Jasmine Tommaso: intervista ad una promessa del jazz (e non solo)
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Il secondo appuntamento di Jazz New Generation, la rubrica dedicata ai giovani talenti del Jazz, è dedicato ad una “figlia d’arte”: Jasmine Tommaso. Nata a Roma il 10 Novembre del 1986, comincia sin da piccola ad avere una forte passione per il teatro; prende lezioni di ballo e pianoforte nella scuola di danza e musica della madre (la coreografa Kelly Morris) e soltanto in seguito si dedicherà al canto, che impara quasi per gioco. Studia con Catia di Stefano gli standard jazz (e Spice!) appassionandosi al genere e in seguito, dopo essersi trasferita in America, studia alla South Orange Country School of the Arts, dove si dedica soprattutto ai musical. Studia teatro all’università di Santa Cruz e, una volta laureata, torna in Italia pronta a lavorare seriamente in ambito musicale. Jasmine ha risposto volentieri alle nostre domande.
Jasmine, quanto ha influito la figura di tuo padre nelle tue scelte a livello musicale?
Non troppo. Ho iniziato a cantare per mia scelta. Inizialmente mi sono avvicinata agli standard jazz perché erano sicuramente più accessibili. Ti davano la possibilità di seguire la struttura della canzone ma si prestavano comunque molto bene all’improvvisazione. E dopo che mi ha ascoltata mio padre, ha deciso di prendermi sotto la sua ala, se così si può dire, e mi ha lasciato cantare durante alcune delle sue serate. In questi casi lo prendevo un po’ come un gioco.
Quindi, qual è stato il tuo percorso “sul campo”?
Inizialmente sono stata più che altro “ospite” di mio padre: all’Alexander Platz e ai Musei Capitolini, ad esempio. Nel 2008 ho cantato un pezzo durante la serata in onore dei 50 anni di carriera di papà all’Auditorium. Di mio, invece, ho partecipato alla rassegna Giovani Titani a Villa Celimontana. È stata la prima volta in cui sono stata leader di una band! Poi ho suonato al Selinunte Jazz Festivaled ora sono tre anni che suono all’Auditorium per la rassegna Insieme Per Il Cuore.
So che sei stata recentemente impegnata con l’evento Lucca Jazz Donna!
Si, è la terza volta che collaboro con loro, ma solo la seconda come presentatrice. La prima volta partecipai come cantante.
Ce ne parleresti?
È un evento che dà spazio ad artiste internazionali, non solo italiane. Che sia al femminile è sicuramente una cosa ottima, dato che spesso determinati generi o strumenti vengono rapportati prettamente a figure maschili. Del resto credo che nel 2011 non dovrebbe esserci più bisogno di sottolineare il genere di appartenenza per poter ricevere uno spazio dedicato. Dovrebbero essere dei concetti già superati.
Altro impegno attuale è la creazione del tuo nuovo disco, giusto?
Giuro che sogno un’esperienza del genere da quando sono bambina! Purtroppo la mia conoscenza del pianoforte non è massima, quindi spesso vado a tentativi. Col tempo, però, sono riuscita a sedermici davanti e a tirare fuori, quasi giocando, delle cose che sento mie. Parto sempre da qualcosa che mi cattura e da lì creo la base per scrivere poi la musica, i testi e tutto il resto. In ogni caso, vivo la composizione come un momento molto personale che affronto con me stessa e il piano, come se scrivessi in un diario. È nato tutto molto organicamente, senza pensare troppo alla “scelta” di una cosa piuttosto che un’altra. L’anno scorso, poco dopo il mio compleanno, ho scritto la mia prima canzone e adesso ho 9 pezzi pronti. E’ probabile che inserisca delle cover, ma non ho deciso quali!
Ovviamente, filo conduttore sarà il jazz?
E invece no! Sto facendo qualcosa di completamente diverso. Non ti nego che il mio primo pensiero è stato: “Oddio, mio padre cosa penserà di me!”. Poi man mano che vedevo costruirsi davanti a me i vari brani mi sono rispecchiata molto nel lavoro che stavo facendo. È qualcosa che mi appartiene totalmente e che esprime quello che sento; proprio per questo mi viene difficile categorizzarlo in un genere! Se proprio dovessi farlo direi un “pop sofisticato”, con forti vene indi e blues. La conferma del mio buon operato e della mia grande soddisfazione è stata l’approvazione di mio padre che mi ha incoraggiata molto a continuare. È stato lui a propormi di fare delle demo da portare ad un produttore per far sì che questo mio sogno si concretizzasse.
Hai già in mente una data di uscita?
Non ancora, perchè l’iter è un po’ particolare. Adesso sto lavorando per mettere insieme questi pezzi già finiti in modo da poterli registrare. E poi sto ancora cercando una casa discografica. Se dovesse andare male la mia ricerca credo che mi affiderò ad una casa indipendente, per poter distribuire via internet il disco, che comunque resterà il mio “biglietto da visita” nel momento in cui comincerò a fare delle serate per questo stesso progetto. In ogni caso sono e sarò contenta! Sono felicissima di aver intrapreso questo viaggio, che è stato emozionante fin dal primo momento.
Serena Marincolo