JAZZ AGENDA

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Bari in Jazz: il Festival prosegue con Sunna Gunnlaugs e Pat Thomas

​​​Due gli strepitosi appuntamenti di questa settimana del Festival Metropolitano Bari in Jazz, la rassegna ospitata in 11 comuni dell’area metropolitana di Bari con oltre 21 concerti  fino al 29 luglio, organizzata dall’associazione culturale Abusuan in collaborazione con l’associazione Murattiano.

Domenica 19 giugno alle 21:00 a Turi in Piazza Gonnelli Sunna Gunnlaugs una delle jazziste più blasonate d’Europa,  presenta il suo ultimo album “Cielito Lindo”. Un album rarefatto, dal mood sognante, in cui lei si esprime con grazia interpretativa, sostenuta da Jonsson, contrabbassista sopraffino dal suono possente e da McLemore, batterista creativo ed efficace. Un trio affiatato che nelle performance dal vivo, è capace di regalare intense emozioni.

L’elegante Piazza Sedile, fulcro della vita cittadina di Corato,città dell’ulivo, accoglie invece lunedì 20 giugno, sempre alle 21.00, con il patrocinio della Pro loco, uno tra gli artisti più popolari e osannati della musica africana, Pat Thomas, considerato uno dei più grandi cantanti ghanesi di sempre. Musica contagiosa quella di “The Golden Voice of Africa”, ricca di groove e impreziosita dalla tipica ritmica tribale africana. Autentica icona sacra dell’afrobeat e afropop, soprattutto negli anni ’70 e ’80 in Ghana, i suoi concerti scatenano l’entusiasmo del pubblico grazie alla sua verve comunicativa e gioiosità espressiva. Si esibisce con  Kwame Yeboah chitarra, tastiera, Ben Abarbanel-Wolff sax, Prince Larbi batteria ,Emmanuel Opoku Ware tastiera, Eric Owusu percussioni, Emmanuel Ofori basso, Philip Sindy tromba. www.bariinjazz.it.

In piazza  sedile durante il concerto alcuni produttori di artigianato artistico locale esporranno i propri prodotti.Il Festival Bari in Jazz offre al pubblico la possibilità di esplorare e conoscere i centri storici dell'area metropolitana di Bari. Nel cuore della Puglia Imperiale, Corato ha una sua precisa identità urbanistica ad anelli concentrici e con le sue Chiese e i suoi palazzi nasconde piccoli tesori. Un territorio intriso di storia sin dalle origini preistoriche, come testimoniano le numerose presenze archeologiche fuori le mura. 

In occasione del concerto Bari in Jazz e la Pro Loco Quadratum organizzano una visita guidata a Corato, che prevede un tour tra i vicoli e le chiostre del centro storico sulle tracce del medioevo. Orario di inizio ore 19.30, durata 1 ora circa. 

Il Festival Metropolitano Bari in Jazz si sposta a Turi e a Corato

Domenica 19 Giugno ore 21, TURI Sunna Gunnlaugs presenta Cielito Lindo

Lunedì 20 Giugno ore 21, CORATO Pat Thomas in concerto

www.barinjazz.it - #BariInJazz

 

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Bari in Jazz: James Taylor Quartet in concerto

Il Festival Metropolitano Bari in Jazz sbarca al Puglia Outlet Village di Molfettaper una domenica di musica con uno spumeggiante quartetto britannico, il James Taylor Quartet che presenta l’album“ The Rocherstar mass”. La formazione guidata dal celebre organista James Taylor, uno tra i più autorevoli esponenti dell’organo hammond in circolazione, si esibirà domenica 12 giugno alle 21: Taylor, voce, ChrisRonan McCulloch, chitarra, Patrick Illinghworth, batteria, Andrew Mckinney, basso.

Il James Taylor Quartet è improntato su una commistione stilistica che comprende soul, funk, jazz, R&B e acid jazz. Per definire il sound della band, il pianeta musica si è visto obbligato a coniare un nuovo termine: Acid Jazz! Da allora JTQ ne è diventato il gruppo-simbolo. Con una prolifica carriera dal vivo e in studio, il progetto è tutt'ora una delle massime espressioni della creatività britannica, oltre ad essere tra le live band più note al mondo.

Tra i vari successi discografici che hanno contrassegnato il percorso artistico del quartetto “The Money Spyder”, colonna sonora di un film di spionaggio immaginario, “ In The Hand of the Inevitable”, album tra i più venduti e apprezzati della band, “Whola Lotta Live”, disco realizzato dal vivo che ha ottenuto un enorme indice di gradimento da parte di pubblico e critica e “The Template”, una sorta di regalo per festeggiare 25 anni di carriera. A Molfetta presentano un nuovo capitolo discografico intitolato “The Rochestar Mass”, primo CD in assoluto mai pubblicato che coniuga funk e musica sacra.

Per il Puglia Outlet Village poter abbracciare una manifestazione così importante e conosciuta come il Festival Metropolitano Bari in Jazz vuol dire offrire al territorio uno sguardo sugli eventi di classe e di gran moda. In questa maniera il Puglia Outlet Village evidenzia sempre più la propria integrazione col territorio, nel quale si propone come unica e originale “Land of Fashion” della regione” -  commenta Annalisa Evangelista, center manager di Puglia Outlet Village. Il concerto non é il solo a sancire un proficuo impegno pubblico/ privati per la musica: con il Puglia outlet Village infatti la collaborazione è iniziata con il sostegno a Bari in Jazz Kids  e prosegue a luglio  con un evento collaterale,  la rassegna Summer Sound con i concerti degli Avion Travel, Enzo Avitabile e i Bottari e con AnaTijoux.

BARI IN JAZZ

Il Festival Metropolitano sbarca al Puglia Outlet Village di Molfetta con il  James Taylor  Quartet 

Domenica 12 Giugno ore 21, MOLFETTA James Taylor Quartet

www.barinjazz.it - #BariInJazz

Il celebre organista presenta il suo ultimo album dal titolo: The Rocherstar Mass

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

203.

 

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Bari in Jazz prosegue con il concerto di Elida Almeida, promessa della musica di Capoverde

L'esibizione di Elida Almeida, nuova promessa della musica di Capo Verde, nella splendida e suggestiva Piazza Duomo a Giovinazzo, contrassegna la prima tappa itinerante del Festival Metropolitano Bari in Jazz, dopo i primi appuntamenti a Bari con i Ziganamana a Parco Perotti, la Jordanian National Orchestra& Luca Aquino in Cattedrale e i due concerti alla Vallisa del duo Sade Mangiaracina  e Francesco  Bearzatti e del violoncellista Ernst Reijseger.

La grande Elida è a Giovinazzo in prima nazionale, dopo il successo ottenuto al Babel Med Music di Marsiglia e appena rientrata da un tour negli Stati Uniti e in Africa. Bari in Jazz regala anche quest’anno tanti momenti di grande musica con nomi di rilievo nazionale ed internazionale della scena musicale contemporanea nei luoghi più suggestivi dell’area metropolitana di Bari,confermandosi come  “festival diffuso”. La bellezza della musica nelle piazze,  e in altri luoghi come castelli e marine, offre un’importante occasione di ascolto e di partecipazione, restituendo al jazz la sua natura popolare e facendo riscoprire al contempo luoghi incantevoli.

L'Almeida si esibirà  sabato 11 giugno  alle 21.00 con Hernani Almeida  alla chitarra, Diego Neves  alla tastiera, Nelly  al basso  e  Magik  alla batteria.L’artista capoverdiana, estremamente sensibile,  presenta il suo album, “Ora Doci Ora Margos”, che contiene sue composizioni originali dalle quali trasuda uno spirito aggregante, impreziosito dalle battute di Santiago (batuque, funana e morna) e dal chitarrismo evocativo di Hernani Almeida. “Questa è la mia vita, questa è la mia storia, raccontata su un pezzetto di carta”. Così canta nella dolce lingua creola capoverdiana in uno dei brani  dell’ album, con la sua voce calda e a tratti malinconica (“Nta Konsigui” in lingua originale che potremmo tradurre “Ce la farò”). La sua musica, ancora di salvezza che le ha consentito di rimarginare le ferite dovute a un’infanzia tribolata, evoca immagini, suoni e colori della natura, il vento dell’isola, ma anche stati d’animo degli abitanti di Capo Verde.

