JAZZ AGENDA

A+ A A-

Stefano di Battista Quartet in concerto all'Alexanderplatz Jazz Club

  • Pubblicato in Pagina News

Una imperdibile notte di Jazz il 2 giugno prossimo in via Ostia 9 con il quartetto capitanato da Stefano Di Battista che sarà di scena presso l'Alexanderplatz Jazz Club di Roma. Insieme a lui sul palco grandi musicisti quali Andrea rea al pianoforte, Gino del Prete alla batteria e special guest Dario Rosciglione. 

Ingresso €15 inclusa una consumazione

Free Entry per chi cena 

PRENOTA (dopo le 18:00)

Leggi tutto...

Live report: Nicky Nicolai e Stefano di Battista Jazz Ensemble aprono Parioli in Musica

nicky_concert-362
nicky_concert-381
nicky_concert-383
nicky_concert-403
nicky_concert-410
nicky_concert-417
nicky_concert-440
nicky_concert-449
nicky_concert-452
nicky_concert-467
nicky_concert-475
nicky_concert-483
nicky_concert-486
nicky_concert-498
nicky_concert-519
nicky_concert-562
nicky_concert-582
01/17 
start stop bwd fwd

Non poteva che cominciare nel migliore dei modi il Festival “Note di Lunedì Parioli in Musica” che lo scorso lunedì ha preso vita al teatro Parioli Peppino de Filippo. Una storica location da tempo consacrata alla televisione che torna a dare spazio alla cultura e soprattutto, per quello che ci riguarda, al grande Jazz. A calcare il palcoscenico in questa splendida serata, che ci ha regalato due ore di spensieratezza in un grigio lunedì di pioggia, ci sono stati due ospiti di eccezione: la vocalist Nicky Nicolai e Stefano di Battista con il suo jazz ensemble. Il concerto comincia con un momento molto intino scandito dalle note di un pianoforte e soprattutto dalla voce profonda di Antonella Lupi, giovane cantante apparsa anche a Sanremo, che per qualche minuto riesce ad incantare una platea gremita ed un teatro che sebbene sia lunedì è già tutto pieno.Poi la parola passa ai protagonisti veri e propri e soprattutto alla voce di Nicki Nicolai e al sassofono di Stefano di Battista. Si comincia con un brano tratto dall’ultimo album della cantante: “Più Sole”, una melodia allegra, spensierata che per uno strano caso del destino, visto che fuori pioveva veramente tanto, ci fa sorridere un po’ facendoci dimenticare il maltempo. 

Si passa poi ad un’atmosfera più intima per poi raggiungere i ritmi incalzanti del brano “Dall’Inizio dei Finali”, forse il migliore di tutta la serata, che ci fa respirare il clima tipico delle big band. Un ritmo incalzante e un groove deciso ci trasportano a suon di note dall’altra parte dell’oceano, magari un’altra epoca o in un’altra città. C’è anche il tempo per un’ospite d’eccezione, Eddy Palermo che salito sul palcoscenico ci offre un altro momento di intimità, accompagnando la voce, in questo caso soffice, di Nicky Nicolai con il brano “E se domani”. E non poteva mancare in una serata come questa un omaggio al grandissimo Lucio Dalla, scomparso da pochi giorni, con il brano che forse rappresenta maggiormente l’universo disegnato dal cantautore. Con le note di Piazza Grande, infatti, Nicky Nicolai canta accompagnata dal pubblico ricordando un amico, un musicista, un genio. Insomma, una serata divisa in vari momenti dove gli unici fili conduttori sono la voce di Nicky Nicolai, sempre grintosa e piena d’energia, e soprattutto il sassofono di uno strepitoso Stefano di Battista che durante questo lunedì di pioggia ci hanno regalato un concerto dedicato al grande jazz, ma anche alla musica d’autore. Decisamente un buon inizio per una rassegna appena nata che ha dalla sua parte un cartellone ricco di musicisti e soprattutto ricco di jazz.

