Jazz Agenda

Carlo Cammarella

Carlo Cammarella

Giuseppe Venezia: ‘Anteprima nazionale del disco un momento molto atteso’

Si svolgerà a Roma giovedì 17 ottobre presso il Boaud Aire la prima tappa del tour di presentazione del disco di Giuseppe Venezia intitolato I’ve been waiting for you che uscirà il giorno seguente per l’etichetta Gleam Records. Ad accompagnarlo in quella che possiamo considerare una vera e propria anteprima ci saranno il polistrumentista lucano Attilio Troiano, al sassofono tenore e flauto, il pianista pugliese Bruno Montrone, il batterista lucano Pasquale Fiore e Fabrizio Bosso alla tromba. Ne parliamo a tu per tu con Giuseppe Venezia.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del concerto di presentazione del tuo disco a Roma: ci vuoi dire come si svolgerà e anche quali saranno i principali brani che suonerete?

"Il concerto a Roma si terrà al Bouad Aire, un club meraviglioso in vicolo del Conte, 52. Non vedo l'ora di presentare in anteprima nazionale alcuni brani del mio album e festeggiare l’uscita del disco su tutti gli store digitali, allo scoccare della mezzanotte. È un momento che attendo con grande entusiasmo, un momento di celebrazione, di connessione, e non vedo l'ora di viverlo insieme al pubblico presente.

Vorrei essere più specifico sulla scaletta, ma spesso si finisce per suonare altro rispetto a quello che si è deciso e ci si adatta all'energia che si percepisce dal pubblico. Ogni sera racconta una storia nuova e diversa.

Sicuramente suoneremo la title track “I’ve been waiting for you”, un brano dedicato a mio figlio, insieme a “Song for Gerald” e “Messaggeri”. Chi lo sa? Magari eseguiremo tutti i pezzi… o forse no. Per scoprirlo, vi invitiamo a essere tra il pubblico quella sera!"

In questo disco ci sono tanti musicisti di spicco, tra cui spicca la presenza di Fabrizio Bosso: ci vuoi raccontare anche le ragioni per cui hai scelto questi partners di viaggio?

"Scegliere i musicisti per questo progetto è stato un processo istintivo e profondamente personale. Ho avuto la fortuna di collaborare con artisti straordinari sia in Italia che all'estero, ma quelli che compongono la mia band sono prima di tutto amici fraterni, con i quali ho condiviso non solo la musica, ma anche momenti significativi della mia vita.

Attilio, per esempio, è un polistrumentista dal talento cristallino che conosco dall'infanzia; con lui ho mosso i primi passi nella musica, e posso davvero definirlo il mio migliore amico. Il nostro legame si riflette nel suono che creiamo insieme, un’intesa che va oltre le note scritte.

Pasquale è un altro pilastro del gruppo. L’ho visto crescere musicalmente e sin dai suoi esordi ho cercato di coinvolgerlo nei miei progetti. La sua energia e il suo talento lo stanno portando a diventare uno dei batteristi più richiesti in Italia, e avere la possibilità di suonare con lui è una gioia.

Bruno, invece, è il pianista che ogni musicista desidererebbe avere al proprio fianco. La sua eleganza e preparazione lo rendono uno degli accompagnatori più raffinati del panorama musicale italiano, oltre a essere un solista incredibile. La sua presenza arricchisce ogni performance.

E poi c'è Fabrizio Bosso, la cui partecipazione al disco è nata in modo inaspettato e meraviglioso. Lo invitai a un concerto e, mentre discutevamo della musica, mi chiese se poteva provare alcuni dei miei brani. Dopo aver suonato insieme, mi sorprese dicendo che gli sarebbe piaciuto registrare un disco con noi. È un’occasione rara che non capita tutti i giorni, e ho colto l'opportunità di cementare la nostra amicizia attraverso la musica.

In definitiva, ognuno di questi musicisti porta qualcosa di unico al progetto, non solo in termini di abilità, ma anche di connessione umana. Insieme, abbiamo creato qualcosa di davvero speciale."

Parlaci anche dello stile di questo disco e soprattutto del tuo approccio al jazz?

"Definire uno stile unico per questo disco è una sfida, poiché ogni brano racconta una storia a sé. Certamente, la tradizione jazzistica è una presenza forte, ma ho cercato di fondere elementi classici con sonorità contemporanee che rispecchiano il mondo attuale. Brani come “Blue Bird” e “Messaggeri” sono profondamente radicati nel Be-Bop e Hard-Bop, ma ci sono anche pezzi che esplorano colori e atmosfere diverse, che forse non avrei incluso in un progetto più filologico.

Credo che queste diversità arricchiscano l’ascolto, offrendo un viaggio musicale che si snoda attraverso paesaggi sonori in continua evoluzione. Ogni brano invita l’ascoltatore a immergersi in un’esperienza nuova e stimolante.

Il mio approccio al jazz è piuttosto singolare. Ho iniziato a "comunicare" attraverso la musica ancor prima di suonarla. Da bambino ho studiato pianoforte, ma poi ho abbandonato; è stato durante il liceo, insieme al mio amico Attilio, che abbiamo iniziato a esplorare album di fusion e jazz moderno, accendendo la mia curiosità per le origini del jazz. 

In prima liceo, ero affascinato da Pat Metheny e Chick Corea, mentre in quinto anno ero ossessionato dal trio di Oscar Peterson, Erroll Garner, Monk e Miles Davis.

La cosa più bella è stata la progressione del mio ascolto: scavando nel passato, ho imparato ad apprezzare e comprendere meglio la musica moderna. Ogni scoperta ha ampliato la mia visione e la mia sensibilità musicale, permettendomi di approcciare il jazz con un'apertura e una ricettività che spero si riflettano nel disco."

Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

"La nascita di questo progetto è stata un viaggio affascinante, che si è sviluppato in diverse fasi. Inizialmente, ho dedicato molto tempo alla scrittura dei brani, ce ne sono alcuni che non sono rientrati nella scaletta di questo disco ma che sono certo troveranno spazio per un progetto futuro. Un processo intimo che ha richiesto riflessione e introspezione. 

Successivamente, ho condotto diverse session con musicisti diversi da quelli che oggi compongono la band. Queste esperienze sono state cruciali per orientarmi sulla direzione musicale da prendere e per affinare gli arrangiamenti.

Tuttavia, non è stato un percorso facile. Ero costantemente impegnato in altre collaborazioni come sideman, il che complicava il mio tentativo di ritagliarmi del tempo per concentrarmi su questo progetto.

Il cambiamento è avvenuto quasi per caso, durante un concerto con Fabrizio e gli altri musicisti. In quel momento, ci siamo ritrovati a suonare alcuni dei brani del disco, e tutto è diventato chiaro: il materiale musicale sembrava pronto da sempre. Era come se avessimo finalmente trovato il giusto equilibrio e la giusta alchimia.

Questa esperienza mi ha insegnato quanto siano importanti le persone giuste in un progetto musicale. Non posso che esprimere la mia gratitudine verso questi straordinari musicisti, che hanno contribuito in modo fondamentale al disco. Hanno portato la loro energia, sensibilità e talento, arricchendo il mio lavoro in modi che non avrei potuto immaginare. È stato un vero onore condividere con loro questo viaggio creativo."

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti vengono in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

"Ho sempre considerato me stesso fortunato, perché la musica è stata una presenza costante nella mia vita fin da bambino. Anche se nella mia famiglia non ci sono musicisti, ogni parente aveva la sua passione per artisti diversi, e io cercavo di scoprire chi potesse risuonare di più con me. Così, fin dalle elementari, ho esplorato una vasta gamma di generi, dal pop al rock, passando anche per la musica classica. Non pensavo di diventare un musicista; ascoltavo per pura gioia, divorando cassette e CD.

Durante gli anni del liceo, però, la mia curiosità per il jazz è esplosa. Ho iniziato a dedicare ore ad ascoltarlo, assorbendo i grandi classici. Anche se non avevo ancora scelto di suonare il contrabbasso, già cantavo gli assoli dei maestri, affascinato dalle loro melodie.

Parlare di influenze musicali è sempre complicato, perché molti artisti hanno segnato il mio cammino. Se devo citarne alcuni, non posso non menzionare John Patitucci, il cui album "Mistura Fina" ha rappresentato una vera svolta per me. La fortuna di conoscerlo e diventare amici ha aggiunto un valore inestimabile alla mia carriera; è un grande musicista, ma ancor di più, una persona eccezionale.

Ray Brown è stato un eroe per me per decenni, insieme a Paul Chambers, Sam Jones, Jymie Merrit, Wilbur Ware e Scott LaFaro, ognuno con il proprio bagaglio di insegnamenti. 

