi colori dei writers, le parole e le danze degli attori e gli immancabili sapori con le prelibate degustazioni dei ricercatissimi prodotti tipici.

 

Atina Jazz 2011 prenderà il via il 21 luglio con Giovanni Guidi  e la sua Unknown Rebel Band, chedarà l’inizio ufficiale ai concerti nella storica Piazza Marconi. Il 22 luglio, una esclusiva del festival: il concerto  di Rita Marcotulli e Rocco Papaleo con il loro progetto “Basilicata is on my mind”. Per la prima volta verranno eseguite dal vivo le musiche del pluripremiato film “Basilicata coast to coast”, diretto ed interpretato dallo stesso Papaleo, grazie al quale Rita Marcotulli ha vinto, tra gli altri premi, anche il prestigioso David di Donatello come miglior colonna sonora. .Sul palco con Rita Marcotulli e Rocco Papaleo anche alcuni dei grandi interpreti del jazz italiano: Fabrizio Bosso, Luciano Biondini, Furio Di Castri e Roberto Gatto. Sabato 23 luglio, invece, salirà sul palco di Atina Jazz uno dei mostri sacri del panorama jazz internazionale, il trombettista, Wynton Marsalis and the Lincoln Center Jazz Orchestra, da tutti considerata una delle più prestigiose orchestre jazz del mondo.

Domenica 24 luglio  il quartetto di Franco D’Andrea, pianista Italiano che nel 2010 è stato nominato dall’Accademia di jazz di Francia miglior musicista europeo. Atina Jazz riprenderà il 28 luglio con uno dei migliori pianisti di scuola cubana in circolazione: Hilario Duran. Altro grande evento, venerdì 29 luglio, con un’altra leggenda della musica: Al Jarreau, unico cantante ad aver vinto tre Grammy Award in tre diverse categorie: jazz, pop, and R&B. Vocalist moderno, cantante capace di esplorare con la voce tutte le timbriche, su ritmi swing, pop, jazz e R&B arpeggi e accordi.  Sabato 30 luglio, un gruppo inglese sulla scena da molti anni e molto amato dai giovani, gli Incognito, formazione considerata capostipite dell’ Acid-Jazz. La chiusura delle serate atinati, domenica 31 luglio, con un doppio concerto, aprirà la serata Enzo Pietropaoli Quartet, formato da Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Fulvio Sigurtà alla tromba, Julian Oliver Mazzariello al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria che presenteranno “Yatra”. Seguirà il trio del pianista Danilo Rea con Ares Tavolazzi ed Ellade Bandini, con un omaggio ai Beatles.

Appendice del festival il 5 agosto,sconfinamento in provincia di Isernia, a Castelpetroso, con il concerto di Mario Romano quartet. Non più quindi un solo concerto di punta in un solo fine settimana per Atina jazz, ma ben due lunghi weekend di grandissima musica che porteranno sicuramente ad Atina e nel territorio circostante, appassionati provenienti da ogni parte d’Italia, che oltre ai concerti potranno  scoprire e godere la tante bellezze artistiche di un territorio ricco di storia  a due passi dal Parco nazionale d’Abruzzo e dall’Abbazia di Montecassino. Insomma, un Festival ricco d’iniziative e appuntamenti che sapranno far convivere e fondere la cultura locale, con la cultura nazionale ed internazionale, rappresentando la base per avviare quei processi di sviluppo culturale che è uno degli elementi fondamentali per un0 sviluppo del sistema turistico ed economico, riqualificando e migliorando la vivibilità complessiva del territorio. Anche per l’edizione 2011 viene confermata la collaborazione tra Atina Jazz e Radio 1, che ha notevolmente contribuito alla promozione del Festival in ambito nazionale.

 

PROGRAMMA 2011

21 luglio 2011 Atina:ore 21.30 piazza Marconi: Apertura ufficiale della XXVI edizione del Festival conGiovanni Guidi e The Unknown Rebel Band– Fulvio Sicurtà: tromba, flicorno – Mirko Rubegni: tromba, flicorno – Daniele Tittarelli: sax alto – Dan Kinzelman: sax tenore – David Brutti: sax basso – Mauro Ottolini: trombone, tuba -Giovanni Guidi: piano – Giovanni Maier: contrabbasso – Joao Lobo: batteria – Michele Rabbia: percussioni.