Carlo Cammarella

Foto di Paolo Soriani

Leggi tutto...

Live Report: “Body & Soul”, si apre il festival della Casa del Jazz

tributo_1-copia
tributo_11-copia
tributo_18-copia
tributo_20-copia
tributo_21-copia
tributo_22-copia
tributo_27-copia
tributo_28-copia
tributo_31-copia
tributo_32-copia
tributo_33-copia
tributo_39-copia
tributo_40-copia
tributo_41-copia
tributo_43-copia
tributo_49-copia
tributo_50-copia
tributo_51-copia
tributo_6-copia
tributo_9-copia
01/20 
start stop bwd fwd

L’apertura, martedì 21, del “Casa del Jazz Festival”, porta sul palco un evento davvero speciale: a ridosso dell’uscita nelle sale cinematografiche del film documentario di Michael Radford, Michel Petrucciani “Body & Soul”, un omaggio a questo eclettico artista da parte di alcuni musicisti che l’hanno accompagnato durante la sua carriera. Giampiero Rubei, direttore del festival, è riuscito a cogliere nell’organizzazione, ciò che avrebbe fatto sentire a proprio agio tutti i tipi di cultori del jazz; dai “classicisti” alle nuove generazioni, usufruendo del prato antistante con il palco come anello di congiunzione. È proprio da questo particolare che si può già intuire la varietà di pubblico che l’evento è riuscito ad attirare: c’è chi è arrivato molto presto per accaparrarsi i posti più vicini ai musicisti, chi aspetta seduto ai tavoli del bar sorseggiando un aperitivo, chi cena sulla terrazza del ristorante, chi fa la fila per mangiare un kebab (Già, un kebab! Ottimo e di poco intralcio rispetto al vassoio della tavola calda, se ad un certo punto fossero finiti i tavoli e bisognasse sedersi dove capita), e chi chiacchiera direttamente sdraiato sul prato in attesa che comincino a suonare. Questa è, a grandi linee, l’istantanea che abbiamo “scattato” appena varcato il cancello d’ingresso. Non che prima non fossimo riusciti ad intuire che rilevanza avesse l’avvenimento, data la fila di macchine e scooter parcheggiati lungo tutte le mura Aureliane. Però è nel momento in cui li vedi tutti insieme, lì sul quel prato e non più chiusi e “smistati” nei vari jazz club, che ti accorgi di quanto questo genere sia diventato popolare. Ed è solo pescando dal background di ognuno che si riesce a creare un’atmosfera piacevole per tutti come quella di martedì.