Ad accoglierla la suggestiva piazza che  prende il nome dalla Concattedrale di Santa Maria Assunta che qui si affaccia, mostrando l’imponente torre campanaria. Oltre alla splendida cattedrale, la piazza, lastricata con  pietra locale, le cosiddette “chianche”, ospita due importanti edifici storici: il Palazzo Framarino, tutt’ora appartenente ai discendenti della famiglia Framarino Malatesta di Rimini, e l’imperioso Palazzo Ducale, fatto costruire a metà del 1600 dalla nobile famiglia genovese dei Giudice.

L’opening del concerto a Giovinazzo è del chitarrista jazz e compositore pugliese Fabrizio Savino  che si esibirà con  Giorgio Vendola  al contrabbasso e  Gianlivio Liberti alla batteria. Le  sue composizioni sono pregne di lirismo, trasporto emotivo e intensa comunicatività. Questi tre elementi predominanti rendono Gemini, l’album che presenterà, meditativo con un potente effetto benefico sull’anima.

Prima tappa itinerante del Festival Metropolitano

Sabato 11 Giugno ore 21, GIOVINAZZO Elida Almeida

La promessa della musica di Capoverde in concerto nella splendida Piazza Duomo 

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Comincia la settimana di Bari in Jazz i concerti d Sade Mangiaracina Francesco Bearzatti duo ed Ernst Reijseger.

Un inizio di settimana all’insegna della musica il prossimo con il Festival Metropolitano Bari in Jazz che entra nel vivo dei concerti a Bari nell’Auditorium del piccolo gioiello romanico pugliese della Vallisa. Ben due i concerti gratuiti prima di iniziare il tour nei borghi dell’area metropolitana: lunedì 6 giugno, ore 21.00, il duo d’eccezione, pianoforte e sax, di Sade Mangiaracina / Francesco Bearzatti e martedì sette giugno,stessa ora, il violoncello di Ernst Reijseger.

L’abbinamento di musica e luoghi nel Festival non è mai casuale e segue un filo conduttore legato alla bellezza e all’atmosfera di alcuni siti. Il viaggio musicale intimistico dei due concerti, pur così diversi fra loro, sarà vissuto nell’atmosfera raccolta della antichissima ex chiesa della Purificazione (XI secolo), nota  ai baresi come la "Raveddise"(da cui giunge oggi il suo nome de formato dalla pronuncia popolare) perché sorge nel rione del borgo antico abitato nel Medioevo dalla comunità di ravellesi, provenienti da Ravello, del Ducato di Amalfi. 

Trasformata in Auditorium e spazio polifunzionale dalla fine degli anni’80, fra le sue compatte absidi trilobate, nude e bianche,  lunedì sei la giovane pianista jazz, Sade Mangiaracina presenta il suo nuovo lavoro discografico intitolato “La Terra dei Ciclopi”. È un disco narrativo dal quale sgorga l’amore profondo  verso la Sicilia, i luoghi e le persone della sua terra, un popolo dai tratti somatici differenti, che ricordano il ceppo nordafricano e allo stesso tempo quello scandinavo.  

Il poliedrico sassofonista Francesco Bearzatti, arricchisce il progetto con le sue sonorità. Risultato: una formazione che sprigiona energia e intensità rapendo l’attenzione del pubblico sin dal primo ascolto.

A seguire martedì 7 giugno il violoncello di Ernst Reijseger . Compositore tra i più eclettici e rappresentativi del panorama musicale mondiale,  il musicista olandese Ernst Reijseger  spazia con naturalezza dal jazz alla world music sino alla musica contemporanea. Senso estetico e sensibilità artistica sono le sue due peculiarità più evidenti. Il suo concerto in “cello solo” rappresenta un viaggio musicale intimistico che scaturisce da una ricerca introspettiva.

 

Nel gioiello romanico della Vallisa a Bari due concerti per un viaggio musicale intimistico

Il duo pianoforte e sax di  Sade Mangiaracina / Francesco Bearzatti   e il violoncello di Ernst Reijseger

 

 

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Bari in Jazz Kids apre il Festival Metropolitano di Bari in Jazz


Il Bari in Jazz Festival Metropolitano quest’anno ha un’ouverture a sé stante a Bari, tutta dedicata ai bambini. Il primo giugno, in abbinamento con il Family Festival di Cittadeibimbi, al Parco Perotti e il 2 giugno in Cattedrale con il concerto di Luca Aquino e la Jordanian National Orchestra realizzato nell’ambito della campagna UNESCO #uniteforheritage, che mira a sottolineare l’importanza del patrimonio culturale quale strumento per la promozione del dialogo tra paesi e popoli.

I due eventi hanno una valenza sociale oltre che musicale. E' per questo che vengono impegnati nella due giorni soggetti come l'associazione Città dei bimbi e la Curia arcivescovile che da sempre, in ambiti diversi, si occupano di educazione alla socialità e al rispetto dell’altro anche tramite la cultura musicale con il coinvolgimento diretto dei bambini e delle loro famiglie nella Città vecchia. E non è un caso che le location scelte (Parco Perotti e Cattedrale) siano luoghi simbolici di incontro e di comunità.La presenza poi di musicisti d'ogni parte del mondo realizza quel melting pot che è la base dell'educazione al rispetto dell'altro.

Fitto il programma della prima giornata al Parco Perotti dove a partire dalle 17.30 fino alle 21 sono previste attività ludiche dedicate a bambini di età tra i 0 e i 12 anni con la partecipazione dei musicisti professionisti Ziganamama che faranno animazione musicale con i piccoli ospiti e i loro accompagnatori. Sul prato saranno 4 le aree di accoglienza delle famiglie con attività prevalentemente su prenotazione da effettuare sul sito www.cittadeilibri.it.

Ci sarà l’area premaman e 0-3 anni, l’area 3-6 anni e 6-12 e l’area genitori. Laboratori di musica e di lettura, costruzione di strumenti musicali come maracas e tamburelli, laboratori di illustrazione, laboratori di canto e tante altre bellissime attività che ruotano intorno alla
creatività e alla musica. (scheda in allegato). Il 2 giugno poi l’evento di apertura del Festival Metropolitano. BARI JAZZ KIDS darà avvio al cartellone con una particolare esibizione nella Cattedrale di Bari, a cura del maestro Luca Aquino, del Jordanian National Ensemble con un intervento
dell’Orchestra del Borgo Antico.

L’associazione Murattiano, che collabora all’ organizzazione del Festival Metropolitano, si occupa da due anni del progetto musicale nella città vecchia di Bari, rivolto ai ragazzi del borgo. Si tratta di corsi di musica con l’ausilio di maestri autorevoli. "Questa è una storia vera. Francesco è entrato nell'orchestra dei ragazzi di Bari Vecchia con l'entusiasmo di tutti i suoi amici e si è subito appassionato al violino. Gli è sembrato un oggetto magico che comunica sentimenti che diversamente lui non riesce ad esprimere – racconta Franco Neglia, presidente dell’Associazione Murattiano - Tanto che una domenica mattina, elusa la sorveglianza della famiglia, si è recato sui gradini della Cattedrale e si è esibito con il suo strumento!
Ecco, il prossimo 2 giugno Francesco e gli altri suoi amichetti suoneranno "dentro" la Cattedrale.

E con musicisti che vengono apposta per loro dalla Giordania. Un momento importante per loro ed un regalo da parte nostra per l'impegno e
la passione che stanno mettendo in questa impresa”. Jordanian National Ensemble incontrerà i ragazzi dell’Orchestra del Borgo Antico di Bari (ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 13 anni) per un gemellaggio ideale tra Bari vecchia e Amman, che dia ai giovanissimi studenti la possibilità di entrare in contatto con musicisti/insegnanti provenienti da diversi Paesi per un’esperienza dove l’aspetto umano assume rilievo fondamentale nella didattica.

