Valentina Fin racconta l’ultimo album intitolato A chi esita: “Un disco che parla di poesia”.
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Pubblicato dall’etichetta Giotto Music A chi esita è l’ultimo disco della cantante Valentina Fin con una formazione in quintetto completata da Manuel Caliumi al sax, Luca Zennaro alla chitarra, Marco Centasso al contrabbasso e Marco Soldà alla batteria. Un album composto da brani originali in cui i brani si ispirano spesso a poesie della letteratura internazionale. Ecco il racconto della leader di questo progetto.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
“A chi esita” è un disco che parla di poesia. È la terza incisione a mio nome, ma il primo vero lavoro come cantante e compositrice. È costituito da 8 brani originali che vedono l’alternarsi di esposizioni lunghe che danno ampio spazio all’improvvisazione, come “Dreams are dangerous” e “A chi esita”, e brani miniatura come QQ dalle sonorità jazz-rock o “Quasi un madrigale” ispirato all’omonima poesia di Montale. Ho una grande passione sia per l’arte che per la letteratura ed è proprio da questi ambiti che raccolgo le suggestioni che ispirano i testi delle mie composizioni. “Marina cade dal muro”, per esempio, va a musicare, sempre in trio e con atmosfere sognanti e rarefatte, uno dei 18 aforismi del Manifesto d’artista dalla performer serba Marina Abramovic, dedicato al rapporto dell’artista con l’ispirazione. Questo disco vuole infatti essere celebrazione della ricerca interiore, dell’indugiare, un invito a trovare una forma di spiritualità nei suoni della propria esistenza.
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Negli ultimi due anni ho lavorato molto sulla mia identità come artista, riflettendo sulla direzione che volevo prendere. Ho concentrato la mia produzione in composizioni che valorizzassero attraverso il mio medium espressivo, la musica, ciò che mi definisce come artista: la commistione tra le arti. La grossa spinta creativa è arrivata a fine 2021 quando ho vinto il concorso “Tomorrow’s Jazz” di Veneto Jazz e poi nel 2022 con il secondo premio a Riga Jazz Stage. Grazie a questi riconoscimenti, ho fatto un tour europeo, per il quale ho potuto presentare la mia musica. Ed è così che ho iniziato a fare delle session prima in trio con Luca Zennaro alla chitarra e Marco Centasso al contrabbasso, che sono i due musicisti con cui ho iniziato, orchestrando poi i brani per una formazione più ampia, con una ritmica completa e un solista: Marco Soldà alla batteria e Manuel Caliumi all’alto sax. L’ampliamento dell’organico è stato parte integrante del processo creativo per costruire un sound il sound completo e coerente con la mia idea di musica.
Per una band o per un artista, un disco può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza. Per te cosa rappresenta?
“A chi esita” è un milestone nel lungo percorso che è la scoperta della mia identità artistica. Nell’ambito del project management milestone segnala un importante punto di arrivo (e di partenza) nel ciclo di un progetto. Un’artista si scopre e si dichiara, ma poi riparte, si riscopre e si rinnova. Questo disco è per me un importante traguardo, ma un punto di partenza nel più ampio progetto di ricerca su sé stessi che è proprio di ogni musicista.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?
Sono molti e non solo musicali. Trovo profonde ispirazioni in ambiti artistici come l’arte visiva contemporanea, la performance e la poesia. Dal punto di vista musicale un chiaro riferimento è Norma Winstone nel suo trio con John Taylor e Kenny Wheeler, ma anche Fred Hersch e il suo incredibile lirismo. Vorrei citare anche il mondo del cantautorato italiano che è stato fondamentale nella mia crescita artistica, in particolare la musica di Luigi Tenco.
Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi, quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
Spero di portare in concerto questo progetto il più possibile. La performance dà molto spazio all’improvvisazione, che crea delle aperture rispetto alla musica scritta e sono curiosa di vedere cosa può succedere. Il concerto di release che abbiamo fatto sabato 14 gennaio Al Vapore Bar e Musica di Mestre, ha dato il via a quello che spero sarà un tour estivo e autunnale nel 2023. Mi piacerebbe anche tornare all’estero e portare la mia musica fuori dai confini nazionali dopo l’esperienza positiva dello scorso anno. Infine, non voglio smettere di scrivere per questo ensemble.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Il 22 aprile saremo negli studi Rai per un live a Piazza Verdi (se si può dire) mentre il 4 maggio al Circolo Nadir di Padova. Di nuovi progetti in cantiere ce ne sono: sono stata selezionata come mentor per il programma ECSA-AEC Mentorship Programme 2022-2023 dedicato a compositrici e cantautrici, organizzato congiuntamente da European Composer and Songwriter Alliance, AEC European Association of Conservatoires e European Jazz Network. Già il 20 e 21 marzo sarò a Bruxelles per cominciare e non vedo l’ora. Ho inoltre alcuni dischi in cantiere: un lavoro inciso nel 2021 insieme al pianista Stefano Battaglia che contiamo di far uscire nel 2023, un progetto in voce e quartetto di fiati dedicato ai compositori americani di musica contemporanea del ‘900 capitanato da Rossano Emili, un lavoro che unisce musica barocca e improvvisazione libera.