Jazz Agenda

RAJ trio – una recensione

Una delle realtà più interessanti nell’attuale panorama del jazz italiano è costituita dal RAJ TRIO, formazione composta da musicisti di lunga e solida esperienza: Antonio Jasevoli (chitarra elettrica, classica e acustica; elettronica), Marcello Allulli (sax tenore) e Michele Rabbia (percussioni, batteria, laptop). Il trio è decisamente orientato verso la sperimentazione e l’improvvisazione eppure il risultato che ne deriva non appare mai ostico e di difficile ascolto. L’album omonimo (“Raj Trio”, Parco della Musica Records) ci offre una musica che si può per certi versi definire di avanguardia, senza mai, tuttavia, incarnare alcuni eccessi a volte riconducibili a tale definizione. Le sonorità elettroniche percorrono, spesso come sfondo, un po’ tutto il disco, fatto di brani (alcuni dei quali brevissimi) nei quali si mescolano suggestioni passate e orientamenti futuri. Sicuramente ciò che accomuna i tre musicisti è un desiderio di libertà, di ricerca, di espressione e valorizzazione di tutte le possibili dimensioni della musica. Il risultato è, appunto, un album che esprime un jazz in bilico tra passato, presente e futuro. In alcuni brani (ma forse sarebbe meglio dire in alcuni momenti, poiché spesso nella medesima traccia si alternano stili differenti) emerge in maniera più decisa la volontà di sperimentare, con il ricorso a distorsioni, a suoni sghembi, obliqui, a tratti quasi rumoristici; a complesse trame elettroniche, atmosfere acide, interventi percussivi quasi ipnotici. In altri brani, invece, si coglie una struttura melodica più tradizionale (basti pensare a “Far”, appoggiato sulla chitarra classica di Jasevoli, o a “Banchetto di nozze”, nel quale si esalta in modo quasi poetico il sax di Allulli). Un disco, insomma, ricco, sfaccettato, multiplo e stimolante, che va ascoltato e riascoltato più volte per poterne apprezzare appieno la varietà e la complessità.

Marianna Giordano 

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