I cinque musicisti della Jordanian National Orchestra: Bassem al Jaber (Siria- contrabbasso) Anna Maria Matuschack (Germania- violino), Vardan Petrosyan (Armenia – viola), Brad Broomfield (New Orleans – percussioni), Laurentiu Baciu (Romania – Oboe) sono molto affiatati e hanno esperienza di insegnamento a piccoli allievi con difficoltà di inserimento o provenienti da situazioni di disagio sociale. La Jordanian National Orchestra Association, l’associazione che rappresenta l’orchestra sinfonica nazionale giordana con base ad Amman, infatti dedica, grazie al quintetto, parte delle sue attività alla promozione di iniziative a carattere sociale in coordinamento con il conservatorio nazionale (National Music Conservatory). Caratteristiche dell’orchestra sono la multiculturalità e un ambiente autenticamente internazionale che facilita lo scambio e l’arricchimento reciproco di musicisti e insegnanti dal diverso bagaglio artistico e culturale.

Questi musicisti hanno da poco registrato con Luca Aquino, ideatore del progetto, nonché direttore artistico della dodicesima edizione del festival Bari in jazz, un nuovo album nel sito archeologico di Petra, in Giordania, sposando una causa importante, promossa dalla campagna dell'Unesco #UNITE4HERITAGE, iniziativa di sensibilizzazione internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale dai crimini di tipo terroristico. L’ evento in Cattedrale culminerà in una emozionante esibizione dove insegnati e allievi daranno dimostrazione del breve ma significativo percorso intrapreso
insieme. La sezione Bari in jazz Kids è organizzata con il sostegno della compagnia aerea Royal Jordanian, in collaborazione con
la Jordanian National Orchestra Association, l’ Orchestra Borgo Antico e cittadeibimib.it.

 

MERCOLEDI' PRIMO GIUGNO
BARI Parco Perotti
BARI IN JAZZ KIDS ospita CITTADEILIBRI il Family Festival di cittadeibimbi.it
Mercoledi primo giugno dalle 17,30 alle 21 Cittadeilibri, il Family Festival di cittadeibimbi.it diretto dalla giornalista Elisa Forte fa tappa a Parco Perotti al “Bari in jazz kids”.

UNA FESTA DELLA MUSICA E DEI LIBRI IN FAMIGLIA
Genitori e figli, insegnanti e studenti siete invitati a partecipare portando con voi libri da scambiare e strumenti musicali (dai più semplici tamburelli alle maracas fino a trombe e chitarre), la cena al sacco e un plaid per assistere alle attività e al concerto finale su patckwork di coperte colorate.
Sul prato troverete le cassette del bookcrossing di cittadeibimbi.it dove potete scambiare i libri oppure semplicemente lasciarli lì per chi vorrà leggerli nel corso della serata. I libri raccolti – è possibile portarli anche solo per regalarli – saranno distribuiti nelle nostre stazioni di bookcrossing in città. Qui http://www.cittadeilibri.it/bookcrossing/ l’elenco.

UN EVENTO 0-99 ANNI
Previste attività ludiche e didattiche dedicate a bambini di età tra i 0 e i 12 anni con la partecipazione dei musicisti professionisti della brass band Ziganamama che faranno animazione musicale tra i piccoli ospiti e i loro accompagnatori. Sul prato saranno 4 le aree di accoglienza delle famiglie con attività prevalentemente su prenotazione da effettuare sul sito www.cittadeilibri.it . Ci sarà l’area premaman e 0-3 anni, l’area 3-6 anni e 6-12 e l’area genitori dove saranno presenti i medici consulenti di cittadeibimbi.it Michele Quercia (pediatra), Giulia Di Pietro (nutrizionista), Alberto Armenio e alcuni psicologi e psicoterapeuti dell’area gifted.

SCUOLE E NUOVI TALENTI PROTAGONISTI A PARCO PEROTTI
Partecipano la IV B della scuola Piccinni che presenterà “Tra Yoga e Musica”. Esibizioni a cura delle Orchestre scolastiche dell’Istituto Comprensivo “Zingarelli” e del Liceo Musicale “Cirillo”. Esibizione del neonato Coro del Mare del Primo Municipio diretto dal maestro Emanuela Aymone. A presentare esibizioni e le novità di Cittadeilibri, ad intervistare i più piccoli e i nostri ospiti ci saranno le giornaliste Annamaria Minunno e Antonella Ardito.

DAI LIBRI ALLA MUSICA UN RACCONTO CHE TRASCENDE I SECOLI
Tutte le attività avranno come filo conduttore il racconto dell’arte musicale. A farlo con cittadeibimbi.it ci sarà Roberta Magarelli, fondatrice della casa editrice specializzata Florestano, che racconterà come da anni confezionano preziosi libri sull'amore per la Musica, nella sua massima espressione che trascende i secoli. Ma non solo i genitori potranno scoprire attraverso i libri e la loro competenza quali sono le diverse tecniche di insegnamento della musica nel mondo.

FAVOLE CANTATE CON GIGI CARRINO
Per la prima volta il papà blogger di cittadeibimbi.it Gigi Carrino sarà lettore con la chitarra (stile Bordiglioni) ed esplorerà i libri leggendoli e cantandoli per capire come sono con divertimento. Dalla tradizione alle novità ora il racconto è in musica a Città dei Libri.

BOOKCROSSING DI CITTADEIBIMBI.IT, LA NOSTRA PICCOLA BIBLIOTECA
Sul prato troverete le cassette del bookcrossing di cittadeibimbi.it dove potete scambiare i libri oppure semplicemente lasciarli lì per chi vorrà leggerli nel corso della serata. I libri raccolti – è possibile portarli anche solo per regalarli – saranno distribuiti nelle nostre stazioni di bookcrossing in città. Qui http://www.cittadeilibri.it/bookcrossing/ l’elenco. E per chi vorrà saperne di più potrà farlo direttamente con Alessandra Dall’Olmo curatrice del progetto che sarà presente per illustrarvi le novità.

I LIBRI VANNO AL CINEMA AL NUOVO MULTISALA CIAKY
Ciaky aderisce alla rete del bookcrossing di cittadeibimbi.it. D’ora in poi quando vi recherete al cinema nelle accoglienti sale della nuova e innovativa struttura nei pressi dell’aeroporto di Bari sulla strada Palese-Bitonto potete portare e scambiare i vostri libri. Ciaky ve lo presenteremo al nostro appuntamento del primo giugno: sarà Rosa Sasanelli con un ospite a sorpresa a raccontarvi come ottenere anche la Ciaky card scontata e altri gadgets! Parleremo con gli autori dei libri Donne nell'acqua loro. Diario tragicomico di una donna che avrebbe voluto essere Grimilde (ma non ce l'ha fatta...) di Florisa Sciannamea Yoga e bambini di Gianni Zollo.

I LABORATORI, TANTE NOVITA’ DA CITTADEIBIMBI.IT E CIASCUNO IL SUO
Premamam e 0-3
Parcheggio passeggino, zona allattamento, fascioteca e incontri sul portare, cambio pannolino. Area consulenza neonatale, ascolto musica dei pancioni, incontro con pedagogista ed esperta dell’età evolutiva, massaggio infantile a cura della dottoressa Angela Maria Nitti. Coccole al pancione Uno spazio che cittadeibimbi dedica alle donne in gravidanza per rendere più dolce l’attesa del piccolo in arrivo. Coccole a colori A fior di pelle e a punta di pennello, l’illustratrice Laura Fusco userà il pancione delle mamme in dolce attesa come tela per bellissimi dipinti.
Non solo un dipinto del pancione ma una esperienza di profondo contatto col piccolo in pancia. Prenotazione su www.cittadeilibri.it

Coccole avvolgenti 

Un massaggio col Rebozo, una fascia di tessuto colorato che culla e dondola la mamma in dolce attesa e il cucciolo dentro il pancione. L’operatrice Rebozo gioca con il proprio peso e quello della donna massaggiata in una alchimia di leve e sintonizzazioni. Prenotazione su www.cittadeilibri.it 

Coccole sonore
Un dolce contatto tra il bimbo in arrivo e la musica fuori dal pancione. Un momento di relax in cui la mamma indossa una fascia elastica “sonora” che permette al proprio bimbo di ascoltare la musica da lei scelta, ricevere stimoli nuovi e conoscere una parte del mondo che attende di accoglierlo.

Laboratorio in-cantato a cura di Accademia della Musica Bari
Laboratorio di musica, suono e voce per la primissima infanzia (fascia 0-2 anni). Il mondo è un luogo fantastico e in-cantato, naturalmente ricco di suoni, linguaggi, musica da cui i piccolissimi possono essere affascinati. N.B. Per l'attività è previsto un solo adulto accompagnatore per partecipante. Prenotazione su www.cittadeilibri.it 

3-6 ANNI e 6-10 ANNI
Il primo laboratorio, della durata di un’ora e mezza sarà rivolto ai due gruppi di bambini. 