Oggi, uno dei musicisti che ammiro di più è Gerald Cannon, a cui ho dedicato un brano nel mio disco, “Song for Gerald”. Gerald non è stato solo un maestro; è diventato uno dei miei più cari amici e mentori. Incontrarlo ha rappresentato una vera benedizione, arricchendo il mio percorso musicale”.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche altro concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

"Assolutamente! Ho in programma tanti concerti di presentazione del mio disco, con date già fissate fino a marzo 2025. Ogni volta che salgo sul palco con questi straordinari musicisti, sento che è un regalo unico, e non vedo l'ora di condividere questa esperienza con il pubblico.

In parallelo, ho diverse collaborazioni entusiasmanti in arrivo, che mi vedranno impegnato come sideman in tour dal vivo nei prossimi mesi. Sarà una bella sfida incastrare le date per presentare il mio disco con tutti questi progetti, ma sono pronto a fare tutto il necessario!

In aggiunta, ci sono registrazioni in cantiere in cui sarò ancora una volta sideman, e sto già lavorando al mio prossimo progetto, un disco in piano trio. Anche se non posso rivelare troppo, posso dirti che il futuro è pieno di avventure musicali che non vedo l’ora di abbracciare e vivere con passione."

 

B.I.T.: ‘Puccini my love un omaggio al compositore e un esperimento audace’

Dopo un tour estivo negli Stati Uniti, con diverse tappe importanti, e una presentazione alla Casa del Jazz, la pianista Manuela Pasqui e la sassofonista Danielle Di Majo, ovvero il duo B.I.T., ci raccontano il loro nuovo disco “Puccini, my love”. Un progetto pubblicato da Filibusta Records che chiaramente rappresenta una dedica al grande musicista italiano in occasione del centenario dalla sua morte. Inutile dire, dunque, che siamo di fronte a un esperimento, a nostro avviso ben riuscito, in cui il jazz incontra la musica classica. Ne parliamo direttamente con Manuela e Danielle.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

E' un omaggio a Giacomo Puccini, un compositore all’avanguardia musicalmente e comunicativamente, che a cavallo di due secoli ha rappresentato l'Opera Italiana, plasmando l'immaginario collettivo e seminando melodie entrate a fare parte dell'immaginario collettivo italiano e mondiale (basti pensare agli innumerevoli film e pubblicità che hanno utilizzato e utilizzano, le sue musiche).

Abbiamo fuso la nostra sensibilità creativa con la musica lirica di Puccini, in un esperimento audace, che offre una nuova prospettiva sulle sue opere. Questo evento è particolarmente significativo in quanto si è svolto nel centenario dalla morte del Maestro toscano, celebrando il suo impatto duraturo sulla musica. Ogni brano è reinterpretato con arrangiamenti originali di Manuela, mostrando come la musica di Puccini possa essere trasformata e rinnovata attraverso diversi stili e interpretazioni. A spingerci in questa operazione è stata anche la sua visione del femminile. Le donne da lui raccontate, infatti, rivelano molti elementi moderni e di certo hanno ispirato la generazione delle donne a lui contemporanee e hanno contribuito a plasmare la percezione del pubblico sul ruolo stesso delle donne, offrendo esempi di figure femminili più pronte ad auto-determinare la propria condizione. Non mancano nel progetto i brani originali che sono il filo di connessione con il lavori precedenti e con quelli futuri.

Avete appena realizzato un tour in America. Raccontateci anche come andato e quali sono state le vostre emozioni!

Si! L'uscita di questo terzo album diB.I.T. (Manuela Pasqui e Danielle Di Majo, “Puccini, my love” per Filibusta Records, distrib. fisica IRD, distrib. digitale Altafonte Italia), dedicato a Giacomo Puccini, è stato presentato in anteprima con un sold out alla Casa del Jazz di Roma, e come dicevi, portato in tour negli USA tra maggio e giugno 2024:

29/05 Abramson Family Auditorium di NYU – Washington DC (Istituto Italiano di Cultura di Washington), 30/05 Fulton Street Collective – Chicago (Istituto Italiano di Cultura di Chicago), 2/06 Bobstop club Cleveland (Ohio), 4/06 Festa della Repubblica - Chicago, 7/06 Artitlab Jazz Festival – Madison (Wisconsin)

E' stata un'esperienza di grande impatto emotivo per noi: abbiamo incontrato un pubblico entusiasta in ognuna delle nostre tappe e questo ci ha molto gratificate artisticamente. E' una soddisfazione quando puoi condividere il tuo progetto musicale con un largo pubblico di differenti provenienze culturali, e soprattutto quando senti che è avvenuta la magia della musica, la comunicazione oltre il linguaggio verbale. E poi ci siamo divertite da matte!!! 

Parlateci adesso di voi: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Ci siamo incontrate nel 2019,  suonando insieme nel quartetto Kind Folk. Fin dall'inizio è nato un legame speciale, una grande sintonia e abbiamo scoperto di condividere gli stessi obiettivi artistici. Dopo quel primo incontro abbiamo cominciato a lavorare in duo e da allora non ci siamo mai fermate, neanche durante la pandemia; in questa formazione  abbiamo già registrato tre album per la Filibusta Records, nel 2021 e nel 2023. Il primo album del duo B.I.T. (Back-in-Time) “Come Again” era basato su una nuova interpretazione di materiale tratto da repertori classici e canzoni originali. In questa fase la nostra intenzione era quella di costruire un suono e un lirismo personali, oltre a sviluppare un linguaggio musicale comune. Il nostro secondo album “Equilibrismi” era una raccolta esclusiva di brani originali. Ha fornito un terreno fertile per approfondire l’espressivita’ melodica e l'arte dell'interazione dialettica tra i nostri due strumenti musicali. Il risultato di una ricerca continua e profonda, sia compositiva che improvvisativa. Ora c’è “Puccini, my love”.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?

Fotografia di un momento. Stiamo lavorando per crescere artisticamente come duo e individualmente e i dischi rappresentano delle istantanee, come i segni sul muro che si fanno per misurare la crescita dei bambini di casa.

Cosa vi ha spinto ad approcciarvi con Puccini?

L’idea di fondere l’improvvisazione jazzistica con la musica lirica di Puccini nasce dal desiderio di affondare nelle radici della nostra tradizione musicale. Sai, le nostre nonne ci cantavano le arie di Puccini invece delle ninna nanne. E' stato per noi un viaggio nel tempo, un modo per ricordare e riscoprire le generazioni precedenti le nostre. Insomma, un lavoro archeologico ispirato da curiosità e tenerezza. Siamo inoltre entrambe delle musiciste proveniente dagli studi classici e questo lavoro di fusione tra i grandi del nostro patrimonio musicale e il linguaggio improvvisativo, è una cifra stilistica che offre molti spunti creativi.

Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

Stiamo già lavorando a un nuovo progetto, anzi a due nuovi progetti! Il prossimo B.I.T. , dedicato alla poesia e un progetto in quartetto di cui manteniamo ancora il segreto.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Come dicevo, stiamo preparando il prossimo disco e a Dicembre saremo i sala di registrazione ma non ci facciamo mancare i live, che sono sempre fonte di ispirazione e il 12 ottobre presso il Circolo Arci Writer Monkey, a Monterotondo (RM), il 3 novembre al Moncalieri jazz Fest e nei giorni seguenti, fino al 6, suoneremo sempre a Torino in altri club e teatri (trovate tutte le indicazioni sui nostri siti www.danielledimajo.comwww.manuelapasqui.com e sui nostri social personali e del duo B.I.T.)

 

Come dicevo, stiamo preparando il prossimo disco e a Dicembre saremo i sala di registrazione ma non ci facciamo mancare i live, che sono sempre fonte di ispirazione e il 12 ottobre presso il Circolo Arci Writer Monkey, a Monterotondo (RM), il 3 novembre al Moncalieri jazz Fest e nei giorni seguenti, fino al 6, suoneremo sempre a Torino in altri club e teatri (trovate tutte le indicazioni sui nostri siti www.danielledimajo.comwww.manuelapasqui.com e sui nostri social personali e del duo B.I.T.)

Edoardo Liberati: ‘Turning Point racconta un mio punto di svolta’

Un disco in cui ogni brano racconta una storia attraverso nove differenti ambienti sonori che si intrecciano tra loro, finalizzati al racconto di differenti emozioni e sensazioni. Si presenta così Turning Point, secondo disco del chitarrista Edoardo Liberati uscito per l’etichetta Wow Records. Un lavoro al quale hanno preso parte Dario Piccioni al contrabbasso e Riccardo Marchese alla batteria che, con una grande attenzione alla melodia, fonde il jazz con il rock, la musica contemporanea e altri linguaggi. Ne parliamo a tu per tu con il leader di questo progetto.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: Il titolo Turning Point ha un significato particolare per te?