ore 24,00 cortile palazzo ducale : jam session

22 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale : Aperitivo in jazz

ore 21.45 piazza Marconi : Rocco Papaleo e Rita Marcotulli, piano – Fabrizio Bosso, Tromba – Luciano Biondini, Fisarmonica – Furio Di Castri,contrabbasso – Roberto Gatto, batteria

ore 24,00 cortile palazzo ducale: dj jazz set Lele Dimitri

23 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale : Aperitivo in jazz

ore 21.45 piazza Marconi Wynton Marsalis and the Jazz Lincoln Orchestra’s NY

ore 24,00 cortile palazzo ducale : dj jazz set Lele Dimitri

24 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale : Aperitivo in jazz

ore 21.45 Franco d’Andrea 4et

28 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale: Aperitivo in jazz

ore 21.45 piazza Marconi Hilario Duran trio

ore 24,00 cortile palazzo ducale: jam session

29 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale: Aperitivo in jazz

ore 21.45 piazza Marconi Al Jarreau

ore 24,00 cortile palazzo ducale: dj jazz set Lele Dimitri

30 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale: Aperitivo in jazz

ore 21.45 piazza Marconi  incognito

ore 24,00 cortile palazzo ducale: dj jazz set Lele Dimitri

31 luglio 2011 Atina:ore 20,30 cortile palazzo ducale: Aperitivo in jazz

Ore 21,30 Enzo Pietropaoli Quartet

ore 22,30 piazza Marconi Danilo Rea, Ares Tavolazzi, Ellade Bandini Trio

ore 24,00 cortile palazzo ducale: brindisi finale

5 agosto 2011 Castelpetroso (IS):ore 20,00 sagrato cattedrale Castelpetroso Mario Romano 4et

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Un’estate in rosa per Villa Celimontana

Parte oggi, con l’esibizione del trio del contrabbassista Ares Tavolazzi, accompagnato da Danilo Rea al piano edEllade Bandini dietro le pelli, la diciassettesima edizione del Villa Celimontana Jazz Festival, che ci terrà compagnia fino al prossimo 4 settembre con un calendario di appuntamenti, al solito, variegato e di qualità. E’ il colore rosa a dominare la locandina del festival, in onore del trombonista Marcello Rosa, che il 20 agosto festeggerà nel migliore dei modi, cioè on stage, i suoi settantacinque anni, e, soprattutto, delle “Donne di Jazz” che animeranno una rassegna a loro dedicata che ospiterà nomi del calibro diStefania Tallini, Rossana Casale e Antonella Vitale. Altre rassegne da non perdere saranno “Piano Players From Usa”, che partirà il 3 agosto con il l’esibizione del trio diAaron Goldberg, e “Django Jazz”, omaggio all’indimenticabile Reinhardt. Anche quest’anno ce n’è davvero per tutti i gusti. Si va da colonne del genere  come Javier Girotto e Roberto Gatto a star internazionali come Toquinho e Mike Stern, dai toni pop della giovane rivelazione Malika Ayane alle sonorità blues di Roberto Ciotti e del quartetto capitanato da Mario Donatone e Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, al quale è affidata la chiusura della manifestazione.

Il programma completo lo potete consultare qua.

Ciccio Russo

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Danilo Zanchi racconta il suo nuovo disco Looking Ahead

Danilo Zanchi, giovane chitarrista di talento, irrompe sulla scena del jazz italiano con un esordio discografico in grande stile: “Looking Ahead” è il titolo del suo primo disco, firmato Danilo Zanchi trio, che vanta infatti due presenze molto forti: Ares Tavolazzi e John Arnold.

 Danilo, come nasce questa sinergia?

“Nasce tutto dal tantissimo studio e dalla mia grande passione per il  jazz, per questa musica che sento essere l’unica che mi permette di esprimere me stesso, i miei sentimenti in modo vero. E poi, si sa: non tutto ha una logica. Looking Ahead è arrivato un po’ sorprendendo anche me stesso. Ero pronto per il grande passo, ma non ne ero consapevole. Avevo composto tanta musica, e poi una serie di circostanze fortuite  e non, ha permesso che accadesse davvero, e tutto si è realizzato prendendo una forma coerente.”

Un trio estremamente eterogeneo sia per il vissuto musicale che per il carisma di ognuno dei componenti. Come si è tradotta, per la tua musica, questa diversità?

“Si indubbiamente è un trio molto eterogeneo e proprio per questo penso che la mia musica abbia solo potuto giovarne.  L’esperienza, il vissuto e l’identità artistica di un personaggio come Ares, componente degli Area – gruppo che ha segnato la storia della musica italiana –  e John Arnold, il suo drumming di oltre oceano, la sua modernità, i suoi consigli e la sua umanità….beh, posso dirmi fortunato. Loro hanno amato subito le mie composizioni e il suonarle insieme ha permesso ai brani di prendere vita, di diventare qualcosa di speciale.”

 

Da quale spinta creativa nasce questo tuo primo disco?

“Difficile dirlo razionalmente. So per certo che è avvenuto tutto come una gravidanza e poi al momento giusto, una nascita. Ci giravo intorno da parecchio e componevo, e studiavo.ma ad un tratto i brani hanno preso forma e si sono anche in un certo senso collegati tra loro in modo coerente…mi sono accorto che avevo qualcosa da dire, e ho fatto di tutto per dirlo!”

Il titolo dell’album è “Looking Ahead”: quale è il panorama che hai “osservato” componendo la tua musica?