Suoniamo i materiali di riciclo a cura di Deborah Brivitello
Sarà realizzato uno strumento musicale utilizzando i materiali di scarto. Progetto finalizzato alla sensibilizzazione e all'approccio creativo delle tematiche musicali, con uno sguardo cosciente al riciclaggio. Suoni e musica in gioco ovvero come costruire strumenti musicali riutilizzando oggetti e materiali destinati ad essere buttati via (come piatti di carta, bottiglie di plastica e tappi a corona). Diverse le finalità, unico il divertimento. Favorire la creatività dei bambini in un excursus che scopre l'accessibilità della musica con una proposta ludica; accrescere le abilità manuali alla scoperta dei suoni prodotti da uno strumento di loro creazione. Una curiosa e fresca conoscenza di alcuni strumenti musicali, con la spiegazione delle proprietà sonore dei materiali utilizzati per la costruzione.

Costruzione Tamburello (nel primo gruppo di 3-6 anni) e Maracas (nel secondo gruppo oltre i 6 anni).
Prenotazione obbligatoria su www.cittadeilibri.it

A suon di matita, laboratorio creativo di illustrazione a cura di Laura Fusco
I bambini realizzeranno, con la guida di una illustratrice professionista, semplici disegni di strumenti musicali su
cartoncino (chitarra, maracas, tastiera). Le forme disegnate saranno colorate dai bambini e ritagliate per poi essere attaccate su un cartellone che andrà a
comporre una possibile locandina dedicata alla manifestazione.
Il laboratorio si propone di far conoscere ai bambini le tecniche base per realizzare illustrazioni legate al tema della
musica; passare dal lavoro individuale al lavoro in gruppo; sperimentare sentimenti di soddisfazione sia nel lavoro
individuale che in quello di gruppo. Prenotazione obbligatoria su www.cittadeilibri.it
Giocoscienza laboratorio di scoperta di suoni e natura a cura di Valentina Bonavoglia
L'esperienza si articola in diversi momenti:
1. Conoscenza del gruppo di lavoro
2. Scoperta del SUONO (aria e vibrazione)
- esperienza con recipiente d'acqua e bottiglia vuota (fase osservativa ed esperienziale)
- palloncino (solo osservazione)
- udire il "mare" nella conchiglia (esperienziale)
3. Esplorazione e raccolta di materiale (pietre, foglie, rami) (esperienziale)
4. Ascolto degli elementi raccolti mentre vengono maneggiati e dopo calpestati (esperienziale)
I bambini a fine laboratorio:
- sapranno che un Suono si ottiene alla presenza di Aria e della Vibrazione di un corpo;
- utilizzeranno l’ambiente in modo attivo cercare materiali diversi per ottenere Suoni diversi e ricercare la Musica nelle
attività quotidiane;
- saranno maggiormente attenti e in ascolto per percepire suoni, rumori e melodie riconoscendo quelli gradevoli e quelli
sgradevoli al proprio udito. Prenotazione obbligatoria su www.cittadeilibri.it

Closilieu a cura di Mariella Passaquindici
Arte grafica in libertà: si dipinge sulle pareti (saranno due) in piedi, in ginocchio, seduti, su una predella. Senza condizionamenti, come ha insegnato Arno Stern per rendere possibile a tutti il gioco semplice e benefico della pittura. Prenotazione obbligatoria su www.cittadeilibri.it

AREA GENITORI
Open talk di medici consulenti di cittadeibimbi.it; incontri gratuiti (psicologi, psicoterapeuti, nutrizionista, dentista, pediatra) che consiglieranno libri e risponderanno alle richieste dei partecipanti. Incontri con gli esperti della casa editrice Florestano per avere informazioni sui metodi di insegnamento della musica e sulla produzione libraria tematica. Laboratorio di scrittura rap con Reverendo e Torto O.G (fratelli Occhiofino): età minima dei piccoli partecipanti, 7 anni. Accompagnati! da! un rapper professionista i ragazzi e le ragazze seguiranno un percorso di scrittura ed esercizio vocale di rap, apprendendo i rudimenti di una cultura musicale diffusissima fa le nuove generazioni. Il rap diventa il pretesto per rompere il ghiaccio con la scrittura da un lato e superare i limiti della timidezza prendendo coraggio con il microfono. Prenotazione su www.cittadeilibri.it


CONCERTO FINALE dalle 21,30 della brass orchestra Ziganamana con musiche etniche balcaniche.

Partecipano attivamente  tutte la famiglie che avranno portato con loro strumenti musicali anche fatti a mano. Per divertirci assieme, non dimenticate libri e chitarre, piatti, maracas, tamburi….

GIOVEDI' 2 GIUGNO
Jordanian National Orchestra & Luca Aquino (feat. Orchestra Borgo Antico)
BARI Cattedrale San Sabino

Luca Aquino, tromba - Natalino Marchetti, fisarmonica - Sergio Casale, flauto - Bassem Al Jaber, contrabasso - Laurentiu Baciu, oboe - Anna Maria Matuszczak, violino - Brad Broomfield, percussioni - Christopher Jenkins, viola (Oberlin Conservatory USA)

L’ iniziativa è promossa all’interno della campagna internazionale UNESCO, Unite4Heritage, con il sostegno di Royal Jordanian, in collaborazione con Jordanian National Orchestra Association, Orchestra del Borgo Antico, Auditorium Vallisa Il 2 giugno, nell’ambito del Bari in Jazz Kids, Luca Aquino e il quintetto della Jordanian National Orchestra porteranno al Festival metropolitano Bari in Jazz il progetto “Petra’ con le musiche composte per “A Journey to discover Petra’s Melody” realizzato all’interno della campagna UNESCO #Unite4Heritage, la campagna internazionale che mira a sottolineare l’importanza del patrimonio culturale quale strumento per la promozione del dialogo tra paesi e popoli. 

Questa iniziativa intende valorizzare Petra e promuoverla come meta turistica sicura e incoraggia la discussione della musica tra culture diverse, come strumento di scambio culturale e reciproca comprensione. Utilizzando il riverbero acustico naturale quale parte integrante della composizione musicale, Aquino nello scorso mese di novembre ha registrato “PETRA” un album nel sito archeologico di Petra, in Giordania, un’iniziativa unica, mai realizzata prima. I ricavati dell’album, andranno a sostegno del sito di Petra, e dell’associazione no-profit Jordanian National Orchestra Association, che supporta l’orchestra nazionale giordana. Le due istituzioni beneficiarie, insieme ad altri partner istituzionali di rilievo internazionale quali l’Unesco Amman Office e la Talal Abu-Ghazaleh Organization, sono i partner che hanno sostenuto e reso possibile il progetto-sogno di Luca.

Il trombettista beneventano è riuscito a miscelare la sensibilità e le esperienze di otto musicisti provenienti da sei differenti nazioni che hanno lavorato fianco a fianco, attraverso un intenso programma di prove e session, in un’atmosfera cosmopolita e multiculturale all’interno del sito Unesco di Petra, nel 2007 inserito tra le sette meraviglie del mondo da un sondaggio online al quale hanno partecipato 90 milioni di persone. Oltre all’ideatore e promotore Luca Aquino (musiche e tromba), ne sono parte integrante il fisarmonicista Carmine Ioanna, Sergio Casale (flauto e arrangiamenti) e il quintetto della Jordanian National Orchestra formato dalla violinista tedesca Anna Maria Matuszczak, dal contrabbassista siriano Bassem Al Jaber, dal percussionista di New Orleans Brad Broomfield, dal violista armeno Vardan Petrosyan e dall’oboista rumeno Baciu Laurentiu. Il potenziale del suono naturale, che si espande e prende forma attraverso l’architettura della location, è la linfa vitale di un progetto che permette alla musica di superare le barriere tra i diversi generi e di utilizzare il sito come perfetta camera di risonanza.