Ciao Carlo e grazie per l'intervista! Si, il disco Turning Point ha un significato speciale per me. Partendo dal presupposto che ogni disco racconta, descrive e fissa un preciso momento nella vita di un artista, il titolo di questo disco posso definirlo come una piccola auto-dedica al fatto che ho appena compiuto trent'anni. Il titolo, infatti, non è casuale. Turning Point significa punto di svolta. I trent'anni sono sicuramente un passo importante, nella vita di una persona. Al di là del fatto anagrafico, credo che questo disco possa davvero rappresentare un punto di svolta per la mia vita da musicista e compositore, ritenendolo infatti un lavoro più maturo rispetto ai miei precedenti lavori.

All’interno del disco abbiamo potuto riscontrare la presenza di diversi linguaggi e fonti di ispirazione. Ti va di descriverlo ai nostro lettori brevemente?

Assolutamente. Non posso esimermi dal prendere ispirazione dai miei idoli, dai musicisti che ritengo essere punti di riferimento importanti nella mia formazione e nella mia vita. La frase "Steal like an artist" (letteralmente ruba come un'artista), credo che sia molto esplicativa in tal senso. Lungi da me cadere nel plagio, intendo dire che l'ascolto di dischi o brani specifici talvolta innesca in me delle dinamiche che mi portano alla scrittura e al concepimento di un brano. In generale, al di là dell'aspetto jazzistico su cui ovviamente il disco è concepito (essendo la musica jazz parte fondamentale della mia formazione), devo annoverare ispirazioni derivanti da rock, pop, e altri generi. Non a caso (ne parleremo nelle prossime domande) ho scelto di arrangiare un brano dei Red Hot Chili Peppers, celebre gruppo Rock, adattandolo a un contesto di jazz guitar trio.

Raccontaci adesso la storia di questo progetto, come si è evoluto nel tempo e soprattutto la scelta dei musicisti che hanno preso parte alla sua realizzazione… 

Nel disco hanno partecipato i musicisti Riccardo Marchese, alla batteria, e Dario Piccioni al contrabbasso. Ho conosciuto loro in circostanze diverse, e anche in periodi molto diversi della mia vita. Io e Dario ci siamo conosciuti molti anni fa (ricordo che avevo iniziato a studiare e suonare jazz da poco) in occasione di un workshop in Puglia, ad Orsara. Abbiamo subito legato e, nel corso degli anni, abbiamo collaborato in diverse situazioni. Per molti anni però, a causa degli spostamenti dell'uno e dell'altro (ho vissuto in Olanda cinque anni, mentre Dario in Belgio, Spagna), ci eravamo un po' persi di vista, anche se ogni tanto ci incontravamo nelle jam session di Roma, quando tornavo in occasione di vacanze e altro. Essendoci poi ristabiliti a Roma, ho deciso di coinvolgerlo in questo progetto, sentendo molto forte la necessità di realizzare un nuovo lavoro a mio nome.

L'incontro con Riccardo è avvenuto invece durante i nostri studi di biennio presso Siena Jazz. Siamo diventati subito molto amici, abbiamo una visione della musica molto simile. Abbiamo collaborato tanto in formazioni a nostro nome (suoniamo infatti nei progetti dell'uno e dell'altro), e in formazioni di altri musicisti. Nonostante ci conosciamo solo da qualche anno abbiamo registrato insieme già due dischi e fatto due tour in Italia e Olanda. Ognuno di noi è sia side-man che band-leader, e credo che questo sia un grande punto di forza del progetto.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Un disco rappresenta tutte le cose che hai citato. In primis, è una fotografia del momento, uno scan di te stesso in quel periodo preciso. Al tempo stesso, però, è l'inizio di un qualcosa, professionalmente parlando. Dal momento della pubblicazione, infatti, si può dire che inizia il vero lavoro di promozione nei vari ambiti e settori (concertistico, radiofonico, editoriale).  

In questo disco c’è un brano che rappresenta un omaggio al grande John Scofield. Quali sono i musicisti a cui ti ispiri, dunque, e che nel tuo bagaglio culturale sono stati davvero importanti?

 John Scofield è per me un enorme punto di riferimento. Ho avuto il piacere di ascoltarlo di nuovo in concerto a distanza di tanti anni dalla prima volta e sono rimasto davvero folgorato. Ho voluto quindi comporre un brano ispirandomi al suo modo di vedere la musica, cercando però al contempo di fare del brano una mia personale sintesi. Sempre ovviamente con grande umiltà ed enorme rispetto. 

Oltre a lui non posso non citare i chitarristi Gilad Hekselman, Lage Lund, Jonathan Kreisberg e, tra tutti, un altro gigante come il pianista Brad Mehldau. Ho avuto la fortuna di ascoltare anche lui in concerto, recentemente, per la prima volta dopo anni e anni di ascolto dei suoi lavori. è stato un concerto veramente toccante.

Gli unici brani non originali, Porcelain e Stardust, sono anch’essi degli omaggi. Ci vuoi spiegare perché questa scelta?

 A differenza del mio primo disco, "Everyday Life", composto interamente da musica originale, in questo disco ho deliberatamente deciso di includere brani di altri compositori. Come prima idea ho avuto quella di arrangiare Porcelain, e devo dire che sono rimasto molto soddisfatto del risultato. I musicisti hanno subito capito che tipo di brano ricercavo, sotto tutti i punti di vista. Brano lento, caratterizzato da un groove reiterato sul quale ho deciso di sorreggere tutto il brano, rullante con un suono molto gonfio, molto grasso (fat snare, in gergo). Anche in studio ho cercato, in fase di mixing, di portarlo in una specifica direzione. 

Stardust, invece, è uno standard , una delle song più belle mai scritte, a mio parere. La melodia è meravigliosa, e anche molto complessa, sorretta da un'armonia altrettanto geniale. Il brano è di Hoagy Carmichael, famoso per aver composto anche Skylark, un'altra bellissima song. Ho deciso di proporlo in chitarra solo, con la mia semi-acustica Ibanez del 1986 (una chitarra più tradizionale come concezione, rispetto alla Gibson 335 che ho usato in altri brani del disco). Una versione di grande ispirazione per me è quella di George Benson nel disco Tenderly, oppure quella del grande Nat King Cole.

Abbiamo notato una ricerca timbrica evidente. In ogni brano spesso la chitarra cambia suono, a seconda del tipo di composizione. Quanto è importante questo aspetto per te?

 Per me è a dir poco fondamentale. Quando ascolto un disco, soprattutto di un chitarrista, vorrei ascoltare una palette timbrica diversa. Vorrei essere sorpreso sia dal punto di vista compositivo, performativo ma anche e soprattutto nella scelta dello strumento. Adoro i dischi dove c'è alternanza di suoni, brani con semi-acustiche (ognuna con un suono ben preciso), brani con chitarre classiche, acustiche o alle volte baritone. Ovviamente non critico chi registra un disco con un solo strumento, anzi, è sicuramente un altro approccio. 

Nel disco turning point ad esempio, essendoci alcuni brani di chiaro stampo Rock/Fusion (tra i quali il brano dedicato a John Scofield, One for Uncle John), ho ricercato l'aggressività tramite il pedale overdrive. In altri brani invece ho lavorato più sulla riverberazione e sull'effettistica di stanza, usando una combinazione sempre diversa di echo e riverbero. Due brani invece sono stati registrati con chitarra acustica, strumento che ritengo fondamentale nel mio playing.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Sono felice di presentare questo lavoro discografico presso la Casa Del Jazz di Roma, il 14 dicembre. Oltre a questo concerto, registrerò un mini-documentario/intervista su invito di David Gauthier, video-maker francese che gestisce un canale di chitarra jazz ben seguito in Francia. In quell'occasione suonerò a Parigi, l'8 dicembre, in duo con il chitarrista Gianluca Figliola. 

Sto portando avanti alcuni progetti in duo, uno con Attilio Sepe, sassofonista, e uno con Federico Bosio, chitarrista. Sono in fase di scrittura e preparazione per un possibile nuovo disco a mio nome, ma vorrei attendere almeno un anno per crescere ulteriormente e per scrivere nuovo materiale che mi convinca appieno. 

 

Linda Gambino: 'Unexpected è un disco che rappresenta un ritorno al jazz’

Un viaggio musicale che attraversa generi ed epoche, dimostrando la versatilità artistica ed eclettismo creativo. In questo modo potremmo sintetizzare Unexpetced, primo album jazz della cantante Linda Gambino recentemente uscito per l’etichetta Filibusta Records. Un titolo che riflette perfettamente l'origine spontanea del progetto, iniziato come un semplice confronto sugli accordi di un brano tra Linda e il chitarrista Andrea Zacchia. È Linda Gambino a raccontarci la storia di questo progetto.

Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

Certo, si tratta del mio album d'esordio e contiene 7 brani di cui tre sono originali e gli altri sono interpretazioni di alcuni standard jazz che mi sono sempre piaciuti. Ho pensato che come album d'esordio fosse giusto registrare anche degli standard per rendere piùfacile al pubblico l'ascolto di un'artista jazz "nuova" e apprezzarne lo stile e la voce su brani che già conosce. Ma desideravo davvero anche far conoscere il mio modo di comporre e scrivere anche nel jazz. Infatti all'interno della cover dell'album ho voluto scrivere una frase "Silence is a lie" cioè "il silenzio èuna bugia" proprio perchéera un bel po’di tempo che non scrivevo niente per varie ragioni e si vede che dentro di me avevo qualcosa da esprimere!

I tre brani originali sono due ballad direi intense e uno swing up tempo con un testo ironico e divertente. Tutto questo in inglese ovviamente perchéèla lingua del jazz e perchéio sono praticamente bilingue avendo vissuto negli Stati Uniti quando ero piccola.

Lo standard con cui l'album inizia èuna versione in 4/4 di "My favorite things": mi piaceva molto l'idea e Andrea Zacchia, con cui ho collaborato nella composizione e realizzazione del disco, ha creato un arrangiamento leggero ma dinamico al tempo stesso e per questo l'ho scelto come primo brano. Anche gli altri standard sono molto "up" e dinamici, mi piace cantare brani veloci!

I musicisti che suonano nell'album sono tutti affermati musicisti della scena romana, io sono romana anche se attualmente vivo a Firenze: Andrea Zacchia alla chitarra, Giordano Panizza al contrabbasso e Maurizio De Angelis alla batteria. Conoscevo solo Andrea Zacchia per precedenti esperienze musicali live che abbiamo condiviso. Gli altri sono stati una piacevolissima scoperta ma li ho conosciuti per la prima volta solo al momento di iniziare a registrare. Ci siamo trovati, anche perchéloro suonano spesso insieme in altre formazioni e progetti.

Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

L'evoluzione èstata rapidissima: come dicevo, dopo circa un paio di anni, un giorno mi sono messa alla mia mini tastiera con l'esigenza di mettere in musica l'ispirazione che avevo avuto; ho fatto un demo e l'ho inviato appunto ad Andrea Zacchia per avere un feedback e dato che lui ha subito apprezzato molto quello che avevo scritto mi ha proposto di registrarlo da lui, in studio e abbiamo iniziato a lavorarci su insieme per migliorarlo armonicamente e arrangiarlo. Poi mi ha detto di scriverne altri e, perchéno, fare un album. Ha poi chiamato i musicisti e dopo poco ci siamo ritrovati tutti a registrare. Tra la prima nota e il completamento della registrazione saranno passati circa due mesi. La collaborazione di Andrea èstata totale e davvero generosa.

Un disco per un'artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Per me rappresenta un ritorno al jazz. Ero partita da lì , se vogliamo tornare parecchio indietro nel tempo, direi che le prime canzoni che ho cominciato ad ascoltare da molto piccola erano brani jazz perchévivevo in Usa a New York, a Washington, a Los Angeles con i miei genitori ed era quella la musica che si sentiva alla radio in tv, nei negozi (certo non solo quella) ma mi èsubito diventata familiare.

Peròèsolo piùtardi, quando sono partita per Boston alla volta della Berklee College of Music, che mi sono immersa nel jazz e ho cominciato a studiarlo e anche a cantarlo. Tornata in Italia ho cominciato ad esibirmi live in duo, trio etc. nei locali di Roma.

Peròpoi ho voluto fare esperienza in altri generi perchéla musica mi piace quasi tutta. Quindi dopo aver scritto brani pop/soul per un lungo periodo, ho sentito la voglia di mettermi alla prova di nuovo con il jazz, ispirata anche dalle cantanti contemporanee uscite negli ultimi anni, molte delle quali, sono tornate a proporre un jazz piùtradizionale, anche se attuale, che èproprio quello che mi piace. Quindi ho ripreso a studiare e anche a scrivere. Un ritorno alle origini insomma.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?

Ne ho alcuni che non provengono dal jazz. Sono stata sempre affascinata dalle voci particolari, scure e dai testi importanti, appassionati, poetici. Una voce che mi ha colpito profondamente èstata quella di Joan Armatrading nei suoi pezzi piùintimi e subito dopo Joni Mitchell di cui ho ascoltato "Hejira" all'infinito, i cui testi mi hanno rapito. Un'altra voce senz'altro èstata Anita Baker e per arrivare a tempi piùrecenti, la mia icona Amy Winehouse, i suoi testi anche se inseriti in brani pop/soul sono inarrivabili secondo me e lei, unica!

Nel jazz invece al primo posto Sarah Vaughn e al secondo Betty Carter cosìfuori dagli schemi e cosìcreativa. Ma certo la prima che mi ha messo sulla strada èstata Ella Fitzgerald.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Voglio scrivere altri brani originali, dopo circa 3 anni di traslochi vari in giro per l'Italia e non solo, finalmente mi sono fermata e proprio oggi ho comprato una tastiera vera (mi ero dovuta accontentare di una mini tastiera che certo non era il massimo) e posso tornare a divertirmi a suonare e comporre. MI piacerebbe anche avere altri musicisti sui miei brani, un sassofono, una tromba, arrangiamenti piùarticolati e sofisticati.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Vorrei portare la mia musica su palchi più grandi e importanti e anche internazionali. La mia, modestamente, ottima pronuncia inglese me lo consentirebbe. E poi al più presto, già magari dal prossimo autunno iniziare con un nuovo album. Vi aggiornerò con le news! Grazie Carlo!

 

Pierluigi Biondi, sindaco Aquila: 'Perdonanza Celestiniana rinnova messaggio di conciliazione'

Si è tenuta martedì 6 agosto 2024, presso Palazzo Margherita all’Aquila, la conferenza stampa di presentazione del programma istituzionale e artistico della 730esima edizione della Perdonanza Celestiniana, che si terrà dal 23 al 30 agosto nel capoluogo abruzzese, recentemente proclamato Capitale Italiana della Cultura 2026. A presentare una settimana ricca di appuntamenti irrinunciabili tra riflessioni spirituali, concerti, spettacoli e rievocazioni storiche, sono intervenuti: il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi; il Direttore artistico, il Maestro Leonardo De Amicis; il Vicesindaco dell’Aquila e coordinatore del Comitato Perdonanza, Raffaele Daniele.

“Siamo qui per rinnovare il messaggio di fratellanza e riconciliazione quantomai attuale alla luce dei conflitti drammaticamente in corso e della situazione in Medioriente sempre più preoccupante. Ma siamo qui anche per raccontare una festa che migliora di anno in anno, che attraversa tanti generi e che vede coinvolte varie generazioni sia della nostra città che dei numerosi turisti presenti che approfitteranno del ricco calendario per godere dei nostri spettacoli” - ha dichiarato il Sindaco dell’Aquila,  - “Sarà come sempre un’edizione tutta da vivere, con l’obiettivo della riconquista degli spazi. Ogni anno durante la Perdonanza si rinnova il messaggio di Celestino e si rinnova la comunità dell’Aquila”, conclude il sindaco Biondi.

 “Le novità di quest’anno riguardano le location e i palchi. La prima novità importante si riferisce all’area di Collemaggio che vedrà l’utilizzo di un palco scoperto che non insisterà sul sagrato della Basilica, con una struttura apribile al centro in modo da garantire una maggiore fruizione durante gli eventi religiosi” - ha dichiarato il Vicesindaco e coordinatore del Comitato della Perdonanza Celestiniana Raffaele Daniele - “Ci riappropriamo di una nuova location che quella di Piazza Duomo che sarà cornice del concerto per i giovani. I cittadini potranno tornare in questo splendido spazio. Un’altra location iconica è quella della Scalinata di San Bernardino che ospiterà due spettacoli”.

Così ha commentato il Direttore artistico, il Maestro Leonardo De Amicis: “Questa è la mia settima edizione della Perdonanza, un evento importante diventato internazionale, un momento di riflessione collettiva, uno spettacolo, costruito nella città per la città e non solo, che mai come ora veicola messaggi spirituali e terreni. Anche quest’anno il mio impegno di collaborazione è per L’Aquila e per la sua gente che riconosce il valore delle relazioni tra le persone anche attraverso la musica. Ogni anno una nuova sfida che si rinnova con grande entusiasmo e orgoglio di far parte di questa grande comunità”.

