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Andrea Beneventano Trio – The Driver – una recensione

Dagli accenni stride al beboppiù coinvolgente e raffinato, dagli inaspettati percorsi nostalgicamente bluesall’intimismo di un temaspiritual. Un cofanetto di stile, realizzato dall’Andrea Beneventano Trio. Andrea Beneventano al pianoforte,Francesco Puglisi al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria. Uscito nel 2010 per Alfa Music, l’album ha indosso tutta la leggerezza e la ricercatezza del jazz d’autore firmato Beneventano. Limpidezza di fraseggio, profondo e ampio, feelingdebordante e un concilianteinterplay. La registrazione è gradevolissima, un equilibrio dinamico quasi perfetto. The Driver. Il conducente, o il conduttore. Condurre, verso o lasciarsi condurre, attraverso. Un’emozione che si raccoglie, a meta, o che passa attraverso. E scorre, pacificante, dalle sofisticate e soffuse atmosfere nightdi Cool River, dov’è Puglisi a presentare le preziosità del tema, alle istantanee in block chords di Midget Steps, dove emerge tutto il protagonismo pianistico di Beneventano. The Driver viaggia ad un’altra velocità: è divertente e spensierato, irriverente nei fraseggi e dialetticamente curato negli splendidi giochi di mano di Beneventano. Da gustare l’assolo di Angelucci. È poi la volta dello standard, dalle sensuali rilassatezze di When Sunny gets Blue al pigro sentimentalismo di If I should lose you, passando per i singhiozzi ritmici di Passing Season, e forse non è un caso. I got your rhythm e Donna Quee spezzano il filo, ritardando la conclusione che arriva con My Gospel, e il suo intimismo con gli occhi rivolti al cielo.

Eliana Augusti

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