“Back in Rome” si riunisce al 28divino
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“Back in Rome” non è soltanto il nome di un quartetto, ma un vero e proprio appuntamento tra amici che dopo tanto tempo si ritrovano per suonare insieme. Un ‘occasione resa possibile grazie al rientro a Roma del contrabbassista Fabrizio Cecca, residente a Parigi da tempo, che insieme agli altri membri del quartetto, venerdì scorso, è salito sul palco del 28divino. Di lui possiamo dire che è attivo sulla scena musicale fin dai primi anni ’70 al fianco di musicisti come Nicola Stilo, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli e Sergio Caputo. Proseguiamo dicendoche a metà degli anni ’90 fa parte della Big Band della scuola popolare di musica di Testaccio e che dal 2005 fonda un proprio gruppo, “Sextet Machine”, che esegue le sue composizioni. Vincenzo Lucarelli, ,pianista del gruppo, studia alla Manhattan School of Music di New York dove ha la possibilità di suonare in numerosi locali con musicisti affermati della scena newyorkese. Tornato a Roma nel 2003, incide il suo primo disco New Cycle Mood e dal 2004 ha la possibilità di farsi conoscere e apprezzare a livello internazionale in diversi festival ed eventi. Massimiliano de Lucia, alla batteria,comincia la sua esperienza nel mondo della musica suonando con gruppi che gravitano nell’ambito della musica pop-rock. Nel 1991 si trasferisce a New York per approfondire il linguaggio della musica latino americana e jazz, diplomandosi presso il Drummer’s Collective. Una volta tornato in Italia, collabora sia in studio che dal vivo con musicisti italiani e americani, svolgendo una intensa attività concertistica su tutto il territorio nazionale. Nel 2003 registra il CD del sassofonista Paolo Cerrone “For a Trip” e adesso suona stabilmente nel trio della pianista Silvia Manco. Come ospite, ormai habitués, troviamo Francesco Lento alla tromba.
Come dicevamo, ad ospitare questi 4 musicisti, ci ha pensato il 28divino, che con la sua impeccabile accoglienza ha trasformato la serata in un momento di scambio culturale e di piacevole ascolto. E infatti, ciò che ci ha stupito maggiormente della musica di questo quartetto, è stata la commistione di età e di caratteri, quasi a voler rimarcare che la musica, e in questo caso il jazz, non ha “tempo”. Non a caso il repertorio che abbiamo ascoltato, anche se principalmente basato su standard jazz di Charlie Parkero Dizzy Gillespie, si lascia influenzare dalla bossanova, dal blues, dal bebop, mantenendo una costante vena swing. Per non scadere nello scontato e dare movimento ai brani stessi, il quartetto ha proposto delle rivisitazioni di alcune ballad in chiave swing, dove la tromba, che funge da “voce” solista del gruppo, genera un’ impronta del tutto particolare. E sono proprio la tromba ed il pianoforte gli strumenti che innescano un gioco di “botta e risposta” che rende lo scorrere dei brani trascinante, simbolo di un ottimo affiatamento. Non c’è bisogno che gli artisti parlino o che ci spieghino quali territori della musica stiano esplorando mentre si trovano lì sul palco, perché il loro esperimento musicale si spiega benissimo da solo. E a noi non resta che chiederci: a quando la prossima reunion?
Serena Marincolo
foto di Valentino Lulli