Questi gli artisti che quest’anno saliranno sul palcoscenico insieme al Maestro Leonardo De Amicis, con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Casella dell’Aquila e il Coro città dell’Aquila: Renato Zero, The Kolors, Malika Ayane, Colapesce Dimartino, Tiromancino, Achille Lauro, Rose Villain, Umberto Tozzi, Ezio Greggio, Ambra Angiolini, Luca Violini, Lorena Bianchetti, Gianluca Terranova, I Pooh con un concerto sinfonico appositamente preparato per la chiusura della 730ª Perdonanza Celestiniana.

 

L’Aquila torna palcoscenico internazionale della cultura in occasione della 730esima PERDONANZA CELESTINIANA

 La storica manifestazione,

dichiarata Patrimonio Immateriale Culturale

dellUmanità Unesco nel 2019,

si svolge dal 23 al 30 agosto allAquila

 

Sul palco: Renato Zero, I Pooh, The Kolors, Malika Ayane, Colapesce Dimartino, Tiromancino, Achille Lauro,

Rose Villain, Ezio Greggio, Ambra Angiolini e Umberto Tozzi

Gianfranco Menzella apre la rassegna Musicarte 2024

Mercoledì 7 Agosto 2024 alle 20.00 il sassofonista Gianfranco Menzella, accompagnato da Eugenio Macchia al pianoforte, Carlo Bavetta al contrabbasso, e Pasquale Fiore alla batteria presenterà il suo nuovo album “Dedicated To Bob Berg” all’interno del Festival Musicarte 2024, a cura dell’Associazione Curci.

Il quartetto nasce dall’incontro di quattro musicisti legati da una profonda amicizia e da collaborazioni illustri con musicisti internazionali, oltre che dalla passione in comune per l’estetica e la musica di Bob Berg e del periodo post bop. La scaletta in programma sarà un viaggio nella New York degli anni 80 e 90, un tributo all’eleganza di un grande sassofonista che insieme a Michael Brecker ha delineato il linguaggio ‘post coltraniano’. I brani, presenti nel disco di Gianfranco Menzella Dedicated to Bob Berg, fanno parte del repertorio di Berg degli ultimi anni della sua carriera influenzata dalle collaborazioni con Mike Stern, Chick Corea, David Kikoski, tra questi spicca una composizione originale, Mr Berg, composta da Menzella.

Gianfranco Menzella, materano doc, figlio della grande spinta creativa e artistica che attraversa la città dei Sassi dagli anni ’80, ha collaborato con nomi importanti del panorama italiano ed internazionale, tra cui Eric Marienthal, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Gabriele Mirabassi, Alfonso Deidda, Franco D’Andrea e molti altri esibendosi in prestigiosi festival come Umbria jazz, Siena jazz, Ascona jazz festival, Pomigliano jazz festival, Peperoncino jazz festival, Atina jazz festival, Vancouver, Lubiana. Ha all’attivo sette album da leader, un saggio sulla vita di Sonny Rollins, un metodo per sassofono jazz e una pubblicazione su tecniche esecutive e di scrittura del sax contemporaneo. Pasquale Fiore, batterista nato a Grottole, in provincia di Matera, ha cominciato a studiare batteria prima di imparare a leggere e scrivere, trasferitosi a Milano da quasi dieci anni è tra i musicisti più richiesti: in trasferta perenne, è considerato dalla critica come uno dei maggiori talenti del panorama jazz contemporaneo, vanta numerosi concerti con artisti di fama nazionale e internazionale, lavora come sideman e ha collaborato ed inciso con: Enrico Rava, Scott Hamilton, Fabrizio Bosso, Thomas Kircpatrick, Stjepko Gut, Attilio Troiano, Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Tommaso Scannapieco, Dario Deidda, Giuseppe Venezia, Antonio Faraò e innumerevoli altri artisti. Ha inciso più di venti dischi come sideman e vinto premi di settore. Carlo Bavetta, bassista e contrabbassista classe 1997, vanta numerose collaborazioni con artisti del calibro di Enrico Pieranunzi, Antonio Faraò, Gianni Cazzola, Dado Moroni, Nicola Angelucci, Pietro Tonolo, Bebo Ferra, Andrea Dulbecco, Enzo Zirilli, Luigi Bonafede, Rossana Casale, Roberto Tarenzi. Eugenio Macchia, classe 1981 Inizia lo studio del pianoforte a sei anni e per tutta l’infanzia e l’adolescenza si dedica intensamente allo studio della musica classica, poco più tardi scopre una naturale inclinazione per l’improvvisazione e il jazz, il suo stile pianistico si caratterizza per una buona disinvoltura tecnica e per un sound fortemente newyorkese, il tutto racchiuso in un’idea di jazz in cui le innovazioni e la ricerca del musicista non devono prescindere dall'indispensabile rispetto dei canoni della tradizione. Ha vinto il Luca Flores Piano Competition di Firenze e l’International Jimmy Woode Award come miglior pianista, si è esibito al Dizzy’s Club Coca Cola di New York, dal 2004 suona quasi stabilmente all’”Ueffilo Jazz club” di Gioia del Colle dove ha avuto ed ha ancora modo di conoscere e confrontarsi con i più grandi maestri del jazz.

Info e prenotazioni

Giardino GOS

Viale Marconi, 49 Gravina

76121 Barletta (BAT)

Start h 20

Tickets disponibili su Vivaticket

BIGLIETTO 11,50€

Francesco del Prete feat. Flavio Boltro presenta ViolinÒrchestra in un mini-tour estivo

Francesco Del Prete presenta il suo progetto dal titolo ViolinÒrchestra, un’intera orchestra tra le venature nascoste di un violino a 5 corde in un mini tour di tre tappe dal 30 luglio al 1° agosto che toccherà l’agriturismo Masseria Signora Porzia, il Magazzino Casotti e presso il Tsb Club Salentino.  Con note ricercate il violinista illustrerà il suo percorso di ricerca tra le infinite voci, versatilità e risorse più o meno celate del suo strumento musicale, partendo dal suo primo album da solista “Corpi D’arco”, attraversando “Cor Cordis” per approdare alla sua ultima creatura da poco pubblicata, “Divertissement”. Ad accompagnarlo nelle sue evoluzioni uno straordinario trombettista che non ha bisogno di presentazioni,  FLAVIO BOLTRO, che arricchirà con sensibilità e sapienza la performance.

www.francescodelprete.it

ViolinÒrchestra è una parola-macedonia a cui sono giunto per riferirmi non solo alla tecnica, che utilizzo ormai da anni, utile a creare la mia musica (un’intera orchestra realizzata con un solo violino grazie all’utilizzo di uno strumento elettroacustico a 5 corde e ad apparecchiature elettroniche come loop station e pedaliere multieffetto) quanto piuttosto alla consapevolezza che lo strumento ad arco in questione, grazie alle sue caratteristiche strutturali peculiari (corde da pizzicare oppure da sfregare con l’archetto il quale all’occorrenza diventa anche una bacchetta percussiva, con una cassa armonica in legno da colpire eventualmente per realizzare incastri ritmici) e agli impieghi più disparati tra il melodico, l’armonico ed il ritmico-percussivo (questo realizzato attraverso la chop technique), abbia qualcosa di nuovo, inedito e straordinario da dire e da aggiungere alla letteratura violinistica degli ultimi secoli già abbondantemente documentata: strumento vivo e modernissimo capace di farsi prisma di vetro, lente speciale attraverso cui leggere e interpretare i tempi in cui viviamo”.

BREVE BIO: Laureato a pieni voti in VIOLINO classico e MUSICA JAZZ rispettivamente nei conservatori di Lecce e Monopoli. Perfeziona la sua preparazione tecnico-artistica col M° Ilya Grubert, Paolo Di Sabatino, Roberto Ottaviano, Marco Di Battista, Didier Loockwood. Membro di: ARAKNE MEDITERRANEA, NIDI D'ARAC, MANIGOLD, Ensemble LA NOTTE DELLA TARANTA (per cui collabora con Stewart Copeland, Dalla, De Gregori, Pelù, Teresa De Sio, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Ares Tavolazzi, Battiato, Ambrogio Sparagna, Lindo Ferretti, Cristicchi),… e fondatore di: DEMOTIKA ORKESTAR, TARANTULA RUBRA, RESPIRO, CORPI D’ARCO,… con cui vince: l’ArtistaCheNonC’era, Premio Lunezia, Folkontest, BiellaFestival, MusicaControcorrente, Limatola Festival, Premio Civilia, Suoni&Rumori Festival, CoolMovement, Premio Carratta, Elba Jazz. Si esibisce in: Giappone, Francia, Slovenia, Germania, Grecia, Svizzera. Dischi editi: “Corpi d’Arco” (2009), ”A forma di ali” (2015), “unPOPositivo” (2019), “Jungle Gum” (2021), “Cor Cordis” (2021), “Rohesia ViolinOrchestra” (2022) sfruttando al massimo potenzialità e risorse nascoste del suo violino a 5 corde utilizzato come lente interpretativa di tutto ciò che lo circonda, per rivelare la realtà che vive oltre la superficie delle cose. A marzo 2024 ha pubblicato “Divertissement”, il suo nuovo disco di brani inediti con l’etichetta romana Filibusta Records.

 

30 luglio

Barattolo a Sud Festival

Masseria Signora Porzia

(Vicinale Cerasa 4, Leverano)

 

31 luglio

Magazzino Casotti

(Viale Giovanni Bovio 26)

 

1° agosto

Tsb Club Salentino

Note, sapori e Poesia

(Litoranea Gallipoli Leuca – Torre Suda)

 

Eddie Lang Jazz Festival: a Monteroduni dal 26 luglio al 3 agosto 2024

Dopo il successo delle scorse stagioni, nella splendida cornice dei Giardini Castello Pignatelli a Monteroduni, in provincia di Isernia, dal 26 luglio al 3 agosto torna l’Eddie Lang Jazz Festival con quattro imperdibili appuntamenti live. Patrocinato dal Comune di Monteroduni, con la partecipazione di Gestione Orizzonti, MarkBass, DvMark, Totosound e Gold Pressvre in qualità di main sponsor, il festival è organizzato dall’Eddie Lang Music APS, sotto la direzione artistica del Maestro Marco Zampogna. Giunto alla XXXIII° edizione, la rassegna propone anche quest’anno un ampio e prestigioso cartellone con artisti  di fama nazionale che trovano nel jazz un minimo comun denominatore. Il jazz dunque diventa il fil rouge che attraversa la manifestazione valorizzando ancora una volta l’importanza dell’incontro e della contaminazione tra le diverse identità ed espressioni artistiche.

Venerdì 26 luglio

Ore 21:30 Saìhs Sextet: Giulio Tullio al trombone - Giulio Mari alla tromba - Matteo Zecchi al sax tenore - Lorenzo Fiorentini alle tastiere - Giulio Barsotti al basso - Edoardo Battaglia alla batteria.

A seguire alle ore 22:30 BIRÉLI LAGRÈNE TRIO: Biréli Lagrène - chitarra, Joel Locher - contrabbasso, Raphael Pannier – batteria

Biréli Lagrène è nato il 4 settembre 1966 a Soufflenheim, in Alsazia (Francia), da una famiglia gitana. Suo padre e suo nonno erano chitarristi, ed è cresciuto nella tradizione della chitarra gipsy. Ha iniziato a suonare all’età di quattro o cinque anni e successivamente si è avvicinato allo stile di Django Reinhardt. Nel 1980, durante la sua adolescenza, ha registrato il suo primo album, Routes to Django: Live at the Krokodil (Jazzpoint, 1981), che gli è subito valsa la reputazione di erede del leggendario Django Reinhardt. Successivamente, Lagrène si è esibito in tournée con Al Di Meola, Paco de Lucía e John McLaughlin, e ha suonato con Benny Carter, Benny Goodman e Stéphane Grappelli. Biréli Lagrène è oggi uno dei nomi più noti e rispettati della chitarra jazz, nonché uno dei più amati dal pubblico.

Virtuoso naturale, capace di passare con disinvoltura dalla chitarra al basso (anche memore della sua collaborazione con Jaco Pastorius), Biréli è musicista di derivazione manouche, che si è poi spostato su un terreno più “americano”, cosicché oggi è uno dei pochi, se non forse l’unico, a potersi esprimere in entrambi gli ambiti con pari autorevolezza e maestria.

Sabato 27 luglio 

Ore 21:30 Basilio Roselli Quartet: Antonio Fiorino al sax - Basilio Roselli alla chitarra - Moussa Bonaventura al contrabbasso - Giovanni Lafavia alla batteria

A seguire alle ore 22:30 VINCEN GARCÍA QUARTET: Vincen García al basso elettrico - Jairo Ubiaño alla batteria - Clara Juan al sax - Enric Peinado alla chitarra

L’Energia di Vincen García, giovane bassista spagnolo, virtuoso dello strumento travolgerà il pubblico dell’Eddie Lang Jazz festival con le sue composizioni originali Jazz e Funk. Vincen García, è infatti considerato tra i bassisti più prestigiosi dell'attuale scena jazz e funk mondiale e tra i primi 10 bassisti più ascoltati a livello globale in termini di streaming. Il suo nuovo album intitolato "Ventura" sta ricevendo un successo straordinario in tutto il mondo da Madrid a Barcellona da Londra a Los Angeles e New York. Nel settembre 2023, Vincen García ha ricevuto una chiamata da Cory Wong per unirsi al suo tour europeo. Vincen García proporrà uno spettacolo davvero unico dove la fantasia e l’improvvisazione giocheranno un ruolo fondamentale.

Venerdì 2 agosto 

Ore 21:30 Tessarollo Quirico Trio: Luigi Tessarollo alla chitarra - Vincenzo Quirico al contrabbasso - Sergio Mazzini alla batteria

A seguire alle ore 22:30 RAPHAEL GUALAZZI Dreams live 2024:  Raphael Gualazzi al piano e voce - Andres Ulrich al contrabbasso e basso elettrico - Gianluca Nanni alla batteria - Luigi Faggi Grigioni alla tromba - Michele Guidi alle tastiere

Concerto imperdibile quello di Raphael Gualazzi, protagonista assoluto della serata del 2 agosto. Un concerto in quartetto in cui l’artista, vincitore nel 2011 nella categoria Giovani del Festival di Sanremo, con il brano “Follia d’amore”, porterà in scena il suo ultimo disco Dreams. Un album dalle sonorità oniriche fatto di atmosfere sognanti dal respiro internazionale e CAM Sugar diventa così la perfetta collocazione in cui far rivivere queste sensazioni. E se sono i sogni a dominare il concept di questo nuovo progetto, con le sue composizioni Raphael Gualazzi è in grado di farci sognare a occhi aperti, accompagnando l’immaginazione nelle riproduzioni cinematografiche che aleggiano nella testa di ognuno. Come in un sogno, ogni immagine che la musica dell’artista ricrea ci permette di riconoscere a fondo l’intensità di ogni emozione, nel sottile e costante compromesso tra temporaneità e percezione.

“Dreams” è composto da dodici tracce inedite in italiano e in inglese nei formati cd e vinile e vinile autografato. Nella versione digitale, le tracce sono quindici con l’aggiunta delle 3 bonus track “Coltivatori Lunari”, “Poi si vedrà” e “Il giro”, sigla del Giro d’Italia 2023.

Musica classica, ritmi African funk (con tendenze che spaziano dai Funkadelic ai Parliament e agli Sly and the Family Stone), sonorità Drum&Bass, armonie new soul, influenze jazz di Errol Garner, Thelonious Monk e Coleman Hawkins, sentori di musica elettronica, soul e R&B anni ’70-‘80 fino ad atmosfere disco si fondono in un mix di composizioni condite da sintetizzatori analogici, tastiere vintage, percussioni tribali e colori vocali del soul vecchia scuola. L' album ci presenta la volontà e innata capacità di sperimentazione dell’artista marchigiano. Sperimentazione costantemente accompagnata da collaborazioni testuali di estremo valore, dalla partecipazione di Emma Morton in “Wild Man Singing”, “Soul Affirmation” e “I Won’t Lie”, in cui è anche guest vocale, alla co-scrittura di Federico Capponi nel brano “In esilio da me” e a quella di Jacopo Ettorre e Giordano Colombo in “Poi si vedrà” e “Vorrei capire”. I contributi musicali, invece, spaziano dagli arrangiamenti del maestro Stefano Nanni nel singolo “Vivido il tramonto”, presentato in anteprima il 3 luglio su Radio Monte Carlo, fino alla partecipazione di Tony Canto e Pippo Caballà in “Malinconia di averti”, dei Mamakass in “Wild Man Singing” e “You Are My Africa” e del duo salentino “Yorker” (Antonio De Marianis e Gino Semeraro) nella bonus track “Coltivatori lunari”.

Sabato 3 agosto 

Ore 18:30 Girlesque Street Band (in piazza Monumento e poi in piazza Marconi). Il pomeriggio del 3 agosto si apre con l’energia della Girlesque Street band, marching band italiana tutta al femminile composta da 9 elementi. Uno spettacolo coinvolgente e itinerante che si svolgerà da piazza Monumento fino a piazza Marconi. 