“Io sono nato in campagna, da una famiglia che coltiva ancora adesso la terra. Amo la natura, e ho composto tutta la mia musica stando in mezzo ai prati a guardare paesaggi aperti. Quando lo sguardo può andare lontano, ti senti anche più libero e più creativo. Questo ha poi corrisposto ad un guardare avanti anche in senso musicale, uno staccarsi dalla tradizione cercando linguaggi nuovi e più moderni.”

Essendo il tuo primo lavoro, questo disco rappresenta tutto il tuo vissuto musicale e personale, molti anni di crescita e trasformazioni. Ce li vuoi raccontare?

“Indubbiamente “Looking Ahead”, essendo il mio disco di esordio, esprime una sintesi grandissima tra  tutta la musica che ascoltavo nella mia giovinezza, il rock, il blues, e poi la folgorazione ed il passaggio definitivo all’amore per il jazz, quando un amico mi fece ascoltare “Bright Size Life” di Pat Metheny. Ne riamasi sconvolto. Cominciai a studiare ore ed ore al giorno, scale, accordi, volevo improvvisare, volevo suonare jazz! Ho iniziato anche ad ascoltare, ascoltare tantissimo, i grandi della tradizione jazz, da Wes Mongomery a Charlie Parker, etc. etc., per poi fare una sintesi di pensiero musicale, mettendoci qualcosa di mio, di personale.”

In quale arco di tempo lo hai composto?

“Erano almeno 3-4 anni che componevo, fino agli ultimi brani arrivati che sono di un anno fa.  Certamente quando si compone i brani non sono mai i definitivi: li correggi, li rivedi.  E’ come una scultura: si toglie il superfluo fino ad arrivare alla sintesi… “arte per levare” 

Quali radici musicali ritroviamo nei tuoi brani?

“La musica nasce da ciò che hai ascoltato e poi elaborato in un tuo pensiero personale. Provengo dalla tradizione, che si percepisce soprattutto nell’ultimo brano dell’album “Bop Dizy”, un omaggio al bop,  ma se senti le altre mie composizioni, si aprono ad un jazz che sembra più di radici nord europee che afro americane. Le influenze sono tante, ci sono anche dei colori più esotici come in “Arabian Spring” dove puoi trovare delle sfumature di ispirazione arabeggiante.”

E’ questo un periodo molto particolare per l’industria discografica. Com’è il tuo rapporto con Alfa Music, l’etichetta con cui è uscito il disco?

“Il rapporto con Alfa è davvero ottimo. Hanno ascoltato il master da me prodotto, e sono rimasti subito entusiasti. Non pensavo davvero che il CD uscisse  in tempi così veloci. Inoltre Fabrizio Salvatore, produttore Alfa Music, è una bravissima persona che cura le sue produzioni in prima persona. E questo è molto importante, non ti senti mai da solo, di questi tempi è molto raro!!”

Il tuo disco è presente in tutti i principali digital store. Ma qual è il tuo rapporto con il mercato digitale da fruitore/acquirente? 

“Niente in contrario per il digital store, fa parte di una evoluzione dei tempi ed è anche ottimo per la diffusione del prodotto in rete. Ma per essere sincero, come fruitore preferisco sempre comprare il vecchio caro cd dove puoi, oltre che avere una migliore qualità  audio rispetto ai suoni in mp3  – che davvero a volte riducono la qualità del prodotto in modo quasi sfregiante -,  leggere il booklet che contiene, a mio avviso, la storia di quella musica. So quanto ho lavorato e quanto ho faticato per il  booklet del mio disco…esprime e racconta qualcosa di tuo, di profondo, di personale…Per me il supporto tradizionale è davvero importante.”

La città in cui vivi, Roma, per il jazz è attualmente ricca di “alti e bassi”: come è la tua esperienza da musicista e da spettatore?  

“Roma, città bellissima, ma ultimamente per la musica direi più “bassi”  che “alti”.  Socialmente è molto difficile incontrare altri musicisti, non ci sono quasi più jam session, per non parlare della qualità dei concerti. Fino a qualche anno fa si potevano ancora ascoltare “concertoni indimenticabili”,  di quelli che ti porti dentro e che cambiano il tuo modo di studiare, che ti arricchiscono. Ultimamente è tutto molto calato. E devi un po’ combattere per non farti contagiare da questa pesantezza che c’è in giro.”

Stai già pensando ad un nuovo album o comunque a progetti futuri?

”Looking Ahead” è uscito da poco e portarlo avanti nella promozione è molto impegnativo. Non ho concretamente già in mente un progetto nuovo, ma so che l’uscita di questo primo disco ha creato in me un grande subbuglio e movimento. Mi sento come una pentola in ebollizione.so che dentro di me si sta formando qualcosa, e come ti dicevo, spero al momento giusto esca fuori in una nuova idea, in una nuova ispirazione. Indubbiamente questa esperienza in trio mi è piaciuta molto, è molto affine al mio modo di esprimermi, e chissà, forse vorrò approfondirla.  Ma ora è presto per dirlo, lo saprò al momento giusto.

 F.G.

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