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Live Report: Enrico Pieranunzi al centro culturale San Luigi di Francia

E’ stata, se così la si può definire, una “lezione musicale e in musica” quella che Enrico Pieranunzi ha proposto venerdì 21 gennaio al Centro Culturale San Luigi di Francia. Personaggio eclettico e molto acclamato (si riafferma per il terzo anno consecutivo miglior musicista dell’anno nel referendumTop Jazz proposto dalla rivista Musica Jazz), ha alle spalle una carriera fiorente come pianista, compositore ed arrangiatore. Ha inciso più di settanta cd ed ha collaborato con artisti quali Chet Baker, Lee Konitz, Marc Johnson, Joey Baron, Paul Motian, Charlie Haden, esibendosi nei più importanti festival internazionali. La sua personalità musicale è il risultato del costante parallelismo tra improvvisazione e composizione, che riesce a fondere in maniera impeccabile. Di lui Nat Henthoff ha scritto: “Pieranunzi è un pianista di intenso lirismo, capace di tirar fuori un’idea dietro l’altra e di disegnare linee caratterizzate da una grande chiarezza e logica interna; egli è in grado di swingare con energia e freschezza e, nello stesso tempo, di non perdere mai la sua capacità poetica. La sua musica canta!”. E proprio per questi motivi (e non solo), i 140 posti messi a disposizione dal Centro sono esauriti in brevissimo tempo, lasciando a bocca asciutta non poche persone.

Ponti con la Francia è il progetto con cui l’associazione musicale La Stravaganza partecipa alfestival Suona Francese 2011, promosso dall’ambasciata di Francia in Italia. Pieranunzi ne è il protagonista. Narratore dissacrante ed entusiasta, si rivela un istrione nel raccontarci degli anni, quelli ’20, in cui i giovani musicisti francesi si innamorarono del jazz e ne fecero il simbolo della loro rivoluzione anti-accademica. É il jazz del Gruppo dei Sei: di Joplin, Milhaud, Auric, Poulenc, Johnson, Martinu, Satie, Cocteau (che lo definì cataclysme sonore). Sono gli anni della contaminazione e dell’improvvisazione, in cui il jazz diventa manifesto giovanile e sinonimo di antiaccademismo. Anni in cui Ragtime, Fox-trot e Charleston incarnano i “ritmi” di una nuova libertà espressiva. E Pieranunzi ben riesce ad evocarne la meraviglia e la frenesia.

Non è un concerto quello a cui assistiamo, e neppure un semplice incontro, ma una vera e propria lezione con supporto musicale dal vivo. Il pianoforte come unico tramite tra il presente e quegli anni, tra il pubblico e il palco. Gioca con la musica presentando ogni brano con slancio ed orgoglio. Espone la sua ricerca musicale proprio come un maestro farebbe con i suoi alunni, tentando ogni espediente per coinvolgere gli animi. E riscuotendo ovviamente il massimo del successo! Come i personaggi di cui ci racconta, anche Pieranunzi rifugge le convenzioni, tenendo banco con la sua ironia. Non si risparmia,si prende in giro quand’è il momento di “sfoggiare” il suo francese imperfetto e sorride nel constatare di aver creato un’atmosfera quasi conviviale. E noi, che abbiamo avuto l’onore di assistere al suo soundcheck e di poter chiacchierare con lui, abbiamo la certezza di quanto sia genuina questa informalità. Ci accompagna nello sperimentare la visualizzazione musicale, calandoci nella musica, nel periodo storico, nei sentimenti dell’epoca. Non v’è dubbio, ne riemergiamo scolari felici!

Serena Marincolo

Foto di Valentino Lulli

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