Ore 21:30 Ross Quintet: Rosario Moricca alla chitarra – Igor Senderov al sax – Marco Palmisano al pianoforte – Emanuele Macculi al basso – Daniel Besthorn alla batteria

A seguire alle ore 22:30  TCHAVOLO SCHMITT & MAURIZIO GERI "RENCONTRE IN ITALIA" - Special Guest Marie Christine Brambilla: Tchavolo Schmitt alla chitarra - Maurizio Geri alla chitarra - Francesco Greppi alla chitarra - Federico Zaltron al violino -  Pippi Dimonte al contrabbasso - Marie Christine Brambilla alla voce.

La chiusura dell’ edizione 2024 dell’Eddie Lang Jazz Festival è affidata ai grandi musicisti Tchavolo Schmitt & Maurizio Geri che presenteranno in anteprima il nuovo disco “Rencontre in Italia" con la partecipazione speciale di Marie Christine Brambilla. La scintilla che nasce dall’incontro di Maurizio Geri e Tchavolo Schmitt testimonia come il linguaggio musicale, nel suo essere universale, riesca a coniugare parole e melodie solo apparentemente lontane fra loro. La canzone melodica italiana e la tradizione manouche si danno la mano in questo progetto dove i due artisti dialogano a carte scoperte in un gioco ricco di contenuti e virtuosismi. Così non mancano proposte di brani originali che si ispirano da un lato alla forma canzone e dall’altro ad esecuzioni strumentali dove Tchavolo e Maurizio sembrano idealmente ripercorrere le orme lasciate da Django, un messaggio di condivisione e confronto, quello che la musica comunica, senza bisogno di troppe parole.

00:00 Girlesque Street band (apertura jam session sul Castello Pignatelli)

00:30 Satoru dj set

 

Un Festival davvero unico, per offrire ai giovani, alle famiglie, a tutti un’occasione di divertimento, di incontro  e di riflessione sull’importanza dello scambio e della condivisione. Ancora una volta gli organizzatori sottolineano come il  Festival non sia  soltanto uno spettacolo di musica di alta qualità, ma anche un'occasione di confronto culturale e di connessione tra artisti e appassionati. Oltre ai concerti non mancheranno jam session, contest e un campus come l’Eddie Lang Junior Fest che si terrà dal 29 al 31 luglio. Quest’ultimo sarà incentrato sulla storia del jazz e sulla figura di Eddie Lang e sarà organizzato con la scuola di musica di Monteroduni dell'associazione Giuseppe De Giacomo, con i maestri Vincenzo Quirico, Basilio Roselli, Marco e Paolo Zampogna, Rosaria Massaro e Nicola Hansalik Samale. Fondamentale anche il convegno ‘Da Adriano Mazzoletti a Eddie Lang: storia di una riscoperta socio-musicale’, che si svolgerà nel pomeriggio del 1° agosto in piazza Municipio. Un incontro fortemente voluto dalla moglie Anna Maria Pivato incentrato sulla figura del celebre scrittore giornalista, conduttore radiofonico, produttore discografico italiano scomparso nel giugno del 2023 che ha dato un importante contributo alla nascita del Festival. Il convegno sarà moderato dalla giornalista Marina Luca e interverranno Luciano Mascio, Marcello Piras, Claudia Fayenz, Antonio Sorbo e Luigi Scarduzio. Nella stessa giornata si svolgeranno le finali del tredicesimo concorso internazionale “Il Genio di Eddie Lang”, rivolto a giovani chitarristi e jazz band under 35. L’obiettivo del concorso è quello di mettere in luce le potenzialità e il talento dei partecipanti offrendo loro la possibilità di esibirsi all’interno del Festival. Oltre a questa opportunità i vincitori riceveranno un premio in denaro e la possibilità di suonare anche nel corso dell’edizione successiva che si terrà nel 2025.

Concerti dal 26 luglio al 3 agosto

Giardini Castello Pignatelli,

Via Principe Pignatelli 1,  Monteroduni (Isernia)

Inizio live ore 21:30

Biglietti disponibili su Vivaticket.com     

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26 luglio - Biréli Lagrène Trio: biglietti - parterre 10,00€ / poltrona 20,00€

27 luglio - Vincen García Quartet: biglietti - parterre 10,00€ / poltrona 15,00€

1° agosto - Finali del concorso “Il genio di Eddie Lang”: gratuito

2 agosto - Raphael Gualazzi: biglietti - parterre 15,00€ / poltrona 25,00€

3 agosto - Tchavolo Schmitt & Maurizio Geri: biglietti - parterre 10,00€ / poltrona 15,00€

@ EDDIE LANG MUSIC APS è un’associazione iscritta al 5xmille - C.F. 00986690949

Between Music&Arts Festival chiude in bellezza: 15mila persone al concerto di Gaia

Dopo il grande successo ottenuto nelle ultime due stagioni a Piazza Armerina, il Between Festival è cresciuto e si è  trasformato in ”Between Music&Arts Festival”. Dal 22 al 28 luglio il Festival, promosso quest’anno dall'Ente Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale, che comprende i siti archeologici di Aidone, Mazzarino, Pietraperzia e il meraviglioso barocco di Piazza Armerina, ha animato questi evocativi luoghi con alcuni originali progetti artistici di questa “speciale” edizione 2024. Il Festival, prodotto e organizzato dal Saint Louis College of Music e dall’Associazione culturale Globart, con la direzione artistica di Stefano Mastruzzi e Roberto Grossi, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con One Sky Academy presieduta da Frank Alva Buecheler, ha proposto un ampio e prestigioso cartellone con artisti di fama  internazionale e da altri, per la prima volta sulla scena in Italia, sul tema diversità, incontro e identità plurali, di grande spessore e attualità.

Dopo il successo delle prime due edizioni , quest’anno il Festival si è aperto a tutte le espressioni artistiche: musica, danza, arti visive, performance, laboratori di creatività musicale e dibattiti, che hanno reso la manifestazione un vero e proprio incontro tra culture e creatività. Il Between Music & Arts in una settimana ha registrato la presenza di più di 25 mila persone provenienti da tutta Italia. Tanti gli eventi in cartellone, 7 concerti, 3 mostre di arte contemporanea, 3 spettacoli di danza,  ma anche  talk e dibattiti incentrati sul tema della cultura e della produzione artistica per la pace.

Il Festival si è concluso in bellezza domenica 28 luglio con il concerto dell’energica cantautrice italo brasiliana GAIA, prodotto da Georgia Lo Faro eventi, un momento di gioia e condivisione per tutti in Piazza Giovanni Falcone e Borsellino a Piazza Armerina. Sono stati circa 15.000 i fan accorsi da tutta Italia per partecipare ad un evento unico e indimenticabile. L’artista ha sposato in pieno le tematiche fondanti del Between, infatti di fronte ad una piazza gremita di gente ha affermato: “ Sono figlia di due culture differenti quindi  l’inclusione per me è un valore fondamentale da cui non si può prescindere, bisogna difendere le diversità perché la divisione porta alla solitudine e alla mancanza di confronto e interazione. L’arte è per tutti non per pochi, dobbiamo condividere le nostre emozioni attraverso lo scambio e l’incontro”. Il Between Music & Arts Festival si è dunque concluso con un memorabile sold out veicolando importanti valori attraverso l’arte, la musica e le arti visive.

Grande successo anche per tutti  i precedenti spettacoli che hanno visto la partecipazione il 22 luglio dell’eclettica e sensuale SERENA BRANCALE con il suo quintetto Drummer Dropkick. Il 23 Luglio invece ad  Aidone, FRANCESCO CAFISO si è esibito per la prima volta sul palco con MUSICAINSIEME A LIBRINO. Insieme in un progetto che fa riflettere su temi come l’inclusione, l’amore per la propria terra e l’accettazione del diverso.

Il 24 luglio in Piazza Cattedrale a Piazza Armerina è stata la volta di  NICOLA PIOVANI. Il pianista con il suo progetto artistico “Note a Margine” ha omaggiato la figura del grande regista Federico Fellini (e non solo). Il 25 luglio è andato in scena il concerto "Racconti Mediterranei", Omar El Ouer, in Piazza Armerina, Piazza Cattedrale. Sempre il 25 luglio, in un'altra locationl’artista siciliano MARIO VENUTI, ha coinvolto a Mazzarino in Piazza Vittorio Veneto il numeroso e partecipe pubblico.  Il 26 luglio è stata la volta di  Philippe Harari, con il progetto “L’America, terra del sogno”, a Pietraperzia, Runzi. Un concerto accolto con entusiasmo dal pubblico che ha piacevolmente potuto ascoltare i grandi successi della musica americana degli anni 40- 50.

