Roma Jazz Festival, un pomeriggio alla scoperta dei nuovi talenti francesi
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Che il Roma Jazz Festival sia un luogo di ritrovo per i grandi nomi del Jazz è un fatto che diamo ormai per scontato, vista la presenza di artisti di richiamo internazionale. Ma questo non vuol dire che anche le nuove generazioni non meritino un occhio di riguardo, specie quando la proposta è veramente originale. E proprio ieri, in un orario pomeridiano, quando il freddo invernale comincia davvero a pungere sulla pelle, abbiamo avuto la fortuna di poter entrare nel teatro Studio per ammirare due incredibili formazioni francesi già vincitrici del concorso Jazz Migration.
Appena arrivati si percepisce subito che sarà uno splendido pomeriggio dedicato al jazz. L’Auditorium brulica di gente che attende l’inizio del concerto nel Teatro Studio, dove già dalle 18 una folla di persone curiose si siede aspettando di ascoltare questi tre musicisti riuniti sotto il nome di Trio d’En Bas:Arnaud Rouanet (sax tenore, clarinetto,voce), Yoann Scheidt (batteria, percussioni, voce) Samuel Bourille (tastiere,fisarmonica,sax soprano, voce). Tre artisti dalle molteplici influenze musicali che amano fondere e mescolare diversi stili. E infatti, appena la musica comincia, ci rendiamo subito conto di trovarci davanti a un gruppo molto coeso che senza mai abbandonare il jazz spazia tra quelle sonorità che si avvicinano notevolmente ala musica di Franck Zappa fino a toccare la musica popolare francese, richiamata anche da strumenti tipici di quella cultura. Ci accorgiamo subito della presenza di pentole su un tavolinetto e poco dopo, quando il batterista estrae la tromba e inizia a suonare seguito da un sound di pentole sbattute, di piatti strofinati e di bottiglie di plastica accartocciate, scopriamo con grande stupore l’arte di suonarle e di improvvisare. Lo spettacolo si conclude con un esilarante gang-musicale dove queste pentole vengo “ammucchiate” sonoramente.
E poi arriva il turno dei Rétroviseur, un quartetto originale proveniente dal CNSM di Parigi composto da Yann Joussein, batterista poliedrico, Fanny Lasfargues, contrabbassista energica, Yoann Durant, sassofonista ambulante e Stèphan Caracci, vibrafonista e percussionista. Dopo un po’ di attesa, causa problemi con l’amplificazione del contrabbasso, ci immergiamo in un suono energico e quasi ipnotico. Fanny Lasfargues suona energicamente creando nuovi suoni mediante l’utilizzo di oggetti incastrati tra le corde del contrabbasso e si spalleggia con Yoann che alternando sax e clarinetto genera delle sonorità quasi surreali seguite da un incalzante ritmo di batteria e da uno xilofono avvolgente. Salta subito all’occhio il ruolo dei fiati, Yoann si muove, esce dalla scena, addirittura suona dai backstage usando i fiati in qualsiasi modo possibile. Suona anche al contrario, usa i tasti per tenere il ritmo, collega l’ancia del sax ad un tubo emettendo dei barriti. Tutto questo per uno spettacolo entusiasmante e vivo che ci ha reso felici di questo pomeriggio All’auditorium alla scoperta del nuovo jazz francese.
Valentino Lulli
Foto di Valentino Lulli
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