Jazz Agenda

Mike Reed presenta People Places & Things alla Rassegna “COSE”

1
2
3
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
19
21
22
23
51
01/18 
start stop bwd fwd

“La penultima serata che ci regala la rassegna “COSE” ci porta direttamente a Chicago con un progetto diMike Reed: People Places and Things, gruppo nato apposta per studiare e reinterpretare un repertorio poco conosciuto, quello della Chicago della seconda metà degli anni ’50. Una formazione che rappresenta con chiarezza l’attuale “new wave” della Windy City e una conferma di valori essenziali come la cooperazione musicale e l’istinto sperimentale, con un forte punto di riferimento nel passato. Dopo l’album d’esordio, esuberante sguardo al trascorso, il quartetto diviene una delle formazioni cardine del jazz di oggi. Esce infatti nel 2009 About Us, contenente pezzi originali dei componenti e innumerevoli risultano le collaborazioni di spicco tra cui Jeff Parker, Jeb Bishop e David Boykin. Del resto Reed non si è risparmiato nello scegliere due talentuosi sassofonisti quali Greg WardTim Haldeman, che nel corso della serata ci hanno dato prova di saper duettare davvero bene.

 

Trentacinquenne dell’Illinois, Mike Reed (batterista, pianista e compositore) è vicepresidente della AACM (Association for Advancement of Creative Musicians), è curatore di varie rassegne a Chicago, è tra i pochi batteristi leader che eccellono ed è anche componente dei gruppi: Loose Assembly, Exploding Star Orchestra, David Boykin Espanse e del Treehouse Project. L’evento, che tra le altre cose è stato presentato Pino Saulo, giornalista di Radio3, e grande appassionato di Jazz, ha preso vita nella location della “Scuola popolare di musica di Testaccio”, che ha riservato ai suoi ospiti un’atmosfera piacevolmente conviviale. Difatti, durante il pre-concerto, abbiamo potuto intrattenerci assieme ai musicisti sorseggiando del vino e degustando prodotti bio delle campagne laziali. Rigirando a favore lo spazio esiguo dei locali, che in tal modo ha facilitato l’interazione e reso la serata un “privilegio per pochi intimi”.

Il concerto si apre con delle reinterpretazioni; sonorità “nuove” che attingono a piene mani in quella che è la tradizione della musica così detta nera. Accattivanti già di per sé, riescono ad affascinare ancor di più grazie all’intenso e virtuoso scambio di “battute” tra i sassofonisti, che imbastiscono un vero e proprio dialogo tra gli strumenti. Gli assoli si susseguono e alla batteria Reed spiazza tutti con la sua infaticabilità; mentre al contrabbasso Jason Roebke si contorce avviluppandosi allo strumento, estraniandosi dal contesto in una lunga parentesi di concentrazione esclusiva verso il suono. Il passaggio alle proprie creazioni viene presentato dallo stesso Reed, che cerca e crea una certa confidenza col pubblico, con alcuni aneddoti a riguardo. In questa seconda parte i componenti risultano più rilassati, e si concedono con più facilità all’aspetto giocoso. Il proprio repertorio è piacevolmente semplice (in alcuni momenti con richiami inequivocabilmente blues), nonostante venga intervallato da sperimentazioni sonore, in cui i sassofoni “singhiozzano”, accennando appena le note, e la batteria viene suonata con un archetto a stridere sui piatti.

Serena Marincolo

Foto di Valentino Lulli

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Torna in alto