Paolo Fresu, Trilok Gurtu, Omar Sosa di scena all’Auditorium
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E’ stata una serata all’insegna della contaminazione quella a cui abbiamo assistito lo scorso venerdì sera all’Auditorium, un progetto inedito che ha visto salire sul palco della Sala Sinopoli Trilok Gurtu, percussionista indiano,Omar Sosa, pianista cubano, e Paolo Fresu, trombettista italiano. Tre maestri virtuosi che si sfidano, tre linguaggi che si fondono, tre scuole diverse che si confrontano e che trovano ispirazione l’una dall’altra.
Trilok Gurtu è un percussionista di livello internazionale, con uno stile che interseca le sonorità tradizionali dell’India con quelle del jazz, Paolo Fresu è ormai un’istituzione del jazz italiano e mondiale e Omar Sosa è un pianista dalle mille collaborazioni in giro per il mondo, vicino alle sonorità Africane come al Latin jazz. Sono tre voci musicali uniche, ognuna con un proprio bagaglio culturale, ognuna legata ad una tradizione riconoscibile, che venerdì sera si sono unite in questo progetto al di fuori dagli schemi convenzionali. In un sala piena e fremente questo trio delle meraviglie ha saputo incantare il pubblico con una miscela di suoni e di colori tanto coinvolgente quanto originale. Sembra quasi che giochino, che prendano tutto con leggerezza, che la melodia venga accompagnata da una naturalezza che ti spiazza e che allo stesso tempo ti cattura. I musicisti ridono, scherzano e, mentre suonano, trascinano il pubblico in un mondo parallelo che passa dalle sonorità indiane al ritmo della salsa, attraverso le costruzioni armoniche e l’improvvisazione jazz.
Sulla destra del palco c’è Trilok Gurtu, sommerso dagli strumenti, che si agita come se fosse in preda ad una danza rituale, a sinistra c’è uno scatenato Omar Sosa, che dimena i piedi e muove la testa a tempo di musica, al centro c’è Paolo Fresu, spettatore divertito, musicista virtuoso, il vero collante di questo trio. E mentre Omar e Trilok comunicano le loro emozioni attraverso una musica viscerale, tradizionale ed emotiva, Fresu risponde attraverso le note della sua tromba, uno strumento che soltanto lui sa usare in quel modo. Ma c’è di più, a un certo punto il percussionista comincia ad utilizzare l’acqua per creare dei suoni irripetibili. E’ qualcosa che non abbiamo né visto né sentito prima, qualcosa che vale la pena di aver ascoltato almeno una volta nella vita. E quando le tradizioni, le innovazioni, le culture riescono a fondersi, a marciare insieme senza che il tutto venga reso artificioso, allora la musica diventa davvero un mondo sconosciuto che merita di essere esplorato.
Valentino Lulli
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