Ma la vera novità del Between Music & Arts  di questa edizione 2024 è stata la nascita di un nuovo polo culturale, il “Between Songwriting Camp”, il primo grande Campus di produzione artistica del Mediterraneo, che ha ospitato ben 50  giovani artisti provenienti da storie e radici culturali diverse, egiziani, algerini, siriani, tunisini, palestinesi, che sono stati accolti e ospitati gratuitamente per partecipare a laboratori di produzione artistica. Grazie alla volontà degli organizzatori che hanno investito sulla formazione è stato possibile realizzare un esperimento visionario finalizzato a creare e consolidare, nell’incontro tra i giovani, una rete permanente di conoscenza e condivisione, che si è conclusa il 26 luglio con il concerto finale “Between songwriting camp”in Piazza Cattedrale a Piazza Armerina.

Grande successo di partecipazione per gli eventi di Visual Art, che sono una parte integrante del Festival Between Music & Arts. Preziosa è stata la collaborazione di Frank Alva Buecheler, Presidente di One Sky Academy dove si è   inaugurata l’esposizione “SUN STONES” The Sicilian Series, dell’artista siriano Ali Amam. Esule politico, il pittore è stato ospite per tre mesi presso One Sky Academy ovvero la  sede in cui sono esposte le sue 25 opere pittoriche inedite in olio su tela, due delle quali ispirate proprio al Between Music& Arts Festival. L’ espressività delle opere d’arte di Ali Amam si è arricchita dalle performance musicali dei ragazzi del Campus che, a loro volta, ispirandosi alle sue opere d’arte hanno composto dei brani musicali a tema. La mostra rimarrà aperta fino al 30 settembre.

A seguire il percorso espositivo della mostra itinerante “MEDITERRANEO: MOSAICO DI C(ou)LTURE”, a cura di Alessia Montani ha preso vita in alcuni dei luoghi simbolici della città come:  One Sky Academy, lo spazio esterno della Biblioteca, la   Pinacoteca, e Palazzo Trigona. Tutti gli artisti hanno partecipato alla Biennale di arte di Malta 2024 ispirandosi totalmente al Mediterraneo dove l’intreccio tra culture e c(ou)lture genera un rapporto fecondo tra l’uomo e la natura, in una visione plurale delle identità. Non a caso è stata intitolata MOSAICO DI C(ou)LTURE, il mosaico composto da piccoli tasselli che si uniscono fino a formare un’ immagine completa è l’emblema dello scambio, della condivisione, delle identità plurali, valori che si sposano con la linea artistica del Between Music & Arts e che sono ben rappresentati dal famoso mosaico delle ragazze in “bikini” che giocano a palla, sito a Villa Romana del Casale Patrimonio dell’Umanità Unesco - Piazza Armerina, scelto come immagine grafica per rappresentare il Festival.

Si è concluso l’ ultimo appuntamento dello spazio dedicato alla Visual Art con la presentazione del progetto “The Huaman Bridge” dedicato alla pace nel Mediterraneo. Il 26 luglio presso i locali di One Sky Academy, il  Presidente Frank Alva Buecheler ha accolto gli ospiti e la stampa per la presentare l’innovativo progetto. Prodotto dall’Associazione culturale Unproduction e da Palestine Museum US, con il supporto del Comune di Lampedusa, del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato e della Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia è un lavoro straordinario nato dall’incontro a Venezia tra gli artisti Solveig Cogliani e Mohamemed Ahaj. Solveig Cogliani ha presentato il progetto, con foto e video della realizzazione e delle fasi di collocazione dell’opera nel  mar Mediterraneo.  A seguire c’è stato  un’ interessante talk  “L’Arte per la Pace” dove sono intervenuti il mecenate Antonio Presti, la Dott.ssa Francesca di Gaudio, Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo,  la Sig.ra Ludovica Rossi Purini, consigliere della  Galleria di Arte Moderna di Roma, l’artista Solveig Cogliani e il Direttore Roberto Grossi.

 

Ma il Between Muisc & Arts è anche danza, 3 infatti sono stati gli  spettacoli andati in scena durante la settimana del Festival. Il 22 luglio si è esibita la Compagnia di danza Naturalis Labor  con “Love Suite”, a Villa Romana del Casale, il 26 luglio è andato in scena   “Suoni e danze del Mediterraneo” della Compagnia Fabula Saltica di Rovigo ad Aidone, e infine il 27 luglio chiude la programmazione  sempre la Compagnia Fabula Saltica di Rovigo,  con “Ballades” a Piazza Armerina.

Raphael Gualazzi presenta Dreams all’Eddie Lang Jazz Festival: ‘Un disco che racconta sogni’

Pubblicato lo scorso autunno dall’etichetta Cam Sugar, Dreams è l’ultimo disco del cantante e pianista Raphael Gualazzi in questo momento impegnato in un lungo tour estivo che fa tappa in divesre citta italiane ed estere. Tra le rassegne a cui prenderà parte questo grande artista, c’è l’Eddie Lang Jazz Festival con il concerto che andrà in scena il 2 agosto nei Giardini Castello Pignatelli a Monteroduni (Isernia). Musicista di grande talento, Gualazzi nel 2011 vinse la cataegoria giocni al Festival di Sanremo ma nonostante questo ha mantenuto uno stile integro senza mai snaturare se stesso e le proprie origini. Un motivo in più per chiedergli di raccontarci qualcosa sul suo spettacolo.

Sul palco dell’Eddie Lang Jazz Festival porterai in scena il tuo ultimo disco Dreams. Vuoi descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda e raccontarci anche come si svolgerà il tuo show?

Il mio disco racconta i sogni, per questo l’ho chiamato ‘Dreams’. Celebra i sogni e gli attribuisce la responsabilità dell’esistenza presente. L’attimo reale è circondato da sogni passati e futuri ed è proprio attraverso questa dimensione onirica e fantastica che ritroviamo l’importanza e la consapevolezza dell’attimo reale.

Lo show prevede sul palco una band eccezionale con Gianluca Nanni alla batteria, Anders Ulrich al contrabbasso, Mecco Guidi alle tastiere e Luigi Faggi alla tromba. Special guest d’eccezione sarà Emma Morton, cantautrice scozzese dalle influenze blues-rock e swing che impreziosirà la serata .

La band interverrà anche a livello vocale con armonizzazioni da me orchestrate e insieme ripercorreremo tutti i miei 20 anni di esplorazione e dedizione musicale in diversi mondi.

I Jazz festival come l’Eddie Lang sono esperienze a nostro avviso uniche dove la musica è protagonista. Quanto è importante per te partecipare a questo tipo di eventi?

È per un grandissimo onore partecipare a questo festival e accolgo questo invito con lo stesso entusiasmo con cui accolsi l’invito a Nancy jazz festival, Django Reinhardt Samois Jazz Festival, Leverkusen, Java Jazz Festival, Montreal en Loumier Jazz festival e tanti altri. Ma il valore di un personaggio come quello di Eddie Lang (come Tony Scott per la Sicilia) è veramente grande e siamo felicissimi di suonare per il pubblico molisano e amante del jazz.

Facendo un paragone tra il tuo ultimo disco e quelli precedenti come si è evoluta la tua musica e che tipo di direzione hai scelto di intraprendere?

Sicuramente c’è stato il desiderio di approfondire la dimensione dell’autenticità e coerenza rispetto a un percorso sempre più personale. Accogliere la propria unicità e quella di ogni altra persona è un valore importante dal punto di vista umano e sociale e musicale.

Quali sono i brani di questo disco a cui sei maggiormente legato e che in questo momento ti rappresentano maggiormente?

I won’t lie, You are my Africa, Soul Affirmation, Dreams, Vivido il Tramonto, Not Scared, Fragile, Addiction Waltz, Malinconia d’averti..ma anche Wild Man Singing.

Vuoi parlarci anche delle prossime date del tuo tour? Dopo l’Eddie Lang Jazz festival dove avremo il piacere di poterti ascoltare nell’immediato?

Il 3 agosto sarò a Urbino dentro il cortile del maestoso Palazzo Ducale, ospite del mio ‘stride piano player’ preferito, Luca Filastro. Il 9 agosto accompagnato dalla mia ospite super speciale (Emma Morton) suoneremo a Saint Moritz in occasione di uno degli eventi conclusivi di questa importantissima rassegna di eventi culturali che tantissimi anni porta il nome di ‘La Milanesiana‘, ideata da Elisabetta Sgarbi. Poi tantissime altre date ad agosto e settembre che potrete trovare sulla mia pagina Instagram.

 

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