L’arrivo, alle 21, ti permette di godere del giardino ancora illuminato e di passeggiare liberamente alla ricerca del posto migliore. L’allestimento ci risulta semplice ed elegante: gran parte dei posti a sedere partono quasi dal cancello d’ingresso, arrivando fin sotto al palco. Tuttavia si ha la possibilità di camminare ed eventualmente sedersi (sull’erba) sia di lato che dietro ad esso. Più giù sono stati sistemati due gazebo con una tavola calda e gli spiedi dei kebab (dove la fila è nettamente maggiore!), mentre la zona bar è subito di fronte l’entrata dell’edificio; i tavolini già pieni da parecchio. Si fa la fila per mangiare o bere qualcosa di modo da non rimanere vincolati a concerto iniziato, si chiacchiera o ci si ferma a guardare il trailer del film (rigorosamente sottotitolato e senza audio per non disturbare il concerto) proiettato in loop su un muro del complesso. Alle 22 il palco si anima ed apre con una breve intervista ad Alexandre Petrucciani, figlio di Michael presente per l’occasione; e con la proiezione di due spezzoni tratti dal film. A breve ecco salire sul palco la prima formazione: al piano Eric Legnini, accompagnato da Manhu Roche alla batteria, Flavio Boltro alla tromba, Pippo Matino al basso, Francesco Cafiso e, a sorpresa, Stefano Di Battista ai sax. Il pubblico è ormai magnetizzato, fa piacere notare che chi continua a chiacchierare lo fa in un bisbiglio; l’aria è per lo più in silenzio e continua ad esserlo fino alla fine del primo set. Durante l’intervallo Silvia Barba, che ha organizzato questo evento in particolare, legge una lettera inviata da Petrucciani a Manhu Roche dagli Stati Uniti. Un’altra clip; questa volta è il trailer. Poi subito pronti a ripartire con la seconda formazione, che vede al piano l’unica artista donna ad esibirsi in questo omaggio, Rita Marcotulli, assieme ad Aldo Romano alla batteria, Furio Di Castri al contrabbasso e nuovamente Flavio Boltro alla tromba. Qualcuno più impavido del pubblico si alza per scivolare fin sotto al palco e guardare la restante parte del concerto lì in piedi. C’è una coppia che balla. L’attenzione è sempre alta. Giunti a fine concerto la gente sembra quasi interdetta, non si alza, come fosse ancora incantata, Silvia Barba sul palco con gli altri sorride e propone un finale improvvisato con tutti gli artisti agli strumenti. La Marcotulli e Legnini suonano a quattro mani, alla batteria Roche e Romano si alternano, ne vien fuori qualcosa di strepitoso, meritevole di tutti gli applausi presi. Tanto che la gente alla fine (questa volta per davvero) sciama verso le auto a rilento.

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

Leggi tutto...

Stefano di Battista women’s land featuring Gino Castaldo inaugura la nuova stagione dell’Alexandeplatz


Quando parliamo di musica, generalmente siamo portati a credere che un compositore per prima cosa scriva la parte melodica. Magari potremmo dire che è stato ispirato da un’immagine, da qualcosa che lo ha attirato, dal ricordo di un viaggio, da un paesaggio particolare, ma è raro che dietro ad un insieme di composizioni (quelle che poi possono dar vita ad un CD) ci sia un pensiero ben strutturato. Forse detto in questo modo, questo concetto potrebbe sembrare un po’ artificioso, ma questo succede soltanto quando parliamo di musicisti che hanno l’estro o l’intelligenza per creare qualcosa con solide fondamenta.

Perché questo preambolo così noioso? Effettivamente basterebbe esporre le cose così come si sono svolte o descrivere uno per uno i brani della serata che stiamo per raccontare, ma a dir la verità la cosa ci è sembrata un po’ riduttiva. E allora partiamo dall’inizio e diciamo che innanzitutto la riapertura dell’Alexanderplatz non poteva che offrire uno spettacolo migliore con il ritorno di Stefano di Battista, sassofonista di fama internazionale, che ha presentato il suo nuovo progetto Women’s Land. Insieme a lui sono saliti sul palco Roberto Tarenzi, al pianoforte, Dario Rosciglione, al contrabbasso, Roberto Pistolesi, alla batteria, e c’è stata anche la partecipazione straordinaria diGino Castaldo, uno dei critici musicali più importanti in Italia.

E così siamo arrivati al nodo cruciale. Ogni brano proposto dal quartetto è stato introdotto da una lettura di Gino Castaldo: sono le donne del passato, quelle che hanno lasciato il segno nella storia, le protagoniste delle composizioni, ognuna legata al suo tempo, alle sue tradizioni, alla sua natura e anche alla musica del periodo in cui è vissuta. Ed ecco svelato il motivo per cui dietro alle musiche di Stefano di Battista c’è un pensiero ben strutturato, perché queste donne, che siano Anna Magnani, Rita Levi Montalcini, o Lara Croft, hanno preso vita proprio grazie all’ispirazione di un gruppo di musicisti che si sono calati, momento per momento, in epoche, mondi e culture diverse.