La Jordanian National Orchestra Association, l’associazione che rappresenta l’orchestra sinfonica nazionale giordana con base ad Amman, dedica parte delle sue attività alla promozione di iniziative a carattere sociale in coordinamento con locale il conservatorio nazionale (National Music Conservatory). Tra queste, particolare rilievo assume il corso di musicoterapia per il recupero di disabilità lievi legati a episodi traumatici e per i corsi per l’apprendimento pratico della musica destinati a giovani e giovanissimi con difficoltà di inserimento o provenienti da situazioni di disagio sociale. Caratteristiche dell’orchestra sono la multiculturalità e un ambiente autenticamente internazionale che facilita lo scambio e l’arricchimento reciproco di musicisti e insegnanti dal diverso bagaglio artistico e culturale.

La Jordanian National Orchestra propone un workshop rivolto ai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 13 anni, che dia ai giovanissimi studenti la possibilità di entrare in contatto con musicisti/insegnanti provenienti da diversi Paesi in un’esperienza dove l’aspetto umano assume rilievo fondamentale nella didattica. Luca Aquino e l’Orchestra Nazionale Giordana, composta da musicisti armeni, siriani, giordani, americani e rumeni, incontrano a Bari la piccola Orchestra di Bari Vecchia. L’ associazione Murattiano, che collabora all’ organizzazione del Festival Metropolitano, si occupa da due anni del progetto musicale nella città vecchia di Bari, rivolto ai ragazzi del borgo. Trattasi di corsi di musica che si avviano alla seconda annata con l’ausilio di maestri autorevoli

 

 

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BARI IN JAZZ live diary – 1 luglio 2011

Al Bari in Jazz l’incontro è di casa. L’incontro. Quella straordinaria possibilità che è l’incontro. Accade. Per strada, da una bicicletta. Davanti a una birra, rigorosamente ghiacciata. Sotto il tetto d’un paradiso d’ombrello, mentre di là dal cielo si scatena l’inferno. All’ombra di un fazzoletto di bistecca, che sarebbe più facile da stracciare, ad averci il coltello giusto. Momenti. Rari. Unici. Non solo jazz. O magari, anche questo è jazz. D’altronde, la musica come la vita, e la vita come la musica, «sono solo questioni di stile», diceva Miles.

Al Piccinni c’è il Blake Allison Drake Trio. Bella l’atmosfera. Si inizia così, d’impatto. L’energico assolo dei drums di Hamid Drake scalda. Si va di stop. È una presenza convinta. Entusiasta. Entra nel vivo. C’è empatia. Il sax di Michael Blake è intenso. Forte. Avvolgente. I colori sono accesi. Poderose e sicure le linee tracciate dal contrabbasso di Ben Allison. C’è carattere. È un carisma perforante, che penetra, di netto. È una sinergia perfetta. Il varco è aperto. Il sax di Blake accede, arruffato, sui ribattuti e i percorsi cromatici di Allison. Caldi. Pastosi s’innervano, esplorando il registro più scuro. Il tema progredisce. Ed è una dolce salita, rotta, ispida sul finale. La percussività mimica di Drake incuriosisce e affascina. Blake ci imbastisce su un ricamo. Soffuso. Fermo immagine. Blake si incaglia su un modulo semplice, ritmicamente segnato, melodicamente circoscritto. È un labirinto che non pare conosca via d’uscita. Soffoca. L’esigenza è la fuga. Ed è un lungo vagare, fatto di passi stanchi e trascinati. Stenta. Esanime. Sfilacciato. Desiste. Cambia l’angolo di campo. Il sax lascia spazio ad una melodica. È quasi un reggae time. Scanzonato. L’interplay è naturale, luminoso. Il racconto avvince. Non ci sono fronzoli. Nessun inutile e frustrante virtuosismo. Le linee sono spezzate, posizionate con cura in uno spazio definito e guidano l’andare. Passa e va. Scompare all’orizzonte. Montreal midnight. Nuovo set. Drake lascia i drums e avanza sulla scena. La pelle del tamburo è una luna. L’archetto di Allison si arma di sonagli, e ne costruisce i bagliori. Illumina Montreal. È una notte ispirata. È un sogno urbano, che conosce possibilità di fuga. È la magia dei rhythmic noises. Il sax asseconda l’idea di Allison e copre il ritorno di Drake ai drums. Risveglio metropolitano. Conquista.

Un isolato più avanti i Camilloré incendiano il campo ferrarese. Ed è una cascata di colori. Ceddia è un divoratore. Consuma a morsi la piazza. Scatena l’incendio «e confonde il mondo con il suo kazoo». Circense. Chiude l’omaggio al Principe De Curtis. È un teatro. E Ceddia ne tiene le fila. Pochi minuti e arriva. Caldo. Lucente. Denso. È Argento vivo che scorre e riempie i vuoti. Cambio d’abito per piazza Ferrarese. Raffaele Casarano presenta il suo ultimo progetto discografico, Argento (Tuk Music, 2010). Suade, ispirato. L’elettronica di Marco Rollo entra, e sfida l’immaginario. È un collage perfetto. Il dialogo con Greco si fa intenso e il groove cresce. Anni settanta. Carla Casarano spinge, preziosa. Ed è una dichiarazione d’eleganza. Un amalgama che si lascia fendere dalle atmosfere andaluse della chitarra di Checco Leo. Bardoscia sostiene, discorsivo. Pressurizza. Il cielo partecipa. È un’intesa che non t’aspetti. Splendida. Argento sul palco, argento nell’aria. Argento è il lampo che all’improvviso squarcia. Argento ogni goccia che raggiunge, inesorabile, le lastre granitiche di piazza Ferrarese. Specchia. Scompone. Segue in ogni riflesso i colori del palco. L’acqua non ha nemici. Monteduro carica, fitto. Il cielo con lui.

Eliana Augusti

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BARI IN JAZZ live diary – 30 giugno 2011

«Water no get enemy». Fela Kuti. Una bottiglia e via. Acqua. E anche del temporale di qualche ora fa non resta che l’odore. Sospiro di sollievo. L’acqua non ha nemici. Nella sede dell’Abusuan di Strada Vallisa ci si incontra, appena il tempo di un bicchiere in compagnia. Sorrisi. Frammenti di vita. Incroci di lingue. C’è tutto un mondo in quest’angolo di Bari vecchia. L’Auditorium è colmo. Michele Giuliani & Reunion Platz sono pronti. Sonorità afro-cubane. Sapore di Sud. Si leva un inciso intenso, tribale. Avvolgono le voci. È un amalgama che consola e riscalda. Secondo intervento. Altra dimensione. Il piano di Giuliani porta lontano. Il pubblico è lì. Inchiodato. Distende. Calma. È un ascolto piacevole. E quando parte Step by Step la voce di Giuliani scava, sensuale. È un pensiero metropolitano che attraversa spazi esotici.  E viceversa. La  rigidità del suo attacco al tasto aggancia l’anima. Poche note. Scalfite. Il basso elettrico di Piarulli è morbido, avvolgente. Le percussioni di Pastanella spingono. C’è sound. L’album da cui sono tratti i brani proposti, tutti a firma Giuliani, è Roots (Zeitgeist Records, 2010). L’esperimento, «creare sonorità e ambienti etno-afro impiegando strumenti della tradizione europea, come il pianoforte o il basso elettrico», nota a margine Giuliani. L’impressione è che, al di là dei contesti geografici che si tenti di raggiungere o creare, Giuliani e i Reunion Platz conquistino un sound raffinato, personale, particolarmente piacevole, che prende, accompagna e appassiona. Ispirato e ottimista. Ovunque.

Piove. Ma al riparo. L’acqua non ha nemici. Approccio veloce ad un cibo che lamenta attenzioni e si corre verso il Piccinni. Appena arrivati l’atmosfera è incandescente. Si celebra il sodalizio Slettino – Bari. IlSylwester Ostrowsky & Piotr Wojtasik Quintet è lì. Francesco Angiulli è il quinto uomo d’una formazione tutta polacca. Perfetto. Il pianismo di McClung corre. È un suono che percorre, vivacizzato da sequenze elettriche, incandescenti. È un delirio di contrasti. I drums di McCraven rincorrono e distendono. La tromba di Wojtasik arriva puntuale, effervescente. Misurato e monocromo l’approccio di Ostrowsky. Gelido. Fitto il tessuto improvvisativo. Lunghi periodi, senza alcun cedimento. Divertente il dialogo a due, drums-tromba. Si va per piccoli moduli imitativi, scanzonati. Il risultato è febbricitante. Il tema acquieta, memorie jazz standard. Wojtasik è magnetico, intimo. Costruisce degli edifici sonori estremamente raffinati. Bello l’assolo del contrabbasso di Angiulli. La tavolozza dinamica è ricchissima. Si cambia sound. Si abbandonano le atmosfere dense per un respiro più leggero, distratto dallo scambio tromba-sax. Ostrowsky è più incisivo nel registro grave. Trascinante il tema. Il sincopato spinge. Pausa.

