Jazz Agenda

Enrico Rava & the PMJL al Roma Jazz Festival

Provate a immaginare qualcosa che si avvicini alla potenza delle forze della natura, qualcosa di simile ad un uragano oppure ad una tempesta che coglie un’imbarcazione in pieno oceano. Provate a immaginare questo e facciamo un attimo mente locale. Forse la sensazione potrebbe fuorviarvi, o mettervi un po’ di inquietudine, ma se tutto questo viene tramutato in musica e se queste energie vengono incanalate nella maniera giusta, allora cambia tutto. E in positivo. Come è accaduto a noi all’inizio del concerto che abbiamo avuto il piacere di ascoltare venerdì scorso all’Auditorium, in cui sono saliti sul palco della sala Sinopoli Enrico Rava & PMJL (Parco della Musica Jazz Lab) nell’ambito del Roma Jazz Festival. Una musica che ci ha trasmesso la stessa sensazione di un fiume in piena che al suo passaggio, invece di distruggere tutto, ti lascia ascoltare il fruscio dell’acqua in movimento.

Immaginate, quindi, che, mentre siete seduti ad aspettare l’inizio di uno spettacolo, si chiudano le luci, dei musicisti salgano su palco velocemente e subito, senza lasciarti il tempo di focalizzare, comincino a suonare con un’energia indescrivibile, con un ritmo potente, senza perdere troppo tempo in chiacchiere…  Ma fermiamoci per un secondo alle presentazioni. Se siete degli amanti del genere, sicuramente conoscerete Enrico Rava e saprete bene che un maestro come lui non ha bisogno di parole inutili. Il PMJL, invece, è un ensemble dei giovani più rappresentativi delle ultime leve, diretto in questo caso dallo stesso Enrico Rava e composto da Mauro Ottolini al trombone, Dan Kinzelman al sax tenore,Daniele Tittarelli al sax contralto, Marcello Giannini alla chitarra elettrica, Giovanni Guidi al pianoforte, Stefano Senni al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria, che non ha niente da invidiare ai big della musica internazionale.

E torniamo alla nostra serata. Come dicevamo tutto comincia con un ritmo arrembante ed aggressivo che ben si adatta all’apertura di uno spettacolo di questo tipo. In prima linea ci sono i fiati che a tratti suonano in modo accorato, a tratti danno spazio all’intervento dei singoli. E poi ci sono gli altri strumenti, come la chitarra elettrica di Marcello Giannini che di certo non se ne sta in un angolino ad aspettare il suo turno, specie quando fraseggia con il trombone di Mauro Ottolini o quando si distorce in alcuni fantastici soli sotto un avvolgente tappeto di fiati. Dunque, un inizio spumeggiante che subito dopo lascia spazio ad un momento più rilassato in cui emerge anche il pianoforte di Giovanni Guidi e dove c’è anche lo spazio per una formazione minimale in cui spiccano proprio il pianoforte, il contrabbasso e la batteria, con gli altri musicisti momentaneamente in disparte come se fossero dei bambini che per la prima volta ascoltano un concerto del genere.

E di capovolgimenti di fronte in questo concerto ce ne sono stati davvero tanti. Per esempio è bello sentire un solo di basso o di batteria sotto un tappeto di fiati, un’inversione fra ritmo e melodia che offre delle piacevoli vibrazioni e che ti fa capire come un gruppo del genere sia dinamico, ricco di potenzialità e come sia divertente cambiare le carte in tavola quando se ne ha la possibilità. E poi di nuovo con un ritmo impetuoso che non dà tregua, che neanche ti fa capire quale sia il passaggio tra un brano ed un altro, che lascia a tutti lo spazio di emergere. E al di là di Enrico Rava, di cui ben conosciamo il valore, tutti i musicisti hanno prima o poi un momento per emergere e per comunicare a suon di note, dai sax, alla chitarra, al trombone e così via. Non c’è qualcuno che primeggia o che emerge rispetto ad un altro perché è l’insieme dei musicisti, unito allo studio degli interventi, che crea quella completezza necessaria ad un organico del genere. Ed è veramente difficile poter ricordare tutte le varie sezioni che hanno composto questo spettacolo così ricco e di momenti differenti, è difficile perché i cambiamenti sono troppo veloci e concitati per essere elencati dal primo all’ultimo.

Inoltre Enrico Rava, che è anche un grande scopritore di talenti, oltre che musicista di fama internazionale, ci ha dato l’impressione di divertirsi veramente tanto all’interno di questo gruppo di giovani musicisti che lo segue come un direttore d’orchestra immerso nel palcoscenico. Il pubblico questo lo capisce e dopo un bis c’è anche tempo per un tris, prima che le luci si riaccendano per dirci che purtroppo è giunto il momento di tornarcene a casa.

Carlo Cammarella

www.davidesusa.com

www.auditorium.com

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