Dunque, tornando alla splendida serata che venerdì scorso abbiamo avuto il piacere di vedere all’Alexanderplatz, diciamo che il concerto è cominciato con la descrizione di Rita Levi Montalcini; due note di basso hanno accompagnato la voce di Gino Castaldo che ha iniziato raccontando una parte della vita di questa importante scienziata, quella trascorsa negli Stati Uniti. E poi, dopo questo breve preambolo, è cominciata la musica, il sassofono lentamente è salito d’intensità e ha preso il sopravvento; le parole, ciò che resta del mondo razionale, hanno lasciato il posto alla melodia, all’emotività, all’inconscio del suono. Il brano è cominciato con una melodia molto dolce, per poi approdare in un blues, una musica un po’ nostalgica che ci ha trasportato per qualche istante da un’altra parte, in America, magari quando Rita Levi Montalcini era in vacanza o in una delle sue tante lezioni universitarie. E poi sono arrivate le prime variazioni, la musica si è trasformata in improvvisazione pura fino a tornare al tema originale.

Ma di donne su cui parlare bisogna dire che ce ne sono davvero tante. E quindi è arrivato il turno di Molly Bloom, la Penelope di Joyce, è arrivato quello di Anna Magnani, la cui figura è stata accompagnata da una melodia malinconica che ben si lega all’immagine di una donna fragile e triste. E sempre con un po’ di immaginazione, spaziando da un periodo storico all’altro, il quartetto ci ha fatto avvicinare a Lucy, la prima donna del mondo, passando per Lara Croft, associata ad un ritmo ed una musica più moderni ed incalzanti, fino a raggiungere Coco Chanel, elegante come sempre anche attraverso i disegni del sassofono.

Ogni donna ha una sua musica, un suo linguaggio, qualcosa che la rappresenta o che può essere una fonte di ispirazione. Stefano di Battista questo lo ha compreso perfettamente e per questo ha dato vita ad un progetto del tutto originale, capace di spaziare tra musica e lettura. E quindi, lo possiamo proprio dire, per l’Alexanderplatz non poteva che esserci un’apertura migliore, un modo originale per inaugurare una nuova stagione che sicuramente ci darà modo di apprezzare tanti altri musicisti.

Carlo Cammarella

foto di Mauro Romano

Leggi tutto...

Ischia Jazz Festival: via alla XIII edizione

Torna la grande musica sull’isola di Ischia con la XIII edizione dell’Ischia Jazz Festival, che quest’anno si svolgerà nel periodo delle feste natalizie, dal 23 dicembre al 5 gennaio. Un Evento che già da tempo è diventato un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati di musica questo genere di musica. L’Ischia Jazz Festival nasce nel 1999 da un’idea di Piero D’Ambra, allora Amministratore comunale di Ischia con una grande passione per la musica, che decide di scommettere sulla diffusione della cultura jazz sulla sua isola, organizzando una rassegna di tre giorni di Jazz. Tre giorni di concerti nel maggio di tredici anni fa “galeotti” e il successo della manifestazione non tarda ad arrivare grazie alla presenza di artisti del calibro di Enrico Rava, Paolo Fresu e Roberto Gatto. Da questa prima pietra “musicale” un susseguirsi di edizioni sempre più importanti che hanno fatto ottenere al Festival consensi sempre maggiori. Contemporaneamente all’entusiasmo del pubblico, cresceva quello degli organizzatori, spronati dalle conferme che giungevano non solo dalla gente ma anche dagli esperti del settore, dalla stampa e dai critici musicali, a lavorare incessantemente ad ogni nuova edizione per lasciare un segno. Memorabili sono stati i concerti dei grandi maestri del jazz che hanno suonato ad Ischia: l’anno mirabilis che aprì un nuovo millennio, il suggestivo 2000, per l’Ischia Jazz Festival rappresentò una seconda edizione di grande interesse con il trombettista Fabrizio Bosso e il bassista Aldo Vigorito. 