I tempi sono strettissimi. Il calendario rispettato al millesimo. Si apre il sipario. L’Apulian Orchestraè pronta, schierata. Luci basse. Ralph Alessi descrive da protagonista l’approccio ad una produzione speciale, dedicata all’edizione BIJ 2011. Dark Magus Walkin’ Out Of The Cool. È una presenza scenica forte, le dinamiche sono tutte spinte. È l’esasperazione di una terra che conosce l’orgoglio e sa farne la sua forza. Ed è inevitabile il confronto con sonorità, e personalità, diverse. Ottaviano conduce. È un gioco di stop e presenze, ricche, fittissime, dense. Debordante. Le dinamiche controllano e si controllano. Chiude. Si apre l’assolo della chitarra elettrica di Pino Mazzarano. Balbetta, distonica. Variazioni di intensità e piccoli delay. Tutto è scandito, percussivamente. È un gioco di pieni e vuoti. Ondeggia. Sinuoso. Rientra Alessi e distende. Giorgio Vendola, al contrabbasso, gli prepara un tappeto ritmicamente interessante e detonante. Ottaviano coordina i fiati, li raccoglie, li plasma. E sono vele che si levano. Da una parte Alessi. Dall’altra tutta la potenza percussiva delle sezioni ritmiche (D’Ambrosio-Accardi-Lampugnani) e l’intensità personale di Vendola. Le vele dei fiati, lì, nel mezzo. Gradino dinamico. Ed è ancora Vendola a sostenere, discreto, l’intervento lirico del piano di Mirko Signorile. Carica ancora. È un equilibrio di forme, timbri, colori. Ottaviano miscela, dosa e libera gli assoli. Ed è il piano a fare da ponte. Questa volta è Ottaviano stesso, direttamente dal suo sax soprano, a dare la direzione. Sicura, ricca, avvincente. Riempie a livelli. È un crescendo. E quando interrompe, a lampo si apre davanti un nuovo ambiente, fatto di echi, imitazioni e passi all’unisono con la tromba di Giorgio Distante. È l’elettronica, ora, a fare da ponte. I keyboards creano spazi che avanzano e retrocedono, in un singhiozzo dinamico che prepara l’ingresso della sezione dei fiati. Caldo l’intervento al sax di Vincenzo Presta. Ed è ancora Vendola a dettare il suo stile. Personalissimo. Quando si apre il suo assolo il silenzio è totale. Il respiro si fa affannoso. Palpita. È un percorso emozionale che cattura. È Vendola, sicuramente, una delle presenze più ricche dell’edizione di quest’anno del festival. Ritorna la tromba di Alessi, ritorna la chitarra elettrica di Mazzarano. Scala, fin su in cima. Ed è quasi rock. Divertenti i giochi di stop. Scanditi i quattro tempi di Ottaviano. Bloccano. Variano. Inseriscono un tema ponte. Ed è la volta della tromba di Distante. Il sound si fa quasi latin. Caratterizzata. Carismatica. Emerge, anche nel dialogo a due con Alessi. Si cambia ancora, ora per stop, ora per gradini dinamici. Ritorna il quaternario di netto, e la spensieratezza d’un tema di strada. Va di percussioni. Buio. Maurizio Lampugnani intona un frammento che ha colori d’Africa. Spazio percussivo. Si animano le sezioni ritmiche. È un ménage à trois. Iridescente.

Dal Piccinni a Piazza Ferrarese il passo è breve. Ma il salto di genere è forte e destabilizzante. È uno stato di trance permanente, a firma Anthony Joseph & Spasm Band. È un cocktail acido che porta, immediato, in un’altra dimensione. Alcolica la chitarra elettrica di Christian Arcucci. Convulso lo scambio percussivo Martinez-Castellanos. Antony è vorticoso, prende, travolge, devasta. È un ipnosi di gruppo. «Mi porta una birra?». Miscela esplosiva. Danza.

Eliana Augusti

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BARI IN JAZZ live diary – 29 giugno 2011

Un tavolo per tre. The in ghiaccio. L’atmosfera è quella della festa. Quella di ieri. E l’eco ne partecipa ancora i luoghi. La calura è invadente. Caffetteria del Ferrarese, oggi. Si gusta l’attesa. È lo scambio, piacevole, di impressioni su quello che è stato. È lo scambio, piacevole, di sensazioni su quello che sarà. Secondo giorno. Si riconoscono i volti. Il clima è familiare. Di là dagli spazi, si alzano, curiosi, i suoni della prova finale. Ed è un non-luogo, quello delle voci, dei pizzichi, dei fiati, dei rullati, delle risa, delle indicazioni di scena, quello che non si vede perché non accade, non per tutti, non ora. Il programma è densissimo. Manca poco.

Via di corsa. Sala Murat. Bitches Brew è pronto, come il suo autore. Enrico Merlin, milanese, racconta il suo Miles. Bitches Brew. Genesi del capolavoro di Miles Davis (Il Saggiatore, 2009). Un lavoro complesso, schietto, efficace e originale. Un lavoro che riattualizza la necessità atavica dell’uomo, e del musicista più dell’uomo, di comprendere, di ridurre e contenere quelle strategie, ove ve ne fossero, legate al magico «caleidoscopio» dell’improvvisazione. The Man sapeva. The Man faceva. I suoi colori. Le sue espressioni. È un Davis inedito, quello più discusso e controverso, quello del periodo elettrico. Merlin e Ottaviano si incontrano nel ricordo della storia del jazz e, meglio, di un uomo che ha fatto la storia del jazz. Un uomo raccontato dalle tracce che ha lasciato, quelle rimaste per anni negli archivi polverosi della Columbia Records e riscoperte, ora, dal genio indagatorio di Merlin, dalla sua sensibilità di musicologo, di musicista. Enrico ha ripercorso chilometri di nastri, passato al vaglio frequenze, scovato una fortunosa e fittissima rete di anonimi «scambisti» di rare registrazioni di ancor più rari concerti di Davis. E ha tessuto la rete, ricostruito il genio, intuito il black code e ipotizzato e verificato un linguaggio non verbale dell’improvvisazione, un linguaggio in grado di svelare il mistero di lunghissime sessions, in cui tutto si svolgeva entropicamente, empaticamente. Tutto raccontato con straordinaria e devota dedizione. È un viaggio intimo, fatto di voci e immagini sonore. Oltre lo spazio, oltre i colori dell’Enucleare della Murat, Miles Davis e i suoi, da Hancock a Carter, a Williams, arrivano e vivono, intensi. É una migrazione, affascinante. È un’intuizione, straordinaria. E straordinario è il racconto diBitches Brew, «non la fotografia di un evento sonoro, ma la costruzione tutto a taglio di un film» (E. Merlin). È questa la provocazione di Miles. È questa l’intuizione di Merlin. Suona. Di là dai codici, i piani si manifestano, invertiti. Ed è l’improvvisazione a guidare. Non è preventivato l’errore semplicemente perché non esiste. La composizione segue, in sala editing e montaggio, tutto il resto. Come in un film. Avvincente. «La musica viene prima», ammoniva Frank Zappa. Come dargli torto.

Via per l’Auditorium. Vallisa. Rino Arbore Quartet e le sue Suggestions From Space. Il leitmotiv è ancora lui, Miles. Ma non è un Miles che racconta. Questa volta. È un Miles che ascolta, dedicato, e che ispira. I brani, tutti a firma Arbore, vengono da lontano. Ed è quello stesso “lontano” il luogo in cui la chitarra lirica di Arbore e la tromba boreale di Nikolaisen convergono, e raccontano di un’esperienza intima, che vive ancora. Orgoglio del vivaio pugliese, il quartetto conta Vendola, al contrabbasso. E non inganna la sua giovane età. Conquista, immediato. I drums di Liberti scivolano, netti, ordinanti. È il lato di Miles più intimo, quello che ispira e raccoglie, quello che pervade mistico il racconto del flicorno di Nikolaisen. C’è spazio per la sperimentazione. Ed è Vendola ad osare. Seguono i flussi ventrali della chitarra di Arbore, e il contrasto accattivante coi picchi ispidi della tromba nordica di Roy. È un eloquio acrobatico, è un lirismo avvolgente. Cattura. Gonfiano le dinamiche. La comunione è eclettica. L’interplay definito, geometricamente. Si liberano le linee, gradualmente. È uno spazio, ora, quasi esotico, che si lascia assecondare con audacia e sfrontatezza e che esplode nel grido della tromba, dritto al cielo. Arbore c’è, profondo, personale. E gli armonici ne arricchiscono le tessiture. L’intenzione. «Soffermarsi sull’attimo che viene prima della creatività. Uno spazio dilatato. Una creatività che forse viene dall’alto. Dallo spazio. O che magari, invece, è dentro di noi» (R. Arbore). Suggestions From Space. Risponde. Deciso. Si torna al Piccinni. Ventagli e flash. C’è sound. La Mauro Gargano Reunionfeat. Bojan Z è schierata. Suggestivo il progetto. Ritorna Miles. Ritorna il tema del film. Ritorna l’intuizione registica. È un incontro di anime. Sono due lottatori. Il ring come il palco. Battling Siki. Miles Davis. E la boxe incontra il jazz. Il match è esplosivo. Un viaggio. Dal Senegal agli Stati Uniti, passando per Parigi. Ed è un romanzo. Tragicamente appassionato. Drammatico. Ma pulsa di vita. Un racconto fatto di frammenti, voci, suoni. Il pianismo di Bojan Z è straordinario, trascinante. E quando il testimone passa a Codja e alla sua chitarra è un’esplosione. Irradia. «Travaille avec la tête!», insinua la voce. E vola l’interplay Gargano – Bojan – Vignolò. Robusto, avvolgente, deciso e marcatamente rivelato. Gargano convince e rapisce. Magnetico, nella geometria delle linee e nella profondità dei colori. È un’intesa straordinaria, polarizzata dalla tromba di Gensane e dal sax di Itzquierdo. Smuove.

In piazza Ferrarese, intanto, c’è la bossa di Dario Skèpisi. L’atmosfera è vivace, frizzante. Ha i sapori dell’estate. E incoraggia l’incontro, la danza. C’è spazio per la tradizione e la «contaminazione», sottolinea Skèpisi. Basta un attimo. È Brasilia. È Bari. Il passaggio è naturale, disinvolto. Quasi i due mondi si appartenessero. Ed è una musica che parte dal cuore. Le lingue si sfiorano. Ed è un mélange accattivante. Rilassa e distende. Potere della musica. Suggestivo l’omaggio a San Nicola. La baresità viene fuori. Definitiva. Ed è una festa, da vivere. La samba si presta. E lo spettacolo si anima con le percussioni di Giacovelli. Carica e colora. Un attimo e si cambia scena. Dal brasil etno-jazz si vola al british blues. Ed è la forza dirompente dei Blues Breakers Renewed, progetto a firma Mike Zonno e Mimmo Bucci, a celebrare un album debordante, pietra miliare della storia del blues. Blues Breakers. L’anno era il 1966. L’hammond di Triggiani stilizza ora nuovi spazi. Non c’è spazio per commemorazioni malinconiche. Suona. E la voce di Paola Arcieri trascina, euforica. È da poco passata la mezzanotte.

Eliana Augusti

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BARI IN JAZZ live diary – 28 giugno 2011

Una mezz’ora appena, e anche per quest’anno Bari suonerà jazz. Giugno. Caldo, ma non troppo. Piazza Ferrarese è tutta uno struscio, come si dice dalle nostre parti. Trepida. C’è la fila dei bimbi al camioncino dei gelati. Prove di luci. I ragazzi al muretto si raccontano i primi sorrisi della vacanza. Soundcheck. Granita al limone. «Ma c’è un concerto?» Chiede una donna anziana al suo uomo d’una vita. Lui la guarda, con la stessa espressione di disapprovazione che magari le riserva quando il piatto è sciapo. «C’è il jazz!». Lui che ha letto i giornali, lo sa. Stasera, a Bari, c’è il jazz. Lo sanno tutti. L’entusiasmo di Ottaviano ha vinto ancora. E lo spettacolo è pronto. Anche quest’anno, nonostante i tagli alla cultura. «La vera forza di questi festival è la partecipazione del pubblico, il confronto tra vecchie e nuove generazioni, la progettualità degli artisti del nostro territorio in dialogo con quelli di altri contesti internazionali» (R. Ottaviano). E il BIJ prende le mosse proprio da qui, dal nostro territorio, dalla Puglia. Auditorium diocesano della Vallisa, la chiesa della purificazione, meglio nota come la “Raveddise”. «Il momento è taumaturgico».

Ottaviano consegna all’ascolto del pubblico il Gianni Lenoci Hocus Pocus Quartet. Un ingresso a schiaffo. Improvvisazione. Composizione. Chironomia. Una cartografia di emozioni (scrive Lenoci, citando Deleuze). È un polimorfismo dinamico. È un laboratorio timbrico permanente. «Dobbiamo accettare l’idea che non possiamo possedere la musica, possiamo solo esserne vittime felici» (G. Lenoci). I suoni piramidizzano. I drums di Mongelli sono liberatori. È una trance. Lenoci riempie, fitto. È una febbre. Il sax di Gallo diventa uno strumento nuovo, dove il soffio diventa voce, e la voce grido, e il grido di nuovo suono. Tutto è calibrato. L’effetto è destabilizzante, ma così ricco da sostenere. Feroce. Attacca e spaventa. Non accenna la sosta. È un moto perpetuo. Decomprime e, sfiancato, desiste. Stride. È Mongelli, che vibra il ride con l’archetto, mentre Lenoci pizzica le corde del suo piano. Ritorna il tema. Litanico. Indossa una maschera taurina. È drammaticamente buffo, e fa spavento. Un attimo e si cambia scena. È un melodismo caldo che evapora lento. Belli i contrasti tra gli spazi ampi del sax di Gallo e quelli angusti del pianismo di Lenoci. Si incontrano, in un unisono che armonizza e rompe, d’improvviso, le resistenze. Tutto è così spontaneo e così maniacalmente previsto. Cromatizza un’ascesa. Carica. Contrabbasso e batteria sostengono. È una processione. Sale ancora, mentre cascano, in uno stato quasi di trance, le sequenze di Lenoci. E l’arrivo non deflagra. Resta lì, nell’ovvietà di qualcosa che non può sorprendere, tant’è naturale. Ritorna l’elemento ostinato, quasi marziale. Registri gravi. Il basso di Gadaleta è lamentoso, è un latrato che stringe e riconsegna ad atmosfere tetre tutto il resto. Si gioca ancora col polimorfismo, ed è quasi un rāga. Straordinario effetto visivo, oltre che acustico. Calma e si ritorna alle sonorità dell’inizio, resta il ricordo dell’Oriente. Ipnotico. Il coinvolgimento è totale. È un viaggio della mente. Smorza. Cupo, di tuono lontano. Splendido il terzo intervento, che apre con l’assolo di Gadaleta. Lenoci è ricchissimo, debordante. È un virtuosismo che scorre, ramifica e si scompone, raggiungendo altitudini e direzioni imprevedibili e dannatamente perfette. Bel swing. Il sincopato diverte e crea il giusto spazio al protagonismo di Gallo. Avvincente il disegno. Si sperimenta ancora. Si gioca con gli armonici. L’intro è geniale. Surreale. Libere dagli smorzi, le corde del piano di Lenoci simpatizzano coi richiami di Gallo. È un gioco di voci. È una corrispondenza lontana. C’è qualcuno che risponde, di là. C’è un universo dentro. Bellissimo. Cambio.

Qualche centinaio di metri e si apre un nuovo set. Teatro Piccinni. Tomasz Stanko e il suo Nordic Quintet sono pronti, ad un passo dalla scena. Intensa presentazione di Ottaviano, e si comincia. Il suono della tromba di Stanko è irrimediabilmente caratterizzato. Lirico. Morbido. Carezzevole. Le atmosfere dell’intro disperdono, si disperdono. Eco. É un minimal che solca e percorre. Silenzioso. Pulsante, quasi nervoso il basso elettrico di Christensen. Quello che si avverte, subito, è un’attenzione ossessiva alla linea. Distesa. Morbidamente adagiata. Il piano di Tuomarila è lì, sempre presente, discreto, statico. Non c’è protagonismo. Solo la linea del maestro. Luminosa. Il resto viaggia di sfondo, in sordina. Non c’è esasperazione, non c’è picco. Non c’è trasporto. Soffoca. Tutto è un racconto a mezza voce. Louhivuori crea spazi percussivi prismatici che restano vuoti. S’abbassano le luci, e ora è il basso di Christensen a narrare. L’ascolto si fa muto. Buio. I ribattuti tentano una tensione che non arriva. Innocuo. C’è una campana di vetro. Ovatta. Spegne. Un sound quasi annoiato e stanco. O forse c’è dell’altro. Mi viene da pensare. Tenta la breccia la chitarra di Bro, lavora di profondità. È una lama sottile. Fende. Un attimo, e intravedo la risposta. Dietro quel jazz di velluto, che scorre liscio e morbido al tatto, quasi soporifero, si avverte l’attesa. È come se tutto si svolgesse sotto la mano di qualcosa di più forte, di più grande. Visionario. Si crea un nuovo ambiente, un campo emozionale che tenta la fuga. Ha gli occhi sgranati, rivolti al cielo. Ma è ad un passo da quel cielo che, razionale, torna la tromba di Stanko. Raccoglie e riconsegna al sottocute il tentativo di fuga. La risposta. È come se tutto avvenisse in secondo piano. A voler celebrare una presenza, quella di Miles. Miles lives, impera il sottotitolo dell’edizione 2011 del BIJ. Ecco. Forse il momento taumaturgico si sta svolgendo ora. Celebrativo. È nel pensiero celebrativo si alza, devota, una preghiera. Intensa. Viva. Nuova. Ci riesce il piano di Toumarila, sostenuto con fede dal basso e dai drums. Ci riesce Stanko che raccoglie, ancora coerente, a mani giunte. Commemora la chitarra di Christenson. Semplice. Dolce. Calda. Vagamente blues. È un ricordo sfilacciato, ricucito di swing dalla magistrale tromba di Stanko. Piano, e quasi dei timpani. Chiude funereo. È un’altra dimensione quella che creano basso e chitarra. È fortissima la sollecitazione. Spettrale. Miles vive. Risveglio.

Mentre di là nel Piccinni si commemora e le atmosfere sono nostalgiche e intimiste, in piazza Ferrarese si scatena la festa. Hammond fronte al pubblico. Non ci sono trucchi. Tutto si crea sotto gli occhi trepidanti di un pubblico che vuole divertirsi. Taylor sa come fare. È immediato, e il suo stile è quello d’un trascinatore. Un animale da palcoscenico. Un attimo e riesce ad animare una piazza intera che lo cerca, lo aspetta e lo incontra in uno «Yessss!!» lunghissimo. Tutti sono pronti. «Are you ready for this?». È il richiamo. Ed è un battito di mani che corre dalla prima fila ai corridoi dei locali e accoglie in un abbraccio le migliaia di persone che tra ombrelloni rossi e bicchieri di birra vivono lo spettacolo di piazza Ferrarese. Lei è splendida, la black lady del James Taylor Quartet. Infiamma e consola. Taylor è divertente e trascinante, anche quando riesce a far intonare ad una piazza intera un inaspettato Happy Birthday. È un gioco che non stanca. È un tripudio di colori. Incandescente. È acid. È rock. Detona. Il pubblico va in visibilio. Il «corto circuito» (R. Ottaviano) è innescato. Definitivo. Chissà se era questo il jazz che aveva in mente il vecchietto di qualche ora fa. Mezz’ora a mezzanotte. E la festa continua.

Eliana Augusti

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Live Report: Wayne Shorter 4tet al Bari in Jazz 2011

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13 ottobre 2011. A coda della settima edizione del Bari in Jazz arriva a euforizzare il parco urbano dello Showville di Bari Wayne Shorter e il suo quartetto, completato da Danilo Perez al pianoforte, John Patitucci al contrabbasso e Brian Blade alla batteria. L’attesa è pazzesca e si mastica. Tutto esaurito, e il solito povero rinunciatario dell’ultimo minuto. È un pubblico di devoti, stasera, e lo Showville diventa una cattedrale. Introito. Gesti di rito e Perez comincia a distillare, limpido, le prime note. Si affeziona a un modulo cromatico. Patitucci s’innesta lungo, scandagliando guardingo il fondo del suo contrabbasso. Spettrale Blade, quasi prepara l’agguato. Il suono di Shorter arriva, ruvido. Essenziale, snocciola poche note. Chi non conosce l’uomo potrebbe sentirsi preso in giro. Ma c’è poco da sospettare, c’è qualcosa nell’aria che ti lascia intendere che si fa sul serio. Il silenzio è religioso. È una messa. Il trio si dà da fare, sembra quasi tenti il tutto per tutto per catturare l’attenzione e ottenere l’approvazione del maestro. Lui, il Sax, centellina ogni nota, si pronuncia paziente, calmo e lascia spazio al dialogo piano-contrabbasso. Blade riempie, discreto. Un amalgama di timbri e appunti di note che vagano inquieti, apparentemente fuori ordine. Sbanda e pare cerchi nuovi appigli. Resta sulla seconda linea Shorter, come un sideman di lusso, parsimonioso. Partecipa sornione alla trama confezionata ad arte da Perez e Patitucci.

Blade carica all’improvviso, deflagra quando non te l’aspetti e polverizza. Fraseggi piegati verso il basso. Parte l’unisono del contrabbasso col piano. Le ottave di Perez al registro grave segnano un percorso cadenzato e l’intenzione di un’apertura che raggiunge l’acme e precipita. Cambia veloce, camaleontico. Shorter fischietta e accompagna la fine. Evapora e passa al contralto. Il pubblico è fermo, paralizzato. Sarà la soggezione, una forma di timor reverentialis o forse l’ansia di cannare l’applauso, di dare l’idea di non aver capito quello che il maestro ha da raccontare, stasera. Atto penitenziale. Frammentato, va per intervalli ampi che danno prospettiva a un profilo frastagliato che non trova incastro. Vaga e si rompe. Blade va giù di netto. È un crash che scuote, sveglia e spacca. Un’energia pazzesca che viene fuori all’improvviso da quell’angolo buio (nel senso di assenza di luce!) della sezione ritmica. I suoi sonagli colorano di folklore l’immaginario shorteriano. Lanciatissimo nelle dinamiche, carica, galvanizzato.

Shorter lo affianca e ne incoraggia l’implosione. Raggiunge l’acme, si incaglia in un frammento strillatissimo che cerca consenso prima di atterrare. Gloria. Evocativo il contrabbasso di Patittucci. Il Sax gorgheggia in seconda linea. È una percezione sempre più forte. È un magma che si muove senza direzione. Quando arriva il chorus (che mette anche un certo disagio chiamarlo così) hai la sensazione di essere arrivato a meta, ma è un’illusione che dura poco. Basta un attimo, e l’hai persa. Ogni idea che Shorter lancia è seguita, articolata e massimizzata dal trio. Una liturgia di umori e tinte forti che montano e perdono consistenza quando meno te l’aspetti. Omelia. Divertente il gioco. Perez si trastulla con una bottiglia di plastica, ne disturba la forma, la sfrega contro la cordiera. Blade lo svela. Shorter fischietta e quando riattacca allo strumento smonta di netto tutta la diffidenza dell’inizio. Dopo aver fatto divertire i ragazzi, il maestro interviene e lascia una di quelle lezioni che non dimentichi facilmente. Severo e ironico. Va via, e ti resta in bocca il sapore di qualcosa di bello, che forse è durato troppo poco. E anche tu che non lo conoscevi, ti accorgi che t’ha convinto. Professione di fede. Si reclamano i bis, quelli che ci speri e che comunque non ti aspetti. Shorter rientra, a passo felpato, e ti regala uno spettacolo unico. Sprigiona un’energia rilassata e abbagliante, da star, che resta e fa la differenza. È l’uomo del secondo tempo. Lui, la punta di diamante. Il celebrante.

Eliana Augusti

foto di Federica Giura

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