L’edizione del 2001 toccò l’apice con l’esibizione di Maria Pia De Vito accompagnata al piano da John Taylor. Poi nel 2002 l’estate ischitana diventò incandescente con l’esibizione di Don Byron ed Enrico Pieranunzi. Il 2003 fu sotto il segno del jazz italiano con Enrico Rava, Stefano Bollani, Roberto Gatto, Danilo Rea, Franco D’Andrea, Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco e guest star Renzo Arbore che ritroveremo anche l’anno successivo, il 2004 insieme a Marco Zurzolo, Francesco Cafiso, Javier Girotto ed Enrico Rava. Crescendo il Festival si esteso anche nella durata: tre giorni non bastavano più a contenere l’indomabile energia di sax, trombe e tamburi così si è giunti a coprire quasi l’arco di una settimana e per alcune edizioni ha coperto anche altre stagioni Winter e Spring. Il 2008 rimarrà nelle cronache jazzistiche per il concerto di Archie Shepp, definito da alcuni giornali “la storia del jazz suona sull’isola di Ischia”.

Nel 2009 altra edizione memorabile con la presenza di Billy Cobham, Joshua Redman, Hamid Drake, Greg Hutchinson, Tania Maria e Cedar Walton. La scorsa edizione – quella del 2010 – ha visto protagonisti Eddie Gomez, Omar Sosa, Gonzalo Rubalcaba ed Enrico Pieranunzi con un fantastico tributo a Bill Evans. Questa la storia, ma le pagine da scrivere per l’Ischia Jazz Festival sono ancora tante e l’edizione del 2011 non mancherà di effetti speciali con celebrità mondiali, grandi serate, densa atmosfera e grande musica. La nave della XIII edizione dell’Ischia Jazz Festival cala anche un’ancora nella città eterna con la partnership del Music Inn. Quest’anno infatti lo storico tempio jazz romano incontra l’evento ischitano, un segno di continuità nel nome della grande musica, che quando è davvero grande getta ponti ben oltre il  mare. Di seguito riportiamo la programmazione del Festival

PROGRAMMAZIONE

23 dicembre

Andromeda Turre & Stacy Dillard Quintet

Fabio Morgera Quartet

26 dicembre

Stefano Di Battista Quartet con Gino Castaldo e Nicola Mingo Quartet  

 

29 dicembre

Giulio Martino Quartet

Marcello Allulli e Enrico Zanisi Duo (concerto proposto dal Music Inn)

5 gennaio

Dado Moroni Trio

Latin Trio

6 gennaio

Urban Fabula

Antonio Faraò Trio

Leggi tutto...

Stefano di Battista racconta il suo nuovo progetto Women’s Land

Venerdì scorso avevamo ascoltato all’Alexanderplatz la presentazione del nuovo progetto di Stefano di Battista, Women’s Land, nato dalla collaborazione con Gino Castaldo, uno dei più noti critici musicali italiani. Come abbiamo appreso durante l’esibizione, tutte le musiche sono state studiate per rendere omaggio a quelle figure femminili che hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Per capirne la filosofia e i retroscena, abbiamo approfondito l’argomento con Stefano di Battista, leader di questa nuova formazione.

Stefano, come nasce l’idea di fare questo tributo alle figure femminili?

“Nasce perché in questi ultimi mesi ho notato che tutte le compositrici e cantanti donne nella parte creativa hanno sempre qualcosa di diverso dall’uomo. Inoltre, visto che da poco ho avuto una bambina, una femmina, mi sono catapultato nell’universo femminile e mi piace immaginare come potrà essere lei da grande. Ti faccio un esempio: quando ascolto Joni Mitchell o Rita Marcotulli, sia nelle composizioni che nel modo di suonare o di cantare, riscontro un approccio diverso nella parte creativa e nel modo di esprimere la musica. Tecnicamente non saprei dirti cosa c’è di diverso, ma mi arriva un’emozione differente da quella che percepisco quando ascolto un uomo. Tutto questo mi ha incuriosito e ho cercato di prenderlo come stimolo per scrivere delle cose diverse. Da un po’ di mesi stavo componendo sempre le stesse cose, mi annoiavo, per cui ho pensato che immaginare questo tipo di dolcezza delle donne, potesse darmi nuovi stimoli. Inoltre ho visto che quando penso ad un soggetto in realtà mi vengono delle idee e sono ispirato a scrivere cose diverse.”

Quindi, cosa è nato per primo, il pensiero della figura femminile o la musica?

“Diciamo che la prima cosa che mi ha spinto è stata la curiosità, il cercare di capire cosa ci fosse dietro questo differenza. La curiosità mi ha spinto ad immaginare questi personaggi femminili per poi scrivere qualcosa di diverso. Ovviamente tutto questo l’ho condiviso con Gino Castaldo con il quale sono molto amico e, avendo passato del tempo insieme, abbiamo dato vita ad una specie di avventura volta alla ricerca di questi personaggi e della loro storia. In realtà non abbiamo studiato i personaggi da capo a fondo, ma abbiamo cercato di prendere delle suggestioni che potessero essere traslate in musica.”

E questa parte narrata, che abbiamo ascoltato venerdì, sarà presente nel CD?

“Si, noi metteremo questa parte narrata nel libretto, che sarà curato da Gino Castaldo stesso, e quindi, ogni donna sarà raccontata da un uomo, attraverso la visione di noi uomini e attraverso il modo in cui noi l’abbiamo raccontata sia con le parole che con la musica. Tutto questo per dare vita ad un progetto che sprigioni amore nei confronti della donna e nei confronti della figura femminile. Lo possiamo definire tributo, oppure omaggio, ma in definitiva, il fatto che io sia padre di una bimba, e che comunque sia sensibile a un certo tipo di realtà femminile, non fa altro che farmi amare le donne in una maniera che potremmo definire spirituale. Il fatto che una donna possa diventare mamma per me è un fenomeno incredibile.”

Quindi, c’è anche qualcosa di autobiografico in questo lavoro?

“Probabilmente c’è anche questo aspetto autobiografico, ma non è l’unico perché non parlo solo di me, ma anche di un immaginario generale che hanno uomini come me e Gino, per esempio.”

Come è avvenuta l’associazione della musica a una figura femminile, avete pensato ad un genere prestabilito?

“No, a volte la musica accompagna il periodo storico del soggetto. Per esempio Rita Levi Montalcini è stata in America e noi ce la siamo immaginata a New Orleans; la parte iniziale del brano, quella un po’ più dolce, diventa un blues proprio perché abbiamo immaginato che Rita Levi, appena arrivata in America, abbia potuto avere delle esperienze d’amore divertenti, scoprendo qualcosa di sé, magari andando in vacanza a divertirsi. Non lo so, ci siamo immaginati una persona che ha fatto delle scoperte in America e l’abbiamo descritta con un ritmo che per eccellenza si usa nel Jazz, il New Orleans. Questo è un parametro che poi ci permette di tornare alla musica un po’ più dolce nella parte finale, che poi è quella che suoniamo all’inizio. Cerchiamo di seguire un po’ l’andamento della storia di ognuna di queste figure femminili.”

Un’ultima domanda, Stefano, quali saranno i prossimi progetti di questo nuovo quartetto?

“Per quanto riguarda i prossimi progetti, contiamo di registrare un album e siamo già in contatto con Caetano Veloso, per avere una partecipazione, con Pat MethenY, se ci riusciamo, e… Con altri artisti, che ovviamente saranno uomini; sarà sempre un omaggio rivolto alle donne, ma visto al maschile. Per il momento credo che questa avventura non finirà mai perché in realtà continuiamo a scrivere brani ogni giorno; siamo arrivati a quindici pezzi, continuiamo a farne di nuovi e forse questo sarà un disco chiamato volume 1, volume 2 e volume 3. Dopo vedremo, intanto ti posso dire che Women’s land per il momento è il mio futuro”.

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS